domenica 19 dicembre 2010

"Quel che resta della Legge 40": l'audiovideo e gli atti del convegno

Venerdì 17 dicembre si è tenuto presso la Sala Conferenze del Senato (Ex Hotel Bologna) a Roma il convegno "Fecondazione assistita e ricerca: quel che resta della legge 40. Monitoraggio, applicazione, sentenze, compatibilità di diritto costituzionale e internazionale: problemi aperti e nuove sfide sulla legge sulla procreazione medicalmente assistita" organizzato dall'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica.

Guarda il convegno al link:
http://www.radioradicale.it/scheda/317604/fecondazione-assistita-e-ricerca-quel-che-resta-della-legge-40

Ascolta l'intervista all'avvocato Filomena Gallo, vice segretaria dell'Associazione Coscioni:
http://www.radioradicale.it/scheda/317618/quel-che-resta-della-legge-40-intervista-a-filomena-gallo-sul-convegno-sulla-fecondazione-assistita-e-rice

giovedì 9 dicembre 2010

Elenco dei pensieri, dei momenti, delle sensazioni e delle emozioni di nove mesi di gravidanza

Cittadella - 6 dicembre 2010

- Il desiderio di regalare un fratellino a Pietro e Agata Sofia;

- la voglia di non lasciare niente di intentato;

- la documentazione per il ricorso contro la legge 40;

- Filomena Gallo;

- il test di gravidanza positivo per un atto d’amore;

- il regalo più bello: il test di gravidanza il giorno del mio compleanno;

- la S.m.a. e la paura di non farcela;

- la S.m.a. e la speranza di evitarla;

- la vìllocentesi e le tre interminabili settimane di attesa;

- il silenzio di coppia;

- il sostegno degli amici e della Famiglia;

- la nostra famiglia allargata: la famiglia delle Famiglie Sma;

- la mail della dottoressa del Besta con il risultato della villocentesi;

- tutte le volte che mi sono morso la lingua per non rispondere offensivamente a chi mi diceva: “è un maschietto? Che fortuna che avete avuto, avete fatto la coppietta!”;

- il nostro piccolo Pietro che se ne andato troppo presto;

- la scelta del nome del bimbo in arrivo;

- Rita Robi e Riccardo…..

- un'amica che ci sta provando e che spero ci riuscirà….

- tutte le coppie in fila nel reparto di ginecologia a Cittadella (PD);

- il pancione che cresce;

- i baci di Agata Sofia al pancione;

- la casa nuova;

- il trasloco;

- i mercatini di Natale per Famiglie Sma;

- le contrazioni;

- la sala travaglio e l’attesa;

- le due sale parto e i ricordi di Pietro e Agata Sofia;

- la terza e mai vista prima sala parto;

- l’ostretico che ci aveva accolto la prima volta e che questa volta ha fatto nascere il nostro bimbo;

- le spinte;

- il corpicino del nostro bimbo, il silenzio …. il gelo!

- pochi ma interminabili secondi;

- il pianto del nostro bimbo….il nostro pianto di gioia;

- Niccolò, 3.400 g per 51 cm;

- La mia splendida famiglia….Silvia, Pietro, Agata Sofia e Niccolò.

venerdì 26 novembre 2010

Eterologa, i ricorsi si moltiplicano nell'ultimo anno 2.700 coppie all'estero

Repubblica - 26 novembre 2010

I nuovi dati dell'Osservatorio sul turismo riproduttivo, aggiornati al luglio 2010: dall'Italia, il 65% si sposta per beneficiare della donazione di ovociti o seme, vietata dalla legge 40. Le mete preferite restano Spagna e Svizzera, ma aumentano i viaggi verso la Repubblica ceca. Gli esperti: "Finché non cambieranno le norme a essere più colpiti saranno sempre coloro che hanno più problemi di fertilità

ROMA - Sono 2.700 le coppie italiane che ogni anno vanno all'estero per tentare di avere un figlio con la fecondazione eterologa. Un esodo obbligato davanti al divieto della Legge 40 che in Italia proibisce questa tecnica di Procreazione medicalmente assistita (PMA) attuata tramite la donazione di seme od ovuli di una persona esterna alla coppia. L'Osservatorio sul turismo procreativo, con l'indagine "Migrazione procreativa" presentata a Bologna, ha aggiornato i numeri di quanti si spostano oltreconfine per beneficiarne.

"Il paradosso - dice Andrea Borini, presidente dell'Osservatorio - è che le coppie costrette a valicare i confini nazionali seguendo una speranza sono proprio quelle con maggiori problemi di fertilità, cioè sterilità totale o parziale grave, per le quali il ricorso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita omologhe non è sufficiente. Pazienti per cui l'unica speranza di avere un figlio è rappresentata dalla fecondazione eterologa, ovvero il ricorso a spermatozoi o ovociti di donatori esterni alla coppia. E il rammarico è dato dal fatto che molte strutture italiane potrebbero garantire sicurezza e qualità anche per questi trattamenti, ma purtroppo non sono ammessi dalla Legge 40".

