venerdì 31 agosto 2012

La procreazione davvero responsabile


Repubblica - 31 agosto 2012

Il quotidiano Avvenire, con la consueta pesantezza di toni quando si tratta di diritti dell' embrione e di status della "vita nascente", ha agitato lo spauracchio dell' eugenetica nel caso l' Italia adeguasse la legge 40 sulla fecondazione assistita per rispondere ai rilievi critici della Corte europea dei diritti dell' uomo. Il ministro della Sanità si è subito accodato, senza un attimo di riflessione. Tra l' accusa di omicidio e quella di pratiche eugenetiche sembra non ci siano soluzioni possibili - salvo la castità e la non procreazione - per chi, consapevole della potenzialità distruttiva dei propri geni, vuole evitare di generare figli destinati quasi subito a morte orribile e certa. Il fantasma di Mengele e dei suoi "esperimenti" nei campi di sterminio viene sovrapposto a quello di aspiranti genitori responsabili, che non vogliono un bambino perfetto, ma solo un bambino che abbia la possibilità di crescere. E non vogliono neppure accettare l' ipocrita, e fisicamente e psicologicamente costosa, scappatoia offerta dalla contraddittorietà delle leggi italiane. Mentre una vieta la diagnosi pre-impianto e la stessa fecondazione assistita ai portatori sani di malattie gravi che mettono a rischio i nascituri, un' altra consente l' aborto di feti che abbiano queste stesse malattie.È questa contraddittorietà ipocrita- per altro ampiamente nota al legislatore italiano, come ha ammesso lo stesso ministro della Salute - che è stata giudicata inaccettabile dalla Corte europea. Così come è stato giudicato inaccettabile che sia sottratta agli aspiranti genitori la decisione ultima rispetto alle condizioni in cui mettere al mondo un figlio, incluse le conoscenze necessarie per valutare ragionevolmente i pro e i contro. L' idea che ci sia una responsabilità non solo verso i figli che si mettono al mondo, una volta nati, ma prima ancora rispetto alla stessa decisione di metterli al mondo è una conquista culturale relativamente recente. Implica che ci si interroghi non solo sullo spazio che si è in grado di fare nella propria vita al nuovo nato, ma sulle condizioni in cui, appunto, lo si mette al mondo. Condizioni materiali, sociali, relazionali, ma anche di possibilità ragionevoli di sopravvivenza e di protezione da sofferenze gravi durante il processo di crescita. Come si può giudicare egoista o irresponsabile, o peggio ancora un epigono di Mengele, un genitore che vuole evitare non solo a sé lo strazio di perdere un bambino fortemente voluto, ma soprattutto a questo bambino di morire soffocato dalla propria incapacità a respirare (è il caso della fibrosi cistica)? Certo, come tutte le conoscenze, anche quella sulle caratteristiche sanitarie e il sesso degli embrioni può avere effetti perversi, non sulle norme in sé, ma sui comportamenti. Esattamente come già oggi l' amniocentesi può dare di fatto luogo ad aborti selettivi, non solo per motivi compassionevoli, come nel caso ricordato dalla Corte Europea, ma eugenetici, ed anche per sessismo culturale. È il caso degli aborti di embrioni di femmine in molti Paesi, e presso gruppi sociali, in cui la vita di una donna non conta nulla e una figlia femmina è percepita come una disgrazia. La soluzione non è mantenere le persone nell' ignoranza. Abbandoni, uccisione di neonate femmine o disabili, maltrattamento di bambine, ragazze, donne fanno parte purtroppo della storia dell' umanità ben prima, e indipendentemente, dell' accesso alle conoscenze mediche sugli embrioni. Contrastare questi abusi richiede forme di controllo efficaci, ma anche mutamenti culturali profondi e una diversa distribuzione di risorse, non un aumento dell' ignoranza e dei vincoli alla assunzione di responsabilità da parte degli individui. Al contrario, questa responsabilità va coltivata e fatta maturare con tutti i mezzi possibili. Per altro, la diagnosi pre-impianto, dato che avviene solo in caso di embrioni fecondati al di fuori dell' utero e di un rapporto sessuale, riguarda casi molto più circoscritti e individuabili dell' amniocentesi. Consentirla (dopo una sentenza di un tribunale italiano del 2009) a chi ricorre alla fecondazione assistita perché ha difficoltà a procreare per le vie "naturali", e non a chi rischia di procreare bambini destinati a sofferenze e morte precoce certa, non risponde ad alcuna logica. È troppo sperare che il ministro della Salute e il governo di cui fa parte, prima di decidere se ricorrere contro la sentenza della Corte europea, si interroghino su quanto di irrispettoso della vita umana e del senso di responsabilità individuale ci sia nella legge 40? Senza cedere ai ricatti morali più o meno ipocriti di chi agita lo spettro dell' eugenetica per nascondere la propria incapacità a rispettare la durezza dei dilemmi in cui si trovano molti aspiranti genitori e la delicatezza di quella scelta complessa, per nulla solo biologica, e comunque non di pertinenza dello Stato, che riguarda il generare un figlio.

