mercoledì 29 settembre 2010

Pma e farmaci, boom di scambi online in bilico tra solidarietà e mercato nero

Repubblica - 28 settembre 2010

Gonal, Meropur, Decapeptyl e Puregon sono alcune delle molecole che si usano nell'ambito della procreazione medicalmente assisitita. Sono molto costose e chi tenta la gravidanza all'estero non ha diritto al rimborso del Sistema sanitario nazionale. Così su internet in siti e forum femminili si moltiplicano i luoghi di scambio dove però non c'è alcuna garanzia per chi "acquista". L'allarme parte dalla Spagna

ROMA - Non solo steroidi e Viagra, ma anche farmaci usati per stimolare la fertilità femminile. La Rete è sempre più un bazar dove chi ha bisogno compra, vende, scambia. Il mercato online legato alla procreazione medicalmente assistita, poi, sta raggiungendo dimensioni tali da provocare, in alcuni Paesi europei, l'intervento delle autorità di controllo. In Spagna, ad esempio, l'Agenzia nazionale per il farmaco ha censito nell'ultimo anno quasi 80 siti internet per indagare le dimensioni di quello che il quotidiano El Pais ha definito "mercato nero" dei farmaci per la fertilità.

Si è scoperto che il fenomeno coinvolge migliaia di donne, in prevalenza aspiranti madri che cercano di risparmiare sui farmaci nel contesto di un trattamento molto costoso. Le autorità spagnole hanno dovuto ribadire che tali "operazioni di mercato" sono illegali e molto rischiose. I farmaci per la Pma, infatti, spesso richiedono particolari modalità di conservazione e dunque chi li acquista online non ha alcuna garanzia sulla qualità del prodotto né sull'affidabilità di chi vende. In pratica deve fidarsi della parola del venditore.

In Italia la situazione è anche più grave. Rispetto alle donne spagnole che cercano una gravidanza sfidando limiti fisiologici e ritardi dell'orologio biologico, infatti, le italiane in più hanno a che fare con i paletti imposti dalla legge 40 e dunque cercano risposte al loro sogno altrove, nei Paesi dove le leggi sono più permissive. Chi va all'estero sa che è quasi impossibile ottenere i farmaci a carico del servizio sanitario nazionale e dunque cerca strade alternative per risparmiare. Lo scambio sul web è sempre più uno di questi. I siti come Madreprovetta.org, Mammedomani.it, Forum.alfemminile.com sono pieni di annunci di donne che cercano o, concluso il proprio ciclo terapeutico, offrono in dono (molto raramente in vendita) i medicinali che costano tra i 400 e i 600 euro a confezione. E i post sull'argomento sono commentatissimi.

Il fenomeno "italiano" dello scambio su internet sta crescendo parallelamente al numero sempre maggiore delle coppie che ogni anno vanno all'estero. A marzo è stato pubblicato su Human Reproduction il primo studio che ha tentato di quantificare il fenomeno del turismo riproduttivo a livello europeo. La ricerca calcola in 25mila le coppie europee che annualmente si spostano in un altro Stato per accedere alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita: una su tre è italiana. Per arrivare a questi risultati, la Società europea di riproduzione umana ed embriologia ha monitorato - tra ottobre 2008 e marzo 2009 - i dati dei principali cosiddetti "Paesi di accoglienza": Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera. Poi ha stilato una statistica formulata su 1.230 schede raccolte, ben 391 delle quali (il 31,8%) riguardavano coppie italiane.

Un dato colpisce più di tutti. Le "crossing border" italiane, quelle che per poter procreare vanno all'estero, nel 76,5% dei casi si sottopongono a tecniche per la riproduzione assistita (Fivet, Icsi, secondo livello); nel 32,6% per l'inseminazione intrauterina (iui) e nel 4,9% dei casi per entrambe. E in questo contesto, appena il 40% si sposta per la fecondazione eterologa (con seme o ovociti di donatori "terzi") o per la diagnosi genetica pre-impianto, pratiche vietate in Italia. La grande maggioranza (60%) cerca dunque all'estero trattamenti leciti e praticati anche in Italia (ma solo con i gameti della coppia), che però evidentemente si ritengono più efficaci in paesi dove esistono leggi più liberali (e quindi esperienza e tradizione mediche maggiori, come precisa il 46,3%).

