mercoledì 29 febbraio 2012

GRAN BRETAGNA - Tre gemelle nate a distanza di quattro anni

Biondissima e con gli occhi chiari, la piccola Libby Cooper (quasi quattro anni) ha tutta l'aria della sorella maggiore, mentre stringe tra le braccia le sue due sorelline Neeve e Maddie. Ma in realta' si tratta di tre gemelle, nate in Gran Bretagna a quattro anni di distanza. Tutte e tre le bimbe sono state concepite contemporaneamente durante un trattamento di fecondazione assistita, ma se la 'maggiore' e' nata a maggio 2008, le piccoline hanno visto la luce solo nei primi giorni di febbraio 2012.
La storia della famiglia Cooper sta facendo il giro del mondo, e la mamma ammette che "e' un po' surreale avere tre gemelle di eta' diversa. Ma noi possiamo vedere gia' le somiglianze. Quando ho iniziato i trattamenti di fertilita' non avrei immaginato che avremmo potuto avere tre figli. E' un sogno - spiega al quotidiano 'Daily Mail' - che e' diventato realta'".
Nel corso del trattamento, eseguito nel 2007 e pagato 6.000 sterline in una struttura privata per evitare la lista d'attesa del servizio sanitario nazionale, la coppia aveva ottenuto sei embrioni.
Uno e' stato impiantato subito e gli altri crioconservati. La gravidanza e' andata bene al primo colpo, e qualche mese la coppia ha provato di nuovo, con due degli embrioni rimasti. Anche questa volta tutto e' andato bene, e le sorelline piu' piccole sono venute alla luce il 5 febbraio.

Aduc - 29 febbraio 2012

martedì 28 febbraio 2012

Staminali isolate nelle ovaie, cambia l'orologio della fertilità

Corriere della Sera - 28 febbraio 2012

Speranza contro la sterilità. Ogni donna potrebbe dare alla luce un bimbo anche dopo la menopausa. La critica: «il rischio sono embrioni geneticamente imperfetti»

La fertilità femminile potrebbe non avere quell'inesorabile «data di scadenza» rappresentata dalla menopausa: la donna possiede infatti una fonte potenzialmente infinita di fertilità, rappresentata da cellule staminali ovariche isolate per la prima volta nelle ovaie di donne adulte. Con queste staminali sono state prodotte cellule uovo (ovociti). Le staminali umane sono state isolate in tessuto ovarico di giovani donne grazie a una ricerca condotta da Jonathan Tilly del Massachusetts General Hospital di Boston e pubblicata sulla rivista Nature Medicine. Analoghe cellule erano state isolate finora nei topi femmina ma non nelle donne.
GRAVIDANZA DOPO LA MENOPAUSA - Aver trovato tali cellule anche nella donna è la prova definitiva che anche in età adulta esiste una fonte cellulare da cui produrre ovociti. Quindi, potenzialmente, isolando le staminali ovariche e conservandole in banche cellulari, ogni donna potrebbe, anche dopo la menopausa, dare alla luce un bimbo. Inoltre in queste staminali potrebbe nascondersi la soluzione a tanti casi di sterilità. Secondo l'ipotesi classica riguardo alla riproduzione femminile, la donna nasce con un numero finito di ovociti che poi nel corso della sua vita riproduttiva sono consumati fino a esaurimento, cosa che determina il sopraggiungere della menopausa. L'aver isolato le staminali ovariche da ovaie di donna e aver prodotto ovociti a partire da esse, smonta questa teoria della «data di scadenza» della fertilità femminile.

I PRIMI STUDI SUI TOPI - Le prime staminali ovariche furono isolate in topi alimentando un acceso dibattito sulla possibilità che la menopausa sia aggirabile. Nel 2009 Ji Wu, dell'università di Shanghai Jiao Tong, aveva dimostrato in una ricerca apparsa su Nature Cell Biology che le staminali ovariche di topi possono produrre ovociti fecondabili. Questi ovociti, trapiantati nelle ovaie di topi femmine sterili, hanno permesso loro di riprodursi. Ma nella donna mancava ancora la prova dell'esistenza di simili staminali. Till ha raffinato la tecnica di isolamento delle staminali ovariche già usata sui topi in precedenti lavori, e attraverso essa è riuscito a isolare le staminali sia in ovaie di topi sia da tessuto ovarico corticale di donne giovani. Dopo di che ha testato l'utilità di queste cellule iniettandole in tessuto ovarico di donna poi trapiantato sotto cute in topi. Le staminali ovariche umane, opportunamente «taggate» con un colorante verde fluorescente per riconoscerle, hanno prodotto ovociti. Chiaramente per motivi etici e legali Till non ha potuto testare gli ovociti umani per vedere se sono fecondabili, come fatto invece con successo con quelli di topo, dai quali sono stati appunto ottenuti embrioni. Ma già solo il fatto che da queste staminali di donna si possono produrre ovociti è la prova di principio del loro valore. La prospettiva è che un giorno le staminali di donne siano conservate in biobanche per poi essere scongelate in caso di bisogno per produrre ovociti da usare nella fecondazione in vitro o in altri trattamenti anti-sterilità.

LE CRITICHE - Secondo Claudio Giorlandino, ginecologo, presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina materno fetale) la ricerca «non tiene conto di aspetti importantissimi dal punto di vista genetico». «In una donna in premenopausa o con problemi di insufficienza ovarica - spiega - c'è qualcosa di geneticamente alterato. Quindi ammesso che si trovino, in futuro, nelle sue ovaie delle cellule staminali che potrebbero produrre ovuli, questi a livello genetico potrebbero presentare dei difetti e quindi andare a generare embrioni geneticamente imperfetti».

venerdì 24 febbraio 2012

Bimbi in provetta, sì al polo

Corriere del Mezzogiorno - 24 febbraio 2012

A Nardò già duecento le coppie in attesa. Fioccano le prenotazione anche da Taranto e Bari

LECCE - Sono già circa 200 le coppie in lista d’attesa presso il Centro per la procreazione medicalmente assistita (Pma) aperto nell’ospedale San Giuseppe Sambiasi di Nardò. Il varo della nuova struttura, che si presenta con requisiti e referenze tali da poter essere considerata come uno dei fiori all’occhiello della sanità salentina e pugliese più in generale, è stato annunciato ieri mattina dall’Asl. Già fioccano le prenotazioni anche dal Tarantino e dal Nord Barese. E questo, purtroppo, non è certo un buon segno, come ha tenuto a sottolineare il responsabile medico del centro, Antonio Luperto, «perché significa che anche da noi i casi di infertilità sono in aumento, intanto perché le coppie decidono di procreare in età sempre più tarda e poi a causa dell’inquinamento ambientale specie da diossina e metalli pesanti, per non parlare delle carni agli estrogeni».
L’équipe collabora con l’Istituto di Biologia della Università, per studi sugli spermatozoi nella sterilità da fattore maschile, di cui è referente scientifico il professor Vincenzo Zara. Al servizio, effettuato in day service, si accede tramite impegnativa del medico curante previa prenotazione al call center (0833/6665872). Sarà possibile sottoporsi a tecniche di fecondazione assistita di primo e secondo livello. I procedimenti previsti sono la Fivet (fecondazione in vitro) e la Icsi (Iniezione intracitoplasmatica). Se tali pratiche hanno successo scatta la seconda fase che è quella del transfer embrionario, vale a dire il trasferimento nell’utero degli embrioni fecondati.

Antonio Della Rocca