martedì 28 luglio 2009

La chiave dell'infertilita' maschile e' in un gene

In un gene c'e' la chiave di un tipo di infertilita' maschile, una chiave che potra' essere usata per eliminare i problemi della fecondazione in vitro, ma anche per sviluppare un contraccettivo maschile. Ricercatori dell'Oxford University (Gran Bretagna), Ghent University (Belgio) e l'Universita' di Massachusetts, Amherst (Stati Uniti) hanno infatti scoperto una mutazione genetica responsabile della mancata attivazione e sviluppo della cellula uovo. La scoperta, pubblicata sulla rivista Human Reproduction, apre la strada a nuovi trattamenti per le coppie con problemi di infertilita', ma anche ad un possibile 'pillolo' per l'uomo. 'La mutazione che impedisce all'uovo di svilupparsi e' quella in una proteina dello spermatozoo chiamata PLC zeta' ha spiegato John Parrington del Department of Pharmacology dell'Universita' di Oxford. 'Questa proteina viene iniettata dallo spermatozoo nell'uovo durante la fecondazione. La cellula uovo e' come in uno stato di attivita' sospesa: l'arrivo di PLC zeta da' inizio al processo di sviluppo dell'embrione'. Tuttavia, la mutazione del gene per questa proteina potrebbe determinare dei malfunzionamenti, oppure non produrre abbastanza proteina da dare vita al processo di sviluppo. 'La mutazione e' in un punto critico del meccanismo della fertilita' ha detto Parrington. 'Dalle nostre analisi su pazienti che si erano sottoposti senza successo a fecondazione assistita, abbiamo scoperto che la mutazione di PLC zeta potrebbe essere la causa dell'insuccesso'. I ricercatori hanno quindi svolti degli esperimenti sui topi, iniettando la versione corretta del gene per PLC zeta per produrre abbastanza proteina. 'Gli esperimenti sono stati un successo, e la cellula uovo si e' sviluppata in embrione. Per le coppie che non riescono ad avere un bambino tramite fecondazione assistita, un simile trattamento potrebbe dare nuove speranze'. Per quanto riguarda i contraccettivi maschili, i ricercatori sono piu' cauti. 'E' praticamente un cliche' il fatto che ogni passo avanti nel campo della fertilita' possa portare ad un contraccettivo maschile' ha detto Parrington. 'Tuttavia, sappiamo che questa proteina e' determinante per lo sviluppo dell'uovo. Se si trovasse un medicinale che blocca PLC zeta senza influenzare altre proteine, una pillola contraccettiva maschile potrebbe diventare realta'.

Aduc - 28 luglio 2009

martedì 21 luglio 2009

La clinica che comprava ovuli a 200 euro

Corriere della Sera - 21 luglio 2009 - Pagina 19

A Milano Una consulente del Niguarda: mi hanno contattata ma non sono mai stata nella struttura

