sabato 26 gennaio 2013

Bebè in provetta, stangata in arrivo ora si pagherà anche in ospedale

La Repubblica - 26 gennaio 2013

La Regione Sicilia taglia la spesa: da aprile duemila euro per ogni ciclo di procreazione assistita. Insorgono i medici dei centri privati: "Così si favorisce l'emigrazione". In molte altre regioni la fecondazione è gratuita. E a Palermo uno dei due centri pubblici non funziona da anni

Stangata in arrivo per le 5 mila famiglie siciliane che ricorrono alla fecondazione assistita. Nell'Isola sono circa 6.500 all'anno le coppie che hanno difficoltà ad avere figli: oltre 5 mila di esse richiedono la procreazione medicalmente assistita, ma le strutture siciliane coprono solo 3 mila prestazioni all'anno. E così quasi duemila donne emigrano al Nord, dove le prestazioni sono gratuite: viaggi della speranza che costano alla Regione sei milioni all'anno. Attualmente in Sicilia l'80 per cento delle fecondazioni viene effettuata nei centri privati: solo il 15 per cento delle coppie riesce ad accedere negli unici due ospedali pubblici che garantiscono il servizio a costo zero. E da aprile avere un figlio in provetta sarà solo un privilegio per chi ha soldi: un decreto di ottobre fissa una tariffa di 3187 euro a ciclo anche per le strutture pubbliche e fissa un tetto di duemila prestazioni parzialmente rimborsabili. La Regione contribuirà con mille euro. Tutto il resto sarà a pagamento. A lanciare l'allarme sono le associazioni che raccolgono le coppie con problemi di sterilità.

"Il costo è troppo alto e gli esclusi ritorneranno in Lombardia e nelle regioni del Nord", denuncia Hera, un'onlus che da anni opera nel settore. E sul piede di guerra sono anche le 23 strutture private escluse dal nuovo network di centri autorizzati, che hanno proposto un ricorso in massa al Tar per chiedere l'annullamento del decreto. "Perché indurre migliaia di coppie alla migrazione procreativa. A chi giova?",

si chiede Antonino Guglielmino, professionista che da anni effettua la procreazione medicalmente assistita. Una delegazione di associazioni di famiglie e centri privati è stata ricevuta da un rappresentate dell'assessorato regionale ala Salute. Ma, a meno di passi indietro del nuovo assessore Lucia Borsellino, le nuove regole entreranno in vigore tra poco più di tre mesi e avere un figlio in provetta diventerà un lusso.

Con il nuovo decreto firmato a ottobre dall'ex assessore Massimo Russo viene istituito un network di centri autorizzati, di cui fanno parte 9 strutture pubbliche e 6 private, e fissato un costo di 3.178 euro per un ciclo completo. La Regione rimborsa fino a mille euro a ciclo per un massimo di duemila cicli, il resto è a carico delle famiglie. Le strutture dovranno raggiungere quota 200 cicli all'anno per rimanere in vita.

A Palermo sono solo due gli ospedali pubblici attrezzati per la in vitro. Ma il centro dell'ospedale Ingrassia, che effettuava in media 200 cicli all'anno con liste d'attesa di un anno e mezzo, è chiuso dal giugno 2010, quando arrivarono i Nas in corsia e l'allora direttore Serafino Garda decise di chiudere in autotutela le sale operatorie del reparto di Ginecologia e l'annesso laboratorio per la procreazione in vitro.

Sono passati due anni e mezzo ma il progetto di ristrutturazione da un milione e 700 mila euro è ancora al palo e le attrezzature per la procreazione costate nel 2005 quasi 300 mila euro sono ferme. Resta attivo solo il Policlinico, che nel 2011 ha effettuato solo 92 cicli a fronte di una lista d'attesa di 300 persone. Il nuovo decreto prevede l'istituzione di un terzo centro a Villa Sofia-Cervello. "Anziché creare nuovi centri - commenta il professore Antonio Perino, primario al Policlinico - si potrebbero potenziare quelli esistenti". Non va meglio nella Sicilia orientale, dove il servizio è appaltato ai privati e l'unica struttura pubblica a offrirlo è l'ospedale Cannizzaro.

Per uno dei padri della fecondazione assistita, Ettore Cittadini, il decreto non farà altro che incoraggiare la fuga verso le altre regioni: "Al Nord - dice - il servizio è inserito nel prontuario sanitario delle prestazioni rimborsabili. Per fermare l'emorragia bisognerebbe fare così anche in Sicilia".


Giusi Spica