giovedì 31 luglio 2008

Fecondazione assistita: la legge 40 rinviata al giudizio della Corte Costituzionale

Mercoledì 30 luglio 2008 si è svolta a Roma una conferenza stampa, a cui abbiamo partecipato, organizzata dall'Associazione Madre Provetta per illustrare l'ultima ordinanza conseguita in seguito ad un ricorso legale di una coppia che si era rivolta all'associazione. L'avv. Gianni Bladini, legale della coppia, ha illustrato l'ordinanza e le sue implicazioni. E', inoltre, stata resa nota una seconda notizia di grande rilevanza politica.

La Corte Costituzionale dovrà rispondere alla richiesta del magistrato Isabella Mariani sull'accusa di incostituzionalità della legge 40, su 4 punti (artt. 14 e 6) contro l' art. 32 della Costituzione e l'art. 3. Inoltre il presidente di Verità e vita ha chiesto al Presidente del Tribunale di Firenze di essere nominato curatore degli embrioni, in via cautelativa. Gli embrioni ancora non ci sono. Al momento la pronuncia su questa richiesta specifica è stata rinviata per vizio di procedura, mentre, per il suo procedimento il magistrato ha dichiarato illegittima la richiesta. Ma è stato aperto un precedente gravissimo. Il Curatore del ventre risale al diritto romano, quando le donne non sposate erano ritenute schiave e dunque bisognose di un curatore, in assenza del padre o del marito. Oggi significa che le coppie infertili e portatrici di un grave rischio genetico, dovranno vedersela con un terzo che li condanna come genitori "assassini" e gli sottrae la potestà. Invece questi genitori, come ci ha testimoniato oggi, alla conferenza stampa, Fabio Callegari, vogliono solo evitare ad un figlio di nascere per morire o per soffrie. Loro sono portatori entrambi di SMA.

L'Associazione Madre Provetta ha chiesto oggi alla politica di parlare e di intervenire contro l'attacco pericoloso a cui i pazienti infertili e gli aspiranti genitori sono sottoposti con violenza. L'apertura di un nuovo procedimento significherebbe per la coppia di Firenze, sopportare altri costi, che non possono sobbarcarsi e rinunciare alla loro legittima richiesta.

Monica Soldano - presidente Madre Provetta

Per riascoltare la conferenza: http://www.radioradicale.it/scheda/259500/fecondazione-assistita-la-legge-40-rinviata-al-giudizio-della-corte-costituzionale

mercoledì 30 luglio 2008

Legge 40 rinviata alla Corte

MILANO - Ancora una prova di costituzionalità per la legge 40 sulla procreazione assistita. Il Tribunale civile di Firenze ha emesso un' ordinanza dopo il ricorso di una coppia milanese che si era rivolta ad un centro fiorentino per la fecondazione in vitro. Quattro i punti messi in discussione, tra cui il limite di tre embrioni producibili e l' obbligatorietà di impianto una volta fecondato l' ovulo. Ora dovrà pronunciarsi la Corte costituzionale.

Corriere della Sera - 30 luglio 2008

martedì 29 luglio 2008

Fecondazione, legge 40 alla Corte costituzionale

Repubblica — 29 luglio 2008 pagina 15
FIRENZE - Ancora una prova di costituzionalità per la legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita del 2004. Il Tribunale civile di Firenze ha emesso una nuova ordinanza relativa al caso di una coppia milanese, che si era rivolta al centro fiorentino Demetra per effettuare la fecondazione in vitro e per la diagnosi genetica di pre-impianto, con la quale si dispone l' invio degli atti alla Corte Costituzionale per valutare vari articoli della legge 40, sospettati di incostituzionalità.

Fecondazione assistita, rinvio alla Consulta

Torna alla Corte costituzionale la legge 4o del 2004 sulla fecondazione assistita. Dopo la valutazione, nel 2005, dell`ordinanza del Tribunale di Cagliari (dichiarata inammissibile) e dell`ammissibilità dei quesiti del referendum, ora è il Tribunale civile di Firenze a chiedere alla Consulta di valutare la costituzionalità della legge 40. Lo rende noto l`associazione Madre Provetta. Il caso che ha dato origine al rinvio è quello di una coppia che si era rivolta al centro fiorentino Demetra per effettuare la fecondazione in vitro e per la diagnosi genetica pre-impianto.

Il Sole 24 Ore - 29 luglio 2008

domenica 27 luglio 2008

I gemelli Jolie-Pitt concepiti in vitro

Repubblica — 26 luglio 2008 pagina 44

Roma «Vorrei avere dieci figli, e vorrei crescerli quando sono ancora giovane». Angelina Jolie aveva confidato qualche tempo fa a Elle di avere una gran voglia di proseguire lungo la via della maternità anche dopo la nascita di Shiloh. Così il 12 luglio sono arrivati i gemelli Knox Leon e Vivienne Marcheline. Subito, tra le voci che giravano sulla coppia, c' era quella di un ricorso alla fecondazione assistita. Il concepimento in vitro infatti aumenta le probabilità di avere gemelli dall' 1 al 25 per cento. Il pettegolezzo è diventato quasi una certezza quando la rivista Us Weekly ha sbattuto la coppia in prima pagina, dopo aver parlato con una loro conoscenza, che ha preferito rimanere anonima. La fonte ha rivelato al settimanale americano che Angelina voleva allargare la sua famiglia, ma senza passare attraverso lo stress di ripetuti tentativi per rimanere incinta.

