sabato 19 febbraio 2011

Ginecologia, cartelle perse saltate decine di visite

Corriere della Sera - 19 febbraio 2011

Nuova bufera sul servizio di procreazione assistita: esposto alla Guardia di Finanza

PADOVA - Cartelle cliniche perse, visite saltate senza preavviso, trattamenti inefficaci. E, come se non bastasse, medici che sollecitano le pazienti a lasciare la struttura pubblica per recarsi nei centri privati da loro gestiti. E' questa l'impietosa fotografia del Centro di procreazione assistita della Clinica ginecologica di Padova, che emerge dall'ultimo esposto consegnato alla Guardia di Finanza dal direttore dell'Azienda ospedaliera Adriano Cestrone. Dopo il caso delle fecondazione in vitro non fatte pagare, che ha portato da un lato alla sospensione dell'ex responsabile del Centro, il professor Guido Ambrosini (il 12 marzo sul caso si pronuncerà il giudice del lavoro), e dall'altro alla dura reazione delle pazienti, cui l'ospedale ha messo in conto le prestazioni non riscosse (in totale oltre 300 mila euro), ecco quindi un nuovo fronte caldo. Ad obbligare Cestrone a rivolgersi ancora una volta alla Finanza - l'ultima meno di un mese fa, dopo che due pazienti avevano accusato alcuni medici della Clinica di aver fatto firmare loro i moduli per il pagamento delle fecondazioni appena uscite dall'anestesia - è stata la segnalazione di una donna, che ha fatto pervenire al direttore generale, tramite il comitato delle pazienti del Centro. una lunga lettera di denuncia. «Dopo aver fatto tutti gli esami - scrive la signora nella missiva, che ieri sera è stata pubblicata sul sito del comitato - la dottoressa mi prenota per settembre 2010 una Fivet (fecondazione in vitro) al Centro di Padova. A settembre chiamo per cominciare i trattamenti, ma l'ostetrica mi dice che non trovano più la mia cartella con gli esami e che dunque devo riconsegnarli tutti. La mia Fivet è spostata ad ottobre».

E' il primo intoppo. «In ottobre chiamo nuovamente per iniziare i trattamenti - prosegue la testimonianza -, ma quando l'ostetrica mi sta dando telefonicamente i dosaggi ormonali si accorge che non mi hanno ancora consegnato il piano terapeutico. La Fivet salta anche in ottobre ». La donna è presa dallo sconforto; ma decide lo stesso di proseguire. «Faccio un tentativo di Fivet a novembre - afferma -, tuttavia durante i trattamenti non mi fanno fare l'ecografia e alla fine mi interrompono la terapia perché avevo maturato solo un ovocita. Disperata chiamo la dottoressa, che pensavo avesse seguito la mia terapia e scopro che lei non poteva più accedere alle cartelle delle pazienti per disposizioni interne. Inoltre lei mi dice che la terapia era stata sbagliata». Si arriva così all'incredibile epilogo. «Chiedo di parlare con il direttore - conclude la donna -, mi concedono solo il medico che mi aveva seguita. Questo dottore prima si giustifica, dicendo che nessuna legge impone le ecografie; poi mi propone di rifare la Fivet in gennaio, avvertendomi però che non posso pretendere in un ospedale pubblico di essere seguita sempre dallo stesso medico e che in sala operatoria possono capitarmi anche degli specializzandi. Così alla fine mi dice: "Io lavoro anche in un centro privato e lì seguo le pazienti dall'inizio alla fine"». Ieri mattina, dopo aver girato l'esposto alla Finanza, Cestrone ha convocato i vertici della Ginecologia: attorno al tavolo il direttore della Clinica Giovanni Battista Nardelli, il responsabile del centro di crioconservazione dei gameti Carlo Foresta, la direttrice della Divisione Maria Teresa Gervasi. La riunione è servita per ristabilire ruoli e responsabilità; ma per la prima volta è stata ventilata anche l'ipotesi di una clamorosa chiusura del Centro di Pma.