Dal campione risulta poi che il 74,9% di chi si sposta non riceve alcun rimborso dal Servizio sanitario nazionale per i farmaci acquistati ai fini del trattamento. Perché possa avvenire il contrario, infatti, serve un piano terapeutico elaborato da un medico o da un centro specializzato italiano, nonché una prescrizione del medico di famiglia.

"Raramente un ginecologo - dice Carlo Flamigni, ginecologo dell'Università di Bologna, membro del Comitato nazionale di bioetica e pioniere della procreazione assistita - compila un piano terapeutico per una donna che vuole tentare la gravidanza fuori dai confini nazionali. Questo piano, oltre a fornire le informazioni sul malato, consente al medico di tenere sempre sotto controllo le terapie e l'evoluzione del trattamento e, al tempo stesso, ha la funzione di limitare gli sprechi, riservando i farmaci ai casi di reale necessità. Soprattutto quando si somministrano terapie molto costose. D'altra parte, come può un medico garantire una cura per un trattamento che viene fatto altrove?". La strada più opportuna, secondo Flamigni, sarebbe quella di "partire" su indicazione del proprio medico con un piano terapeutico già fatto, sottoporsi al trattamento altrove e infine provare a farsi seguire in Italia durante la gravidanza. Ma questo, ammette Flamigni, succede di rado.

Un effetto è che tra le pieghe del web decine di forum diventano luoghi di scambio dei farmaci più costosi. I titoli dei post parlano chiaro: "Cerco (o vendo) Gonal", "Regalo due scatole di Meropur", "Mi servirebbe il Decapeptyl e il Puregon". "Non parliamo di mercato nero - dice Federica Casadei, fondatrice di Cercounbimbo.net, sito storico che raccoglie tra i suoi iscritti almeno 35mila donne che tentano la gravidanza - perché in realtà si tratta di vere e proprie catene di solidarietà. Le donne usano questi forum per chiedere consigli, per regalare farmaci troppo costosi o per cedere un appuntamento atteso da mesi. Il problema - dice Casadei - è che ci si muove al limite della legalità. Per questo Cercounbimbo.net, come anche altri siti, dal gennaio scorso ha vietato messaggi di questo tipo. Ma se da un lato ci convinciamo di aver preso una decisione giusta, perché era l'unico modo per arginare il baratto di farmaci, dall'altro pensiamo che in fondo era uno strumento utile per tutte le coppie alle prese con il percorso a ostacoli della procreaz
ione assistita all'estero". Quelle che non si fermano davanti ai limiti della Legge 40.

Adele Sarno

"Crossing border", una su tre parla italiano. Svezia record per aspiranti mamme single

Repubblica - 28 settembre 2010

Un'indagine della Società europea di riproduzione umana e embriologia ha fatto l'identikit delle persone che "migrano" per inseguire il sogno di avere un figlio: sposate, 37 anni in media, eterosessuali. Alla Francia il record degli omosessuali, agli inglesi quello dei più "vecchi", l'Italia al top per gli sposati e l'Olanda per i rimborsi. I più si spostano ritenendo "ostili" le leggi del proprio Paese

ROMA - Le chiamano "crossing border" perché per cercare di avere un figlio vanno all'estero. Hanno problemi di fertilità, legati a fattori fisiologici o di età; per ragioni giuridiche o di qualità dell'assistenza ritengono che per raggiungere la gravidanza il luogo ottimale non sia il proprio paese; hanno in media 37 anni, sono sposate ed eterosessuali. E' il ritratto delle persone che, all'interno di 20-25mila coppie con problemi riproduttivi, emigrano ogni anno oltre confine inseguendo il sogno di un figlio. Tra queste, una su tre è italiana (31,8%); un record, se si considera che la Germania è seconda in classifica con il 14,4%, seguita da Olanda con il 12,1% e Francia (8,7%). Ad analizzare i flussi e le ragioni del turismo riproduttivo in Europa è la Società europea di riproduzione umana e embriologia (Eshre) che, con uno studio pubblicato su Human Reproduction 2, ha dimostrato che il fenomeno è ben radicato e che sono soprattutto "leggi ostili" a spingere gli aspiranti genitori fuori dai confini nazionali. "Per questo - dicono i ricercatori - sarebbe opportuno pensare a una legislazione uniforme a livello europeo".