Se la notizia fosse confermata, sarebbe lo spot migliore per il trentennale della fecondazione assistita, caduto - caso curioso - proprio ieri. Il 25 luglio del 1978 veniva al mondo infatti Louise Brown, la prima bimba nata con questa tecnica. Il ricorso alla provetta è per altro diventato piuttosto comune tra le coppie dello star system. Julia Roberts e suo marito, il cameraman Danny Moder, se ne sono avvalsi. La provetta, ha detto l' attrice di "Pretty Woman" parlando della sua gravidanza, le ha aperto «una nuova vita». Anche a proposito di Jennifer Lopez e Marc Anthony, i cui gemelli sono venuti al mondo il 22 febbraio scorso, si è parlato di inseminazione artificiale; la coppia ha però sempre smentito le voci, attribuendole al fatto che ormai tutti i parti gemellari di Hollywood e dintorni fanno pensare alla provetta.

Ferdinando Cotugno - Giusy Ferrante

Ci sentiamo presi in giro nell'aver appreso che le due star hanno potuto accedere alla fecondazione in vitro solamente per evitare "lo stress di cercare di rimanere incinta". Noi, coppia infertile con problemi di trasmissione di una malattia genetica mortale, che lottiamo ogni giorno e in tutti i modi contro la Legge 40 e loro star di Hollywood a cui tutto è concesso ...

http://www.usmagazine.com/angelina-jolie-twins-conceived-through-in-vitro

venerdì 25 luglio 2008

Buon compleanno Louise

Il 25 luglio 1978 nasceva Louise Joy Brown ad Oldham (Gran Bretagna), è stata la prima bambina al mondo concepita con la fecondazione in vitro. I suoi genitori Lesley e John Brown decisero di ricorrere alla fecondazione assistita dopo aver provato inutilmente a concepire per nove anni a causa di un problema alle tube di Fallopio di Lesley.
Louise nacque alle 23:47 al Oldham General Hospital attraverso un parto cesareo programmato. Alla nascita pesava 2,608 kg.
Louise ha una sorella, Natalie, anch'ella concepita in vitro, che è stata la prima "figlia della provetta" a dare alla luce un bimbo nel 1999.
Louise ha sposato Wesley Mullinder il 4 Settembre del 2004. Il 20 dicembre del 2006 ha dato alla luce un bambino, concepito naturalmente.

BUON COMPLEANNO LOUISE

giovedì 24 luglio 2008

Intervista a Eugenia Roccella di Monica Soldano

Vi proponiamo l'intervista effettuata da Monica Soldano (presidente di Madre Provetta http://www.madreprovetta.org/) a Eugenia Roccella sul seminario dal titolo: "I figli della provetta. A trent'anni dalla nascita di Louise Brown", sulle linee guida della Legge 40/2004 e sul caso Eluana Englaro

http://www.radioradicale.it/scheda/258845

mercoledì 23 luglio 2008

La mia avventura con la diagnosi preconcepimento

Vi riportiamo la testimonianza di una cara amica.

Ecco la mia avventura con la diagnosi preconcepimento, sul globulo polare:
accorcio la storia dei miei 50 giorni di protocollo di stimolazione che sono diventati tali (anziché i normali 20-25) per “contrattempi” medici e congressistici (c’è stato l’ESHRE di mezzo) che purtroppo nessuno poteva prevedere.
Arrivo finalmente al giorno del pick-up (17 luglio) con 21 follicoli in corpo; di questi, 14 risultano maturi abbastanza per poterne prelevare il globulo polare e fare la diagnosi. I 14 partono per il centro Genoma ma qui avviene la MATTANZA: di 3 di loro, non riescono ad amplificare il dna, quindi buttati, 3 sono risultati sicuramente portatori di sma, quindi come sopra, 2 sicuramente non portatori, quindi viene dato l’ok per la fecondazione. Gli altri 6 (e qui è accaduto quello che non mi aspettavo e non credo si aspettasse neanche il genetista del centro) sono risultati “ricombinanti” cioè durante la divisione cellulare di questi ovociti ci sono stati “scambi” di frammenti di dna vicini al pezzetto malato e non si è più capito dove questo fosse andato a finire. Quindi per questi 6 non si è potuto dire con certezza se la mutazione sma fosse nell’ovocita o nel suo corrispondente globulo polare…ovviamente anche questi 6 sono stati scartati. Mi era stato detto che la sma, per la posizione della mutazione sul gene, non era a rischio di fenomeni di ricombinazione, quindi non ci sarebbero stati risultati dubbi….mah, devo essere un caso strano (la mia solita sfiga).
Tutta questa procedura ha richiesto circa 8 ore quindi gli unici 2 ovetti superstiti sono stati fecondati con circa 4 ore di ritardo rispetto ai tempi di una normale fecondazione in vitro. Risultato: gli embrioni non si sono formati (chissà, magari non si sarebbero formati neanche nei tempi giusti, ….ma che ci sarebbero volute 8 ore non lo sapevano??)
Credo che le informazioni che mi erano state date erano un po' ottimistiche, loro stessi mi sembra ne sappiano meno di quello che mi hanno raccontato, comunque con estrema disponibilità e gentilezza. Forse mi sarei sentita meno presa in giro se invece di dirmi: “accadrà questo, non accadrà quello”, mi avessero detto “la tecnica ha buone potenzialità ma è ancora molto sperimentale… speriamo accada questo, speriamo non accada quello, speriamo di riuscire a mantenerci nei tempi giusti per non far avariare le uova!!” Le mie aspettative sarebbero state diverse. Spero comunque che l’esperienza che hanno fatto con il mio caso serva ad ottimizzare la tecnica e che diventi presto una VALIDA alternativa alla diagnosi preimpianto estera. Sempre che nel frattempo i nostri politici non ci diano la grazia di poter accedere alla tecnica anche in Italia.
Il mio prossimo tentativo sarà senz'altro la preimpianto all'estero perchè non ho tempo ne soldi da perdere e la via naturale mi è già costata un raschiamento.
In bocca al lupo a tutti noi, Chiara

sabato 19 luglio 2008

2038, padri (e madri) anche a cent'anni

Corriere della Sera - 18 luglio 2008

Previsione di «Nature»: infertilità ko «Entro 30 anni l'impossibilità di avere figli verrà debellata»

LONDRA — Avremo figli senza più fare l'amore, infischiandocene dell'età avanzata o dei rischi di un parto prematuro. Tra pochi decenni, nel 2038, l'infertilità sarà solo un brutto ricordo. Ne sono convinti i maggiori esperti di fecondazione assistita che, intervistati dalla rivista Nature in occasione del trentennale della nascita di Louise Brown, disegnano per il prossimo futuro scenari fantascientifici.