Chiara Sareceno

mercoledì 29 agosto 2012

Fecondazione, Balduzzi annuncia ricorso

La Repubblica - 29 agosto 2012

Il ministro della Salute anticipa l'intenzione di andare in appello, ma al centro delle preoccupazioni c'è soprattutto il rapporto tra giustizia italiana e comunitaria. Contrario al ricorso il presidente della Camera Gianfranco Fini

ROMA - "Credo che sia forse opportuna una richiesta di un punto giurisdizionale fermo per quanto riguarda la Corte europea dei diritti dell'uomo e che dunque un ricorso da parte del nostro paese valga proprio a consolidare un punto di riferimento". Lo ha detto il ministro della Salute, Renato Balduzzi, rispondendo a margine di un convegno sul gioco d'azzardo circa il pronunciamento della Corte di Strasburgo sulla legge 40. E Gianfranco Fini "condivide" e "si riconosce" nella posizione espressa dalla deputata di Fli, Giulia Bongiorno sulla legge 40, "odiosa e sbagliata". La deputata di Fli ha invitato il governo a non presentare ricorso contro la sentenza della Corte di Strasburgo che ha bocciato la legge stessa.

E il ministro della Salute, "è riuscito a dare una lettura un po' frettolosa alla sentenza e ci stanno lavorando anche i miei uffici" tuttavia "ci sono poi dei profili di carattere processuale che andrebbero attentamente monitorati perché è chiaro che si riferiscono non solo al caso di specie ma a tutti i casi possibili". Il titolare del dicastero della Salute ha anche sottolineato: "Siccome stanno aumentando le ipotesi di confronto tra ordinamenti, quello italiano e quello del Consiglio d'Europa, credo che anche sotto questo profilo un nostro ricorso potrebbe servire a un chiarimento giurisprudenziale. Con riserva di un approfondimento, una volta presa in esame questa pronuncia, mi sembra che ci siano gli elementi per promuovere un ulteriore chiarimento giurisprudenziale". 

Sulla sentenza dei giudici di Strasburgo che ha bocciato la legge italiana in quanto lesiva dei diritti umani, è intervenuto oggi anche il presidente della Cei Angelo Bagnasco
.  Il cardinale ha voluto sottolineare in particolare come "non si è passati attraverso la magistratura italiana" che è stata "surclassata". Parere opposto arriva invece dalla radicale Emma Bonino che ricorda come "questa è una legge ormai completamente svuotata da sentenze italiane ed europee. Resta l'articolo sul divieto di fecondazione eterologa, che aspetta una sentenza della Consulta".