MILANO - Avere un figlio con la fecondazione in vitro costava tra 10 e 15 mila euro. Se bisognava ricorrere a un ovulo donato il prezzo saliva, e di molto. Alla giovane romena donatrice non andavano che un paio di centinaia di euro, ma sono stati proprio questi «spiccioli» a far finire nei guai con la giustizia la clinica Sabyc di Bucarest meta ogni anno di decine di coppie italiane, israeliane e inglesi alla disperata ricerca di una maternità. Tre persone sono state arrestate dalla polizia romena per aver fatto commercio di cellule umane. Sono sempre di più italiani che loro malgrado si danno al turismo riproduttivo. Viaggi della speranza che portano le coppie in paesi dove la normativa sulla riproduzione assistita è meno restrittiva che in Italia. Ma siccome non tutti possono permettersi le esclusive e costose cliniche della vicina Svizzera, cominciano a farsi strada i più economici centri medici dei Paesi dell' Est europeo. Uno di questi è la clinica Sabyc. Fondata nel 1999 da una famiglia di medici israeliani, dal suo sito Internet vanta di essere il terzo centro privato romeno nella fertilizzazione in vitro e si dice in grado di offrire «servizi medici di alta qualità». Ambiente curato, mezzi diagnostici e terapeutici di livello occidentale, la struttura sanitaria di Iom Mihalache boulevard dichiara che fino ad oggi ha garantito un figlio al 33% delle 1.200 coppie sottoposte a trattamento. In contatto con «conosciuti centri» israeliani, la Sabyn afferma di aver «chiesto l' assistenza e il supporto di esperti specialisti famosi nei settore», tra i quali annovera alcuni israeliani e la dottoressa Cornelia Sparios, consulente androloga dell' Ospedale Niguarda di Milano. «Mi hanno contattata - dichiara all' agenzia Apcom l' androloga romena di cittadinanza italiana - ma non sono mai stata a Bucarest nella struttura. Dopo che ho accettato, alcune persone mi hanno informata che in quella clinica facevano cose strane». Altro che strane, deve aver ritenuto la Direzione investigativa contro il crimine organizzato e il terrorismo di Bucarest, i cui uomini tra domenica e lunedì hanno fatto irruzione nella casa di cura. Gli agenti hanno trovato una trentina di persone in attesa di sottoporsi ai trattamenti ed hanno arrestato il proprietario, il ginecologo israeliano Harry Mironescu, suo figlio Yair e Cecilia Borzea, responsabile delle relazioni con i clienti e con le donatrici, accusati di aver organizzato un traffico di ovuli umani. Ad altre due persone è stato imposto il divieto di espatrio. Una ventina gli indagati, sono stati sequestrati documenti, computer e circa 200mila euro in contanti. La polizia ha interrogato una sessantina di persone tra impiegati e infermieri della clinica e donatrici. Si tratta di donne di età compresa tra i 18 e i 30 anni alle quali, secondo l' accusa, la clinica pagava tra gli 800 e i mille lei (188-235 euro circa) a donazione.

Guastella Giuseppe

lunedì 20 luglio 2009

Bucarest, bloccato traffico di ovocitimolti italiani nella clinica della fertilità

Repubblica - 20 luglio 2009

BUCAREST - Scoperto a Bucarest un traffico illegale di ovuli gestito da medici israeliani e destinato a coppie provenienti da diversi Paesi europei, in particolare Italia e Gran Bretagna. Nel corso di una maxioperazione internazionale conclusa nella notte dalla procura romena sono state arrestate più di 30 persone, tra cui personale medico e donne israeliane che si trovavano nella clinica "Sabyc" di Bucarest, struttura creata nel 1999 da medici israeliani specializzata in chirurgia estetica e fecondazione artificiale. La procura sospetta che la clinica funzionasse come base per il traffico illegale di ovuli per la fecondazione in vitro, che veniva richiesta anche da molte coppie straniere - in particolare da Israele, Italia e Gran Bretagna - che arrivavano in Romania per sottoporsi al trattamento, pagando tra i 10mila e i 15mila euro, scrive Agerpres. Secondo le indagini gli ovuli venivano espiantati da giovani donne romene e israeliane, tra i 18 e i 30 anni, e ogni donazione era pagata circa 200 euro. Nel corso dell'operazione sono state sequestrate cartelle cliniche, computer, documenti e denaro per circa 130 mila euro. La procura ha disposto il fermo in carcere per tre delle 30 persone arrestate, per le altre c'è stato il rilascio dopo il pagamento di una cauzione, ma con il divieto di lasciare la Romania per 30 giorni. Negli ultimi anni il traffico di ovociti provenienti da Israele è stato osservato e studiato dalle autorità. La modalità di vendita prevede che le donne si rechino in strutture mediche specializzate all'estero, in Romania, Ucraina, Cipro, Spagna in particolare, per vendere i propri ovociti, una procedura che la legge israeliana vieta sia gratuitamente che dietro compenso. Le donne israeliane che si trovavano nella clinica "Sabyc" erano registrate ufficialmente per cure mediche.