Le donne dimenticheranno l'odioso ticchettio dell'orologio biologico, per loro la maternità sarà possibile anche a cento anni. Come? I primi esperimenti sono già stati compiuti sui topi. In futuro sperma e ovuli saranno ricavati dalle cellule staminali della pelle. Ne è sicuro Davor Solter, biologo dello sviluppo dell'Institute of Medical Biology di Singapore: «A quel punto — spiega a Nature — qualsiasi persona, a prescindere dall'età, potrà procreare. Che sia un bebè o un anziano. Avremo a disposizione milioni di gameti da combinare a nostro piacimento». All'Abramo della Bibbia, padre a cento anni, e ai suoi seguaci, da Jean-Paul Belmondo a Saul Bellow, si aggiungeranno nutrite schiere di donne che desiderano vivere una seconda giovinezza. Oggi, infatti, diventare madri dopo la menopausa è possibile ma soltanto ricorrendo all'ovodonazione.

Buone notizie anche per le coppie omosessuali che non avranno più bisogno di cercare donatori e donatrici per formare una famiglia visto che anche un uomo potrà produrre ovociti e che, grazie all'utero artificiale, sarà possibile far crescere un feto fuori dal corpo della donna. L'ectogenesi potrebbe debellare la piaga dei parti prematuri e delle gravidanze a rischio, ma a che prezzo? «Quelli che lavorano sull'utero artificiale — dice Scott Gelfand, direttore dell'Ethics Centre all'Oklahoma State University di Stillwater — non parlano più apertamente dei loro progressi. Perché le conseguenze potrebbero essere spaventose. Penso alle assicurazioni sanitarie che potrebbero obbligare le donne a usare l'utero artificiale in caso di una gestazione difficile». Le implicazioni etiche sarebbero infinite. «Pensiamo all'aborto — dice Gelfand —, il governo potrebbe approvare una legge che obbliga chi interrompe una gravidanza a mettere il feto dentro uno di questi uteri. Negli Stati Uniti ci sono un milione di aborti all'anno, questo vuol dire che nascerebbero un milione di bambini in più. Un incubo. Quando ne parlo persino gli anti-abortisti tremano».

Una cosa è certa. Nei prossimi anni la diagnosi preimpianto farà passi da gigante e non verranno più al mondo bambini malformati o con malattie genetiche. «Non credo però che si arriverà ad avere figli su misura — dice Susannah Baruch direttore di genetica riproduttiva al Genetics and Public Center della Johns Hopkins University di Washington —. Non c'è un singolo gene che predica capelli biondi, occhi azzurri, altezza o magrezza. Nessuno di noi è un modello perfetto e nessun bambino potrà mai esserlo. Sarà probabile avere una serie di embrioni e poter sapere tutto su come sono i loro geni, su quali problemi potrebbero avere. Poi saranno i genitori a decidere». Si potranno correggere particolari malattie ancor prima della nascita grazie a «cromosomi artificiali e speciali cassette genetiche» prevede Alan Trouson, pioniere della fecondazione assistita e direttore del California Institute per la medicina rigenerativa di San Francico.

E poi la fecondazione assistita sarà alla portata di tutti, anche dei Paesi in via di sviluppo. Un ciclo potrebbe arrivare a costare solo 70 euro contro i tremila di oggi. Una manna per le donne africane che soffrono d'infertilità e oggi non possono curarsi. «La tecnologia — dice Zev Rosenwaks, direttore del Centre for Reproductive Medicine and Infertility di New York — ci permetterà di sradicare completamente l'infertilità. Avremo sperma e ovociti per tutti». Ma, fantascienza per fantascienza, non è che il futuro ci riserva uno scenario stile «The Island», il film in cui la bella Scarlett Johansson interpreta il ruolo di una ragazza creata su misura per fare da riserva di organi alla sua padrona? «Non c'è nessun bisogno medico di clonare un essere umano — assicura Miodrag Stojkovic, biologo, esperto in cellule staminali al Prince Phillip Centre of Investigation a Valencia in Spagna —. Anzi è una tecnica dannosa. Quando riusciremo a riprodurre gameti umani dalle cellule staminali, tutto sarà facile».

Monica Ricci Sargentini

venerdì 18 luglio 2008

Almeno un italiano su cento concepito grazie a fecondazione assistita

Almeno l'1% dei neonati italiani e' stato concepito in provetta. Il dato e' pero' fortemente sottostimato, perche' frutto del Rapporto Cedap (che raccoglie i certificati di parto) relativo al 2005. Dunque si basa sulle dichiarazioni spontanee dei genitori al momento della nascita del proprio figlio. Non solo. Scorrendo l'elenco dei bebe' frutto della fecondazione assistita regione per regione, ci si accorge che mancano completamente i dati relativi al Lazio. In ogni caso, delle 504.770 schede pervenute nel 2005, 4.564 si riferiscono a gravidanze ottenute con una tecnica di procreazione medicalmente assistita (Pma). In media 0,9 ogni 100 gravidanze. Il numero maggiore si registra in Lombardia (884) seguito da Veneto (583) e Sicilia (520). In coda, Provincia di Trento (50), Valle d'Aosta (16) e Basilicata (14).
Questo mese si celebrano i 30 anni di Louise Brown, la prima bambina nata con la fecondazione assistita il 25 luglio del 1978. A livello nazionale, rileva il rapporto pubblicato sul sito del ministero della Salute, "circa il 21% dei parti con procreazione medicalmente assistita ha utilizzato trattamento farmacologico e il 6,5% il trasferimento dei gameti maschili in cavita' uterina. La fecondazione in vitro con trasferimento di embrioni in utero riguarda il 31,9% dei casi, mentre la fecondazione in vitro tramite iniezione di spermatozoo in citoplasma riguarda il 21,2% dei casi".
L'uso delle diverse tecniche e' molto variabile dal punto di vista territoriale. Nelle gravidanze con Pma (procreazione medicalmente assistita) il ricorso al taglio cesareo e' superiore rispetto agli altri casi. La percentuale di parti plurimi in gravidanze medicalmente assistite e' sensibilmente superiore a quella registrata nel totale delle gravidanze. Si osserva inoltre una maggiore frequenza di parti con procreazione medicalmente assistita tra le donne con scolarita' medio alta, rispetto a quelle con istruzione medio bassa, e tra le donne con piu' di 35 anni.