Legge 40, lo stop dell' Europa Il no alla diagnosi preimpianto incoerente col diritto all' aborto

La Repubblica - 29 agosto 2012 pag. 12 sez. CRONACA

ROMA - Coppia fertile vince a Strasburgo contro l' Italia. La Corte europea ha bocciato la legge 40 sulla fecondazione assistita che consente la diagnosi preimpianto degli embrioni solo se si è sterili. Una legge «incoerente», secondo Strasburgo, che sottolinea le incongruenze del nostro sistema normativo: da una parte proibisce l' indagine clinica degli embrionia coniugi fertili ma portatori di malattia genetica, dall' altra consente l' aborto terapeutico nel caso in cui il feto sia affetto dallo stesso male. Il giudizio è stato promosso da Rosetta Costa e Walter Pavan, romani, portatori di fibrosi cistica, che hanno chiesto alla Corte europea di intervenire sulla legge 40 e di condannare l' Italia. Cosìè stato. Perché le norme sulla fecondazione assistita violano «l' articolo 8 della Convenzione europea dei diritti dell' uomo: lo Stato non può intervenire nella vita privata delle persone». Anzi in questo caso «l' ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata e familiare è sproporzionata». Per riparare al danno morale il governo dovrà versare 15mila euro, a meno che entro tre mesi non presenti ricorso alla Grande Camera. Allora si dovrà attendere la sentenza di secondo grado. Tuttavia dopo la battaglia in Parlamento, 17 giudizi di cui 5 alla Consulta, la novità introdotta dalle toghe europee è dirompente. «Sono contenta, certo - dice Rosetta Costa - ma di che devo parlare? Delle sofferenze che subisco ogni giorno?». Ha una bambina di sei anni ammalata di fibrosi cistica che quasi ogni mattina accompagna in ospedale. Lei e il marito proprio in occasione della nascita della figlia nel 2006 hanno scoperto di essere portatori sani della malattia. Di nuovo incinta nel 2010, da un esame diagnostico prenatale, la donna ha scoperto quel male nel feto e ha deciso per l' aborto terapeutico. «Oggi la coppia desidera fare ricorso alla fecondazione assistita con una diagnosi preimpianto», spiega l' avvocato Nicolò Paoletti. Ma la legge italiana non consente le indagini a chi è fertile. La diagnosi preimpianto infatti è solo per le coppie sterili o se l' uomo è affetto da una malattia virale trasmissibile per via sessuale (come l' Hiv o l' epatite B o C). Adesso lo stop dell' Europa riapre la partita. Se non farà ricorso, l' Italia è chiamata a colmare «l' incongruenza». «La questione della compatibilità tra legge 40 e la legge 194 è problema già noto», dice il ministro della Salute Renato Balduzzi, sottolineando che «una riflessione va affrontata». La riflessione «deve partire dal bilanciamento di due principi: sono beni da tutelare la soggettività giuridica dell' embrione e la salute della madre». La questione, ha spiegato Balduzzi, «nel nostro paese era già stata posta dai giudici di merito e in prospettiva probabilmente sarà riproposta alla Corte». Il ministro anticipa: «Faremo presto, deciderà il governo collegialmente, siamo rispettosi delle indicazioni europee». Le polemiche sono iniziate subito, dividendo il Parlamento. Per la capogruppo dei senatori pd, Anna Finocchiaro, «è venuto il momento di riscrivere completamente la legge 40, sbagliata, crudele e inumana». Questo sarà «l' impegno del Partito democratico», assicura Ignazio Marino. Esponenti del Pdl come Maurizio Lupi ed Eugenia Roccella sperano in un ricorso del governo. Tranchant il Centro di bioetica dell' università Cattolica di Milano, che parla di «eugenetica liberale». Non mancano i distinguo negli schieramenti. Il capogruppo del Pdl, Fabrizio Cicchitto, non tace le «forzature» nella legge 40, e Francesca Martini (Lega) valuta la sentenza europea come «un passo di civiltà». L' ex presidente della Consulta, Valerio Onida, sottolinea che se non si rivolgerà alla Grande Camera, «l' Italia è obbligataa conformarsi alla pronuncia di Strasburgo, e di fatto dovrà cambiare la legge». 