Le mete preferite. L'indagine Eshre ha preso in considerazione 1.230 persone che hanno intrapreso un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) fuori dai confini nazionali. Tutte hanno scelto un centro specializzato tra i 44 selezionati dallo studio in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera, ossia i maggiori Paesi "d'accoglienza". Le strutture prese in esame, infatti, insieme rappresentano circa il 50% di quelle che ricevono coppie straniere. I dati raccolti dimostrano che di solito ci si sposta verso il Paese più vicino: gli italiani preferiscono la Svizzera (51,4%) e la Spagna (31,7%), i tedeschi la Repubblica Ceca, gli olandesi e i francesi il Belgio, i norvegesi la Danimarca, mentre gli inglesi si spostano in prevalenza verso la Spagna e la Repubblica Ceca. Nel complesso delle "migrazioni" europee, il Paese più amato dalle "crossing border" è il Belgio che in media viene scelto tre volte su dieci. In particolare, nel 96% dei casi dagli olandesi, nell'85% dai francesi e nel 54,3% dei casi che riguardano coppie non europee.

I trattamenti richiesti. Nel caso dell'Italia, lo studio rivela un po' a sorpresa che si va all'estero non tanto per trattamenti specifici vietati nel nostro Paese, come la diagnosi preimpianto o la fecondazione eterologa (donazione di seme, ovociti o embrioni), richiesti solo nel 40% dei casi; ma anche per sottoporsi a trattamenti leciti in Italia, ma che si crede siano più efficaci in Paesi dove, in presenza di leggi più liberali, si spera di trovare strutture qualitativamente migliori e più "esperte". Come gli italiani, anche i tedeschi (90%) e gli inglesi (90,6%) vanno altrove per tecniche di riproduzione assistita quali Fivet, Icsi, secondo livello. I francesi (43%) e gli svedesi (43,4%) invece richiedono in prevalenza la donazione del seme e questo dato, più che con maggiori problemi di fertilità dell'uomo, si spiega con l'alta percentuale di single (donne) che si sottopongono al trattamento. Le donne più in difficoltà invece sono le inglesi, che sei volte su dieci si spostano per la donazione di ovociti.

"Perché ti sposti?". La maggior parte dei cittadini italiani (70,6%), tedeschi (80,2%), francesi (64,5%) e norvegesi (71,6%) ha risposto alla domanda dando la colpa alle leggi vigenti nel proprio paese. Le difficoltà di accesso alle terapie invece penalizzano gli inglesi (34%) che viaggiano però soprattutto perché hanno un trattamento fallito alle spalle (37,7%). Cercano all'estero la qualità delle terapie gli olandesi (53%), gli italiani (46,3%) e i tedeschi (32,8%). Quanto alle spese, raramente il proprio stato dà un mano: in media solo il 3,8% riceve un rimborso totale dal sistema sanitario nazionale e il 13,4% uno parziale. I più tutelati sono gli olandesi che nella maggior parte ottengono dallo Stato un rimborso totale (22,1%) o parziale (44,4%).

L'identikit delle aspiranti madri. Le "crossing border" italiane in media hanno tra i 35 e i 39 anni (40,5%), sono sposate (82%) e nel 55% dei casi hanno scelto di sottoporsi alla Pma all'estero d'intesa con il proprio medico specialista. La percentuali delle over 45 si ferma al 7,5% dei casi, mentre è più significativo il dato delle under 35, che arriva al 27,3 %. I dati confermano da un lato che l'età della maternità si sposta sempre più in avanti e dall'altro che molte donne hanno problemi di fertilità malgrado la "giovane" età riproduttiva. L'età media rilevata dallo studio fra tutte le nazionalità del campione è di 37,3 anni. Le aspiranti madri più attempate sono le inglesi, che in 3 casi su 10 si sottopongono a trattamenti di Pma a più di 45 anni, e le tedesche (10,8%).

Orientamento sessuale e stato civile. Le coppie italiane della ricerca sono sposate nell'82% dei casi (il tasso più alto, contro una media del 69,9%); nel 17,2% si tratta di coppie conviventi, nell'0,8% si tratta di single. Sul dato degli aspiranti genitori omosessuali/bisessuali si misura tutta la differenza culturale tra il nostro ed altri Paesi: si va dall'1,5% italiano al 39,2% della Francia ed al 32,7% svedese. In Svezia, oltretutto, questa percentuale fa il paio con quella dei single che rappresentano il 43,4% del totale di quanti ricorrono alla Pma all'estero. In pratica, sui 53 casi svedesi contemplati nella ricerca, oltre 21 riguardano donne single che hanno cercato la gravidanza ricorrendo alla donazione del seme.