18 Luglio 2008

Sottosegretario Roccella: in Gran Bretagna si tende a praticare l'eugenetica. L'Ambasciata GB: no comment

Il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella ha nuovamente accusato la Gran Bretagna di praticare l'eugenetica. "La possibilita' della diagnosi preimpianto, introdotta nelle linee guida della legge nella scorsa legislatura, significherebbe l'inserimento per la prima volta, nel dopoguerra, di una norma eugenetica nel nostro ordinamento giuridico. Con la diagnosi preimpianto non si cura la malattia, ma si elimina semplicemente l'embrione; recenti notizie dalla Gran Bretagna dimostrano, poi, che si tende sempre piu' ad eliminare anche l'embrione che 'potrebbe' ammalarsi, magari da adulto". Lo ha dichiarato nel corso del seminario 'Figli della provetta-a 30 anni dalla nascita di Louise Brown', organizzato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche sociali, per offrire un'occasione di riflessione e di dibattito sugli scenari aperti dalla fecondazione assistita e sugli effetti che ha prodotto nelle relazioni umane e sociali.

Al convegno del ministero e' stata invitata (e presumibilmente compensata) come guest speaker Josephine Quintavalle, una delle piu' ardenti esponenti del movimento pro-life e aspre oppositrici del Governo di Gordon Brown in materia di fecondazione assistita e ricerca con le cellule staminali. Piu' volte, il sottosegretario ha definito l'eugenetica una pratica razzista, nazista e di pulizia etnica.

Lo scorso maggio, in un convegno organizzato dal Movimento per la vita, sempre facendo riferimento alla Gran Bretagna, il gia' sottosegretario Roccella ha dichiarato: "In certi Paesi sta iniziando un'operazione di pulizia etnica che neanche il nazismo è riuscito a fare".(1) Ed in una intervista sul Quotidiano nazionale lo scorso 26 maggio, ha detto: "Prenda per esempio la diagnosi pre-impianto...E' eugenetica questa, antidemocratica e razzista".(2)
Questa la dura reazione della senatrice Donatella Poretti (Radicali-PD). 'Roccella deve ricordarsi di non essere piu' editorialista dell'organo di stampa dei vescovi cattolici italiani, l'Avvenire, ma un autorevole esponente del Governo italiano. Dichiarazioni come queste rischiano di dare vita a veri e propri incidenti diplomatici. Lo sa bene Carlo Giovanardi che, tre anni fa, mise a rischio le relazioni con l'Olanda, che ha legalizzato l'eutanasia, dopo averlo accusato di pratiche eugenetiche e naziste. Per questo chiedo scusa ai cittadini britannici a nome del popolo italiano, che certamente non si riconosce, se non in minimissima parte, nelle parole straordinariamente offensive del nostro Governo. Soprattutto, mi auguro che il Governo italiano chieda anch'esso scusa ai britannici ed eviti in futuro accuse cosi' infamanti', ha concluso Poretti.
"Non desideriamo commentare nello specifico le dichiarazioni" della sottosegretaria Roccella. Questa la risposta dell'Ambasciata della Gran Bretagna. "Siamo consapevoli della molteplicita' delle posizioni e delle opinioni che animano in Italia un dibattito appassionato su temi tanto delicati e complessi. Rispettiamo le opinioni dei cittadini e delle istituzioni italiane, con le quali abbiamo da tempo un canale di comunicazione e di confronto aperto su diverse tematiche sensibili che spaziano tra scienza ed etica."

18 Luglio 2008

giovedì 17 luglio 2008

I 30 anni della fecondazione

Repubblica — 16 luglio 2008 pagina 36

Louise Brown aprì gli occhi e fu chiamata "la bambina miracolo". I tabloid inglesi raccontarono la sua nascita il 25 luglio 1978 come se un meteorite fosse appena atterrato dallo spazio. Per la prima volta, nel caso di quella bimba dal viso rotondo, un ovulo e uno spermatozoo si erano congiunti nella provetta di una clinica e alla luce di una lampada al neon, anziché nel ventre materno. Frankenstein fu l' esempio più abusato per descrivere al pubblico la nuova tecnica e il New York Times intitolò il suo editoriale "Concepire l' inconcepibile". Aldous Huxley - si ricordò - quasi cinquant' anni prima aveva scritto un romanzo in cui sesso e procreazione avevano perso ogni legame, e i bambini nascevano in incubatoio respirando aria artificiale.

Trent' anni più tardi "i bambini miracolo" sono diventati tre milioni nel mondo, e nessuno si sogna più di chiamarli così. La scienza studia le tecniche per aumentare di qualche punto percentuale le chance di successo della fecondazione assistita. Si cerca di rendere i prezzi abbordabili anche per i paesi del terzo mondo. E tutti gli esami medici cui i "figli della provetta" sono stati sottoposti non hanno trovato nulla di strano.