Elsa Vinci

In 8 anni 17 bocciature nei tribunali cosa resta delle norme sulla provetta

La Repubblica - 29 agosto 2012 pag. 13 sez. CRONACA
 
Sepolta dalle sentenze, bocciata dalla Scienza, spesso definita "inumana". Ciò che resta della legge 40, causa diretta di centinaia di rischiosissime gravidanze trigemine, e causa indiretta di centinaia di aborti terapeutici frutto del diktat contro la diagnosi preimpianto, è un cumulo di divieti "bruciati". E le (poche) norme ancora in vigore, tra cui la proibizione di fecondazione eterologa o l' impossibilità di accesso alle tecniche per le donne single, sono già minate da cause e ricorsi che ne hanno messo radicalmente in discussione l' impianto giuridico. Approvata nel 2004 dopo una feroce battaglia politica, confermata da un referendum senza quorum del 2005, la legge 40 sulla "Procreazione medicalmente assistita" è stata bocciata nelle aule dei tribunali ben diciassette volte in otto anni, e con la fuga delle coppie italiane all' estero ha provocato il più grande "esodo sanitario" che si ricordi. Oggi in Italia, dopo la sentenza della Consulta del 2009, molte tecniche sono di nuovo consentite, in particolare il congelamento e lo screening genetico degli embrioni. A quest' ultimo però possono accedere soltanto le coppie sterili, e non quelle fertili pur affette magari dalle stesse anomalie genetiche trasmissibili al feto. Le coppie fertili, invece, dopo l' amniocentesi possono ricorrere alla drammatica scelta dell' aborto terapeutico... Una incoerenza appunto, come Strasburgo ha contestato all' Italia.
 
Maria Novella De Luca

martedì 28 agosto 2012

Procreazione, la Corte Europea rimette in discussione la legge 40

La Repubblica - 28 agosto 2012
 
Bocciata una parte della normativa, quella che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Balduzzi: "Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza". Il Centro di Bioetica della Cattolica di Milano: "Si tratta di eugenetica liberale"
 
STRASBURGO - La Corte europea dei diritti umani rimette in discussione la legge 40. E' infatti stata bocciata la parte della normativa che riguarda l'impossibilità per una coppia fertile ma portatrice sana di fibrosi cistica di accedere alla diagnosi preimpianto degli embrioni. Secondo i giudici della Corte di Strasburgo, la cui decisione diverrà definitiva entro tre mesi se nessuna delle parti farà ricorso per ottenere una revisione davanti alla Grande Camera, "il sistema legislativo italiano in materia di diagnosi preimpianto degli embrioni è incoerente" in quanto allo stesso tempo un'altra legge dello Stato permette alla coppia di accedere a un aborto terapeutico in caso che il feto venga trovato affetto da fibrosi cistica. La replica del ministro Balduzzi: "La questione della compatibilità tra legge 40 e legge 194 sollevata dalla Corte di Strasburgo e un problema già noto". E, il governo, "aspetta di leggere le motivazioni della sentenza".

La Corte ha quindi stabilito che cosi com'è formulata la legge 40 ha violato il diritto al rispetto della vita privata e familiare di Rosetta Costa e Walter Pavan a cui lo Stato dovrà versare 15 mila euro per danni morali e 2.500 per le spese legali sostenute. Non è la prima volta che la Corte europea si pronuncia sulla legge 40. Nel 2010 fu stabilito che la fecondazione eterologa non poteva essere impedita, perché sarebbe stato violato l'articolo 8 della Convenzione europea per i diritti dell'uomo. Articolo in contrasto con le disposizioni contenute nell'articolo 4 della legge 40 che sancisce, in Italia, il divieto di diventare genitori con l'ausilio del seme di un donatore o dell'ovocita di una donatrice.

La Corte ha rilevato l'incoerenza del sistema legislativo italiano che "da una parte priva i richiedenti dell'accesso alla diagnosi genetica pre impianto" e "d'altra parte li autorizza a una interruzione di gravidanza se il feto risulta afflitto da quella stessa patologia". La Corte conclude che "l'ingerenza nel diritto dei richiedenti al rispetto della loro vita privata e familiare è quindi sproporzionata". In base alle disposizioni degli articoli 43 e 44 della convenzione dei diritti dell'uomo, questa sentenza non è definitiva; entro tre mesi entrambe per parti possono chiedere il rinvio della vicenda davanti all'alta camera della corte per i diritti dell'uomo. In questo caso un collegio di 5 giudici valuterà se la vicenda meriti un esame più ampio. In questo caso l'alta camera esaminerà il caso e darà una sentenza definitiva.

