venerdì 30 gennaio 2009

Sabato&Domenica - Rai 1 - 31/01/09 dalle 6.30 alle 9.30

Nella trasmissione Sabato&Domenica di domani 31/01/09 in onda su RAI 1 dalle 6.30 alle 9.30 si parlerà di Procreazione Medicalmente Assistita e di Banca degli Embrioni. Non perdetevela!!!

giovedì 29 gennaio 2009

Fecondazione in vitro - Una struttura pubblica per diagnosi ovociti

Il Tempo - 29 gennaio 2009

Nasce al Sant'Andrea una struttura dedicata alle coppie con problemi di fertilità. È il «Centro per la fisiopatologia della riproduzione umana», presentato ieri mattina dal direttore generale Vitaliano De Salaziar, dal rettore della «Sapienza» Luigi Frati e dal preside di Medicina II Vincenzo Ziparo.

Si tratta della prima struttura pubblica in Italia dove sarà possibile la diagnosi pre-concepimento direttamente sugli ovociti: una speranza per le donne affette da malattie genetiche e che rischiano di trasmetterle ai figli. La struttura, diretta dal professor Massimo Moscarini era stata approvata già nel 2003 con una delibera regionale ma da oggi è finalmente operativa. Al Sant'Andrea potranno rivolgersi sia le pazienti che desiderano una Fivet (cioè la «fecondazione in vitro») sia quelle che vogliono una Icsi, cioè una fecondazione con selezione e accompagnamento degli spermatozoi. La struttura sarà aperta dalle 7,30 alle 16, e avrà una info-line dedicata. «I costi delle prestazioni saranno contenuti» ha sottolineato De Salazar: la Fivet costerà 330 euro, mentre la Icsi 500. «È una struttura multidisciplinare - ha spiegato Moscarini - che nasce per la cura della sterilità, non per creare artifici tecnici. Rispetteremo la legge 40: la nostra peculiarità sarà la diagnosi preconcepimento su ovocita, per poi selezionare quelli migliori». Un sistema che raddoppierà le possibilità di diventare mamma. Un approccio benedetto - anche in senso stretto - da monsignor Rino Fisichella: «Un centro come questo - ha detto il presidente della Pontifica Accademia per la Vita - sta studiando una via alternativa, intervenire direttamente sulla cellula, quindi è previo all'elemento che crea conflitto tra scienza ed etica». La struttura risponde inoltre, ha spiegato Moscarini, a un bisogno dei paesi occidentali: gravidanze decise oltre i trent'anni, sigarette, caffè, alcol, inquinamento.Tutti fattori che portano i Paesi industrializzati a contare un 15-20% di coppie che non riescono ad avere bambini. «Il Centro - ha concluso il rettore Frati - è l'esempio di come deve essere una facoltà e un'azienda ospedaliera». «È da strutture come questa che stiamo ripartendo per riorganizzare la sanità» ha commentato il governatore Piero Marrazzo. Soddisfazione anche dal presidente della Pisana Guido Milana: «La riforma della sanità è duplice: meno spese e più servizi». Il consigliere regionale Pd Alessio D'Amato ha sottolineato invece che «una struttura pubblica è una speranza per chi oggi deve rivolgersi ai privati o all'estero».

Gab. San.

mercoledì 28 gennaio 2009

Diagnosi pre-nascita centro ricerca sull' ovocita

Repubblica — 28 gennaio 2009 pagina 4 sezione: ROMA

Al varo nel policlinico Sant' Andrea, il "Centro per la Fisiopatologia della riproduzione", un servizio per le donne con problemi di sterilità e non solo. «Per la prima volta nel pubblico», si potrà eseguire la diagnosi sul globulo polare dell' ovocita, la cellula-uovo che dà origine alla vita. Il centro, orientato sulla riproduzione assistita e sulle patologie della procreazione, sarà diretto dai ginecologi Massimo Moscarini e Donatella Caserta.

(ca.pic.)

lunedì 26 gennaio 2009

Staminali, l' America inverte la rotta primo test sull' uomo con cellule embrionali

Repubblica — 24 gennaio 2009 pagina 12 sezione: POLITICA ESTERA

Era il giorno che Superman aveva sempre sognato. L' attore Christopher Reeve - paralizzato dopo una caduta da cavallo - sperava che le staminali lo potessero aiutare a rialzarsi di nuovo. Ma è morto nel 2004 in piena era Bush, l' epoca più restrittiva per la ricerca sulle cellule ricavate dagli embrioni. Ad appena tre giorni dall' insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, con una decisione da cui traspare tutta l' impazienza della comunità scientifica, la Food and Drug Administration ha dato luce verde al primo studio clinico al mondo che usa cellule staminali derivate da embrioni umani per tentare di curare le paralisi causate da lesioni del midollo spinale. La Geron - un' azienda di biotecnologie della Silicon Valley - da qui all' estate potrà procedere ai primi esperimenti su dieci pazienti. La Food and Drug Administration (Fda) ha negato ogni legame fra la sua decisione e l' insediamento di Obama. Eppure solo pochi mesi fa, a maggio del 2008, l' ente che regola farmaci e procedure mediche negli Stati Uniti aveva congelato la richiesta di sperimentazione della Geron. E oggi, dopo l' approvazione che ha fatto salire di oltre il 30 per cento le azioni della ditta della Silicon Valley, altre due aziende biotech si sono dette pronte a partire con studi clinici analoghi che prevedono l' impiego di staminali embrionali, la Advanced Cell di Los Angeles e la Novocell di San Diego. «Si apre una nuova era per la medicina, che va oltre pillole e bisturi» ha annunciato Thomas Okarma, amministratore delegato della Geron. «Una singola iniezione di cellule vive può restituire funzionalità a un tessuto danneggiato». Il suo entusiasmo va bilanciato però con una serie di test del passato che - pur avendo utilizzato staminali fetali o adulte al posto di quelle embrionali - non hanno dato risultati particolarmente positivi. Né le sperimentazioni potranno aiutare chi è già costretto da tempo su una sedia a rotelle. Per essere trattati, i pazienti della Geron dovranno soffrire di una lesione del midollo spinale acuta. Il loro incidente, cioè, dovrà essere avvenuto una o due settimane prima dell' iniezione di staminali. Ai test clinici preliminari (per il momento l' obiettivo è verificare che il trattamento non sia dannoso per la salute e le nuove cellule non diano vita a tumori) l' azienda californiana è arrivata dopo oltre dieci anni di studi, 45 milioni di dollari di origine privata spesi a fondo perduto e una manciata di brevetti riconosciuti. La sola richiesta di autorizzazione presentata all' Fda era lunga 12mila pagine e si basava su alcuni successi ottenuti sui topolini di laboratorio. Dopo l' iniezione di cellule, le cavie avevano ricominciato in parte a muovere le zampe che erano bloccate dalla paralisi. Le staminali usate dalla Geron arrivano da embrioni umani creati durante la fecondazione in vitro e mai utilizzati dalle coppie. Per ottenerle, gli embrioni sono andati distrutti. Ed è questo il motivo per cui la politica scientifica targata Obama ha provocato le proteste di molti gruppi cristiani. La speranza dei medici è che le staminali attecchiscano nel punto in cui il midollo spinale è leso, rigenerando il tessuto nervoso e permettendo agli impulsi provenienti dal cervello di trasformarsi di nuovo in movimento dei muscoli.