Louise Brown sorride con il suo bambino in braccio, in barba al contratto che il tabloid inglese Daily Mail stipulò allora con i suoi genitori: 500mila dollari per le foto in esclusiva e la possibilità di rivenderle con uno sconto del 40 per cento qualora la bambina fosse morta nel giro di una settimana. «Ricordo bene quando nacque Louise. Era l' anno della mia maturità e la notizia mi sembrò stravagante», ricorda Alberto Revelli, che trent' anni dopo dirige il Centro di medicina riproduttiva all' università di Torino e insegna biotecnologie della riproduzione umana. «Oggi i ragazzi nati dalla fecondazione in vitro li incrocio magari fra i corridoi. Hanno vent' anni, è bastato innaffiarli e sono diventati grandi così».

In Italia i figli della fecondazione assistita sono circa 100mila. «Ogni anno se ne aggiungono 7mila. Stiamo parlando di un numero importante. In alcuni paesi del nord Europa si arriva al 6 o 7 per cento delle nascite», spiega Anna Pia Ferraretti, direttrice scientifica della Sismer, la Società italiana di studi sulla medicina della riproduzione. Sulla salute di questi giovani adulti si sa ormai molto. «Non ci sono problemi particolari - spiega Carlo Flamigni, che insegna ginecologia all' università di Bologna ed è membro del Comitato nazionale di bioetica - però tendono a nascere leggermente prematuri e sottopeso. Non sappiamo se questo dipenda dalla tecnica di fecondazione o dalle cure cui la coppia si era sottoposta in precedenza per combattere l' infertilità». Quando oltre alla fecondazione in vitro si procede anche all' Icsi (iniezione intracitoplasmatica: lo spermatozoo viene iniettato direttamente dentro l' ovulo, bucandolo) qualche anomalia in più è stata notata. «C' è un lieve aumento di alcune malattie genetiche rare», spiega Flamigni. «Si tratta comunque di casi estremamente sporadici». Se oggi di uno sforzo c' è bisogno, per migliorare la fecondazione assistita, è quello di migliorare l' efficienza della tecnica. «Normalmente il 20-25 per cento delle coppie che si sottopongono a questo trattamento ha successo. Può sembrare una percentuale scoraggiante. Ma la specie umana ha un tasso di fertilità molto basso, anche in assenza di problemi specifici. E la legge italiana non ci aiuta a superare le difficoltà», spiega Ferraretti. «Siamo fatti per avere figli a 18 anni - dice Flamigni - ma oggi le ragazze non ne vogliono sapere. Di fronte agli anni che passano, anche l' efficienza della riproduzione assistita si perde. Non basta che la tecnica migliori di anno in anno: abbiamo imparato a scegliere gli ovuli più adatti e riusciamo a conservarli congelandoli. Ma di fronte alla barriera dell' età non c' è molto da fare». A sentir parlare di una tecnica con un successo del 20-30 per cento i "nonni" di Louise Brown (il ginecologo Robert Edwards e il biologo Patrick Steptoe) nel 1978 sarebbero balzati sulla sedia. Alla nascita della "bambina miracolo" si arrivò infatti dopo 12 anni di fallimenti. «Decine e decine di tentativi erano andati a vuoto. Fra gli scienziati e l' opinione pubblica c' era grande scetticismo. La Chiesa aveva pesantemente attaccato questa tecnica. E non dimentichiamo che allora il prelievo degli ovuli avveniva con un intervento chirurgico vero e proprio», spiega Revelli. Che fa il paragone con l' oggi: «L' interesse maggiore arriva dai paesi di Asia, Africa o Sudamerica. Sono appena tornato dall' India e ho in programma una conferenza in Tunisia. Abbattere i costi per estendere la fecondazione assistita a tutti è una delle priorità in questo momento. Ci sono società in cui l' infertilità è vissuta come uno stigma». La scorsa settimana l' ultimo congresso della Società europea per la riproduzione umana si è posto l' obiettivo di portare in Africa la fecondazione in vitro con meno di 200 euro a trattamento. Anche se le barriere culturali rimangono («Molti genitori tendono a tacere di fronte ai figli, come se nascere in questo modo fosse un peccato», racconta Ferraretti), i trent' anni della fecondazione in vitro per i medici sono un esempio. Forse non vale la pena, sembra raccontare la storia di Louise, scomodare così spesso Frankenstein invano.

ELENA DUSI

mercoledì 16 luglio 2008

È figlio di tre sorelle: il bimbo «condiviso» che commuove Londra

Il Corriere della Sera - 16 luglio 2008

Una è sterile: donati ovulo e utero in affitto

LONDRA — Charlie Patrick, tre anni, guarda il pancione della zia e lo tocca divertito. Sa che tra qualche mese da lì arriverà una sorellina o un fratellino perché così è nato anche lui. Capelli biondissimi, occhi azzurri e un sorriso che apre il cuore, il bimbo ha una storia speciale: è figlio di tre sorelle. Alex, sua mamma, resa sterile da un cancro alla cervice quasi dieci anni fa, è stata aiutata a coronare il sogno di avere una famiglia dalla gemella Charlotte, che le ha donato gli ovociti, e da Helen, la primogenita, che ha portato avanti la gravidanza al suo posto. Una maternità surrogata inedita che ha commosso la Gran Bretagna, dove l'utero in affitto è legale.

«Quando mi hanno detto che non avrei potuto avere figli a causa della chemioterapia — ha raccontato a Skynews la donna, 35 anni — ho creduto di impazzire. Io e Shaun, mio marito, li volevamo molto. Un giorno in ospedale mia sorella mi ha consolato: tesoro non preoccuparti, ci sono le mie uova, io tanto non ne ho più bisogno». Charlotte conferma: «In verità io in quel momento scherzavo, però allora avevo già due bambini (ora ne ho tre) e sapevo che in quel modo avrei potuto essere d'aiuto. Ma portare avanti una gravidanza no. Le mie erano state disastrose, non me la sentivo». Ad avere i dubbi più forti è stata Helen, la sorella portatrice: «Quando Alex me l'ha chiesto, all'inizio ho detto no perché accarezzavo l'idea di avere un terzo figlio, ma mio marito Phil era contrario così ho deciso di aiutarla. So di aver fatto la cosa giusta, le ho dato una gioia grandissima. Basta guardarli insieme». Le tre donne raccontano la loro storia ai giornalisti in modo semplice, quasi divertito, senza nascondere i dubbi e i momenti di tensione che ci sono stati in un percorso che non è una passeggiata. «Due settimane dopo la nascita di Charlie — ricorda Helen, 38 anni — avevo gli ormoni impazziti, mi sembrava strano di aver partorito e di non avere un neonato da cullare. Ma poi questa sensazione è sparita e ora amo il piccolo come un nipote».