Il divieto di ricorrere alla donazione di un seme o di un ovulo è l'unico paletto rimasto in piedi della legge che regola la riproduzione medicalmente assistita. Nel 2009, infatti, la Corte Costituzionale ha bocciato il tetto dei tre embrioni 1, l'obbligatorietà dell'unico e contemporaneo impianto 2 degli embrioni e il divieto di crioconservarli.

Sebbene le maglie della legge siano più larghe, ci sono ancora molti nodi da risolvere. "In assenza della disponibilità a cambiare la Legge 40 da parte del Parlamento - ha detto l'avvocato Maria Paola Costantini, che segue molte coppie che hanno impugnato la legge - o si scappa all'estero o si cerca la soluzione con i ricorsi davanti ai tribunali italiani per richiedere ai giudici di sollevare la questione di legittimità costituzionale sull'articolo che vieta l'eterologa. Ad oggi sono stati depositati più di 10 ricorsi in diverse città italiane".

I numeri. Uno studio pubblicato lo scorso marzo su Human Reproduction 3 ha analizzato la portata del "turismo procreativo europeo" e stimato che sul totale dei "crossing border", oltre il 31% (ossia 3.500/4.500 coppie) è rappresentato da italiani. "Incrociando i numeri di Human Reproduction con i quelli raccolti dall'Osservatorio - ha spiegato Andrea Borini - è lecito affermare che due coppie italiane su tre vanno all'estero perché devono ricorrere alla fecondazione eterologa. E che quindi continueranno a doversi rivolgere altrove, almeno fino a quando la legge italiana non riconoscerà anche a questi pazienti il diritto all'accesso a queste tecniche".

La ricerca. Per arrivare a quantificare il fenomeno, l'analisi dell'Osservatorio ha preso in considerazione le mete più gettonate del turismo procreativo da giugno 2009 a luglio 2010: 36 centri esteri, un numero significativo di strutture fra quelle maggiormente frequentate dai pazienti italiani. Si tratta di centri in Austria, Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Grecia, Repubblica Ceca, Spagna, Stati Uniti, Svezia, Svizzera. A ogni struttura sono state richieste informazioni relative alla presenza di italiani tra i pazienti, e il numero medio di pazienti italiani (per anno) in trattamento per fecondazione eterologa.

Dallo studio è risultato che la Spagna è la meta preferita degli italiani: nei 9 centri contattati sono risultati più di 1.400 coppie italiane in corso di trattamento per fecondazione eterologa. In questi centri pesa molto la capacità degli operatori sanitari, e non solo, di parlare italiano. Le coppie "censite" in Spagna cercano in prevalenza l'ovodonazione.

La seconda meta per gli italiani è la Svizzera, dove le quattro principali cliniche contattate segnalano circa 700 utenti italiani. Qui la legge consente solo la donazione di seme e a coppie sposate, ma incide la vicinanza. La Repubblica Ceca sta diventando una meta sempre più ambita: i quattro principali centri del paese ricevono oltre 250 coppie italiane l'anno. Incidono i costi ridotti, la presenza di personale che parla italiano e una legge che consente la donazione sia di gameti maschili e femminili e anche quella di embrioni. Circa 150 italiani invece vanno in Danimarca dove la legge consente la donazione di seme e ovociti sia alle coppie sposate che a quelle conviventi, ma non quella di embrioni. Stessa legislazione in Svezia, dove non vanno più di dieci coppie l'anno.

In Austria, circa 70 coppie italiane l'anno (in prevalenza dal Nord-Est) vanno per beneficiare della donazione di seme nei cinque centri principali di Pma (non è consentita quella dei gameti femminili). Stessa dimensione ha il fenomeno in Belgio nelle tre principali cliniche che praticano la fecondazione eterologa, mentre la metà circa (una trentina di coppie, soprattutto dal Sud Italia) si sposta fino in Grecia dove la legge consente a persone sposate o conviventi di accedere a donazione di seme, di ovociti e di embrione.

Lo studio dell'osservatorio, infine, testimonia che esiste anche una quota di italiani (con maggiore disponibilità economica e buona padronanza della lingua inglese) che sceglie gli Stati Uniti: il centro di New York incluso nello studio ospita una ventina di coppie ogni anno. Quanto ai costi, infine, si va dai 3mila euro medi dell'Ucraina ai 6/8mila della Spagna, mentre il Paese più caro per gli italiani è la Gran Bretagna.