Giovanni Viafora

venerdì 18 febbraio 2011

Mamma presta utero a figlia per gravidanza

Kristine Casey, 61enne americana della Virginia, ha portato in grembo il suo nipotino, perchè la figlia non riusciva a rimanere incinta. La donna -racconta il Chicago Tribune- ha dato alla luce un maschietto sano, Finnean, in una clinica di Chicago, Illinois, con taglio cesareo e senza complicazioni.
Per Kristine Casey è stata una felicità enorme: "I tre più bei momenti della mia vita sono stati la nascita delle mie tre figlie. Volevo riviverlo e allo stesso tempo fare qualcosa di speciale per una persona cara", ha spiegato la neo-nonna. La figlia 35enne, Sara Connell, tentava da anni di avere un figlio e nel 2004 si era sottoposta a una fecondazione in vitro, ma ha rinunciato dopo due aborti.
E' stata la mamma-nonna a proporsi, nonostante fosse già in menopausa da una decina di anni. Nessun problema: la 61enne si è sottoposta a dosi massicce di ormoni prima di farsi impiantare l'ovulo della figlia. Il capo del reparto di medicina riproduttiva della clinica universitaria di Chicago, David Cohen, ha spiegato che "i rischi di una gravidanza a questa età sono molto alti" e le pazienti "vanno avvertite". Le condizioni fisiche di Casey, secondo il medico, tuttavia, erano molto buone: "Molte 49enni non sono così in forma come questa 61enne", ha dichiarato.
Nel frattempo Kristine si sta riprendendo nella clinica di Chicago, ma presto tornerà in Virginia per dedicarsi al suo ruolo di nonna, tanto più che Finnean è il suo primo nipotino.

Aduc - 18 febbraio 2011

mercoledì 16 febbraio 2011

Fecondazione assistita, Fazio promette: «Sarà garantito il rigoroso anonimato»

Corriere della Sera - 16 febbraio 2011

Continua il dibattito sull'emendamento al Milleproroghe. Garante privacy: sicurezza sufficiente su protezione dati

MILANO - «Sarà assicurato il più rigoroso anonimato di tutti i soggetti coinvolti». Parola del ministro della Salute Ferruccio Fazio, in merito all'allarme lanciato giorni fa dal senatore del Pd Ignazio Marino che ha denunciato un possibile abuso di potere. Parliamo di procreazione medicalmente assistita e in particolare di un emendamento inserito nel decreto Milleproroghe (fresco di fiducia al Senato) che i centri Pma dovranno inviare i dati in loro possesso al Ministero della Salute il quale li inoltrerà all'Istituto Superiore di Sanità e al Centro nazionale trapianti. Ora dunque la rassicurazione del ministro Fazio: «I decreti attuativi della norma sulla trasmissione dei dati riguardanti la procreazione medicalmente assistita assicureranno il più rigoroso anonimato dei donatori e di tutti i soggetti coinvolti, come è del resto già previsto dall'art. 14 dello stesso decreto 191. La garanzia dell'anonimato non è mai stata a rischio perché espressione di fondamentali principi costituzionali ed europei».

«GARANZIE SUFFICIENTI» - Una posizione condivisa dal presidente dell'Autorità Garante per la protezione dei dati personali Francesco Pizzetti: «Riteniamo che ci siano garanzie sufficienti che quando ci sarà l'attuazione del decreto Milleproproghe ci sarà la protezione dei dati sulla fecondazione assistita». Assicurazioni in questo senso, dopo una iniziale segnalazione del rischio da parte del Garante al relatore del testo al Senato, sono arrivate all'Autorità stessa dal governo. «In ogni caso - ha aggiunto Pizzetti -, siccome il decreto attuativo dovrà avere il parare del Garante, presteremo attenzione a questo aspetto». Era stato proprio Ignazio Marino a sottoporre la questione all'Authority. «Si tratta di una questione davvero delicata: l'emendamento a firma del senatore Malan introduce l'obbligo di comunicazione dei "dati richiesti" per le strutture che si occupano di fecondazione medicalmente assistita, secondo modalità da specificare in un successivo decreto di natura non regolamentare - aveva scritto Marino -. Le chiedo di valutare, in nome della tutela al diritto alla riservatezza, se vi sia spazio per una segnalazione al Parlamento e al governo ai sensi della legge 196 del 2003».