ELENA DUSI

domenica 25 gennaio 2009

Legge 40, non aiuta le nascite

Salute di Repubblica - 22 gennaio 2009

Convegno a Roma a più di quattro anni dalla norma tra ricorsi in tribunale e calo delle procreazioni

Sono passati più di quattro anni dall'entrata in vigore della legge 40 sulla PMA, la procreazione medicalmente assistita, ma il clima non è cambiato: malati che chiedono che la sterilità venga riconosciuta come malattia e che sempre più vanno all'estero per dribblare i divieti, dalla diagnosi pre impianto dell'embrione al congelamento degli embrioni stessi; medici che lamentano di non poter agire nell'interesse del paziente e che denunciano la diminuzione di nascite. In mezzo, la politica, che non calendarizza mai i disegni di legge che chiedono modifiche, e una montagna di ricorsi in attesa del giudizio dell'Alta Corte. Per non parlare di quei tremila embrioni parcheggiati nei centri italiani da prima della legge e di cui oggi si propone l'adozione, dimenticando che un decreto del ministro Sirchia ne autorizzava lo studio a fini scientifici.
Tutti questi temi sono stati trattati al recente convegno "Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?", organizzato a Roma dalla Società Italiana di fertilità e Sterilità e dall'Italia dei Valori. Qualche numero: in tre anni le possibilità di avere un figlio grazie alla PMA sono scese nel nostro paese dal 25% del 2003 al 21% del 2006 (fonte: registro nazionale PMA). In più, sottolinea Luca Gianaroli, presidente eletto dell'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), aumentano, in controtendenza con l'UE, gli impianti di tre embrioni (più del 50% da noi contro il 21,5% UE) con percentuali più alte di gravidanze triple. Gravidanze considerate dagli esperti estremamente rischiose e da evitare, tanto che in alcuni paesi, come l'Australia, il quarto al mondo per numero di cicli con il 3 per cento di bambini nati da fecondazione assistita a carico della Sanità pubblica, vengono vietati impianti con più di due embrioni.
"I rischi sono mortalità prenatale da due a tre volte più alta", spiega Michael Chapman, direttore della Fertility Society australiana, "5 volte più ricoveri nelle rianimazioni neonatali, percentuale 4 volte più alta di paralisi cerebrale. Con costi da 5 a 10 volte maggiori". In ultimo qualche dato su quello che si dovrebbe definire "esilio" e non turismo procreativo. "Nel 2003 solo 60 coppie italiane erano andate in Spagna per accedere a tecniche di PMA", sottolinea il senatore Pd, Ignazio Marino, "nel 2006, dopo il varo della legge, sono state 1.365". A spese loro.

Elvira Naselli

giovedì 22 gennaio 2009

366 giorni


Sono passati 366 giorni.
Giorni di dolore, rabbia e lacrime ma anche giorni di nuove amicizie, mail, telefonate e incontri.
Giorni di battaglie, contatti, giornali, radio e televisioni.
Giorni di viaggi, aspettative e nuove speranze.
Giorni … tanti giorni … ma 366 giorni fa non te sei andato perché sei sempre con noi … hai solo smesso di soffrire.

mamma e papà

venerdì 16 gennaio 2009

Benvenuto Hevan


Mamma Daniela, papà Giovanni e il fratellino Nathan annunciano con immensa gioia che ieri 15 gennaio 2009 alle ore 16.30 è venuto al mondo il piccolo Hevan Gregory.
Condividiamo assieme a loro questo momento di grande felicità.
Vi vogliamo bene.

mercoledì 14 gennaio 2009

Lapsus

Repubblica — 13 gennaio 2009 pagina 38 sezione: CULTURA

Quando Miriam Mafai scrive che con la fecondazione assistita sono «stati messi a punto metodi, fino ad allora inconcepibili, di gravidanza e maternità» dice la pura e incontroversa verità: però la dice in modo strano. Dopo una frase, nel suo articolo di qualche giorno fa, parla infatti di come i «bambini venivano concepiti» prima del 1978 (e in gran parte ancora oggi), e cioè con il metodo che allora appariva l' unico. Fuori da quel metodo i bambini erano, in due sensi, «inconcepibili». Non deve essere un caso del tutto fortuito se oggi i due sensi della parola «concepire» si incontrano sempre più spesso. «Concepire bambini» e «concepire idee», naturalmente, sono due cose indipendenti l' una dall' altra, tanto è vero che i preti ne fanno, di norma, una sola. Ma negli ultimi tempi si incontrano sempre più spesso. Pareva impossibile concepire bambini con metodi di fecondazione non naturale, e invece eccoci qua. Alla Chiesa pare inconcepibile una grande parte di quei metodi, e invece eccoci qua un' altra volta: l' inconcepibile è stato concepito, e si vede che non era inconcepibile. Forse bisogna rivedere, con realismo e saggezza, il concetto di concezione.

STEFANO BARTEZZAGHI

'Vogliamo anche noi un bimbo sano' . Preimpianto, ricorso contro la legge

Repubblica — 13 gennaio 2009 pagina 7 sezione: TORINO

Vogliono un figlio e lo vogliono sano. Ma sono sterili e soprattutto portatori entrambi di una malattia genetica che potrebbe essere trasmessa, con un rischio del cinquanta per cento, alla loro prole. Con la fecondazione assistita hanno la possibilità che uno o due, dei soli tre embrioni che possono essere impiantati nell' utero, siano «malati». Ma non possono saperlo perché la legge vieta la diagnosi preimpianto. Si sentono dunque discriminati nella loro possibilità di generare un figlio in salute, e chiedono l' intervento urgente del giudice. Per questo una coppia di torinesi, 35 anni, hanno presentato un ricorso in tribunale civile. Nell' affrontare la battaglia legale però non sono soli, visto che altri nove ricorsi in altri tribunali d' Italia sono stati portati avanti dal team di avvocati a cui si sono rivolti, i legali Gianni Baldini, Maria Paola Costantini, Giorgio Muccio, Marilisa D' Amico, Sebastiano Papandrea, Ileana Alesso, Massimo Clara e Filomena Gallo, e da nove associazioni di pazienti (Madre provetta, Hera, L' Altra cicogna, Amica cicogna, Unbambino. it, Cerco un bimbo, Cittadinanzattiva, Sos fertilità, Associazione Luca Coscioni), che si fanno carico dei costi legali, e da quattro centri per la procreazione assistita (Sismer, Umr, Cecos, Warm). «La malattia genetica di cui è portatrice la coppia di aspiranti genitori torinesi si chiama traslocazione robertsoniana, ed è molto grave perché c' è un alto rischio che venga trasmessa al figlio e che questi possa contrarre un tumore che lo porterebbe a morte certa - ha spiegato l' avvocato Gianni Baldini di Firenze che ha presentato l' esposto davanti ai giudici torinesi della sezione "famiglia" poco prima di Natale - visto che per legge si possono impiantare solamente tre embrioni al massimo, esiste una possibilità solo del 10 per cento che possano avere un figlio sano. Nel ricorso d' urgenza, chiediamo al giudice di ordinare una diagnosi genetica preimpianto e che possano essere impiantati in questo caso più di tre embrioni, visto che la coppia si sente discriminata e vorrebbe avere le stesse chance di successo degli altri aspiranti genitori. Si chiede inoltre al giudice di superare i limiti imposti dalla legge e di sollevare una questione di legittimità costituzionale che riguarda l' obbligo terapeutico del medico, in pratica che sia il medico a poter valutare caso per caso quanti embrioni servono per poter instaurare una gravidanza senza rischi». Sinora infatti è possibile effettuare solo tre tentativi, ed è permessa solo la diagnosi di osservazione dell' embrione «permette di capire solo le caratteristiche morfologiche e di individuare solo il sei per cento delle patologie. mentre noi chiediamo la diagnosi genetica, una biopsia che individuerebbe il 93 per cento delle malattie».

