martedì 31 marzo 2009

Fecondazione: Corte costituzionale avvia esame legge 40

Roma, 31 mar. (Adnkronos Salute) - Al via l'esame della legge 40 del 2004 sulla procreazione medicalmente assistita da parte della Corte Costituzionale. I 15 giudici hanno appena terminato l'udienza pubblica, in cui hanno ascoltato le motivazioni in base alle quali è stata sollevata la questione di legittimità costituzionale su alcuni articoli della normativa, e la difesa dell'Avvocatura dello Stato. Un'udienza di due ore e mezza, animata dallo scontro tra le parti.

"Torna per la seconda volta davanti alla Corte - ha sottolineato il relatore della causa, il giudice Alfio Finocchiaro - la discussione sulla legge 40". Già nel 2006, infatti, la Consulta aveva ritenuto inammissibile la questione di legittimità relativa all'articolo 13, sollevata dal tribunale di Cagliari chiamato a giudicare il caso di una coppia talassemica che aveva richiesto di effettuare la diagnosi embrionale preimpianto. Questa volta sono da esaminare tre distinte ordinanze del 2008, emanate dal Tar del Lazio e dal Tribunale di Firenze, relativi all'articolo 14 della norma, che prevede la formazione di un numero limitato di embrioni fino a un massimo di tre, da impiantare tutti contestualmente, vietando la crioconservazione al di fuori di ipotesi eccezionali.

La Consulta inoltre si dovrà pronunciare anche sull'articolo 6 della legge, nel punto in cui dispone per la donna l'irrevocabilità del consenso all'impianto in utero degli embrioni creati. Per quanto riguarda la questione della diagnosi preimpianto, "il relatore Finocchiaro ha incidentalmente ricordato - fa notare l'avvocato Giancarlo Muccio, che rappresenta la World Association Reproductive Medicine (Warm), una delle associazioni che avevano presentato ricorso - che in questa sede non si discuterà questa questione, in quanto è stata risolta dal Tar del Lazio che ha annullato le linee guida sulla legge 40, rinnovate poi dall'ex ministro della Salute Livia Turco".

"Continua a circolare l'errata convinzione che la diagnosi preimpianto non sia consentita in Italia - sottolinea il presidente di Warm, il ginecologo Severino Antinori - quando invece è possibile effettuarla, basta rivolgersi a centri specializzati seri. Purtroppo però la legge 40 non ha mai fissato gli standard di qualità che queste strutture devono rispettare ed è questa una delle sue principali mancanze".

A chiedere oggi alla Consulta di "sollevare dinanzi a se stessa la questione dell'ammissibilità della diagnosi preimpianto" è stata Isabella Loiodice, avvocato del Comitato per la tutela della salute della donna. Secondo il legale, questa pratica "non è conforme alla Costituzione, che conferisce il diritto a un figlio, ma non per forza un figlio sano". La Corte, presieduta da Francesco Amirante, ha deciso di non ammettere a giudizio alcune associazioni come Madre provetta, Amica cicogna, Hera onlus, Luca Coscioni, Sos infertilità, Cittadinanzattiva Toscana e altre ancora, tutte unite contro la legge sulla fecondazione assistita.

Le parti che stamattina hanno potuto esprimere le proprie ragioni sono state Warm e i legali delle due coppie affette da malattie genetiche altamente trasmissibili, come anche l'avvocato dello Stato Gabriella Palmieri e la Federazione nazionale dei centri e dei movimenti per la vita.

Gian Domenico Caiazza, difensore della coppia di cui si conoscono solo le iniziali C.S.A. e P.G., ha evidenziato che "così come non è possibile fissare a livello normativo il numero preciso di aspirine o di psicofarmaci da somministrare a un paziente, non si capisce come il limite di tre embrioni da impiantare nella donna possa essere considerato quello giusto. Forse solo perché tre è il numero perfetto?", chiede ironico.

L'avvocato dello Stato, Gabriella Palmieri, precisando di "difendere la normativa sulla procreazione medicalmente assistita solo sulla base di una valutazione tecnico-giuridica", ha infine puntualizzato che "i dati trasmessi dal ministero del Welfare sulla legge 40, nonostante riguardino persone di età elevata, parlano di risultati in linea con quelli del resto d'Europa". La sentenza dei giudici della Consulta, che si dovranno ora riunire in Camera di consiglio, è attesa entro questa settimana.

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