lunedì 29 dicembre 2008

La Suma e il figlio mancato: vittima della legge 40

Corriere della Sera - 24 dicembre 2008 - Pagina 22

Ero stata alla banca del seme. Con l' arrivo del divieto mi è crollato il mondo addosso

MILANO - Una delusione d' amore e la voglia di ricominciare con un figlio tutto suo, solo suo. La decisione di ricorrere alla fecondazione: le analisi, gli esami, la scelta del seme. Poi il sogno che si infrange contro il muro della legge 40. È la confessione di una madre mancata quella che Marina Suma ha deciso di affidare alle pagine del mensile «Ok Salute». Una storia in cui molte donne italiane non faranno fatica a riconoscersi. Tutto comincia sei anni fa. L' attrice napoletana ha 43 anni, una storia appena finita alle spalle ma le idee molto chiare: «Avrei allevato io mio figlio, senza un padre. Un bebè nato dal mio grembo, con il seme di un maschio che non avrei visto in faccia». Si sottopone a tutti i test necessari: le analisi del sangue per verificare i dosaggi ormonali, le ecografie, l' isterosalpingografia per verificare lo stato delle ovaie e l' isteroscopia per controllare la conformazione dell' utero. In una banca l' attrice sceglie il seme che l' avrebbe fecondata. Poi arriva la telefonata che manda tutto all' aria. È il suo ginecologo: «C' è la legge 40. L' eterologa è diventata illegale nel nostro Paese». Siamo nel febbraio 2004: «Mi crollò il mondo addosso: il sogno, che avevo nutrito per mesi nel cuore, disintegrato da un pezzo di carta votato dal Parlamento». Qualche mese dopo la Suma incontra Claudio, l' uomo che ancora oggi è al suo fianco. Ora in due le cose cambiano, la legge non è più d' intralcio. La strada però ricomincia subito in salita: gli esami mostrano che nell' utero dell' attrice si sono formati dei fibromi. Nulla di grave, può capitare con il passare degli anni. Però è per questo che non riusciva a rimanere incinta in modo naturale. Marina non si scoraggia. Scarta subito l' ipotesi di un' inseminazione in provetta: «Non me la sentivo di intraprendere un percorso così impegnativo, con l' aspirazione in anestesia degli ovociti e poi l' impianto dell' embrione nell' utero». Si prepara così ad affrontare la fecondazione in vivo, dove il ginecologo inietta gli spermatozoi direttamente nelle vie genitali della donna. Dopo il ciclo di stimolazioni ormonali, il primo tentativo. Niente da fare. Sette mesi più tardi l' attrice, che nel frattempo ha compiuto 45 anni, ci riprova. Ancora nulla. Si può ricorrere a un' ennesima inseminazione - dicono i medici - ma prima è necessario rimuovere quella che molto probabilmente è la causa degli insuccessi: l' unico modo per asportare i fibromi è un intervento chirurgico. A questo punto la donna capisce che è arrivato il momento di dire basta: «Da sola, con il silenzioso sostegno di Claudio che mi ha lasciato completa libertà di scelta, decisi di mettere via il pensiero. La vita stava chiedendo il conto. Non dovevo forzare una maternità che non c' era verso di far arrivare». Una resa che però non ha il sapore della sconfitta: «Certe cose le avverti a pelle: io capii che non sarei mai stata madre. Non per questo mi sento meno femmina. Anzi».

R.I.

giovedì 25 dicembre 2008

Buon Natale


I nostri migliori auguri di Buon Natale!
Fabio e Silvia

lunedì 22 dicembre 2008

Gb: la bambina « senza» il gene del tumore al seno

Nascerà settimana prossima. Il suo embrione selezionato per ridurre l'alto rischio ricorrente nella famiglia

LONDRA - Una coppia inglese, se tutto andrà come previsto, potrebbe essere la prima al mondo ad avere una bambina «geneticamente modificata» per vedere drasticamente ridotto il suo rischio di cancro al seno. A predisporre il singolare «lieto evento» sono stati i medici del University College Hospital di Londra, guidati da Paul Serhal, che hanno effettuato speciali screening sugli embrioni da impiantare nel corso di un procedimento di fecondazione assistita, scegliendo quelli privi della forma «mutata» di un particolare gene, il Brca1, che espone al rischio di malattia. Per gli esperti, in questo modo si apre una speranza per tutte le famiglie con una pesante storia di cancro al seno.