DATI SCIENTIFICI - Nel dibattito è intervenuto anche Antonio Palagiano, responsabile sanità dell'Italia dei Valori. «Certezza di anonimato, trasmissione di dati squisitamente scientifici e snellimento delle procedure burocratiche: sono queste le garanzie che chiediamo al governo a tutela della salute delle donne in campo riproduttivo, per una libera procreazione medicalmente assistita e non certo Stato-assistita. Questo governo con l'approvazione dell'emendamento Malan complica le cose, ingolfando le procedure. Non è giustificabile una norma che preveda l'inoltro al Ministero della Salute di generici dati, che possono andare dal nome e cognome della paziente alla tracciabilità dei singoli ovociti. I dati di pertinenza ministeriale, che dovrebbero essere resi pubblici poiché interessano le coppie italiane, sono altri: informazioni dettagliate sugli standard qualitativi e in particolare sui tassi di gravidanza per ogni centro, sia pubblico che privato, i tassi di complicanze e soprattutto il rispetto della riservatezza».

RISERVATEZZA - «Sono d'accordo con l'onorevole Palagiano: le coppie che accedono alla fecondazione assistita hanno diritto a una piena trasparenza dei dati, e alla possibilità di confrontare le buone e le cattive pratiche, i buoni e i cattivi risultati dei diversi centri» è la replica del sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che conferma la tutela della riservatezza: «Stiamo da tempo lavorando a tutto questo e già nella prossima relazione al Parlamento ci saranno significative novità. La trasparenza, naturalmente, non può in nessun modo violare le norme della privacy e il diritto all'anonimato e alla riservatezza delle coppie, e ricordiamo ancora una volta che le modalità adottate saranno sostanzialmente le stesse che già adesso proteggono la privacy in tema di trapianti di cellule e tessuti».

sabato 12 febbraio 2011

Marino: «Nel Milleproroghe abuso del governo su fecondazione assistita»

Corriere della Sera - 12 febbraio 2011

Un emendamento prevede che i centri mandino i dati al Ministero della Salute. «Rispondiamo a direttiva Ue»

MILANO - I centri per la procreazione medicalmente assistita (Pma) dovranno inviare i dati in loro possesso al Ministero della Salute il quale li inoltrerà all'Istituto Superiore di Sanità e al Centro nazionale trapianti (Cnt). Lo prevede un emendamento del senatore Lucio Malan contenuto nel decreto "milleproroghe" approvato venerdì al Senato. Il Ministero predisporrà un decreto per definire le modalità di comunicazione di tali informazioni da parte delle strutture autorizzate «ai fini del successivo inoltro, sia in forma aggregata che disaggregata». Un'iniziativa che risponde a una direttiva comunitaria, spiega il direttore del Cnt Alessandro Nanni Costa, secondo il quale il flusso di dati fa riferimento a due indicazioni: la prima riguarda le procedure di qualità, sicurezza e tracciabilità del singolo centro; la seconda è correlata all'attività complessiva del centro e all'attività regionale che servono a comprendere come funziona la legge nel suo complesso. In altre parole fa comprendere, attraverso il registro nazionale previsto dalla legge 40, come viene applicata la normativa sul territorio.

MARINO: «ABUSO» - Ma il senatore del Pd Ignazio Marino vede nell'emendamento un rischio di abuso, in quanto può mettere a rischio la privacy delle donne e dar luogo possibili «schedature». Quanto spiegato sulla necessità di rispondere a una direttiva Ue, ha dichiarato, «è un abuso del governo e un fatto grave che mette in luce una duplice irregolarità. Da un lato c'è lo strumento giuridico usato per inserire nuove norme: con una legge il cui unico scopo è prorogare il termine della relazione al Parlamento, in realtà vengono inseriti contenuti di sostanza su una tematica molto sensibile come quella della fecondazione assistita. Dall'altra - sottolinea - si rimane stupefatti dalla vaghezza della terminologia usata nell'emendamento quando si dice che i centri di Pma dovranno inviare "dati richiesti" al Ministero della Salute; ma non si pone alcun limite a possibili schedature da parte del Ministero con nome e cognome delle persone che si sottopongono al trattamento della Pma dando così libertà al governo (se venisse approvata questa norma) di conoscere ogni dettaglio personale di chi ricorre a queste tecniche; questo è diverso dal raccogliere dati per valutare efficienza ed efficacia dei trattamenti. Se questo era il vero obiettivo si potevano scrivere chiaramente i limiti per la raccolta delle informazioni».

lunedì 7 febbraio 2011

Francia,nato primo "bebè medicina"

Il suo sangue curerà i fratelli malati

E' nato in Francia il primo "bambino-medicina". Frutto di fecondazione artificiale, il suo embrione è stato selezionato in modo che il suo sangue possa aiutare a curare la beta-talassemia di cui soffrono i suoi fratelli maggiori. Il piccolo Umut-Talha, nome turco che significa "speranza", è venuto alla luce a Clamart, alle porte di Parigi, ed è "in ottima salute". La tecnica utilizzata per la nascita oltralpe è legale dal 2004.