sabato 18 luglio 2009

CROAZIA Nuova legge conservatrice sulla fecondazione assistita

Il parlamento croato ha votato ieri la legge sulla fecondazione assistita, con norme ritenute conservatrici e discriminatorie dall'opposizione di centro-sinistra e da svariate Ong (Organizzazioni non governative) dal momento che il provvedimento, tra l'altro, vieta la conservazione degli embrioni. L'opposizione, ma anche alcuni deputati della maggioranza, hanno lasciato l'aula del parlamento al momento del voto accusando il governo di promulgare 'una legge medioevale', ma non sono riusciti ad abbattere il quorum necessario per l'approvazione. E' stato accolto soltanto un emendamento che permette la fecondazione assistita anche alle coppie di fatto che possono dimostrare di vivere insieme da almeno tre anni.La prima versione della legge assicurava l'aiuto della sanita' pubblica solo alle donne sposate, fatto che aveva destato una valanga di proteste. Il ministro della sanita' aveva giustificato questa scelta dicendo che 'chi non e' per il matrimonio, non e' neanche per i bambini'.La legge prevede che i bambini concepiti con la fecondazione assistita da anonimi donatori possano a 18 anni sapere chi sono i genitori biologici. Sono vietati il congelamento e la conservazione di embrioni e i medici possono rifiutarsi di effettuare la procedura 'per motivi di coscienza'. Fino ad oggi la fecondazione assistita in Croazia era regolata da una legge degli anni Settanta, che non prevedeva una serie di possibilita' nel frattempo rese possibili dalla medicina e non regolava in nessun modo la conservazione e manipolazione degli embrioni.

Aduc - 18 Luglio 2009

giovedì 16 luglio 2009

Fecondazione. Nuova tecnica per selezionare gli spermatozoi piu' sani

Luce polarizzata contro i problemi di infertilita' maschile. Gli studi condotti dalla Societa' italiana di studi di medicina della riproduzione (Sismer) e presentati ad Amsterdam, alla venticinquesima assemblea annuale dell'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), hanno confermato la possibilita' di selezionare gli spermatozoi piu' sani e di miglior qualita' sulla base della loro brillantezza, aumentando cosi' le possibilita' di successo in una procedura di fecondazione assistita. Erbeha Boudjema e Andor Crippa, biologi del laboratorio di concepimenti assistiti di Sismer, hanno condotto un primo studio con il microscopio a birifrangenza verificando che "la diminuzione della brillantezza degli spermatozoi va di pari passo con le alterazioni del Dna spermatico", spiegano. "E' noto che valori elevati di frammentazione del Dna degli spermatozoi - precisano - comportano una compromissione della vitalita' degli embrioni generati e, quindi, il mancato raggiungimento di una gravidanza o una frequenza maggiore di aborti spontanei. Lo studio ha affermato l'associazione tra ridotta brillantezza degli spermatozoi e valori alterati del Dna spermatico. La brillantezza e' stata rilevata attraverso uno speciale microscopio a luce polarizzata, mentre la frammentazione del Dna e' stata valutata con il test Tunel, esame consolidato specifico". Il secondo studio invece ha considerato la correlazione tra la forma degli spermatozoi e la loro brillantezza. Partendo dal fatto che "una forma normale dello spermatozoo garantisce una percentuale maggiore di successo in una procedura di fecondazione assistita -continuano i due biologi- lo studio ha dimostrato che peggiore e' la forma degli spermatozoi e minore e' la loro brillantezza". Ma non sempre la forma riesce a essere la discriminante principale della qualita' dello spermatozoo. "In 7 casi su cento - spiegano i biologi - gli spermatozoi che al microscopio risultano di forma normale, hanno pero' una diminuzione anomala della brillantezza quando vengono valutati con la luce polarizzata. Si tratta di casi che potrebbero avere alterazioni del Dna spermatico e quindi da non utilizzare in una procedura di procreazione assistita. Va poi posto l'accento sul fatto che tra gli spermatozoi che presentano una forma anomala, la proporzione di cellule prive di brillantezza aumenta sino al 30%. Non e' raro che questi spermatozoi vengano utilizzati per l'inseminazione degli ovociti nel caso di campioni seminali molto poveri". "La birifrangenza diventa un parametro importante", puntualizza Edoardo Pescatori, componente dell'unita' di Andrologia di Sismer. "Un parametro fondamentale per la selezione degli spermatozoi ottimali nella tecnica Icsi". La Sismer, si legge in una nota, gia' da due anni sta conducendo studi sulla possibilita' di selezionare gli spermatozoi "migliori" mediante il particolare microscopio equipaggiato con la visione sotto luce polarizzata. "Una metodologia che permette di utilizzare lo spermatozoo esaminato per l'inseminazione", precisa Luca Gianaroli, consulente scientifico di Sisme e neo presidente Eshre. "Infatti, la metodica di selezione degli spermatozoi attraverso il microscopio a luce polarizzata non compromette l'integrita' dello spermatozoo, anzi, consente di selezionare quello maturo e di migliore qualita', e iniettarlo nel citoplasma dell'ovocita aumentando cosi' le possibilita' di successo, conclude.