Tanto ne è valsa la pena che il trio ha deciso di fare il bis e in autunno in casa Patrick arriverà un altro neonato. «Io e mio marito — racconta Alex, che vive con la famiglia a Charlton, nel sud-est di Londra — volevamo tanto un secondo figlio ma non avevo il coraggio di chiedere alle mie sorelle di rifare una cosa così straordinaria, per fortuna me l'hanno proposto loro». Ai detrattori della fecondazione assistita, a chi li accusa di egoismo, la coppia spiega perché ha scartato l'adozione: «Ci abbiamo pensato nel 2003 ma è un percorso lungo e non ci sono molti neonati disponibili, così ci siamo rivolti ad un'agenzia di maternità surrogata, la Cots». Al primo colloquio il consulente spiega che l'unico modo per avere un figlio quasi del tutto biologicamente loro è fecondare gli ovociti di Charlotte con gli spermatozoi del marito di Alex: «Essendo gemella — spiega la donna al Daily Mail — mia sorella è così vicina a me geneticamente che io sono una privilegiata rispetto alle madri che hanno figli con la donazione di ovociti. Quando guardo gli occhi azzurri di mio figlio penso a lei e a quanto la amo». Per i bambini non ci saranno segreti. A Charlie i genitori hanno già spiegato tutto: «Lui sa che è venuto fuori dalla pancia della zia Helen perché quella della mamma non funzionava bene ma non crede di essere il frutto dell'ovocita della zia Charlotte. Forse per un bambino di 3 anni è troppo difficile da capire».

Monica Ricci Sargentini

domenica 13 luglio 2008

Fecondazione: "Linee guida ineccepibili, ma gli organi tecnici del ministero della Salute possono fare maggiore chiarezza"

Dichiarazione di Filomena Gallo vice-segretario dell'Associazione Coscioni e Presidente dell'Associazione Amica Cicogna

Le linee guida della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita sono ineccepibili e condivido la richiesta di parere del Sottosegretario Eugenia Roccella al CSS, ma ritengo che oltre a verificare definitivamente che l'embrione non sia danneggiato dall'analisi clinica e che le gravidanze su embrione sano analizzato giungano poi a termine, vi siano anche altri quesiti da porre.

Come ad esempio:

- perchè il CSS ha ignorato le indicazioni formulate con atto unico, da tutte le società scientifiche sulla fecondazione assistita? Tali indicazioni intervenivano sul limite dei tre embrioni da produrre, il divieto di crioconservazione, divieti che limitano un'applicazione efficace dell' indagine clinica, e nel contempo contraddicono il principio di minor invasività delle tecniche previsto dalla legge 40 all'art. 4

- quale sarà il destino degli embrioni affetti da patologia?

Quesiti tecnici che necessitano di risposte affinchè vi sia quella chiarezza, giustamente sollecitata dal Sottosegretario Roccella, per operatori e pazienti, ci auguriamo che la richiesta di parere sia giustamente integrata.

11 Luglio 2008

Legge 40: il sottosegretario Eugenia Roccella formula un quesito al CSS

“Le linee guida della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita (PMA) firmate dall’ex Ministro della Salute Livia Turco hanno generato una confusione interpretativa fra gli operatori del settore e fra le coppie che intendono ricorrere a queste tecniche.
In particolare, non è chiara la modalità con cui dovrebbe essere accertato lo stato di salute degli embrioni: l’eliminazione del riferimento alla diagnosi osservazionale (contenuta invece nel testo precedente, quello a firma dell’ex Ministro Sirchia) è stata interpretata dai più come un via libera alla diagnosi preimpianto; d’altra parte, invece, c’è anche chi ritiene che il nuovo testo vieti qualsiasi indagine diagnostica.
E’ altrettanto vero che nonostante la sentenza del Tar Lazio e le ambiguità delle nuove linee guida, nessun centro di PMA in Italia ha finora eseguito diagnosi preimpianto, poiché il limite massimo dei tre embrioni da trasferire contemporaneamente in utero non consente, nei fatti, un’applicazione efficace di questa tecnica.
Per risolvere ogni dubbio sulle modalità di attuazione della legge, ho ritenuto opportuno formulare un quesito al Consiglio Superiore di Sanità che chiarisca le due criticità presenti nelle nuove linee guida della legge 40: la prima riguarda, appunto, la quantità di materiale genetico embrionale necessaria per l’indagine preimpianto; la seconda è sulla effettiva percentuale di successo delle gravidanze a seguito del prelievo di una o due cellule dell’embrione.
Ritengo che il parere espresso da un organismo scientifico autorevole quale il CSS potrà aiutare a fare chiarezza sulle eventuali conseguenze della diagnosi e dello screening preimpianto e fornire indicazioni utili agli operatori e alle coppie interessate per una corretta modalità di attuazione della legge 40”.


Eugenia Rocella
10 luglio 2008

mercoledì 9 luglio 2008

La voce dei malati

Navigando in internet abbiamo trovato la lettera di Domenico Marchetti - Presidente di FamiglieSMA - scritta alcune settimane prima del referendum del 12-13 giugno 2005 al direttore di La Repubblica.

Vi invitiamo a leggerla.