Come si sceglie la meta. Nel complesso del campione, i canali di scelta privilegiati a pari merito sono il proprio specialista e internet (41,1%). Se sul dato del web incide decisamente la linea seguita dagli svedesi (internet per il 73,6%), in quello sui medici è determinante (55,2%) il comportamento degli italiani, a riprova del fatto che nel nostro Paese la classe medica, chiamata a dividersi tra i limiti della legge e le esigenze del paziente, finisce comunque per svolgere un ruolo "positivo" - e magari "ufficioso" - di mediazione, almeno nella fase di indirizzo, che precede il trattamento. In generale, in un caso su quattro la scelta della meta straniera per la Pma avviene su consiglio di amici e molto raramente su indicazione di associazioni di persone con esperienze simili alle spalle.

Adele Sarno

giovedì 23 settembre 2010

Legge 40 'uccide' donna sottoposta a fecondazione assistita

E' morta a 37 anni, probabilmente per un'emorragia, dando alla luce tre gemelli in seguito a una fecondazione assistita. E' accaduto ieri sera, alle 19.30 circa, all'ospedale Buzzi a Milano. A denunciare l'episodio alla polizia e' stato il marito 40enne della vittima.
Disposta l'autopsia e il sequestro della cartella clinica. Il pm di turno ha disposto i primi accertamenti, ma il fascicolo sara' preso in esame dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato a capo del dipartimento che si occupa di colpe mediche per valutare eventuali profili di responsabilita' a carico di chi aveva in cura la 37enne. I neonati stanno bene.

Rivedere la legge sulla fecondazione assistita: 'e' sbagliata e crudele'. Lo chiede Antonio Palagiano, capogruppo Idv in Commissione Affari sociali e responsabile Sanita' del partito.
Secondo Palagiano 'e' necessario, da parte del mondo politico, agire concretamente, modificando la legge 40 e stabilendo il limite di embrioni da impiantare contemporaneamente nell'utero, poiche' e' noto a tutti che una gravidanza trigemellare mette a serio rischio la salute della madre e dei nascituri'. Palagiano ricorda che 'la Corte Costituzionale, con apposita sentenza, ha stabilito che non e' piu' necessario impiantare tre embrioni contemporaneamente. Il ministro Fazio ed il sottosegretario Roccella, invece di inventarsi ostacoli e limitazioni che puzzano lontano un miglio di proibizionismo, ne prendano atto e si impegnino seriamente per modificare una legge crudele, inadeguata, che ci mette fuori dall'Europa'.

'La morte della donna che ha partorito tre gemelli all'ospedale Buzzi non e' sicuramente dovuta a ipotetici limiti che sarebbero stati posti da me o dal Ministro Fazio all'applicazione della legge 40, come invece sostiene con cinica menzogna l'onorevole Palagiano. Il quale, evidentemente, ignora il contenuto e gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale con la quale personalmente mi sono sempre dichiarata d'accordo'. E' quanto afferma in una nota, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. 'Il Ministero d'altra parte non ha mai voluto, e non avrebbe mai potuto, contraddire una sentenza della Corte, che ha eliminato il limite massimo di tre embrioni da impiantare contemporaneamente. Dal maggio del 2009, infatti, la scelta del numero di embrioni da impiantare durante la fecondazione assistita e' una responsabilita' esclusiva del medico'.
'Le gravidanze trigemellari che si verificano non sono quindi da imputarsi alla legge, modificata in questo punto proprio dalla sentenza, ma unicamente alla procedura liberamente eseguita dal medico. In questo momento di dolore sono vicina alla famiglia e attendo di conoscere meglio i dettagli dell'accaduto per decidere se esiste la necessita' di un intervento ministeriale'.