SARAH MARTINENGHI

Il nascituro sarebbe destinato a morte per tumore

Repubblica — 13 gennaio 2009 pagina 7 sezione: TORINO

La traslocazione robertsoniana è un tipo di anomalia cromosomica. I portatori di questo difetto del Dna hanno un' alta probabilità di generare figli affetti da disturbi genetici. Ad esempio, gli individui affetti da traslocazione robertsoniana nel cromosoma 21 hanno un' alta probabilità di generare figli affetti dalla sindrome di Down. Altri disturbi associati alle traslocazioni sono il cancro e l' infertilità sia maschile che femminile. La legge 40, approvata nel 2004, sulla procreazione assistita, vieta sia la sperimentazione sugli embrioni sia la clonazione umana. E consente la ricerca clinica sull' embrione solo se finalizzata alla tutela della sua salute e del suo sviluppo. Tuttavia ogni indagine relativa allo stato di salute degli embrioni creati in vitro può essere solamente di tipo osservazionale: il medico studia solo l' aspetto dell' embrione e può scoprire il 6 per cento delle patologie. Qualora dall' indagine vengano evidenziate gravi anomalie irreversibili dello sviluppo di un embrione, il medico responsabile della struttura informa la coppia. Secondo la legge è possibile produrre il numero di embrioni necessario a un unico e contemporaneo impianto, e comunque non più di tre. Una sentenza del tribunale di Firenze e una del Tar del Lazio hanno «eliminato» l' espresso divieto di diagnosi, e le linee guida del ministero non forniscono informazioni precise sulla legalità della diagnosi preimpianto, pertanto i centri di fecondazione assistita non si sentono sicuri di poterla eseguire.


SARAH MARTINENGHI

Procreazione assistita

Sen. Patrizia Bugnano - IDV - 11 gennaio 2008



Sono quasi 5 anni che la legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita, è entrata in vigore. Eppure il dibattito è ancora molto acceso e aperto, lo scontro anche fra le forze politiche è molto alto. Il dibattito della comunità scientifica è molto controverso, e anche nella comunità di uomini e donne che desiderano fortemente un figlio ma che non possono procrearlo naturalmente. E' un tema di grande attualità. Nell'aprile del 2008, la ministro Turco aveva emanato le nuove linee guida di applicazione della legge 40, che in qualche modo rinnovavano e innovavano dalle linee guida che erano state emanate in prossimità dell'entrata in vigore della legge nel 2004.

Le linee guida del ministro Turco avevano molti punti di rinnovamento, ma ad un punto in particolare ha aperto il dibattito e lo scontro, ovvero sul divieto dell'indagine eugenetica che è stato introdotto dalle linee guida del ministro. Questo divieto ha creato e sollevato molti dubbi di costituzionalità. Diversi tribunali, in particolare quello di Firenze, hanno recentemente pronunciato ordinanze di legittimità costituzionale, davanti alla Corte Costituzionale, della legge 40. Recentemente, nel settembre del 2008, il tribunale di Firenze, con alcune ordinanze, ha chiesto il pronunciamento alla Corte Costituzionale. Era stata fissata l'udienza al 4 novembre, poi rinviata a data da destinarsi proprio perché sono giunte diverse pronunce dei tribunali di merito. In particolare, i giudici del tribunale di Firenze hanno appuntato la loro attenzione su questo divieto dell'indagine eugenetica. Vi leggo che cosa hanno detto i giudici del tribunale di Firenze: “La richiesta di procedere con la diagnosi di preimpianto su una coppia ad alto rischio, quindi che cerca di evitare la nascita di un figlio che possa avere problemi di salute, e che abbia poi la necessità di affrontare un aborto terapeutico, non può essere considerata eugenetica”. Secondo il giudici del tribunale di Firenze esulerebbe dal divieto che oggi invece oggi è previsto. L'ordinanza dei giudici di Firenze ripropone in modo preciso il problema del limite della creazione di soli tre embrioni, che risulta gravemente lesivo della salute delle donne, e in violazione degli articoli 32, 2 e 13 della Costituzione. I giudici del tribunale di Firenze si spingono oltre, e propongono una riscrittura di questa norma. Come capite, l'importanza del tema è tanta, riguarda tantissime coppie, tantissime donne e tantissimi uomini, e credo che debba essere affrontata con un approccio sicuramente e altamente scientifico, ma anche un approccio laico. Per questo l'Italia dei Valori ha organizzato, per le giornate del 12 e 13 gennaio a Roma, un dibattito scientifico-politico su questo tema, dal quale speriamo che alla fine dei lavori escano delle idee, un confronto sano e positivo, sull'opportunità o meno di modificare questa legge per fare in modo che le coppie, gli uomini e le donne italiani, non debbano più andare all'estero per pensare di procreare un figlio, ma soprattutto possano costituire in Italia e nel loro Paese serenamente la loro famiglia. Sarà un momento importante per evidenziare le criticità e le soluzioni che la legge 40 deve poter dare.

Legge 40 e turismo riproduttivo

On. Antonio Palagiano - IDV - 9 Gennaio 2009



Sono passati quattro anni dall'applicazione della legge 40 del 2004, quella sulla fecondazione assistita, e abbiamo ritenuto opportuno noi dell'Italia dei Valori di fare un punto sulla situazione e vedere perché queste donne scelgono l'estero per le loro pratiche di PMA, e se vale ancora la pena oggi andare all'estero per ottenere una gravidanza e se è giusto andare all'estero per lo stesso scopo.

Abbiamo creato un convegno, Italia-Resto del mondo, in cui le varie tecniche che sono consentite nei vari Paesi vengono messe a confronto, dove vengano pacatamente analizzati i risultati da scienziati provenienti dall'Australia, dagli Stati Uniti e da tutta l'Europa, insieme a dei politici. Quindi farli sedere tutti attorno ad un tavolo per discutere quelle che sono le reali conseguenze di questa legge su cui converrebbe fare una riflessione.

Gli argomenti spinosi sono davvero tanti. Innanzitutto, esiste una possibilità reale per le donne di ottenere una gravidanza? La legge 40 agevola la riproduzione umana? Agevola le speranze di queste donne di ottenere un bambino oppure è una legge repressiva?

Esiste il problema della diagnosi pre-impianto. L'Italia è un Paese in cui è vietata la diagnosi pre-impianto, con il quale le famiglie e le coppie portatrici di malattie genetiche come l'anemia mediterranea, di cui è ricco il bacino mediterraneo, potrebbero avere dei bambini sani attraverso la fecondazione assistita. Invece la legge italiana è un po strana, non consente la diagnosi pre-impianto e consente invece l'aborto terapeutico fino alla ventitreesima settimana. La legge di Stato è crudele, e costringe queste donne o ad andare all'estero, in quasi tutti i Paesi dov'è possibile la diagnosi pre-impianto, e se non hanno i soldi per affrontare questi viaggi della speranza le costringono ad abortire o a scegliere di non avere figli.

Esiste la questione spinosa degli embrioni abbandonati, che oggi sono stati censiti. Ce ne sono almeno 2527, e dico “almeno” perché ce ne sarebbero altrettanti che non sono stati dichiarati abbandonati dai genitori, i quali hanno espresso per iscritto alla rinuncia all'embryo-transfer, ma di genitori irrintracciabili. Questi embrioni hanno una vita limitata di alcuni anni, man mano nel tempo le possibilità di un empianto reale si affievoliscono e di conseguenza sono destinati a morte sicura. Noi dell'Italia dei Valori stiamo pensando di dare una vita a questi embrioni, di rendere felici migliaia di coppie italiane attraverso una embriodonazione, attraverso un'adozione precoce che abbiano gli stessi paletti che hanno le adozioni dei bambini: famiglie affidabili, con un reddito che possa consentire la loro educazione, una serie di accertamenti sullo stato di salute dei genitori, sulla qualità di vita, dell'abitazione, dando un futuro certo a questi bambini.Per questo ci stiamo muovendo, con la nostra proposta di legge che verrà presto presentata alla Camera dei Deputati e di cui siamo orgogliosi.

martedì 13 gennaio 2009

Fecondazione, il punto sulla legge. L'Italia penalizza chi vuole un figlio

Repubblica - 12 gennaio 2008

A quattro anni dall'entrata in vigore della Pma, le possibilità sono sempre di meno
Aumentano le coppie costrette a scegliere l'estero per evitare gli ostacoli
Se ne discute in un convegno in corso a Roma con esperti e politici


ROMA - A quattro anni dall'entrata in vigore della legge 40 sulla procreazione assistita (PMA) le possibilità di avere un figlio continuano a diminuire. Le gravidanze multiple, considerate dagli esperti come estremamente rischiose, costose e da evitare, sono invece in aumento, così come le coppie costrette a scegliere un centro all'estero per ovviare ai divieti della legge, primo fra tutti il congelamento degli embrioni e l'obbligo di fertilizzare solo tre ovociti. E - suggerisce il professor Pasquale Patrizi, direttore della Clinica di Fertilità alla Yale University - smettiamola anche di chiamarlo turismo procreativo: i pazienti italiani non vanno in vacanza, chiamiamolo piuttosto "esilio".