EREDITARIETÀ- Il gene in questione sarà infatti eliminato dalla linea familiare, come voleva la coppia. La madre, la nonna, la cugina e la sorella del papà del nascituro - riporta il giornale britannico Daily Mail - sono state colpite dalla malattia. La nascitura avrebbe avuto dunque fra il 50% e l'80% delle possibilità di incappare nella patologia, una volta raggiunti i 20 anni di età. Per questo motivo la coppia ha scelto di rivolgersi ai medici per selezionare un embrione immune dal problema. Altre due coppie si erano presentate per intraprendere questa strada, ma in un caso la gravidanza è fallita, mentre nell'altro la donna si è rifiutata di andare avanti con la procedura. In questo caso, invece, tutto è andato bene. Ad aprile sono stati effettuati gli screening e due embrioni dei cinque che si sono rivelati non a rischio di tumore del seno, sono stati impiantati nell'utero della futura mamma. In Gran Bretagna già mille bebè sono nati utilizzando la tecnica della diagnosi pre-impianto mirata a evitare fibrosi cistica e malattia di Hungtington. Otto centri offrono questi servizi alle coppie con patologie trasmissibili. Nel caso in questione va comunque sottolineato che il gene Brca1 «muatao» espone certamente a un maggior rischio di tumore al seno, ma questa patologia non è prerogativa di chi è portatore di questo gene (non a caso si tratta di uno dei tumori più diffusi) e nella maggior parte di casi sono altri fattori (mancanza di gravidanze o di allattamento al seno, alimentazione sbagliata eccetera) a determinare il maggior rischio di incorrervi.