Aduc - 23 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Fecondazione, nuovo esame 'etico' per selezionare ovulo

Stanare l'ovulo con il Dna 'malato' e selezionare quelli da cui potra' nascere un bebe' in provetta sano. E' la nuova arma a disposizione delle coppie italiane portatrici sane di gravi malattie genetiche, come talassemia, distrofia muscolare e fibrosi cistica. Coppie a rischio, con il 25% di possibilita' di trasmettere la patologia al bebe'. Gli aspiranti genitori potranno archiviare la via del turismo procreativo verso centri esteri che eseguono la diagnosi pre-impianto (in Italia non si fa ancora) e, prima di sottoporsi alla fecondazione in vitro, ricorrere alla diagnosi 'pre-fecondazione': uno strumento "piu' etico della diagnosi pre-impianto perche' l'indagine si fa sull'ovocita e non sull'embrione", annuncia Guido Ragni, presidente della federazione italiana delle societa' scientifiche della riproduzione.
Da settembre sara' il Policlinico di Milano a offrire questo esame, "unico centro pubblico della Penisola". Si comincera' a selezionare le coppie portatrici sane di talassemia. Le liste d'attesa sono aperte da un paio di giorni e gia' ci sono le prime adesioni. Il vantaggio: "Se nel Dna dell'ovulo troviamo la mutazione genetica alla base della malattia, non dobbiamo far altro che buttarlo via e prelevarne un altro. Nel caso della diagnosi pre-impianto, invece, una volta individuato un embrione malato siamo costretti a congelarlo per tutta la vita", evidenzia lo specialista all'Adnkronos Salute.
Ma c'e' anche un risvolto della medaglia: "La percentuale di errore e' del 5%, contro l'1-1,5% della diagnosi pre-impianto". Non e' escluso che in futuro la precisione dell'esame possa crescere ulteriormente, assicura lo specialista. "Siamo davanti a una tecnica nuovissima che puo' essere ulteriormente affinata. E' successo anche con la conservazione degli ovociti che oggi danno risultati quasi sovrapponibili in termini di numero di gravidanze ottenute (rispetto a quelle da embrioni crioconservati).
Della diagnosi pre-fecondazione e di altri temi 'caldi' legati alla legge 40 si discute oggi e domani nel capoluogo lombardo, in occasione del nono Corso teorico-pratico di procreazione medicalmente assistita', promosso dal Policlinico e dalla Fondazione per la ricerca sull'infertilita' di coppia, con il patrocinio della Sir (Societa' italiana della riproduzione).
Un'occasione per analizzare le nuove prospettive aperte dalla sentenza n.151/2009 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimita' dell'articolo 14 (comma 2) della legge 40 sull'obbligo dell'unico e contemporaneo impianto di tutti gli embrioni.
La nuova diagnosi offerta dal Policlinico di Milano "si fa sul cosiddetto 'globulo polare', una cellula molto piccola che viene espulsa dall'uovo quando matura", spiega Ragni. Il materiale genetico (cromosomi) si divide in modo perfettamente uguale. Il primo globulo polare viene prodotto come risultato della prima divisione meiotica al momento dell'ovulazione ed e' espulso prima della fecondazione.
Poiche' possiede un assetto genetico speculare all'ovocita, se il primo globulo polare presenta la mutazione genetica materna, l'ovocita ne risultera' privo e viceversa.
Il margine di errore di questa tecnica di diagnosi e' dovuto al fenomeno denominato 'crossing over', uno scambio di materiale genetico tra cromosomi omologhi che avviene prima dell'espulsione del primo globulo polare e che 'rimescola' l'informazione genetica.

Aduc - 17 settembre 2010

giovedì 16 settembre 2010

USA - Medicina, creata ovaia artificiale

Per la prima volta al mondo gli scienziati dalla Brown University di Rhode Island hanno creato in laboratorio un'ovaia artificiale in grado di funzionare esattamente come quella di una donna. Lo studio è pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction and Genetics. I ricercatori, guidati da Sandra Carson, hanno adoperato una tecnica di ingegneria dei tessuti cosiddetta tridimensionale, utilizzando cellule di donne di età fertile. L'ovaia artificiale puó cosí accogliere gli ovociti ancora immaturi fino a che siano pronti per essere depositati nel grembo materno. Questo permetterà alle donne che hanno subito pesanti cure chemioterapiche che hanno danneggiato l'apparato riproduttivo di aprire nuove possibilità al concepimento. Prima che ricevano le cure anti-cancro, infatti, alle donne potrebbero essere prelevati gli ovociti, congelandoli, per poi impiantarli nell'ovaia "esterna". "È il primo vero successo dell'ingegneria 3D", spiega Carson, secondo la quale anche le cure dell'infertilità e la fecondazione in vitro potrebbe essere avvantaggiate da questa tecnica.