Aduc - 16 Luglio 2009

mercoledì 15 luglio 2009

Sperma artificiale da staminali embrionali? La legge ebraica non lo vieta

Ricercatori inglesi hanno annunciato di avere creato per la prima volta dello sperma umano per la ricerca sulle staminali embrionali, e secondo un importante studioso ebreo di etica, le scuole rabbiniche potrebbero approvarne l'uso. Il professor Karim Nayernia, che ha guidato il team dell'universita' di Newcastle, ha dichiarato che la ricerca ha cercato di aiutare la fertilita' degli uomini, e non di sostituire lo sperma umano nella fecondazione. Per Nayernia e i suoi colleghi, "in minimo cinque anni la ricerca potrebbe essere usata per curare l'infertilita'". I ricercatori non vogliono usare questa tecnica per creare embrioni umani, anche perche' e' contraria alla legge inglese. La ricerca e' stata pubblicata nella rivista scientifica Stem Cells and Development. Il dottor Mordechai Halperin, medico e rabbino ortodosso, ha dichiarato al Jerusalem Post che la produzione di sperma umano dalle cellule staminali embrionali non e' proibita dalla legge ebraica. "Per esempio", ha continuato, "per una coppia che voglia figli, ma il marito abbia dei probelmi, sarebbe utile che si producesse sperma usando cellule staminali prelevate dai suoi tessuti. Non e' stato provato che gli embrioni e i feti saranno sani usando questi processi. E' ancora teoria. In base alle leggi ebraiche ci sono delle domande ancora da chiarire. Ma secondo queste leggi, anche se l'uomo non produce lo sperma, ma ha donato i geni prelevati da altre cellule si puo' indicare come padre del feto. Se le cellule staminali fossero prese da altri fonti, allora ci potrebbero essere dei problemi. Ma la legge e' sempre in favore della continuita' delle generazioni, specialmente se c'e' desiderio di paternita'".

Aduc - 15 Luglio 2009

Madre a 72 anni?

E' al settimo tentativo di fecondazione assistita in vitro. Se questa volta ci riuscira', diventera' la mamma piu' vecchia del mondo. Miss Jenny Brown, donna inglese di 72 anni, non vuole rinunciare ad avere un bambino anche con la vecchiaia che avanza. La donna ha speso oltre 35 mila euro nei suoi tentativi di fecondazione assistita, sottoponendosi a dei cicli anche in Italia e negli Stati Uniti. "Sono pronta ad andare all'estero di nuovo. Ho sempre - racconta l'aspirante mamma - voluto un bambino, ma ho dedicato la mia giovinezza agli studi, per ottenere lauree in zoologia e scienze mediche. Ho sempre pensato che avrei avuto un figlio al momento giusto, ma gli studi hanno ritardato questo momento sempre piu'. Alla fine ho passato i 50, e sto provando l'inseminazione artificiale sin da allora". A chi le chiede come potra' affrontare la maternita' a un'eta' cosi' avanzata, Brown risponde: "Sono pronta ad un cambio completo della mia vita. Ogni madre puo' morire a qualsiasi eta': io spero di vivere fino a 100 anni, ma non dovessi farcela chiederei a una delle mie amiche piu' giovani di fare da tutrice per il bambino". Alcuni medici hanno criticato fortemente Miss Brown per la sua decisione. "Le donne non dovrebbero rimanere incinte dopo la menopausa", ha detto Patricia Scott, ostetrica ospedaliera. "E' a rischio di aborto e diabete, e non avra' le energie sufficienti per prendersi cura del figlio. Il suo e' un atto irresponsabile", ha detto.