Il panorama, desolante, emerge dal convegno "Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?", organizzato dalla Società italiana di fertilità e sterilità e dall'Italia dei Valori. Antonio Palagiano, vicepresidente della Società e deputato, chiede una revisione della legge proponendo ad esempio, come accade in Germania, che si possa autorizzare almeno il congelamento, se non degli embrioni, degli ovotidi, gli ovociti fecondati ma in cui il patrimonio genetico dei due gameti, il Dna maschile e femminile, non si è ancora fuso. Altro punto importante, quello della diagnosi preimpianto, vietata dalla legge. Ma resta irrisolto anche il nodo delle coppie portatrici di patologie genetiche, che a tutt'oggi non possono accedere alle tecniche, riservate solo alle persone sterili.

"I numeri parlano da soli" commenta con amarezza Carlo Flamigni, ginecologo di fama e pionere della fecondazione assistita. Vediamoli, i numeri. In appena tre anni le possibilità di avere un figlio grazie alla fecondazione assistita sono scese nel nostro paese dal 25% del 2003 al 21% del 2006 (fonte: registro nazionale PMA). Ma quel che è peggio, sottolinea Luca Gianaroli, presidente eletto dell'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), aumentano, in assoluta controtendenza con l'Unione europea, gli impianti di tre embrioni (più del 50% del nostro paese contro il 21,5% della Ue).
Questo che cosa significa? La risposta la dà il professor Michael Chapman, direttore della Fertility Society australiana. "Mortalità prenatale da due a tre volte più alta, ricoveri nelle rianimazioni neonatali 5 volte maggiori, 4 volte più alta la percentuale di paralisi cerebrale. Con costi economici da 5 a 10 volte maggiori. Ecco perché in Australia, al quarto posto nel mondo per numero di cicli e dove il 3% delle nascite è da fecondazione assistita, si impianta anche un solo embrione e il massimo è comunque di due".


Ci sono, è vero, dei disegni di legge di modifica della legge 40. "Alcuni anche trasversali - precisa l'avvocato Filomena Gallo, presidente dell'associazione di pazienti "Amica Cicogna" e docente di Etica e Legislazione biotecnologica in campo umano all'ateneo di Teramo - depositati anche nella passata legislatura, ma non sono mai stati calendarizzati perché non c'è la volontà di affrontare questo delicato tema. Che riguarda persone malate, ma non considerate tali, che si curano a proprie spese perché non tutte le Regioni hanno inserito nei propri Drg i rimborsi per farmaci e terapie, e infatti la Commissione Europea sta valutando proprio le questioni attinenti il rimborso diseguale per chi si cura all'estero. Nei prossimi mesi sarà la Corte Costituzionale ad affrontare la legge nei punti regolamentati dagli articoli 14 e 6: limite dei tre embrioni, divieto di crioconservarli e di revocare il consenso informato".
Tempi lunghi e risultati incerti. Con un altro capitolo tutto italiano: attualmente ci sono più di 2.500 embrioni congelati prima dell'entrata in vigore della legge, e abbandonati. La Biobanca, costituita a Milano e in funzione, dovrebbe prenderli in carico ma non sono mai stati trasferiti perché - spiega Gallo - non si sa con quali modalità farlo. E potrebbe costare più di 300 mila euro.

Il convegno continua domani con un altro delicatissimo tema: la conservazione della fertilità in uomini e donne. Ancora oggi, infatti, chi sta per sottoporsi a chemioterapia o ad altre terapie aggressive non sa che può congelare gli spermatozoi (per l'uomo), gli ovociti o porzioni di tessuto ovarico (per la donna) e sperare che, dopo la cura, possa ancora avere figli. Per questo è stato messo a punto un progetto, già approvato dal ministero per la Salute con l'Istituto superiore della sanità. Quattro ospedali - il Moscati di Avellino, il Galliera di Genova, Santa Maria la Nuova di Reggio Emilia e il Sant'Anna di Torino - preparano una rete capillare in tutto il territorio, in collaborazione con i centri oncologici, per sviluppare strategie per conservare la fertilità nei pazienti oncologici e in chi ha sterlità iatrogena (malattie autoimmuni, lupus, endometriosi). "Vogliamo che nei consensi informati ci sia scritto che alcune terapie sono a rischio sterilità - spiega Cristoforo De Stefano, coordinatore del progetto e direttore scientifico di Medicina della riproduzione dell'ospedale campano - e che i pazienti possano sapere che ci sono delle opzioni per conservarla. La maggior parte non è informata, e parliamo di malati giovani ai quali viene tolta la possibilità di avere figli". In un futuro non lontano, si tenterà con il congelamento di un intero ovaio: l'ha già fatto Patrizi con la sua équipe a Yale. I risultati sono stati buoni con le pecore. Adesso sono stati fatti prelievi su donne, le ovaie sono state congelate e scongelate, il risultato è "soddisfacente", ma "il passaggio successivo è il reimpianto per capire se la funzione si riattiva. Con il trapianto di ovaio fresco accade, crediamo che possa accadere anche con quello congelato".

ELVIRA NASELLI

Guerra etica a Londra per la bimba cancer-free


Belgio: sì alla ricerca sugli embrioni, la Chiesa insorge


Figli in provetta vedono padri

Ansa - 10 gennaio 2008

(ANSA) - SYDNEY, 10 GEN - A 20 anni dal primo registro al mondo di donatori di sperma, i figli concepiti cominciano a incontrare il loro 'altro padre', il donatore. Sono i volontari di un esperimento sociale cominciato negli anni '80 in Australia, in una clinica di fecondazione assistita di Melbourne. Quando si introdussero le pionieristiche leggi sulla fecondazione assistita nel 1988, fu inclusa una clausola che permette alla prole dopo i 18 anni di rintracciare il donatore, che puo' non accettare.

lunedì 12 gennaio 2009

Procreazione, dieci nuovi ricorsi per diagnosi preimpianto

ROMA (12 gennaio) – Mentre sempre più coppie vanno all'estero per poter accedere alla fecondazione eterologa e alla diagnosi preimpianto, in Italia sono dieci i ricorsi d'urgenza presentati in tribunale contro il divieto della diagnosi preimpianto previsto dalla legge 40 sulla fecondazione artificiale. Se ne è parlato oggi a Roma durante il convegno sulla fecondazione artificiale organizzato da Italia dei Valori (Idv) e Società italiana di fertilità e sterilità.