Aduc - 16 settembre 2010

mercoledì 15 settembre 2010

BRASILE - Fecondazione, meglio provarci in primavera

La stagione dell'anno influisce sul successo dei trattamenti di fecondazione assistita. Dunque per avere maggiori chance, gli aspiranti genitori farebbero bene a optare per trattamenti primaverili. Lo suggerisce un nuovo studio presentato al World Congress of fertility and sterility di Monaco dal team di Daniela Braga, del Centro di fecondazione assistita di San Paolo (Brasile).
Da tempo gli scienziati hanno notato la presenza di variazioni stagionali nel numero delle nascite naturali, e l'idea e' che temperatura, ore di luce e altre caratteristiche influiscano su questo aspetto. Ora la ricerca indica che anche le nascite in provetta possono essere piu' semplici in certi periodi dell'anno. Il team brasiliano ha esaminato i parametri citologici e biochimici di 1.932 pazienti sottoposte a Icsi in diverse stagioni dell'anno.
In particolare, 435 erano state trattate in inverno, 444 in primavera, 469 in estate e 584 in autunno. Il team ha scoperto che la percentuale di ovociti in sviluppo, di embrioni di alta qualita', di impianti e i tassi di gravidanza non differivano nei vari gruppi. Ma il tasso di fertilizzazione e' risultato significativamente piu' elevato in primavera, rispetto a ogni altra stagione. "Questo lavoro - conclude Braga - mostra che i cicli di fecondazione assistita possono avere un esito migliore proprio in primavera. In termini pratici questo significa che, se c'e' una reale difficolta' nel concepire, potrebbe essere meglio sottoporsi a un ciclo di trattamento durante questa stagione".

Aduc - 15 settembre 2010

giovedì 9 settembre 2010

SVIZZERA - Fecondazione, diminuisce età media delle coppie

Diminuisce l'eta' delle coppie italiane che diventano neo-genitori grazie alla procreazione medico assistita: solo nel 2010 l'eta' media delle mamme si e' abbassata di un anno rispetto al 2009, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 35 anni. Il dato, in controtendenza rispetto all'aumento dell'eta' media di chi affronta la prima gravidanza, emerge dalle statistiche del centro svizzero di procreazione medico assistita ProCrea di Lugano, dove oltre l'80% delle coppie arriva dall'Italia.
"L'eta' media delle donne che rimangono incinte attraverso la procreazione assistita si sta assestando intorno ai 34,3 anni, contro la media di 35,6 anni registrata solamente lo scorso anno" spiega Luca Jelmoni, direttore di ProCrea. Continua invece ad aumentare in Italia l'eta' media delle mamme alla prima gravidanza: secondo i dati Istat nel 2008 si e' assestata a 31,1 anni, circa un anno e mezzo in piu' rispetto al 1995 quando era 29,8. E sempre nel 2008, il 5,7% dei nati ha avuto una madre con almeno 40 anni (si e' passati dai 12.383 nati nel 1995 ai 32.578 nel 2008).
"Questo trend - sottolinea Michele Jemec, medico esperto in medicina della riproduzione di ProCrea - dimostra una crescente attenzione della coppia al tema della fertilita'. Del resto, l'eta' e' il principale nemico della fertilita' e questi dati lo dimostrano. Una donna viene considerata pienamente fertile fino a circa 30 anni, poi inizia una lenta fase di diminuzione della fertilita', fino ai 35 anni. Dopo i 40 anni, le possibilita' di una gravidanza si abbassano notevolmente". E i dati di successo nei trattamenti di procreazione medico assistita lo confermano. Sulle circa 4mila coppie trattate negli ultimi tre anni dallo staff di ProCrea, il 50% di donne fino ai 30 anni ha avuto una gravidanza, mentre la percentuale di successo cala al 17% nella fascia di eta' tra i 40 ed i 42 anni.