Aduc - 15 Luglio 2009

domenica 12 luglio 2009

12/07/09 Torneo di basket a Volpago del Montello (TV)

La squadra BBTone è scesa in campo per FamiglieSMA ... grazie ragazzi!!!






giovedì 9 luglio 2009

Se l' uomo diventa inutile (o quasi) per fare i bambini

Repubblica — 09 luglio 2009 pagina 39 sezione: CRONACA

Dal sesso al laboratorio: gli scienziati inglesi dell' università di Newcastle hanno creato il primo spermatozoo artificiale. La riproduzione fa così un altro passo dalla camera da letto verso la provetta. E anche se le prime reazioni all' esperimento inglese -che partendo da una cellula staminale embrionale umana è riuscito a far maturare uno spermatozoo in laboratorio - salutano un futuro in cui l' uomo non sarà più indispensabile per la fecondazione, a leggere bene i dati si scopre che la realtà è esattamente l' opposta. Quando infatti le cellule staminali di partenza sono state ricavate da un embrione di sesso maschile - spiega la rivista Stem Cells and development, che ha pubblicato lo studio - ne è nato uno spermatozoo in grado di fecondare una cellula uovo. Le staminali di sesso femminile al contrario si sono arrestate alle prime tappe del processo di maturazione del gamete maschile, troppo lontane dalla metà per promettere alle donne un futuro di indipendenza dal punto di vista riproduttivo. Dal piccolo e gracile cromosoma Y, caratteristico del sesso maschile, allo stato delle conoscenze attuali non si può dunque prescindere per far nascere un cucciolo d' uomo. Lo sperma ottenuto in laboratorio in Gran Bretagna non verrà usato per fecondare alcun ovulo, perché le leggi inglesi non lo permettono. Quando il processo di maturazione di una cellula si svolge completamente fra vetrini e brodi di coltura,è possibile che nel Dna si creino dei danni e il bambino nasca con dei difetti gravi. E la Human fertilisation embryology authority, cui sono affidati questi temi di ricerca in Gran Bretagna, in questo caso sceglie di derogare al suo notorio liberalismo: «Il livello di sicurezza dei gameti derivati in vitro è sconosciuto. Gli scienziati temono che il processo davvero complesso che porta alla loro creazione possa causare delle anomalie nei cromosomi o altri gravi difetti genetici». Gli spermatozoi artificiali di Newcastle, hanno notato anche i loro "papà" in camice bianco, non hanno la stessa motilità, o "vivacità", di quelli normali e c' è il sospetto che di fronte a una vera cellula uovo (quella sì, impossibile da ricreare in laboratorio) finiscano col fare flop. «Il nostro obiettivo è capire in dettaglio cosa avviene quando uno spermatozoo si forma. Abbiamo bisogno di conoscere le cause dell' infertilità maschile per arrivare a curarle» ha spiegato Karim Nayernia, professore di genetica umana e leader dell' équipe dell' università di Newcastle. Nuovi esperimenti e il progredire delle conoscenze potrebbero comunque avvicinarci alla creazione di uno spermatozoo in vitro abbastanza sicuro da consentire la fecondazione di un ovulo. Per questo la Human fertilisation authority non chiude nessuna porta davanti a sé, prevedendo che «tra 5-10 anni lo sperma prodotto in vitro potrà forse essere usato per risolvere problemi di infertilità». Mentre in Gran Bretagna la ricerca sulle "cellule bambine", in grado di trasformarsi in qualunque tessuto dell' organismo, procedea buon ritmo, martedì gli Stati Uniti hanno varato le loro nuove linee guida per l' utilizzo delle staminali embrionali. Il presidente Barack Obama aveva annunciato un' apertura rispetto alla rigida legislazione del predecessore George W. Bush. E il nuovo regolamento prevede in effetti l' erogazione di finanziamenti pubblici per ricerche che usano gli embrioni abbandonati nelle cliniche delle fertilità, oltre a facilitare l' importazione di queste cellule dall' estero. Continua però a negare fondi agli esperimenti in cui le staminali siano state ricavate da un embrione creato ad hoc e poi distrutto esclusivamente per scopi di ricerca. Si stima che le linee di cellule usate dalla scienza Usa possano aumentare da circa sessanta a diverse centinaia. La prossima volta che sentiremo parlare di spermatozoi artificiali, forse, non è un istituto inglese che dovremo citare, ma un gruppo di scienziati americani.