Corriere della Sera - 19 dicembre 2008

domenica 21 dicembre 2008

Tutti i 'no' di papa Benedetto

Repubblica — 14 dicembre 2008 pagina 25 sezione: DOMENICALE

CITTA' DEL VATICANO L' autunno di papa Ratzinger si presenta con un rosario di no. Il presidente Sarkozy lancia a nome dei paesi dell' Unione europea la proposta di una risoluzione dell' Onu per depenalizzare l' omosessualità nel mondo? Il Vaticano si oppone. Ventiquattr' ore dopo la Santa Sede comunica anche il rifiuto di firmare la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dei disabili, perché nel documento c' è un paragrafo riguardante la «salute riproduttiva», cioè l' aborto legale e sicuro. Ed è fresca di pubblicazione una nuova Istruzione del Sant' Uffizio che intreccia una corona di veti. Niente ricerca sulle cellule staminali embrionali, niente fecondazione in vitro, niente utilizzazione degli embrioni congelati, niente selezione degli embrioni da impiantare nell' utero di una donna anche a rischio di far nascere un bimbo gravemente malato e destinato a morire. No, no, no. Naturalmente dal Palazzo apostolico verrà poi la spiegazione che la Santa Sede non si schiera dalla parte dei novantuno Paesi nei quali l' omosessualità è reato (punito con il carcere, la frusta o la morte). «Occorre ribadire con chiarezza - afferma la Radio vaticana - che la Chiesa sostiene la depenalizzazione dell' omosessualità ma è contro l' intenzione di porre sullo stesso piano ogni orientamento sessuale». Ma l' affanno nell' aggiustare il tiro tradisce la falsa partenza. è sintomatico che alla pubblicazione del documento Dignitatis Personae, fitto di proibizioni in tema di fecondazione e di ricerche scientifiche sugli embrioni, il portavoce vaticano padre Lombardi abbia sentito l' esigenza di diffondere una dichiarazione preventiva: «Il nuovo documento sulla bioetica può dare, a una prima lettura superficiale, l' impressione di essere una raccolta di divieti~». è esattamente questo che l' opinione pubblica percepisce. Valeria, una giovane madre che ha visto il suo bimbo morire per atrofia muscolare spinale (Sma) di primo grado, non sa che fare con un testo che vieta la diagnosi pre-impianto, bollata come pratica «eugenetica». Valeria, cattolica, può raccontare solo che il bimbo è nato in primavera con una difficoltà crescente e inesorabile a deglutire e una domenica di dicembre papà e mamma l' hanno visto «diventare nero, nero... Per un pochino il cuore ha continuato a battere, poi si è spento». Chi dice che un grumo di cellule ha un' esistenza come un bambino nato, dice Valeria, «dovrebbe trovarsi di fronte a un bambino che gli muore davanti, e accanto avere una piastra di coltura con degli embrioni. E forse comincerebbe a chiedersi se il diritto alla vita non sia anche il diritto a non nascere di persone che sono destinate solo a morire». Tre anni di pontificato di Joseph Ratzinger trasmettono all' opinione pubblica l' immagine di una Chiesa e di un pontefice perennemente arroccati. Non è ciò che Benedetto XVI vorrebbe. La missione che si è posta, racconta un suo intimo, è di «tutelare l' integrità della fede e trasmettere che il cristianesimo è gioia». Dei due obiettivi, il secondo non arriva alla gente. Prevale l' immagine di una difesa di princìpi che raffredda il cuore delle persone in carne ed ossa. Sbagliato è paragonarlo a Pio XII. Papa Pacelli, pur nella visione di una Chiesa che tutto giudicava e tutto sapeva, era un modernizzatore. Basti ricordare il suo discorso alle ostetriche, in cui sdoganava per la Chiesa cattolica il parto indolore, o le prime autorizzazioni a celebrare la liturgia nelle lingue nazionali in Francia e in Germania. Il pontificato di Ratzinger è fermo. Da anni il pontefice tiene nel cassetto una riforma delle nullità matrimoniali, che darebbe ai vescovi la facoltà di sciogliere il vincolo, risolvendo la situazione di milioni di cattolici divorziati e risposati che non possono accedere all' eucaristia. Nessun cambiamento notevole si è registrato al Sinodo per dare una reale partecipazione all' episcopato mondiale nel governo della Chiesa. E dinanzi all' enorme crisi di vocazioni il Papa non si decide ad affrontare il nodo dei «viri probati», l' ordinazione sacerdotale di uomini sposati, maturi e di provata moralità. Più che a una transizione il pontificato assomiglia ad una grande pausa. Aveva esordito Ratzinger nella Cappella Sistina, appena eletto, proclamando che era sua «ambizione e impellente dovere» lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della «piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo». Tre anni dopo, a Sidney, annuncia che l' ecumenismo è arrivato a «un punto critico» e la strada verso l' unità «resta ardua». Anche gesti emozionanti come la preghiera insieme al gran muftì turco nella Moschea blu di Istanbul sono rimasti senza seguito. Anzi, poche settimane fa, è arrivata la gelata con la lettera di Benedetto XVI a Marcello Pera, in cui il pontefice mostra di aderire all' idea che un «dialogo interreligioso nel senso stretto