Ricorsi: sono dieci dieci ricorsi d'urgenza contro il divieto della diagnosi preimpianto previsto dalla legge 40 sulla fecondazione artificiale e sono stati depositati nei tribunali di Bologna (cinque), Milano (tre), Firenze (uno) e Torino (uno). Otto gli avvocati che li seguono, gratuitamente per le coppie, per conto di nove associazioni di pazienti (che si fanno carico dei costi) e quattro centri. I ricorsi sono in attesa del rinvio alla Corte Costituzionale e riguardano casi in cui c'è rischio di impiantare embrioni affetti da gravi malattie ereditarie. Chiarezza su diagnosi preimpianto la chiede l'on. Antonio Palagiano (Idv). «Oggi di fatto - ha rilevato - l'attività dei centri in questo campo è sospesa perchè non c'è chiarezza in merito da parte dello Stato».

Adozione precoce: è l'adozione dei 3.415 embrioni in sovrannumero ottenuti con la fecondazione artificiale, congelati e non più riconosciuti dalle coppie. La prevede la proposta di legge che l'Idv intende presentare in settimana, firmata da Palagiano, Massimo Donati e Silvana Mura. La proposta prevede di rendere operativa la Biobanca per la crioconservazione degli embrioni abbandonati presso l'ospedale Maggiore di Milano. Secondo la proposta, che prevede un tentativo per trasferire in utero un embrione, possono adottare gli embrioni coppie di individui di sesso diverso, sposati o conviventi da almeno due anni. Per il ginecologo Carlo Flamigni, «rischia di essere una grande battaglia di civilizzazione per ottenere un risultato molto modesto»: degli embrioni abbandonati, solo il 15%-16% potrebbe portare a una gravidanza.

Italia fanalino di coda rispetto Ue e Usa: In Italia un bambino su cento nasce con tecniche di fecondazione artificiale, contro un bambino su 30 in Europa. Secondo il Registro nazionale sulla fecondazione assistita i nati in provetta in Italia sono stati 7.514 nel 2006 su un totale di 554.744 nuovi nati. L'età media delle donne che accedono alla fecondazione artificiale tende costantemente a salire e oggi è pari a 35,6 anni. C'è disparità anche nelle percentuali di gravidanze ottenute: il 21% in Italia contro il 27% dell'Europa e il 40% degli Stati Uniti. Si calcola che dall'introduzione della legge 40 le possibilità di avere una gravidanza sono diminuite dal 25% del 2003 al 21% del 2006, ed è aumentata la possibilità di parti multipli dal 22% del 2003 al 24% del 2006.

Esilio procreativo: è il termine proposto oggi dal direttore della Clinica della fertilità dell'università americana di Yale, Pasquale Patrizio, sulla base delle osservazioni fatte dalle stesse coppie. La proposta del nuovo termine, accolta dagli esperti italiani, sarà pubblicata sulla rivista internazionale Ferility and Sterility dallo stesso Patrizio e dall'antropologa di Yale Marcia Inhorn. Nel frattempo sui viaggi della provetta mancano dati ufficiali, ma statistiche fornire da singoli centri esteri mostrano un aumento costante, soprattutto verso la Spagna, ma sono sempre più più ambiti i Paesi dell'Est, dove i prezzi sono più accessibili.

Il Messaggero - 12 gennaio 2008
http://www.ilmessaggero.it/articolo.php?id=41913&sez=HOME_INITALIA

Il Vaticano: bebè in provetta a rischio malformazione

Repubblica — 10 gennaio 2009 pagina 16 sezione: CRONACA

CITTA' DEL VATICANO - Nuovo allarme del Vaticano contro la fecondazione in vitro. Secondo un articolo pubblicato dall' Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede oggi in edicola, da «recenti studi scientifici» è emerso che i neonati concepiti con le moderne tecniche della fecondazione assistita sarebbero più esposti a malformazioni future e a malattie congenite. Un altolà fermo e deciso espresso, quindi, non solo dal punto di vista morale, destinato a rafforzare le tradizionali riserve etiche della Chiesa cattolica per il concepimento extracorporeo. Nel servizio - che fin dal titolo, Nessuna persona è un diritto per un' altra, suona come un freno alle cosiddette maternità a tutti i costi - il giornale vaticano ribadisce che «tra i già noti motivi della contrarietà» della Chiesa alla fecondazione in vitro, c' è «la tutela e la cautela» che occorre adottare verso il bambino «sin nell' atto del concepimento». «Uno studio eseguito da ricercatori americani del Centro nazionale su difetti congeniti e disabilità evolutive» - la cui sigla è Nbdps - secondo l' Osservatore Romano «riapre il dibattito etico sui temi della fecondazione in vitro, finora limitato al tema della liceità morale della fecondazione extracorporea e all' eliminazione di embrioni umani soprannumerari o malati. Lo studio (dal titolo Human Reproduction), realizzato lo scorso novembre 2008, riporta infatti che i bimbi nati dopo fecondazione in vitro (Fiv) hanno un rischio di certe malformazioni maggiore degli altri». La ricerca apre così - avverte il giornale pontificio - «nuovi interrogativi etici e, sebbene altri studi provino il contrario, dovrebbe prevalere il principio di precauzione». Stando alla ricerca, «i maggiori rischi legati alle tecniche Fiv toccano le nascite multiple: il pericolo di aborto è del 20-34 per cento maggiore della popolazione generale». Altri rischi indicati dall' Osservatore, «malattie causate da numero alterato di cromosomi, nascite premature (casi doppi rispetto alla media), ritardo della crescita del feto, malformazioni, paralisi cerebrali». Di fronte a questi «pericoli», per il giornale del Papa genitori, medici e ricercatori sono chiamati ad una ulteriore «riflessione» sull' etica della fecondazione, riportando «il figlio al centro della discussione etica, non più come un diritto» a tutti i costi, «ma come un soggetto personale che necessita di tutela e cautela sin dal primo momento del suo concepimento» attraverso un atto d' amore tra un uomo ed una donna. E forse è proprio «dall' approfondimento dell' interesse primario del bambino» da cui si può partire - conclude il quotidiano pontificio - per riavviare «un dibattito sereno e costruttivo sull' etica della fecondazione assistita».

ORAZIO LA ROCCA

Flamigni non ci sta: dati manipolati, sono eventi rari

Repubblica — 10 gennaio 2009 pagina 16 sezione: CRONACA

ROMA - «Vietare per credere: è uno dei principi fondamentali che usa spesso la chiesa cattolica. La mia sensazione è che L' Osservatore Romano abbia usato dati grossolani perché la propria religione trionfi sempre, per ricacciare satana all' inferno. La realtà è molto più complessa di quella che viene prospettata dall' organo vaticano». è il commento del professor Carlo Flamigni, ginecologo e membro della Commissione nazionale di Bioetica. Ma cosa è scientificamente l' Icsi? «è una tecnica di fecondazione in vitro raffinata e molto complessa. Quindi deve essere impiegata da medici in grado di saperla gestire». In cosa consiste? «è una microiniezione che introduce lo spermatozoo nell' ovocito». Quindi esistono molti rischi? «Chi scrive e pontifica su dati estrapolati da pubblicazioni scientifiche dovrebbe conoscere a fondo la materia che sta trattando». E cioè? «Parliamo di bimbi che nascono prematuramente o sottopeso. Questo può accadere anche come conseguenza del fatto che, con l' Icsi, vengono trattate donne sterili dal passato clinico diverso da quelle che hanno avuto un parto naturale». E nel caso di sterilità maschile? «Nei casi più gravi può accadere che una serie di problemi genetici vengano trasmessi ai figli con le stesse caratteristiche o sotto forme diverse. Ma la crescita di queste patologie non sono tali da raccomandare l' abbandono di questa tecnica». Perché? «In primo luogo perché i bambini nati con questa tecnica vengono tenuti sotto stretto controllo per anni dai medici. Ma c' è anche un altro fattore: quando i genitori vengono invitati ai controlli, più della metà non si presenta in ambulatorio, perché non ha riscontrato anomalie nella crescita del bambino e non vogliono dargli la sensazione di essere "speciale". Quindi i dati sono molto limitati. Non possono essere usati in modo grossolano e con obiettivi legati al credo religioso».