Adele Sarno

martedì 16 novembre 2010

Il dodecalogo degli ostetrici cattolici: no alla fecondazione assistita

Corriere della Sera - 16 novembre 2010

MILANO - Verso i medici cattolici «c'è un pregiudizio culturale molte forte, che in passato ha anche penalizzato nel lavoro e nella carriera». A dirlo è Giuseppe Noia, presidente dell'Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici (Aigoc), in occasione del primo convegno nazionale al policlinico Gemelli di Roma. «Si pensa che per via della religione e dell'etica non si possa fare una buona scienza, ma è invece proprio con l'etica che si può fare una buona scienza» spiega Noia. In passato, «ci sono stati giovani ginecologi che non sono stati assunti in strutture dove si praticava l'aborto per aver manifestato la loro identità cattolica, per via del problema dell'obiezione di coscienza». Secondo Noia, «sarebbe opportuno riservare metà dei posti disponibili a personale obiettore, e l'altra metà a chi non lo è, in modo da garantire il servizio e tutelare al contempo le posizioni di tutti». Noia ha inoltre rilevato come molti «paventano l'ingresso dei volontari "pro life" nei consultori», ma l'intento dei ginecologi cattolici, ha detto, «non è quello di eliminare l'autodeterminazione della donna, bensì di fare una terapia educazionale alla coppia, dando informazioni basate sulla scienza». In questa impostazione rientrano i corsi itineranti che l'Aigoc terrà nel primo semestre del 2011 in Puglia, Calabria, Sicilia e Piemonte presso università e consultori. Quindici docenti, in un giorno e mezzo, terranno lezioni sull'aborto, le malattie sessualmente trasmissibili, la consulenza in gravidanza e l'assistenza preconcezionale e prenatale.

FECONDAZIONE ASSISTITA - Uno dei temi principali del convegno è stato quello della fecondazione assistita: in particolare gli ostetrici cattolici hanno preso l'impegno di non consigliare, né ricorrere o facilitare il ricorso alla fecondazione assistita, né prendere parte agli interventi necessari per la sua realizzazione. Una dichiarazione inserita in un dodecalogo, la "promessa dell'ostetrico cattolico", che elenca una serie di obiettivi. Tra questi, oltre alla difesa e protezione della vita umana fin dal concepimento, c'è il rifiuto di diventare uno strumento di applicazioni violente della medicina e l'impegno a cooperare con l'applicazione delle leggi tranne che per motivi di obiezione di coscienza, qualora non vengano rispettati i diritti umani e quello alla vita. Il documento prescrive anche di mettere in pratica i principi cattolici della bioetica medica fondata sul Personalismo, ovvero non consigliare o facilitare l'aborto volontario, non prescrivere pratiche contraccettive, intercettive e di sterilizzazione, non ricorrere alla fecondazione artificiale ma approfondire invece la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità e promuoverne la conoscenza. (Fonte: Ansa)

venerdì 22 ottobre 2010

Legge 40, altro ricorso per l'eterologa anche Catania si rivolge alla Consulta

Repubblica - 22 ottobre 2010

ROMA - Anche il tribunale di Catania ha sollevato la questione di legittimità costituzionale sulla parte della legge 40 che vieta la fecondazione eterologa, quella con seme o ovuli che arrivano da donatori esterni. La decisione ricalca in gran parte quella adottata dai giudici di Firenze due settimane fa. L'annuncio del nuovo ricorso è statoi dato da Marilisa D'Amico, docente di Diritto costituzionale all'università di Milano e membro del collegio legale, insieme con gli avvocati Costantini, Clara e Papandrea, che assiste la coppia che ha presentato il ricorso a Catania.

"Non si può discriminare una coppia in ragione del grado di sterilità", afferma l'avvocato D'Amico, ricordando che per la legge italiana una coppia che non ha ovuli o seme non può fare uso delle tecniche di fecondazione assistita essendo vietato il ricorso alla donazione. E' sulla base anche di questa considerazione che è stato presentato il ricorso urgente che il tribunale ha poi "girato" alla Consulta ritenendo non infondato il dubbio che quel divieto si scontri con la Carta costituzionale.

"Il tribunale di Catania ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del divieto assoluto di fecondazione eterologa - ha aggiunto il legale - rispetto al principio di eguaglianza, diritto alla salute e conformità delle norme italiane a quelle europee". Nel ricorso, infatti, oltre alla Costituzione italiana si faceva riferimento alla sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo che quest'anno ha condannato l'Austria per il divieto di fecondazione eterologa identico a quello contenuto nella legge 40.

"Esprimiamo massima soddisfazione perché sulla scia del tribunale di Firenze anche il tribunale di Catania ha sollevato la questione di costituzionalità relativa al divieto di fecondazione eterologa della legge sulla fecondazione assistita". Questo il commento degli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, legali della coppia di Torino che ha ottenuto dai giudici di Firenze il rinvio alla Consulta della legge 40 in relazione al divieto di fecondazione eterologa. Baldini ha sottolineato come il tribunale di Catania abbia investito del caso la Consulta con le stesse argomentazioni sostenute a Firenze e "a dispetto delle obiezioni e delle critiche di taluni all'indomani dell'ordinanza fiorentina".