della parola non è possibile», mentre c' è spazio solo per un «dialogo interculturale». Con ciò riducendo drasticamente la potenzialità del rapporto tra ebrei, cristiani e musulmani che credono nello stesso Dio di Abramo. Al dunque, le uniche due riforme varate nel regno ratzingeriano sono il ripristino universale della messa preconciliare in latino e il cambiamento delle uniformi della gendarmeria: ora la vigilanza, con i kepì di tipo francese, ha di nuovo un aspetto più militaresco. Giovanni Miccoli, storico, commenta che il pontificato di Ratzinger si rivela ricco di dichiarazioni, ma «povero di fatti». Non è tanto questione di linea dottrinale (uguale a quella di Wojtyla), spiega, quanto di un' insufficiente capacità di parlare al mondo e di avere presa sulla situazione planetaria, come invece riusciva a fare Giovanni Paolo II. Per non dire che sul piano interno della Chiesa viene propugnata una «visione minimalista del Concilio», tutta all' insegna della continuità. Già il linguaggio di tanti documenti è arcigno e di sapore antico. Gianni Geraci, animatore del portale cattolico gay Gionata, riferendosi alle polemiche vaticane sull' iniziativa di Sarkozy all' Onu, sostiene che basterebbe poco per dire le stesse cose in modo da non ferire. «Un conto - dice - sarebbe invitare gli omosessuali alla castità, respingendo subito ogni condanna penale e repressione del loro orientamento. Un conto è mettere in prima piano l' affermazione che non sono paragonabili agli eterosessuali. è questo che colpisce». è come se ci fosse, soggiunge, costantemente l' ansia di voler «pulire» la dottrina da interpretazioni che la possano «sporcare». Resta da capire fino a che punto Ratzinger voglia realmente entrare in comunicazione con l' opinione pubblica. Il rapporto con i mass media è imprescindibile nella società contemporanea qualunque sia la linea perseguita. Che sia un Reagan o un Obama, un leader deve saper parlare al suo popolo e servirsi della stampa. Benedetto XVI la tiene a distanza. Mentre in Wojtyla era chiara l' intenzione di usare i media, recandosi durante i trasferimenti in aereo - lui - al posto di ognuno dei giornalisti al seguito dei suoi viaggi, Ratzinger si ferma a distanza concedendo la risposta a cinque domande già filtrate. Se incontra reporter durante le sue vacanze, le prime parole che affiorano sulle sue labbra sono «Grazie, niente domande». Così si crea uno schermo, che l' opinione pubblica ha percepito da tempo. è impressionante, da giornalista, sentirsi chiedere ancora tre anni dopo l' avvento di Benedetto XVI la stessa frase da tanti uomini e donne diversi: «Mah, com' è questo papa?». Un interrogativo che tradisce mancanza di sintonia. Commenta il professor Mario Morcellini, grande esperto di comunicazione, che Ratzinger ha iniziato giustamente il pontificato evitando di imitare il suo predecessore: «Ma ora appare in difficoltà a rompere il guscio comunicativo e ad entrare in contatto con le masse». è un fatto intenzionale, si chiede Morcellini? Dipende dai media? Dalla stampa non dipende certo il fatto che in Messico siano comparsi dei ciondoli su cui è scritto «Juan Pablo, non sai quanto ci manchi». Per molti credenti o anche non credenti Ratzinger non riesce a rompere la lastra di cristallo per arrivare a "toccarli" direttamente. Non aiuta neanche il recupero di paramenti trionfalistici di altre stagioni o la croce di Pio IX, che ha sostituito il pastorale con il Cristo sofferente portato da Paolo VI e Giovanni Paolo II. Eppure il papa tedesco è bifronte. Quando pronuncia l' omelia in una parrocchia o in una cerchia in cui si sente a suo agio, Benedetto XVI dimostra una sorprendente capacità di coinvolgimento e anche una grande tenerezza. Il cardinale Paul Poupard, uomo di lettere, lo descrive come una personalità in grado di trasferire «con stupenda semplicità ai fedeli la sua grande intensità di meditazione delle Scritture». Chi ha letto il suo libro su Gesù, sa che Benedetto XVI nell' illustrare il Discorso della Montagna, la Parabola del Samaritano o i passaggi chiave del Padre Nostro può essere trascinante. Alla messa dei malati di Lourdes, nel settembre scorso, le sue parole sul «sorriso di Maria» e sulla presenza di Cristo che «entra» nell' isolamento e nella crudele sofferenza di chi è piegato dal morbo, ha commosso profondamente l' uditorio. In questo senso egli è un grande predicatore e non solo un importante teologo. Ma nei confronti del vasto pubblico, quella folla planetaria dove si mescolano indistintamente credenti e diversamente credenti, il gap rimane. è calata anche l' attrazione che nel primo anno di pontificato aveva portato alle cerimonie e alle udienze papali più fedeli di quanto ne venissero negli ultimi anni del pontificato di Wojtyla. Se il primo anno del regno di Ratzinger i pellegrini erano stati oltre quattro milioni, per il secondo anno la Prefettura della Casa pontificia ne ha registrati tre milioni e trecentomila. Mentre per tutto l' anno 2007 i fedeli sono stati due milioni e ottocentotrentamila.