ELENA DUSI

mercoledì 8 luglio 2009

Gb, creato sperma umano da staminali

Corriere della Sera - 8 luglio 2009

Gli studiosi: tra una decina d'anni potrebbe essere prodotto sperma usando solo cellule staminali femminili

LONDRA - Un gruppo di ricercatori dell'università di Newcastle, Gran Bretagna, ha annunciato di essere riusciti a creare, per la prima volta, spermatozoi umani in laboratorio a partire da cellule staminali di embrioni donati da coppie che si sono sottoposte a fecondazione assistita. Si tratta di un evento che potrebbe rivoluzionare tutto il campo delle cure della sterilità.
CURE DELLA STERILITÀ - I ricercatori, scrive il Telegraph, nel presentare i risultati del loro lavoro spiegano che nell’arco di una decina di anni questa tecnica potrà essere utilizzata normalmente per le cure dei casi di sterilità e non escludono un ulteriore passo avanti. Secondo gli scienziati non è impossibile infatti che si possa produrre sperma anche usando
cellule staminali femminili. Questo, in sostanza, consentirebbe a una donna di avere un figlio senza alcun contributo maschile. Il Professor Nayernia, che ha curato l’esperimento, ha precisato che gli spermatozoi realizzati in laboratorio non sono "perfetti" (per dimensione e movimento) ma hanno tutte le qualità essenziali per il processo riproduttivo.
LA TECNICA - Secondo quanto riferito sulla rivista Stem Cells and Development, gli spermatozoi sono stati ottenuti prendendo le cellule staminali degli embrioni umani e coltivandole in provetta con speciali fattori di crescita fino a trasformarle in cellule germinali, ovvero le cellule riproduttive contenute nei testicoli e nelle ovaie. L'ultimo passo è stato far maturare queste cellule fino a formare gli spermatozoi con il processo naturale detto "meiosi". Gli esperti hanno sottolineato che non hanno intenzione di usare questi spermatozoi, battezzati 'In Vitro Derived Sperm' (sperma derivato in vitro, IVD) per la fecondazione assistita, ma solo per studi sulla fertilità maschile.
«UN BALZO IN AVANTI» - Il team britannico, per dare peso allo studio pubblicato sulla rivista Stem Cells and Development, ha anche prodotto un video che dimostrerebbe la mobilità degli spermatozoi. «Questo è un balzo in avanti importante - ha detto Karim Nayernia della Newcastle University and the NorthEast England Stem Cell Institute - e permetterà ai ricercatori di studiare con precisione come nascono e si evolvono gli spermatozoi». «Una maggior conoscenza del seme maschile ci permetterà di capire meglio le cause dell'infertilità in modo da inventare nuove maniere per aiutare le coppie ad avere dei figli», ha concluso Nayernia.
VIETATO IL RICORSO A SPERMA E OVULI ARTIFICIALI - Secondo la legge attuale, in Gran Bretagna (la questione è regolata dallo Human Fertilisation and Embryology Act del 2008) il ricorso a sperma e ovuli artificiali per la cura delle infertilità è al momento proibito.