E i tentativi di modifica della legge 40 sono numerosi. Nel 2005 fu sottoposta a referendum: vinse l'astensionismo e non fu raggiunto il quorum. La disciplina produsse i suoi effetti e restò intatta fin quando, nel 2008, il ministro della Salute del governo Prodi, Livia Turco, ne riscrive le linee guida. Due le novità introdotte: il sì alla possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto sull'embrione da impiantare in utero (prima vietata, eccetto la diagnosi preimpianto di solo tipo osservazionale) e la possibilità di ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita (Pma) anche per le coppie in cui l'uomo sia portatore di malattie virali sessualmente trasmissibili, in particolare virus Hiv ed epatiti B e C, riconoscendo che tali condizioni sono assimilabili ai casi di infertilità per i quali è concesso il ricorso alla fecondazione assistita.

Le reazioni. Livia Turco, Pd, ex ministro alla Sanità commenta: "Dalla corte di Strasburgo arrivano parole sagge e ineccepibili". Perchè "sono state confermate le incongruenze legate al divieto di diagnosi preimpianto, come peraltro segnalato dalla sottoscritta e da molti altri fin dalla discussione parlamentare". In particolare, è stata condannata "la decisione di  evitare la diagnosi pre impianto per accertare lo stato di salute dell’embrione consentendo poi l’interruzione di gravidanza". Per Antonio Palagiano, Idv, "la sentenza è l’ennesima conferma dell’incostituzionalità di questa legge che non tutela affatto i diritti e la salute dei cittadini. Per questo, insistiamo nel dire che la legge 40 va riscritta al più presto”. Nichi Vendola, Sel: "La saggia sentenza della Corte Europea sulla legge 40 ci dice che occorre liberare l'Italia da un'insopportabile ipoteca, fatta di oscurantismo e di crudelta', sul terreno dei diritti delle persone".

Il Movimento per la Vita. Il comitato che riunisce oltre 600 associazioni che si battono per i diritti del concepito, criticando la sentenza di Strsburgo, rilancia: "Bene farà, quindi, il legislatore a portare anche nella legge 194 la logica dell'articolo 1 della legge 40 che riconosce il concepito anche in provetta come un soggetto titolare di diritti al pari degli adulti coinvolti". Ancora più netta la posizione del Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Milano: "La Corte europea interpreta il divieto di accesso alla fecondazione assistita per la selezione degli embrioni come un'ingerenza e una violazione dei diritti alla vita privata e familiare, alla privacy". In realtà, "accogliendo questo ricorso si allinea a quella tendenza, definita di eugenetica liberale, che privilegia gli interessi della coppia e pone sotto silenzio il problema della tutela della vita nascente, specie quando è malata".

domenica 5 agosto 2012

5 anni fa....5 anni dopo....



OGGI - 5 Agosto 2012

Alle ore 12.17 con il peso di 2.740 kg è nato Pietro.  La mamma è stata forte, è stanca ma felicissima. Il papà ha tenuto in braccio il suo bambino ed è orgoglioso della sua splendida famiglia. E’ stata un esperienza unica ed indimenticabile! Un saluto a tutti Fabio Silvia ed il piccolo Pietro….che fantastica storia è la vita!

….sono trascorsi già cinque anni da quando ci hai reso genitori per la prima volta e da quando ho spedito questo sms. Oggi come allora in ufficio tra mille carte …. Con quei maledetti cassetti che si riaprono. Sembra che la vita lo faccia apposta. Un amico che lotta per avere un figlio con la PMA, una bimba appena nata, qualche cucciolo che se ne è andato…. E tutte quelle facce che mi guardano come fossero figurine appiccicate ad un album ogni volta che vengo a trovarti. ……Ormai li conosco tutti!
La vita mia e di mamma si sono riempite della vivacità dei due monelli e delle loro piccole conquiste quotidiane, delle preoccupazioni che cambiano, di nuove amicizie e di impegni alla lotta alla Sma…ma nel nostro cuore rimane sempre un grande vuoto.
Un bacio piccolo mio….