MARCO POLITI

L' embrione ha dignità di uomo bioetica, ecco tutti i no del Vaticano

Repubblica — 13 dicembre 2008 pagina 15

CITTA' DEL VATICANO - Nessun passo avanti per la ricerca con le cellule staminali embrionali, nessuna apertura alla diagnosi prenatale nemmeno per gli embrioni affetti da gravi malattie, nessun adeguamento alle pratiche di fecondazione artificiale in uso in tutto il mondo e nella maggior parte delle cliniche cattoliche del pianeta. Il nuovo documento sulla bioetica, promulgato dalla Congregazione per la Dottrina della fede e approvato personalmente da Benedetto XVI, esce dopo lunghi anni di studi e l' esito è soltanto una sfilza di no con la pretesa di basarsi sulla «legge morale naturale» e sulla «ragione». Il punto di partenza è la convinzione che l' ovulo fecondato, lo zigote, sia già persona umana, secondo la tesi ripetuta ossessivamente da anni dalle gerarchie ecclesiastiche. Ma è esattamente il punto dogmatico su cui gli scienziati hanno forti dubbi: considerare persona il primo gruppo di cellule - la blastocisti - quando ancora non c' è cuore, cervello, spina dorsale e sistema nervoso cozza contro l' osservazione della natura. L' istruzione "Dignitatis personae" non ha tuttavia il coraggio di affermare a chiare lettere che l' embrione è persona. «Ci sono troppi problemi di ordine filosofico e giuridico - spiega monsignor Rino Fisichella, presidente dell' Accademia pontificia per la Vita - ma diciamo che è un' affermazione implicita». La soluzione scelta è di proclamare che l' embrione ha «fin dall' inizio la dignità propria della persona». Dalla premessa scaturisce lo sbarramento di veti. Non è lecita la crioconservazione degli embrioni. «Sono inaccettabili le proposte di usare tali embrioni per la ricerca o destinarli a usi terapeutici» oppure donarli a coppie sterili. Non è lecito il congelamento degli ovociti. «Riprovevole» è la diagnosi pre-impianto, perché porterebbe alla distruzione degli embrioni considerati malati. Alla preoccupazione dei genitori di dare alla luce bimbi affetti da malattie mortali, il documento replica che non si può seguire una «mentalità eugenetica». In nome dell' intangibilità dogmatica dell' embrione viene persino ribadito il divieto della pillola del giorno dopo, che impedisce l' annidarsi nell' utero dell' ovulo fecondato e che dal punto di vista scientifico non può essere considerato ancora embrione. «Il documento incoraggia la ricerca biomedica che rispetta la dignità di ogni essere umano e nel contempo esclude, come eticamente illecite, diverse tecnologie biomediche e sarà probabilmente accusato di contenere troppi divieti», ha ammesso il nuovo segretario della Congregazione per la Dottrina della fede monsignor Ladaria Ferrer. «Il desiderio di un figlio non può giustificarne la "produzione"», afferma l' Istruzione vaticana nella parte riguardante la procreazione assistita. Esclusa ogni liceità della fecondazione in vitro, resta come unico metodo ciò che nella conferenza stampa è stato chiamato pudicamente in inglese semen collection device. Più terra terra, è un profilattico bucato che il coniuge deve mettersi per compiere un «atto coniugale», già sapendo che un minuto dopo i medici si precipiteranno a raschiare il preservativo per utilizzarne lo sperma ai fini della fecondazione vera. Ma il principio (o l' ipocrisia) è salvo. L' amplesso con il profilattico bucato garantisce ipoteticamente una fecondazione naturale e comunque il seme è ottenuto «lecitamente». Assicura la dottoressa Luisa di Pietro, dell' Università cattolica, che questo è il sistema in uso al Gemelli. Chiudono il documento i divieti delle ricerche scientifiche nel campo della clonazione, degli ibridi, delle cellule staminali embrionali. Gli scienziati cattolici sono invitati a non utilizzare «materiale illecito», ottenuto magari dall' estero. Sono giustificati soltanto i genitori che, per forza maggiore, usano per i figli vaccini, basati su materiale embrionale.