CARO direttore,
nel dibattito in corso sui referendum del 12-13 giugno spicca l'assordante silenzio dei malati e dei loro familiari, la cui vita è toccata dalla legge in discussione. In tv e sui giornali, tranne poche eccezioni, non appaiono, non appariamo, mai. È anche colpa nostra; provo quindi a offrire il punto di vista di un'associazione di genitori di bambini affetti da una grave malattia genetica, al momento senza cura. Si chiama Atrofia muscolare spinale e nella forma più acuta è la più importante causa di morte d'origine genetica per bambini entro i 2 anni di età.

Risparmio al lettore il dolore di perdere un figlio, spesso in condizioni di assistenza gravemente insufficiente da parte dello Stato. Tengo invece a esprimere il nostro profondo disagio riguardo ad alcune forzature che sono emerse nel dibattito sui referendum. Innanzitutto vorremmo un'informazione più trasparente su alcuni fatti.

Un primo fatto inerente al primo quesito è che la ricerca con le cellule staminali embrionali potrebbe (probabilmente, ma nessuno lo sa con certezza) curare molte malattie attualmente devastanti. Lo stesso Bush ha ammesso pochi anni fa, quando ha comunicato al suo Paese la decisione di non finanziare con soldi pubblici questi studi, che la ricerca con le cellule staminali embrionali appare al momento più promettente di quella con le cellule staminali adulte. Quest'onestà intellettuale manca nel nostro Paese. È forte il nostro smarrimento rispetto alla scelta di non utilizzare per la ricerca neanche gli embrioni già creati e comunque destinati a perire (come, a esempio, è stato consentito negli Usa); capiamo le ragioni di principio addotte, ma, guardando negli occhi i nostri figli malati, ci riesce difficile interpretarla come una scelta a favore della vita.

Un secondo fatto che vorremmo ricordare affrontato dal secondo e terzo quesito è che oggi, in Italia, una coppia portatrice di malattie genetiche che faccia ricorso alla fecondazione assistita rischia che un embrione malato sia impiantato nell'utero della mamma: quello che il semplice buon senso richiederebbe, cioè assicurarsi che l'embrione sia sano prima di impiantarlo, da noi è proibito. In nessun altro paese occidentale si è arrivati a tanto. Chi di noi, dopo aver perso un figlio ne vorrebbe un altro senza rischiare l'ulteriore dramma di un aborto, è costretto ad andare all'estero; siamo in migliaia e stiamo intasando i centri di fecondazione assistita di mezza Europa.

Ci sono, inoltre, alcuni atteggiamenti riguardo al referendum che ci ispirano forte disagio. Perché un referendum così importante si svolgerà in estate, quando è più scomodo votare? Perché l'informazione televisiva sul referendum è assente o limitata alle fasce orarie di minore ascolto? Con che eticità il fronte contrario all'abrogazione si è indirizzato verso una scelta, l'astensione, che è certo legittima ma che ostacola un sereno e trasparente confronto democratico?

Ci sentiamo scippati del nostro diritto (morale, se non giuridico) a un confronto leale su un tema referendario cruciale per la nostra vita e quella dei nostri cari. Questo è il nostro j'accuse, in nome dei bambini malati che non ci sono più e di quelli che nasceranno domani. La questione chiave in discussione è che tipo di vita sia l'embrione e che tutela dargli. La (legittima) posizione della Chiesa cattolica italiana, in buona parte ripresa dalla legge, non è condivisa dalla altre chiese cristiane né dalle altre religioni monoteiste; l'attuale legge è sicuramente un'anomalia rispetto alle legislazioni degli altri Paesi. Quale occasione migliore di questo referendum per prendere una decisione su un tema così importante e controverso, dopo una campagna informativa che tutti avrebbero dovuto volere equilibrata e completa? Non è vero che la complessità delle problematiche in discussione sconsigli un referendum, con la sua scelta drastica tra "sì" e "no", e suggerisca invece di rinviare la questione alle sedi più appropriate, come sostengono gli astensionisti. In realtà le questioni importanti e controverse sono sempre complesse, e il referendum è la soluzione più adeguata quando c'è il rischio che una decisione presa nelle sedi "appropriate" non coincida con quella della maggioranza dei cittadini. Se le modifiche suggerite dai fautori del referendum non convincono, semplicemente si vota contro.

In conclusione, al di là dei complicati esercizi retorici per difenderla, l'astensione appare per quello che probabilmente è: il frutto di calcoli e il tentativo di salvare la legislazione vigente a tutti i costi. Una parte teme di risultare in minoranza e somma i suoi numeri alla percentuale di elettori che si disinteressano della cosa pubblica e non votano mai, rendendo così invalido il voto. Non dovrebbe sfuggire che questo è un uso improprio della soglia originariamente pensata dai costituenti per evitare che decisioni parlamentari venissero modificate da un numero esiguo di elettori.

È una forzatura: politicamente potrà forse risultare una scelta efficace, moralmente è il fine che giustifica i mezzi, a spese della democrazia sostanziale. È davvero paradossale che questa scelta venga da chi fa dell'etica una bandiera. Chiediamo a tutti gli elettori di assumersi le loro responsabilità il 12-13 giugno: innanzitutto consentendo un confronto leale e democratico su un tema così importante e poi, se credono, sostenendoci nella nostra battaglia per dare un futuro migliore ai nostri figli e permettendo così alla scienza di aiutarci.
(l'autore è presidente di Famiglie Atrofia muscolare spinale Onlus)

(25 maggio 2005)

http://www.repubblica.it/2005/e/sezioni/politica/dossifeconda/babref/babref.html

martedì 8 luglio 2008

ESHRE 2008 - Barcellona



Dal 6 all'8 luglio si sta svolgendo a Barcellona il 24° convegno annuale dell'European Society of Human Reproduction and Embryology a cui parteciperanno anche alcuni ns. illustri ginecologi italiani.
Per ulteriori notizie potete visitare il sito: www.eshre.com

domenica 6 luglio 2008

Fecondazione assistita, buoni risultati per tecnica 'naturale'

