giovedì 26 marzo 2009

Ovuli congelati per diventare mamme a 40 anni

Corriere della Sera - 19 marzo 2009 - Pagina 7

La sfida delle donne in carriera: tremila euro per allungare il periodo di fertilità
La tecnica è stata finora utilizzata da donne con seri problemi di salute, oggi anche da chi è senza compagno a 40 anni

E' la grande ambizione delle donne. Conciliare il lavoro e (possibilmente) la carriera con maternità e famiglia. Spesso, però, la quadratura del cerchio non riesce. Il figlio non arriva. E allora, quando il tempo sta per scadere, si tenta l' ultima carta. Quella del congelamento degli ovociti. La prima gravidanza ottenuta grazie allo scongelamento di ovociti poi fecondati e reimpiantati è stata portata a termine a fine 2007. La tecnica è stata finora utilizzata da donne con seri problemi di salute che volevano conservare la possibilità di diventare mamme. Oggi c' è una novità. «Sempre più donne chiedono il congelamento degli ovuli semplicemente perché, alla soglia dei quarant' anni e senza un partner, rischiano di veder sfumare il loro sogno di maternità», racconta Alessandra Graziottin, direttore del centro di ginecologia del San Raffaele. «Certo, parliamo ancora di numeri limitati. Ma siamo di fronte all' emergere di un fenomeno». L' età media della prima gravidanza è passata dai 27,1 anni del 1980 ai 30,8 del 2005. Si sale a 33 anni se si escludono le immigrate. «L' età dell' oro della fecondità finisce a 36 anni. Le possibilità di restare incinta sono discrete fino ai 38. Poi diminuiscono in modo drastico. E allora si tenta il tutto per tutto», descrive Graziottin. «La richiesta di congelare gli ovuli per realizzare il sogno della maternità non mi stupisce. D' altra parte ci sono anche molte donne che ricorrono alla fecondazione assistita. O che scelgono la strada dell' adozione», racconta Sabina Guancia, presidente dell' associazione per la famiglia. «Non si tratta di atti di egoismo ma del disperato tentativo di realizzare una parte fondamentale di se - tiene a precisare Guancia -. D' altra parte le quarantenni di oggi sono state illuse. Hanno creduto alla realizzazione facile sul lavoro. Invece i risultati non sono arrivati. E per di più la maternità di questa generazione ora viene messa a rischio dai continui rinvii». «Il costo sociale della non gestione del rapporto maternità-lavoro sta diventando troppo alto - riflette Simona Cuomo, coordinatrice dell' osservatorio sul diversity management dell' università Bocconi -. Eppure con un minimo sforzo organizzativo il problema potrebbe essere affrontato in modo vantaggioso per tutti. Per le famiglie. E per le aziende che, grazie a una gestione positiva della maternità, potrebbero addirittura aumentare i loro profitti».

Querze' Rita

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