giovedì 2 luglio 2009

Governo-Tribunale di Bologna, lite sulla fecondazione assistita

Corriere della Sera - 2 luglio 2009

Tecnobios, unica in Italia autorizza la diagnosi preimpianto su coppie non sterili. Il centro: partiamo subito. E il sottosegretario agli Interni Mantovano: sovvertita la legge

Da oggi il centro di procreazione assistita Tecnobios eseguirà la diagnosi preimpianto anche alle coppie non sterili. Per ora è l’unico in Italia. Lo annuncia il direttore del centro, Andrea Borini, che riconnette il via libera all’ordinanza del tribunale di Bologna che, qualche giorno fa, ha accolto il ricorso di una coppia fiorentina nella quale la donna è portatrice della distrofia muscolare. Il primo figlio ha ereditato la malattia e ora la giudice Chiara Gamberini ha autorizzato la diagnosi sull’embrione per non far nascere un altro bimbo malato. «La sentenza fornisce un chiarimento dei dubbi posti dalla Corte costituzionale», ha spiegato Borini. L’apertura riguarda le coppie fertili che non sono state in grado di concepire nei mesi precedenti l’accesso al centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma) e quelle che hanno già avuto figli con gravi patologie genetiche e potranno abbandonare l’embrione malato. E benché l’ordinanza bolognese si iscriva nel percorso indicato a marzo dalla Consulta, ce n’è abbastanza per far insorgere il governo e la maggioranza di centrodestra che nel 2004 approvò la legge 40, tra le più restrittive in Europa in tema di accesso alla Pma. «È sconcertante, un vero e proprio tentativo di riscrittura della legge 40», denuncia il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. Il vicepresidente Pdl della Camera, Maurizio Lupi parla di «uso distorto delle sentenze che stravolgono l’ordine istituzionale in ragione di posizioni meramente ideologiche». Attacca anche l’Udc con Luca Volontè per il quale «l’ordinanza conferma che la sentenza della Corte Costituzionale non era un caso isolato» e sarebbe in atto «una deriva giurisdizionale». Nel Pdl c’è anche la componente ex radicale per la quale l’ordinanza è corretta, ma l’affondo più pesante arriva dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano: il tribunale «sovverte la legge», dice. «Quando qualcuno propone l’elezione diretta dei pm o dei giudici — osserva Mantovano — i magistrati insorgono, sostenendo che la loro funzione non può essere condizionata dalle dinamiche della formazione del consenso. Logica vorrebbe una sana reciprocità: i giudici non sostituiscano il Parlamento».
SCUTELLARI - A Mantovano, ex magistrato, replica il presidente del tribunale di Bologna, Francesco Scutellari: «Non mi risultano procedimenti disciplinari a carico di magistrati del tribunale di Bologna che abbiano esorbitato dai loro poteri. Conosco solo in parte il provvedimento, mi riservo di approfondirlo, ma credo che non lo conosca neanche il sottosegretario. Quindi le sue considerazioni a caldo —aggiunge Scutellari —non rendono un buon servizio alla giustizia. Purtroppo va di moda delegittimare i magistrati. Ma finché rimangono nell’ambito della norma i magistrati hanno il compito di interpretarla secondo coscienza. E invece l’interpretazione che non va a genio a una certa parte politica viene considerata contra legem. È questo l’uso strumentale della giustizia».