Il bimbo è nato grazie alla fecondazione in vitro dopo una doppia diagnosi genetica pre-impianto, che ha consentito ai medici di scegliere un embrione che non fosse portatore della malattia e compatibile a livello ematico e di tessuti con i fratelli malati.

La legge sulla bioetica del 2004 che consente questo tipo di manipolazioni genetiche ha suscitato molte polemiche. Questa è la prima gravidanza portata a termine dall'introduzione della normativa.

La prima nascita di un bambino di questo tipo è avvenuta negli Stati Uniti, nel 2000. Mentre i primi due "neonati-medicina" europei sono nati in Spagna e Belgio nel 2005. Nel Vecchio continente numerosi stati consentono tale pratica.

TGCOM - 7 febbraio 2011

giovedì 3 febbraio 2011

Procreazione assistita, il Tribunale di Milano porta la legge 40 alla Consulta

Corriere della Sera - 3 febbraio 2011

Accolto il ricorso di una giovane coppia di Parma. Eccepita l'incostituzionalità del provvedimento

MILANO - Il Tribunale di Milano ha eccepito l'incostituzionalità della legge sulla procreazione medicalmente assistita e ha inviato gli atti alla Consulta, sostenendo che la norma laddove vieta la fecondazione eterologa e prevede sanzioni alle strutture che dovessero praticarla «non garantisce alle coppie cui viene diagnosticato un quadro clinico di sterilità irreversibile il diritto fondamentale alla piena realizzazione della vita privata familiare».

IL RICORSO - I giudici della prima sezione civile, investendo della questione la Corte Costituzionale - così come qualche mese fa è stato fatto a Firenze e Catania -, hanno accolto il ricorso di una giovane coppia di Parma, assistita da un pool di legali, gli avvocati Ileana Alesso, Marilisa d'Amico, Massimo Clara, Maria Paola Costantini e Sebastiano Papandrea. I due coniugi prima della scorsa estate avevano chiesto, sulla base di una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo in una controversia promossa da alcune coppie infertili contro l'Austria, che fosse ordinato in via d'urgenza al ginecologo a cui si erano rivolti di effettuare la fecondazione eterologa per via della completa e irreversibile infertilità del marito, sulla base della sentenza di Strasburgo. In alternativa marito e moglie avevano chiesto di sollevare l'eccezione davanti alla Consulta. I giudici milanesi, come hanno fatto nei mesi scorsi i loro colleghi di Firenze e Catania, hanno scelto questa seconda strada. (fonte Ansa)

Procreazione assistita la legge 40 alla Consulta

Repubblica - 3 febbraio 2011

Coniugi di Parma avevano chiesto, sulla base di una sentenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo, che fosse ordinato in via d'urgenza al ginecologo a cui si erano rivolti di effettuare l'eterologa

Il tribunale di Milano ha eccepito l'incostituzionalità della legge sulla procreazione medicalmente assistita, la cosiddetta legge 40, e ha inviato gli atti alla Consulta. Alla base della decisione la tesi secondo cui la norma, laddove vieta la fecondazione eterologa e prevede sanzioni alle strutture che dovessero praticarla, "non garantisce alle coppie cui viene diagnosticato un quadro clinico di sterilità irreversibile il diritto fondamentale alla piena realizzazione della vita privata familiare".

I giudici della prima sezione civile, investendo della questione la Corte Costituzionale - così come qualche mese fa è stato fatto a Firenze e Catania -, hanno accolto il ricorso di una giovane coppia di Parma, assistita da un pool di legali. I due coniugi, prima della scorsa estate, avevano chiesto, sulla base di una sentenza della Corte europea dei Diritti dell'uomo in una controversia promossa da alcune coppie infertili contro l'Austria, che fosse ordinato in via d'urgenza al ginecologo a cui si erano rivolti di effettuare la fecondazione eterologa per via della completa e irreversibile infertilità del marito, sulla base della sentenza di Strasburgo. In alternativa, marito e moglie avevano chiesto di sollevare l'eccezione davanti alla Consulta. I giudici milanesi, come hanno fatto nei mesi scorsi i loro colleghi di Firenze e Catania, hanno scelto questa seconda strada.