MARIO REGGIO

domenica 11 gennaio 2009

In futuro molte malattie si cureranno. Ma non in Italia


La bambina salvata dal cancro


Nata a Londra la prima bimba senza gene del cancro al seno

Repubblica - 9 gennaio 2008

La piccola - avuta con la fecondazione in vitro - sta bene. Malattia evitata grazie alla diagnosi preimpianto sull'embrione

LONDRA - Per tre generazioni la sua famiglia ha lottato contro il cancro al seno. Lei, però, non correrà il rischio di ammalarsi: è nata in Gran Bretagna la prima bambina che, grazie a uno screening genetico, non ha ereditato dai genitori il gene responsabile della malattia. Mamma e piccola stanno bene, ha annunciato Paul Serhal, dell'University College di Londra, il medico che le ha assistite. La bimba è nata grazie alla fecondazione assistita: l'embrione era stato esaminato prima dell'impianto per verificare la presenza di alterazioni nel gene Brca1. Le donne che manifestano questa variazione hanno una possibilità pari all'80 per cento di sviluppare il cancro al seno e pari al 60 per cento di sviluppare il cancro alle ovaie. Degli undici embrioni prodotti con la fecondazione in vitro sei avevano il gene Brca1 mutato e cinque sono risultati liberi: di questi, due sono stati impiantati nell'utero della donna e ne è risultata la gravidanza. "Questa bambina non dovrà affrontare la paura di sviluppare questa forma genetica di cancro al seno o di cancro alle ovaie da adulta. I genitori non passeranno questo rischio per la salute alla figlia. L'eredità duratura di questa operazione è lo sradicamento della trasmissione di questa forma di cancro che ha devastato queste famiglie per generazioni", ha dichiarato con soddisfazione Serhal.

La diagnosi genetica pre-impianto (Pgd) prevede il prelievo di una cellula di un embrione nello stadio in cui è composto da 8 cellule, tre giorni dopo la sua formazione. E' una pratica abbastanza comune in Gran Bretagna per escludere malattie ereditarie come la fibrosi cistica e la malattia di Huntington.
Nel 2006, l'Autorità britannica per la fertilità umana e l'embriologia (Hfea) ha dato il via libera anche ai test sui cosiddetti geni suscettibili, come il Brca1. Tutti gli esseri umani portano una versione di questi geni - la proteina del Brca1, quando funziona correttamente, contribuisce a impedire la formazione di tumori - ma alcune variazioni aumentano enormemente la possibilità di sviluppare il cancro. Essere portatori del difetto genetico non significa la certezza di avere la malattia da adulti. Tuttavia, in famiglia c'erano stati diversi casi: la nonna, la madre, la sorella e la cugina del papà della bambina neonata sono state colpite dal cancro al seno. Se la moglie, che ha 27 anni, avesse avuto un figlio maschio, egli avrebbe potuto passare il difetto genetico ad eventuali sue figlie. I medici esultano, ma la notizia ha suscitato polemiche e c'è chi ha agitato lo spettro dell'eugenetica. Come Josephine Quintavalle, dell'organizzazione per la bioetica Comment on Reproductive Ethics dice: "Non è qualcosa di personale contro questa bambina, ma penso che si sia andati troppo in là. Alla base di tutto questo c'è l'eugenetica", ovvero il tentativo di migliorare geneticamente la razza umana. Sarah Cant, dell'organizzazione Breakthrough Breast Cancer, nota: "La decisione di fare lo screening degli embrioni per vedere se portano un gene difettoso che provoca il cancro al seno è una questione complessa e molto personale. Le donne con una storia familiare di questa malattia ci dicono che quel che è giusto per una persona può non essere adatto a un'altra. E' importante che chiunque abbia questo problema abbia le informazioni appropriate per fare la scelta giusta per sè".

sabato 10 gennaio 2009

Prestigiacomo: sperimentare ancora la legge 40

ADUC - 9 Gennaio 2009

"Penso che ogni legge sia da sperimentare e per il momento non ci sono i margini di modifica ma tra qualche anno credo che dovremo trovare la serenita' per valutare la necessita di correttivi alla legge 40". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo, ospite ieri mattina alla trasmissione "Faccia a faccia" di radio Tre. "Si e' mai pentita della posizione assunta in materia di procreazione assistita?" ha poi domandato il conduttore. "Mi potrei pentire di uno strappo sulle idee, sulle mie convinzioni" ha risposto la Prestigiacomo che nel 2005, da ministro per le Pari Opportunita', si schiero' a favore della fecondazione assistita. "Tema delicato e personalissimo - lo definisce il ministro, che continua tuttavia a ritenere "inadeguata" la legge 40. "Credo che il Parlamento abbia fatto scelte poco informate, mentre la fecondazione necessitava di regole rigide e rigorose, che per il loro tecnicismo non si prestavano ad essere affrontate in un referendum". "Di fatto - prosegue il ministro - le donne continuano a praticare la fecondazione in paesi come la Spagna o la Turchia con profonde discriminazioni tra chi ha e chi non ha la possibilita' di effetture questo intervento. Per fortuna la scienza va avanti, e speriamo che presto si possa aiutare una coppia ad avere figli senza dover ricorrere al congelamento degli embrioni" ha auspicato la Prestigiacomo.


Per ascoltare l'intervista: http://www.radio.rai.it/player/player.cfm?Q_CANALE=http://www.radio.rai.it/radio3/terzo_anello/facciaafaccia/archivio_2009/audio/facciaafaccia2009_01_08.ram

Ass. Coscioni: non sulla pelle delle donne

"Non si puo' sperimentare una legge sulla salute, sulla vita dei cittadini, sul futuro". Cosi' Filomena Gallo, vice segretario dell'associazione Luca Coscioni e presidente di Amica Cicogna, replica al ministro dell'Ambiente. La responsabile del dicastero di via Colombo, ai microfoni della trasmissione 'Faccia a faccia' di Radiotre, e' tornata a parlare della legge italiana che regola la fecondazione assistita, sostenendo che sia ancora necessario sperimentarla e, proprio per questo, non ci sarebbero attualmente i margini per una modifica del testo, ipotesi che dovra' essere valutata con serenita' in futuro. "La legge sulla fecondazione assistita - ricorda Gallo in una nota - e' in vigore da quasi cinque anni e le relazioni al Parlamento sulla applicazione della stessa evidenziano quattro anni di effetti negativi a danno della salute delle donne italiane e della nascita di bambini che mai vedranno la luce in Italia. Invito il ministro Stefania Prestigiacomo e l'attuale Governo - incalza - ad agire nell'interesse dei cittadini italiani modificando immediatamente il testo delle legge 40 del 2004, senza aspettare l'intervento della Corte Costituzionale. Solo in questo modo centinaia di cittadini italiani avranno il pieno rispetto dei loro diritti calpestati oggi da una legge 'sperimentale' che prevede un'applicazione che va a danno di tutti".

giovedì 8 gennaio 2009

ROMA - CONVEGNO "LEGGE 40 E TURISMO RIPRODUTTIVO: VALE ANCORA LA PENA?"