Alessandro Mantovani

Legge 40 e embrioni diagnosi preimpianto per coppie non sterili

Repubblica — 02 luglio 2009 pagina 21 sezione: CRONACA

BOLOGNA - Una sentenza del tribunale di Bologna scardina un altro punto fondamentale della legge 40 sulla procreazione assistita. Il tribunale ha infatti dato ragione a una coppia che chiedeva la diagnosi preimpianto dell' embrione perché la donna è portatrice di distrofia muscolare. Questa decisione apre per la prima volta le porte alla fecondazione assistita anche per le coppie che non sono sterili. Il tribunale ammette il ricorso a un centro di procreazione medicalmente assistita anche per i genitori che abbiano avuto in precedenza figli con gravi malattie genetiche. L' ordinanza prevede che si proceda alla fecondazione assistita "previa diagnosi preimpianto di un numero minimo di 6 embrioni". Il medico potrà provvedere poi al congelamento "per un futuro impianto degli embrioni risultati idonei che non sia possibile trasferire immediatamente". Contro la decisione del Tribunale si è scagliata il Sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella che considera la sentenza un' invasione di campo della magistratura nella volontà popolare: «È sconcertante, si tratta di un vero e proprio tentativo di riscrittura della Legge 40».

mercoledì 1 luglio 2009

«Fecondazione assistita anche per coppie non sterili»

Corriere della Sera - 1 luglio 2009

Il tribunale di Bologna: sì all’analisi preimpianto dell’embrione

ROMA — Saltano gli stec­cati della legge sulla feconda­zione artificiale, sotto i colpi dei giudici. Un’ordinanza del tribunale di Bologna deposi­tata due giorni fa aggiunge novità e rafforza, con una se­rie di chiarimenti, la senten­za della Corte Costituzionale dello scorso marzo che in pratica aveva abbattuto i paletti più invisi alla comunità scientifica.
Le tecniche potranno esse­re utilizzate anche da coppie non sterili che hanno già avu­to bambini concepiti natural­mente, ma che sono nati con gravi patologie di origine ge­netica. Si afferma che «il di­vieto di diagnosi preimpian­to pare irragionevole e incon­gruente col sistema normati­vo se posto in parallelo con la diffusa pratica della dia­gnosi prenatale, altrettanto invasiva del feto, rischiosa per la gravidanza, ma perfet­tamente legittima». Questa procedura deve dunque esse­re ritenuta «ammissibile co­me il diritto di abbandonare l’embrione malato e di otte­nere il solo trasferimento di quello sano».
L’ordinanza dispone inol­tre che si proceda «previa dia­gnosi preimpianto di un nu­mero minimo di 6 embrio­ni ». Il medico deve eseguire i trattamenti in modo da assi­curarne il miglior successo «in considerazione dell’età e del rischio di gravidanze plu­rigemellari pericolose» e de­ve provvedere al congelamen­to «per un futuro impianto degli embrioni risultati ido­nei che non sia possibile tra­sferire immediatamente e co­munque di quelli con patolo­gia ». L’ordinanza, firmata da Chiara Gamberini, risponde a una coppia fiorentina che si era rivolta al centro Tecno­bios di Bologna per avere un secondo figlio dopo aver pro­vato il dolore di un bambino colpito da distrofia di Du­chenne, trasmessa dalla ma­dre. Il centro aveva dichiara­to di non poter analizzare l’embrione. I genitori lo scor­so luglio avevano presentato un ricorso attraverso Gianni Baldini, esperto di biodiritto. Il tribunale si è espresso dopo la Consulta che ha smontato alcuni dei divieti. Secondo Baldini «i giudici bo­lognesi offrono un contribu­to decisivo per la corretta in­terpretazione della legge 40 da parte della Consulta. Dub­bi e spiegazioni strumentali vengono spazzati via. Altri non sono stati cancellati. Vie­ne riconosciuto alla coppia non sterile ma che ha già fi­gli il diritto alle tecniche del­la provetta». La sentenza del­la Corte aveva lasciato spazio ad alcuni interrogativi. Se­condo il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella la diagnosi preimpianto sareb­be rimasta comunque impra­ticabile mentre la produzio­ne di un numero di embrioni superiori a 3 e congelamento avrebbero avuto limiti stret­ti.


Margherita De Bac