Buoni risultati per le aspiranti mamme, grazie a un trattamento di fecondazione assistita "naturale quanto rivoluzionario: la fecondazione in vitro su ciclo spontaneo". Parola di Mauro Schimberni, docente alla II Facolta' di Medicina e Chirurgia di Roma e alla guida dell'equipe di medici della BioRoma. Lo specialista anticipa i risultati che illustrera' nei prossimi giorni ai colleghi riuniti per la 24.ma edizione del Convegno Annuale dell'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), al via domani a Barcellona (Spagna). Pensato per le donne che per vari motivi non possono sottoporsi a una cura ormonale, il ciclo spontaneo e' una tecnica di procreazione assistita che non prevede stimolazione ovarica ma consente alle pazienti con questa problematica di arrivare a una gravidanza. Ma in cosa consiste questo sistema? "La tecnica viene effettuata solo sul singolo ovocita, prelevato dal follicolo che cresce e matura spontaneamente durante il ciclo mestruale della donna - spiega Schimberni - Con il ciclo spontaneo, che non richiede costose e fastidiose somministrazioni di farmaci, la paziente viene controllata con ecografia quotidianamente, dal settimo giorno del ciclo, per seguire la crescita del follicolo ovarico". Quando questo raggiunge le dimensioni di 18mm circa, si somministra la gonadotropina corionica per determinare la maturazione dell'ovocita. Dopo 36 ore dall'iniezione si procede con prelievo ovocitario, effettuato con l'ecografia transvaginale, che permette di arrivare nel follicolo ovarico con l'ago da prelievo (tutto questo puo' avvenire sia in sedazione, che con una leggera anestesia locale). "L'ovocita cosi' prelevato - conclude lo specialista - viene trattato come in tutti gli altri cicli di fecondazione assistita, e tramite Icsi viene fecondato con uno spermatozoo del partner".
"Il nostro gruppo ha sviluppato una particolare esperienza in questo tipo di trattamento, specialmente nei casi di donne che non rispondono adeguatamente ai farmaci utilizzati per la stimolazione ovarica - spiega il medico in una nota - Recentemente sono stati riesaminati gli ultimi 500 casi in questo tipo di pazienti, un esame che ha evidenziato una percentuale di gravidanza del 17.1% per transfer. Questo dato varia in relazione all'eta', con il 18.1%-29.2% di gravidanza per transfer nelle donne al disotto di 35 anni, mentre nelle pazienti di 36-39 anni la percentuale scende al 20.6%". Nelle 'over 40', invece, il dato e' del 10.5% per transfer.Questo studio, prosegue l'esperto, evidenzia come le percentuali di successo ottenute con il trattamento 'naturale' si avvicinano molto a quelle relative alla stimolazione ovarica: 30% di gravidanze per le 'under 35', rispetto al 35% di successi ottenuti con stimolazione ovarica; e 17% rispetto al 20% per le pazienti piu' avanti negli anni.

giovedì 3 luglio 2008

Legge 40, difendiamo le linee guida

Salute di Repubblica - 3 luglio 2008

di Maria Antonietta Farina Coscioni *

Non è la nostra legge, la legge che noi Radicali e dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà della ricerca scientifica avremmo voluto; anzi, abbiamo fatto di tutto, perché venisse abrogata. Parlo della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, e che più propriamente dovrebbe esser chiamata: legge sul proibizionismo riproduttivo e scientifico. Di modifiche, ormai nessuno parla più, come se i tanti problemi che ha comportato siano svaniti; e dire che a suo tempo si assicurava: approviamo la legge per "scongiurare il Far West" (che peraltro non c'era), poi ci impegniamo tutti a perfezionarla, rivederla, modificarla, migliorarla... Niente invece.

Per contro, nessuno degli effetti previsti è stato disatteso: riduzione delle nascite, aumento delle gravidanze plurime con i rischi che comportano, aumento dei costi, dei problemi fisici e psicologici delle coppie, distruzione degli embrioni abbandonati, forte penalizzazione della ricerca scientifica... E naturalmente accade quello che si era subito paventato: l'aumento del "turismo" procreativo all'estero. Con la legge 40, per quel che riguarda la regolamentazione delle tecniche di PMA, l'Italia riesce a totalizzare il maggior numero di divieti di tutti gli altri paesi europei messi insieme.

Nel giugno scorso l'ex ministro della Salute Livia Turco ha emanato le nuove linee-guida. Un atto dovuto perché erano scadute da dieci mesi. E così si è sanata una grave situazione di mancato rispetto della legge. Un provvedimento, per entrare nel merito, non completamente soddisfacente, anche se un passo in avanti importante è stato fatto per favorire la scelta autonoma e responsabile della donna, pur nei margini strettissimi della legge 40 e per l'eliminazione del divieto di analisi pre-impianto che non sia limitata all'analisi osservazionale, recependo le sentenze emesse in più occasioni dalla magistratura. Un risultato cui si è giunti anche per la mobilitazione dell'Associazione Luca Coscioni e del Partito Radicale.

A quanto pare non è finita, e ci si dovrà impegnare per respingere l'offensiva che il centro-destra ha in animo di scatenare, con una mozione firmata da centotrenta parlamentari del PDL e dell'UDC, in cui si chiede che queste linee-guida siano ritirate. E' necessario e urgente rispondere a questa sfida rilanciando l'impegno perché la possibilità prevista con le attuali linee-guida, sia estesa anche a pazienti non sterili, e non solo a chi è infetto da HIV o epatite. Per queste ragioni, con numerose associazioni di malati, l'Associazione Luca Coscioni ha lanciato un appello perché le attuali linee guida non siano abrogate.

* Deputata radicale nel PD e Co-presidente Associazione Luca Coscioni