Aduc - 9 settembre 2010

mercoledì 8 settembre 2010

Io, adolescente felice con una madre settantenne

Repubblica - 8 settembre 2010

Claudia, 15 anni, racconta la sua vita con una "madre-nonna". A 56 anni, già in menopausa, grazie all'ovodonazione si riaccende la speranza di concepire un bambino. "La differenza d'età non ha importanza. Conta l'amore"

"IO ho 15 anni, mia madre 73. Detto così sembra una follia ma dovreste vederla e viverle accanto tutti i giorni. A quel punto chiamarla mamma nonna vi suonerebbe ridicolo nonostante le rughe che non nasconde. Perché quella pigra e stanca in casa sono io, lei tiene in riga tutta la famiglia. Altro che nonna, noi la chiamiamo il carabiniere tanto ci fa filare e scomandazza tutti".

Claudia, un'adolescente dal sorriso aperto, gambe chilometriche e occhi chiari, ha i modi diretti di chi non ha paura della verità e sembra infischiarsene dei pregiudizi. Nel villino a due piani alle porte di Napoli, costruito dal padre con i risparmi di una vita da autotrasportatore, racconta la sua storia di straordinaria quotidianità. Nata da una tragedia familiare e dall'amore. Figlia della scienza e della forza di volontà di Maria, un metro e mezzo di grinta in sette decenni di volontà passati a faticare sempre, "perché a noi che abbiamo vissuto la guerra non ci ferma niente anche se non conosciamo i paroloni: io ho fatto solo la quinta elementare perché a dieci anni lavoravo come sarta per aiutare i miei fratelli, ma pur di stringere di nuovo tra le braccia un bambino dopo aver perso mio figlio, avrei fatto di tutto". Dopo settimane di polemiche nate sull'onda della gravidanza a 54 anni della rocker Gianna Nannini, interventi dotti e opinionisti lasciano il posto all'esperienza, alle parole di chi una mamma-nonna ce l'ha davanti e di chi una figlia - nipote se la cresce tutti i giorni. "Senza voler insegnare niente a nessuno, perché ognuno fa come crede, come giudica e come può. Io non avrei potuto fare diversamente, l'ho voluta a tutti costi dopo che era morto nostro figlio Claudio a 19 anni per un incidente". Accanto ha il marito Antonio, coetaneo che assomiglia ad Antony Quinn e che la guarda con affetto mentre ricorda quegli anni bui, quando voleva solo morire perché vivere senza il suo ragazzo non aveva senso per lei e sperare in un nuovo bebè era pura fantascienza.

Tutto per Maria cambia quando ormai di anni ne ha 56 e di speranze nemmeno una. Un'amica legge sul giornale la notizia che le cambia la vita: c'è infatti scritto che si può diventare madri anche in menopausa grazie alla ovodonazione. È il 1994, non c'è legge sulla fecondazione assistita, l'inseminazione eterologa in Italia è permessa mentre oggi migliaia di giovani coppie malate o sterili vanno all'estero per avere un figlio, un bambino sano.
"Non ho capito esattamente come sarebbe successo, me lo hanno spiegato i professori ma non mi interessava la tecnica, io sapevo solo che volevo un figlio e per averlo ero pronta a tutto. Ho fatto gli esami, ero sana come un pesce e quindi adatta. Ho preso ormoni e tutto quello che mi hanno detto ubbidiente come un soldato. E quando dopo due anni al terzo tentativo, alla terza inseminazione è nata la piccolina non ci potevamo credere. Era bella, era viva, era nostra".

Solo gioia, nessuna remora, nessun dubbio per la differenza di età, nessun rimorso per il futuro di una bambina dai genitori anziani anche se circondati da parenti e amici. "Mentre cercavo di rimanere incinta non ho mai pensato che poi avrebbe avuto una mamma o un papà vecchi, mi sentivo dentro la forza, l'energia, la voglia di crescerla. E così è stato. Io sono una combattiva e non mollo, la faccio filare. Non sono una nonna che vizia, che intenerita lascia correre. Sono una mamma che le sta dietro, affettuosa ma anche severa".

A Maria non importa che sua figlia sia nata dall'ovulo di un'altra donna, che geneticamente non abbia nulla di lei, che non le somigli. È grata a quella sconosciuta che ha reso possibile il suo sogno ma non vuole terzi incomodi, non ci sono fantasmi in questa famiglia. "Claudia come carattere e fisico è tutta suo padre, ma la madre sono io. I figli sono di chi li cresce e li ama", taglia corto. Di chi li ama e li fa rigare dritto aggiunge Claudia visto che per lei di discoteche neanche a parlarne, il pomeriggio si esce con gli amici, tutti sottoposti al vaglio e al piglio dei genitori, ma alle otto a casa per cena che domani si va a scuola.