Lunedì 12 gennaio 2009 ore 08.30 e martedì 13 gennaio 2009 ore 09.00
Roma - Palazzo Marini, Sala delle Colonne, via Poli 19

SCARICA IL PDF CON IL PROGRAMMA

Cari amici,
sono ormai passati 4 anni dall’applicazione della
Legge 40 e ci sembra sia arrivata l’ora di tirare le
somme di un discorso che, fin dalla sua nascita, ha
coinvolto il mondo politico, culturale e scientifico
italiano e straniero. Dall’esigenza di un’analisi
dettagliata e soprattutto di una valutazione seria e
scientifica di questi anni, nasce l’idea di questo primo
incontro-dibattito in cui coinvolgere non solo gli
addetti ai lavori e nello specifico ginecologi, andrologi
e biologi, ma anche politici, opinionisti ed uomini di
cultura. Questo è un campo, infatti, particolarmente
delicato, di interesse trasversale, che prescinde perciò
da freddi schieramenti e semplici etichette. Ci sono
molti interrogativi ancora in cerca di risposte chiare.
Il congelamento di ovociti offre le stesse possibilità
del congelamento di embrioni?
I tassi di successo delle due metodiche, in termini di
gravidanze, sono sovrapponibili? Le donne italiane
hanno le stesse chances di quelle di altri paesi europei?
Il turismo riproduttivo ha ancora ragione di esistere?
Il nostro progetto è quello di provare a rispondere a
queste domande facendo appello a ciò che ognuno
di noi sa fare, riunendo ad un unico tavolo tecnicismo,
scienza e coscienza, con l’entusiasmo di cui siamo
capaci, nel tentativo ambizioso di analizzare cosa è
stato fatto, ma soprattutto di valutare e tracciare un
itinerario di quello che c’è ancora da fare…

On. Antonio Palagiano - Idv

mercoledì 7 gennaio 2009

Non lasciamo morire quegli embrioni orfani


Il Riformista - 7 gennaio 2008

«Embrioni abbandonati, nessun trasferimento - Costoso portarli a Milano e mancano i permessi»

Corriere della Sera - 6 gennaio 2008 - pagina 23

ROMA - «Troppo caro il trasferimento a Milano. L' operazione è ferma e chissà se potrà mai essere attuata». Il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella fa chiarezza sul «pasticcio» denunciato dal Corriere della Sera relativo agli embrioni sovrannumerari, abbandonati nei congelatori dei centri italiani di fecondazione artificiale. Circa 2.500 quelli per i quali esiste la dichiarazione di rinuncia dei genitori. Altrettanti, invece, quelli di cui non si rintracciano i legittimi proprietari. E la banca creata appositamente all' ospedale Maggiore di Milano per riunire in un unico centro tutti i frutti del concepimento rimasti orfani, costata circa 450 mila euro, resta vuota. «Per portare gli embrioni servirebbe almeno la stessa cifra, che non c' è - spiega Roccella. Poi c' è il problema giuridico degli embrioni che non possono essere spostati perché manca l' autorizzazione delle coppie. Nessuno si vuole prendere responsabilità».

De Bac Margherita

martedì 6 gennaio 2009

Il pasticcio degli embrioni - La biobanca c' è ma non apre

Corriere della Sera - 5 gennaio 2008 - Pagina 24

Più di 2.500 organismi orfani bloccati in tutta Italia.
La radicale Donatella Poretti: operazione faraonica stoppata.
Perché non usarli per la ricerca o lasciarli morire?

ROMA - La casa è pronta e funzionante dal 2005. Ma è vuota perché gli «inquilini» che avrebbe dovuto ospitare non sono ancora stati trasferiti. Una casa molto speciale. E' la biobanca degli embrioni orfani, cioè congelati e abbandonati con tanto di dichiarazione scritta dalle rispettive coppie infertili da cui sono stati generati. Circa 2.500 secondo i dati che vengono riportati nell' ultima relazione al Parlamento sulla legge della procreazione medicalmente assistita. Proprio in virtù di queste norme meglio specificate in un successivo decreto del 4 agosto del 2004 (il ministro della Salute era Girolamo Sirchia) gli embrioni cosiddetti «sovrannumerari» (creati prima del 2004 quando ancora non c' erano limiti sul numero di ovociti da fecondare), conservati nei centri italiani avrebbero dovuto essere depositati tutti insieme in un' unica sede. Una cella creata apposta all' ospedale Maggiore di Milano, in attesa che il governo decidesse la loro sorte. A distanza di quasi cinque anni però nessuno di loro si trova nel nuovo domicilio. Eppure la casa è costata fior di quattrini. Poco più di 230 mila euro per l' allestimento dell' ambiente criobiologico, dotato di 6 contenitori di azoto liquido, oltre a 96 mila euro per acquisto di materiale e software e 74 mila per il personale. A questi si aggiungono i 50 mila euro assegnati all' Istituto superiore di sanità per il censimento. Gli embrioni orfani sono 2.527 per l' esattezza. Ma altrettanti sarebbero quelli abbandonati. I loro genitori non si trovano più, non hanno risposto alle lettere di sollecito inviate dai centri. Forse sono riusciti ad avere un figlio grazie alla provetta e non hanno più bisogno dei frutti del concepimento in eccesso lasciati nel congelatore. Oppure si sono separati e non vogliono più saperne del passato. Uno dei tanti pasticci all' italiana con relativo sperpero di denaro pubblico. «La verità è che nessuno vuole metterci mano - accusa la senatrice Donatella Poretti, radicale eletta nel Pd. Riaprire la questione e rispettare le indicazioni della legge significherebbe ammettere l' assurdità di tutta l' operazione. Diciamo la verità. Questi embrioni scottano perché una volta trasferiti si dovrebbe decidere cosa farne. Donarli alla ricerca, strada seguita da tutti gli altri Paesi? Cederli in adozione a coppie sterili? Oppure lasciarli lì congelati in attesa che muoiano, dunque senza prendersene carico?». Se ne discuterà lunedì prossimo al convegno «Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?» organizzato dall' Idv, interventi in apertura di Gianfranco Fini e Antonio Di Pietro. «Noi siamo dell' idea che bisognerebbe scegliere la strada dell' adozione anche se la legge 40 la renderebbe impraticabile perché vieta le tecniche eterologhe - dice Antonio Palagiano, ginecologo, capogruppo dell' Idv in commissione Affari sociali della Camera. Il nostro partito sta lavorando su una proposta di legge. Parliamoci chiaro. Questi embrioni sono destinati a spegnersi in un tot numero di anni. Forse non più del 20% risulterebbero ancora impiantabili e capaci di svilupparsi. Tanto vale utilizzarli affidandoli a coppie che non hanno altre possibilità». La Poretti, intanto, ha presentato un' interrogazione parlamentare «sull' operazione faraonica per la quale sono stati stanziati e spesi soldi pubblici». Il sottosegretario al Welfare Ferruccio Fazio ha risposto che «il censimento non è terminato» e che dunque nell' attesa «il trasferimento non può avere luogo perché devono essere previsti ulteriori stanziamenti calcolabili solo al termine dell' operazione». «Balle, la conta è terminata» insiste la parlamentare. Paolo Rebulla, direttore del Centro di risorse biologiche dell' ospedale Maggiore, allarga le braccia: «Aspettiamo istruzioni dal ministero. Noi siamo pronti. La banca è stata inaugurata. Non abbiamo avuto più notizie».