MARCO POLITI

giovedì 18 dicembre 2008

domenica 14 dicembre 2008

sabato 13 dicembre 2008

Embrione, dignità umana fin dall'inizio

Corriere della Sera - 12 dicembre 2008

«Il prelievo di cellule staminali causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando quindi gravemente illecito»

CITTÀ DEL VATICANO - L’embrione ha fin dall’inizio la dignità propria della persona umana: il Vaticano torna sull'argomento della bioetica in un documento della Congregazione per la dottrina della fede intitolato Dignitas personae che aggiorna un precedente documento, Donum vitae (1987) in base ai progressi scientifici degli ultimi anni e in particolare dice no a ogni uso terapeutico delle cellule staminali embrionali. «Il prelievo di cellule staminali embrionali dall’umano vivente - si legge nel documento - causa inevitabilmente la sua distruzione, risultando di conseguenza gravemente illecito». Anche utilizzare staminali embrionali fornite da altri ricercatori «pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo». Si tratta di un documento del magistero ecclesiastico ordinario, spiega il segretario monsignor Luis Ladaria Ferrer, e «come tale deve essere accolto dai fedeli con l’assenso religioso del loro spirito. Questo è l’obbligo che ha il fedele: di accogliere questi documenti magisteriali».

I NO - No alla fecondazione assistita sia omologa che eterologa, no alla eliminazione volontaria degli embrioni nel contesto delle tecniche di fecondazione in vitro, no a quella variante della fecondazione in vitro che è la Intra Cytoplasmic Sperm Injection (Icsi), no al congelamento di embrioni, no al congelamento di ovociti, no alla riduzione embrionale, forti dubbi sulla diagnosi pre-impiantatoria per le evidenti ricadute eugenetiche, no alle forme di intercezione (spirale e pillola del giorno dopo) e contragestazione (Ru 486) che «rientrano nel peccato di aborto e sono gravemente immorali», no alle proposte terapeutiche che comportano la manipolazione dell'embrione o del patrimonio genetico umano, no alla clonazione, no ai tentativi di ibridazione, no all'uso delle staminali embrionali a fini di ricerca, no all'uso per la ricerca di «materiale biologico» umano di origine illecita, cioè embrioni o linee cellulari che sono «il risultato di un intervento illecito contro la vita o l'integrità fisica dell'essere umano». Circa la fecondazione in vitro il documento osserva che «tutte queste tecniche si svolgono di fatto come se l'embrione umano fosse un semplice ammasso di cellule. Il numero di embrioni sacrificati è altissimo. - osserva la Congregazione per la dottrina della fede - Queste perdite sono accettate dagli specialisti delle tecniche di fecondazione in vitro come prezzo da pagare per ottenere risultati positivi. In realtà - argomenta il testo - è assai preoccupante che la ricerca in questo campo miri principalmente a ottenere migliori risultati in termini di percentuali di bambini nati rispetto alle donne che iniziano il trattamento, ma non sembra avere effettivo interesse per il diritto alla vita di ogni singolo embrione». Il Vaticano osserva inoltre con preoccupazione che «sono sempre più frequenti i casi in cui coppie non sterili ricorrono alle tecniche di procreazione artificiale con l'unico scopo di poter operare una selezione genetica dei loro figli» e esprime forti dubbi sulla «tecnica del trasferimento multiplo degli embrioni. Le tecniche di fecondazione in vitro - è la denuncia - in realtà vengono accettate perché si presuppone che l'embrione non meriti un pieno rispetto, per il fatto che entra in concorrenza con un desiderio da soddisfare». Ma questo «è del tutto deprecabile».