Claudia guarda la madre e ride, quando Maria parte in quarta non la ferma nessuno. "È solare e irrefrenabile, forse un po' ossessiva perché mi ripete le cose mille volte, ma quando parlo con le mie amiche che hanno mamme molto più giovani mi accorgo che hanno a volte più problemi loro di me. Ci discutono meno con i genitori, si sentono incomprese. Con mamma abbiamo la stessa allegria, la stessa fiducia negli altri, forse siamo un po' ingenue. La differenza è che lei è energia concentrata e io sono pigra: lei si alza alle sei, spiccia casa, pulisce tutto da sola e poi mi sveglia per mandarmi a scuola. Sono la prima della classe e per lei, che avrebbe voluto ma non ha potuto studiare, questa è una bella soddisfazione".

Claudia sa tutto di come è nata e non sembra crearle problemi. "Mamma ha cominciato a spiegarmi le cose da quando ero piccolissima. Mi diceva che voleva tanto un figlio, che era troppo vecchia per averne da sola e così ha chiesto aiuto al professor Antinori perché nascessi io. Poi col passare degli anni, mentre crescevo ed ero in grado di capire meglio una cosa così complicata, mi ha raccontato i dettagli". Che lei, ora teenager del nuovo secolo, spiega con la stessa facilità e naturalezza con cui le nuove generazioni maneggiano i computer. Ovuli, donazione, gameti, inseminazione artificiale sono per Claudia parole di uso comune, al massimo sinonimi di un desiderio di maternità forte e trasparente che l'ha portata qui. "Perché non ci sono mai stati segreti in casa, non sono cresciuta con la sensazione di essere una figlia diversa ma solo molto desiderata. Tutto chiaro, alla luce del sole, detto. Ecco, le cose nascoste o non dette fanno più paura, ti lasciano addosso una sensazione di malessere e vergogna perché non capisci, non sai, ti senti come sulle sabbie mobili".

Non è il suo caso e così quando alle elementari si trova davanti a scuola con le compagne dalle mamme ben più giovani e stupite per quella signora anziana che la tiene per mano, non ha tentennamenti. "Nessuna vergogna. Io spiegavo tutto, tutta la storia. Non mi importava cosa pensavano né mi importa ora. I miei amici più cari sanno come sono nata, gliel'ho raccontato io e ormai non se ne parla più, è un dato di fatto: io sono io e lei è mia madre, tutto qui. Non siamo fenomeni da baraccone, ma una famiglia normale con due genitori un po' più vecchi del solito che mi hanno cresciuto nei valori tradizionali, insegnandomi l'educazione e il rispetto".

E quando ha letto della Nannini ha pensato che è persino più giovane di quando sua madre è rimasta incinta. "Non ha un marito? Beh sono tanti quelli che poi un padre vero che si occupa di loro tutti i giorni non ce l'hanno. Se lei la sente, se può dargli affetto va tutto bene. Se non riuscissi ad avere figli con mio marito chiederei anch'io aiuto alla scienza, all'inseminazione".

Genitori biologici, codice genetico, Claudia sa bene cosa significhino ma nel suo quotidiano di affetti tessuti tra passato e presente, tra una famiglia allargata di zii e nipoti, con la foto del fratello mai conosciuto sul comodino, accanto al poster di Avril Lavigne e alla collezione di smalti dai mille colori, sembrano parole lontane.

"Non sono curiosa di chi sia o come sia fatta la donna che ha donato anonimamente l'ovulo. Io di fisico assomiglio tutta a papà e una cosa è certa: io non ho due mamme. La mia mamma è una sola, Maria, perché è lei che mi ha voluto a tutti i costi, che mi ha portato in pancia nove mesi rischiando la vita, è lei quella che mi sveglia, mi fa ridere e mi sgrida. Quella che c'è sempre quando ho bisogno. Mamma è quella che mi prende in giro e quando chiedo ancora coccole mi rimbalza. Sei grande, cercati un fidanzato e fattele fare da lui, mi dice".

CATERINA PASOLINI