De Bac Margherita

lunedì 5 gennaio 2009

Il testamento biologico e l' ondata neoguelfa

Repubblica — 03 gennaio 2009 pagina 1

Era il dicembre 1967 quando il chirurgo Christian Barnard si trovò di fronte una giovane donna vittima di un grave incidente, nel quale aveva riportato un grave trauma encefalico. Non era morta, ma Christian Barnard, decise di certificarne la «morte imminente». Solo così poté procedere all' espianto del cuore ancora battente per trapiantarlo in un paziente cardiopatico ricoverato nello stesso ospedale. Aveva inizio una nuova epoca per la medicina, l' epoca dei trapianti. Solo l' anno successivo, nell' agosto del 1968, un rapporto della Harvard Medical School definirà il coma irreversibile come nuovo criterio di certificazione della morte. E' la definizione di morte ormai dovunque accettata. Era il 1978 quando vide la luce, in Inghilterra, Louise Brown il primo essere umano concepito, anziché in utero, in provetta. Oggi ha più di trent' anni e un figlio, Cameron, di diciotto mesi. Non sappiamo quanti sono oggi nel mondo i "bambini della provetta", certamente molte decine e decine di migliaia. E, dopo i "bambini della provetta" sono stati messi a punto, con la fecondazione assistita, altri sistemi e metodi, fino allora inconcepibili, di gravidanza e maternità. Fino al 1968 insomma si veniva dichiarati morti solo quando il cuore cessava di battere. Fino al 1978 i bambini venivano concepiti, nel matrimonio (o fuori del matrimonio) solo in virtù di un rapporto sessuale tra un uomo e una donna. Sono passati, da allora solo quarant' anni, pochi nella vita di una persona, quasi nulla nella storia dell' umanità. Ma le due date possono essere ricordate come l' inizio di una storia nuova per l' umanità, una storia di cui ci è difficile immaginare oggi tutti i possibili sviluppi. La nascita e la morte, per dirla con un recente intervento di Aldo Schiavone, «stanno svanendo come eventi "naturali" e si stanno trasformando in eventi "artificiali", dominati dalla cultura e dalla tecnica». E, come tali, ci propongono nuovi problemi e interrogativi, scientifici e morali. C' è chi saluta questo intervento della scienze e della tecnica come uno straordinario progresso, un annuncio di benessere e persino di felicità, c' è chi di fronte a questa pervasività della scienza e della tecnica si ritrae spaventato o inorridito. C' è chi ancora oggi è contrario alla pratica degli espianti, che infatti deve essere esplicitamente prevista dal paziente o autorizzata dai parenti. C' è la donna che, per avere un figlio è disposta a sottoporsi ad una serie di procedimenti e pratiche mediche spesso dolorose e sempre invasive, e quella che preferisce rinunciare ad una maternità biologica e scegliere, invece, la strada dell' adozione. Di tutto questo, delle possibilità che ci vengono offerte dalla medicina e dalla ricerca scientifica ancora in corso, non solo si può, ma si deve poter discutere. E si discute infatti, in tutti i paesi prima di giungere a soluzioni legislativa. E' bene discuterne anche nel nostro paese senza preconcetti e chiusure. Senza arroganze né faziosità. Ma, soprattutto, senza timidezze o subalternità nei confronti delle gerarchie, quasi si ritenesse la Chiesa Cattolica l' unica o la più autorevole depositaria di quei principi etici di cui tutti riconosciamo l' importanza e la necessità ma che non tutti decliniamo nello stesso modo. Basti ricordare a questo proposito il caso di Eluana Englaro, che ci propone in maniera drammatica, un quesito, quello della disponibilità della vita, anche della propria, sul quale la Chiesa appare assolutamente intransigente, ma che è già stato risolto in modo diverso non solo nella coscienza del padre della fanciulla (e nella opinione della maggioranza degli italiani, stando ai più recenti sondaggi), ma anche da una serie di sentenze dei tribunali italiani. Com' è possibile che la esecuzione di queste sentenze venga impedita dalla opinione di un pur autorevole vescovo? La questione della disponibilità della propria vita è delicata e controversa. La Chiesa cattolica vi si oppone fermamente. Ma il tema viene affrontato in modo diverso da autorevoli pensatori cattolici, come Vittorio Possenti, che recentemente sosteneva che «sul piano razionale il criterio di una indisponibilità della propria vita non è fondato». Ieri su queste pagine Luca e Francesco Cavalli Sforza hanno proposto di sottoporre a referendum popolare l' ipotesi del cosiddetto "testamento biologico", il diritto di ognuno di noi di decidere se e fino a quando essere tenuto in vita artificialmente. Il caso di Eluana Englaro ha aperto drammaticamente il dibattito su questo tema: se ognuno di noi può decidere quali cure accettare e quali rifiutare. La questione in realtà dovrebbe considerarsi già risolta in virtù dell' art. 32 della nostra Costituzione che afferma che nessuno può essere obbligato a un qualsivoglia trattamento sanitario. La nostra vita ci appartiene, dunque, siamo noi che ne disponiamo. Il rifiuto delle cure, secondo la nostra Costituzione, è legittimo anche quando dovesse comportare la morte del soggetto. L' ultimo caso si è verificato, come tutti ricordiamo, solo qualche giorno fa, quando una paziente gravemente ustionata e ricoverata in ospedale ha rifiutato l' amputazione di una gamba, pur sapendo che questo rifiuto ne avrebbe provocato la morte. I medici, dopo averla interpellata e informata delle conseguenze della sua decisione, si sono limitati a rispettarne la volontà, liberamente e ripetutamente espressa. Si tratta certamente di una materia delicata, che sarà presto presa in esame dal Senato, dove già sono state presentate in tema di testamento biologico o disposizioni di fine vita, numerose proposte di legge. A differenza di Schiavone però, io non ho percepito finora nessun vero, serio, segnale di disponibilità in questa materia da parte delle gerarchie. E mi chiedo anche perché nel nostro paese, e solo nel nostro paese, l' attività del legislatore debba essere condizionata in ultima istanza dal giudizio del Vaticano. Si parla meno, ma anche questa materia andrebbe meglio approfondita, della zona grigia che attiene al diritto della donna al controllo della sessualità e della maternità. Anche qui c' è un costante, tenace intervento delle gerarchie. C' è stato nel corso del dibattito sulla legge 40 sulla fecondazione assistita. Ma molte norme di quella legge, in particolare quella che obbliga all' impianto in utero di tutti gli embrioni prodotti e quella che vieta l' esame preimpianto sono state giudicate illegittime da molti nostri Tribunali su ricorso di coppie affette da malattie trasmissibili. Queste sentenze tuttavia non sono state sufficienti per consigliare una revisione di quelle norme di legge. E che non poche coppie affette da gravi malattie trasmissibili, preferiscono "emigrare" in altri paesi europei e lì procedere alla fecondazione assistita. (Paradossi della nostra storia: una volta, prima del 1978 si emigrava per poter abortire, oggi si emigra per avere un figlio esente da gravi malattie). E ancora: è di questi giorni la feroce opposizione del sottosegretario Eugenia Roccella alla introduzione in Italia della pillola RU486, che consente il cosiddetto "aborto farmacologico". Anche qui, in materia di aborto e maternità, la scienza propone e la Chiesa si oppone. Ed anche in questa materia non registro finora, a differenza di Aldo Schiavone, nessuna nuova disponibilità della Chiesa. Ma vedo invece avanzare, anche per le incertezze e le debolezze della cultura laica, una pericolosa "ondata neoguelfa".


MIRIAM MAFAI

domenica 4 gennaio 2009

FRANCIA - Fecondazione, si' all'esame preimpianto per forme ereditarie di cancro

E' possibile, in Francia, effettuare la selezione di embrioni per la diagnosi preimpianto (Dpi) per alcuni tumori. Lo ha detto l'Agenzia per la biomedicina, a seguito della nascita, in Gran Bretagna, del primo bambino non portatore del gene che favorisce il cancro al seno grazie alla Dpi. Un caso che sarebbe stato possibile anche in Francia, spiega l'Agenzia.
L'applicazione della Legge di bioetica del 6 agosto 2004 indica che la Dpi e' riservata alla coppie con "una forte probabilita' di far nascere un bambino affetto da una malattia genetica di particolare gravita', riconosciuta come incurabile al momento della diagnosi". E' invece esclusa per "forme ereditarie di cancro a evoluzione tardiva". Le legislazioni sulla Dpi sono simili in Francia e Gran Bretagna, solo che al di la' della Manica la decisione spetta a una commissione, mentre al di qua la diagnosi e' autorizzata "dal momento in cui un centro pluridisciplinare valuta la malattia grave ed ereditaria".

Aduc - 3 gennaio 2008