I SÌ - Dopo aver ricordato che la Chiesa è spesso accusata di porre «divieti» e dire molti «no», si afferma che «dietro ogni 'no' rifulge, nella fatica del discernimento tra il bene e il male, un grande 'sì'» al riconoscimento della dignità e del valore inalienabili di ogni singolo e irripetibile essere umano chiamato all'esistenza». Nel campo della procreazione assistita «sono lecite tutte le tecniche che rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano», «l'unità del matrimonio, che comporta il reciproco rispetto del diritto dei coniugi a diventare padre e madre soltanto l'uno attraverso l'altro» e «i valori specificamente umani della sessualità, che esigono che la procreazione di una persona umana debba essere perseguita come il frutto dell'atto coniugale specifico dell'amore tra gli sposi». Il documento rappresenta in questo senso un'apertura rispetto alla precedente Donum Vitae del 1987 e dichiarava di fatto illecite tutte le tecniche di procreazione assistita. Oggi sono disponibili nuove tecniche che «si configurano come un aiuto all'atto coniugale e alla sua fecondità», nelle quali cioè «l'intervento medico è rispettoso della dignità delle persone», in quanto «mira ad aiutare l'atto coniugale sia per facilitarne il compimento sia per consentirgli di raggiungere il suo fine, una volta che sia stato normalmente compiuto». Ai fedeli il testo chiede di impegnarsi «con forza a promuovere una nuova cultura della vita, accogliendo i contenuti di questa Istruzione con l'assenso religioso del loro spirito» e a «tutti gli uomini di buona volontà, in particolare i medici e i ricercatori aperti al confronto e desiderosi di raggiungere la verità» chiede di saper «comprendere e condividere questi principi e valutazioni, volti alla tutela della fragile condizione dell'essere umano nei suoi stadi iniziali di vita e alla promozione di una civiltà più umana».

Nuovo documento sulla bioetica: no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, ...

Repubblica - 12 dicembre 2008

L'attacco del Vaticano alla bioetica
"No agli embrioni congelati per le cure"

CITTA' DEL VATICANO - No alla ricerca sulle cellule staminali embrionali. No alla crioconservazione degli embrioni. No ancora all'utilizzo della pillola del giorno dopo, alla spirale e a tutti gli anticoncezionali considerati responsabili in varia misura di forme più o meno esplicite di aborto. Nessuna ammissione per la clonazione umana e per quella a scopo terapeutico. E nemmeno per la diagnosi preimpianto. Ammesse invece le tecniche di procreazione assistita, ma solo all'interno del matrimonio e "nel rispetto della dignità delle persone" (perciò un rifiuto fermo per la fecondazione artificiale omologa ed eterologa). Infine, una condanna per le tecniche di ingegneria genetica perché in nessun caso l'uomo deve sostituirsi al Creatore. Il lungo elenco di divieti è contenuto nella "Dignitas personae", l'Istruzione della Congregazione per la dottrina della fede. Un documento che mette nero su bianco i limiti e i paletti posti dal Vaticano sui temi della bioetica, partendo dal presupposto che "l'embrione ha fin dall'inizio la dignità propria della persona". Dalla Santa Sede parte anche un appello agli scienziati: "I ricercatori non collaborino al male".

Il documento. Il "Dignitas personae" aggiorna la "Donum vitae" del 1987, nella quale gli esperti vaticani avevano deciso di non definire "l'embrione persona, per non impegnarsi in un'affermazione di indole filosofica". Nel testo odierno è contenuta invece la precisazione, dopo gli sviluppi delle tecniche di fecondazione, riproduzione, clonazione. Il presidente della Pontificia accademia per la vita, monsignor Rino Fisichella, respinge in anticipo le critiche al documento e spiega che il magistero della Chiesa non compie "nessuna invasione di campo" quando "entra in un ambito specifico come quello della sperimentazione sull'embrione". Secondo il portavoce vaticano padre Federico Lombardi il documento non è un elenco di divieti, ma "un'affermazione fondamentale della dignità della persona umana".

No agli embrioni congelati. Se l'embrione è una persona, non può essere ammessa la crioconservazione, che è "incompatibile con il rispetto" in quanto, ad esempio, presuppone la loro produzione in vitro ed espone a gravi rischi di morte o di danno. Rimane poi il grave problema dei molti embrioni congelati già esistenti nei laboratori ("un danno irreparabile"). Qui non c'è alternativa, secondo la Santa Sede: visto che non possono nemmeno essere adottati, non vanno prodotti e basta. E' lecito, invece, il congelamento di ovociti cui si ricorre proprio per evitare i gravi problemi etici posti dalla crioconservazione di embrioni.

Le staminali. Ferma la condanna anche in questo caso. "L'utilizzo di cellule staminali embrionali - dice ancora il documento - o di cellule differenziate da esse derivate, eventualmente fornite da altri ricercatori sopprimendo embrioni o reperibili in commercio, pone seri problemi dal punto di vista della cooperazione al male e dello scandalo". La Chiesa a questo punto riflette sul fatto che gli studi sulle cellule staminali adulte diano "risultati più positivi" rispetto a quelli sulle embrionali.

Rischio eugenetica. La ricerca sulle staminali non è "al servizio dell'umanità" e il Vaticano mette poi in guardia nei confronti di chi vuole migliorare o potenziare la ''dotazione genetica'' di una persona, perché tali manipolazioni favorirebbero ''una mentalità eugenetica'' e introdurrebbero ''un indiretto stigma sociale nei confronti di coloro che non possiedono particolari doti''.

Non ammessa la diagnosi preimpianto. Altre tecniche "bocciate" sono la riduzione embrionale - che a volte accompagna la procreazione artificiale per evitare le gravidanze multiple - e l'analisi preimpianto, cioè la diagnosi genetica degli embrioni formati in vitro prima del loro trasferimento nel grembo materno. La prima è, infatti, "un'eliminazione deliberata e diretta di uno o più esseri umani innocenti". La seconda, diversamente da altre forme di diagnosi prenatale, presuppone l'eliminazione dell'embrione designato come "sospetto" di difetti genetici o cromosomici.

"Clonazione illecita". Nel documento viene condannata la clonazione perché "intrinsecamente illecita". Il "no" della Santa Sede è affermato in maniera esplicita: la clonazione, si legge, "dà luogo ad abusi e a manipolazioni gravemente lesive della dignità umana". E questo vale sia per la clonazione riproduttiva, cioè quella usata per ottenere la nascita di un bambino clonato e definita "una forma di schiavitù biologica", sia per quella terapeutica o di ricerca ("creare embrioni per distruggerli, anche se con l'intenzione di aiutare i malati, è del tutto incompatibile con la dignità umana").

"Contraccezione ormai è aborto". La Chiesa condanna con forza anche le tecniche di controllo delle nascite, dicendo che rientrano nel peccato di aborto e sono "gravemente immorali". Nel documento si citano tecniche "intercettive" come la spirale e la cosiddetta pillola del giorno dopo, che "intercettano l'embrione prima del suo impianto nell'utero materno". Oppure tecniche come la RU 486 (la pillola abortiva che sostituisce l'aborto terapeutico) definite "contragestative" perché lo eliminano dopo che si è impiantato. Il Vaticano ammette la possibilità che "gli intercettivi non provochino un aborto", ma sottolinea che "l'intenzionalità abortiva è generalmente presente".

Sì a procreazione assistita tra coniugi. Sulla fecondazione assistita il Vaticano apre rispetto all'Istruzione "Donum Vitae" del 1987, che dichiarava "illecite" tutte le tecniche. Ora invece dice che "sono lecite tutte le tecniche che rispettano il diritto alla vita e all'integrità fisica di ogni essere umano e l'unità del matrimonio". Ammesse, ad esempio, quelle che "rimuovono gli ostacoli che si oppongono alla fertilità. della coppia". Vietate fecondazione artificiale omologa e eterologa.

mercoledì 10 dicembre 2008

Telethon 2008

Sabato 13 dicembre - Raidue

Ore 17:30-18:30: La storia di Alessandro, affetto da atrofia muscolare spinale di tipo 2, accompagnato da Eugenio Mercuri, ricercatore Telethon. In onda anche il cortometraggio "La guerra di Alessandro" per la regia di Daniele Balboni.

venerdì 5 dicembre 2008

Un embrione alla volta

Espresso - 5 dicembre 2008