"E' evidente che prosegue l'attacco ideologico alla legge sulla procreazione assistita che invece ha già resistito perché è stata sostanzialmente confermata dalla pronuncia della Corte Costituzionale del 2009 e ha ormai dimostrato di dare buoni risultati", commenta invece il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella che si è detta comunque "fiduciosa" rispetto alla nuova pronuncia che dovrà arrivare dalla Suprema corte "che già ha mantenuto l'impianto della legge".

Tribunale Catania: a Consulta legge 40

Corriere della Sera - 22 ottobre 2010

(ANSA) - ROMA - Il tribunale di Catania solleva la questione di legittimita' costituzionale sulla parte della legge 40 che vieta la fecondazione eterologa. Una decisione che ricalca in parte quando gia' stabilito con sentenza del tribunale di Firenze due settimane fa. Lo annuncia l'avvocato Marilisa D'Amico, docente di diritto costituzionale all'universita' di Milano, del collegio di difesa della coppia che ha fatto ricorso. La fecondazione eterologa e' quella con seme o ovuli che arrivano da donatori esteri.

martedì 19 ottobre 2010

Cerotto misura fertilità è "rivale" fecondazione

(AGI) - Londra, 18 ott. - Un piccolo cerotto che misura le piu' piccole variazioni della temperatura corporea della donna potrebbe aiutare a concepire con la stessa efficacia della fecondazione assistita, almeno in alcuni casi. Lo afferma l'azienda che lo ha messo a punto, che ha presentato i risultati delle sperimentazioni al meeting della World Association of Reproductive Medicine. Il dispositivo consiste in un cerotto da applicare sotto il braccio che misura la temperatura 20mila volte al giorno, riuscendo a stabilire il periodo fertile con un'accuratezza del 99 per cento. Secondo i dati presentati 'DuoFertility', questo il nome del dispositivo, ha avuto nei test un tasso di gravidanze a sei mesi del 19,5 per cento, paragonabile a quello che si ottiene con la fecondazione assistita. "Per alcuni disturbi il dispositivo ha la stessa efficacia della fecondazione artificiale - ha spiegato Shamus Husheer, l'inventore del sistema - ovviamente per i problemi piu' gravi, come la mancanza di spermatozoi, non e' efficace, ma per disturbi maschili minori, ciclo irregolare e infertilita' non spiegata puo' essere molto efficace".

AGI Salute

lunedì 11 ottobre 2010

Difende la procreazione assistita: «Io, perseguitata per le mie idee»

Corriere del Mezzogiorno - 11 ottobre 2010

La storia dell'avvocatessa Filomena Gallo, attivista e presidente dell'associazione Amica Cicogna

SALERNO — C’è un uomo che ha ripreso a perseguitare una donna: le lascia messaggi intimidatori nella cassetta postale, le telefona e citofona a qualsiasi ora del giorno e della notte per minacciarla o insultarla. Un classico esempio di stalking che meriterebbe non più di dieci righe in cronaca se la donna in questione non si chiamasse Filomena Gallo, avvocato salernitano nota in tutt’Italia per le battaglie civili per il diritto alla salute e la libertà di cura. Presidente dell'associazione «Amica Cicogna» e vicesegretario nazionale dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, l'avvocato Gallo appena qualche giorno fa è tornata agli onori della cronaca per avere ottenuto, assistendo una coppia toscana che non può avere figli, che il tribunale di Firenze rinviasse alla Corte Costituzionale la legge 40 per la parte che vieta la fecondazione eterologa, giudicata incostituzionale in quanto lede il diritto alla salute e i diritti fondamentali dell’uomo sanciti dalla Carta. Una grande soddisfazione personale e professionale che fa il paio con la gioia per l’attribuzione del premio Nobel 2010 a Robert Edwards, il papà dei «figli in provetta».

Eppure questa donna, intellettualmente vivace, docente a contratto presso l'Università di Teramo e amica personale di Emma Bonino e Marco Pannella, vive quotidianamente in uno stato di paura. «C'è un uomo che non conosco che da tempo mi perseguita per le mie idee - trova il coraggio di confessare - eppure io metto a disposizione il mio lavoro per l'affermazione dei diritti, ho degli ideali, ci credo e non faccio niente per guadagnare soldi». La storia ha inizio a ridosso del Natale 2005 quando Filomena, già all'epoca molto attiva nella difesa della procreazione assistita, è fatta oggetto di minacce di aggressione fisica: «Mi trovavo da sola nella sede di Amica Cicogna - racconta - e ad un certo punto bussano alla porta. Chiedo chi è e dall'altra parte sento un uomo che urla: chiedi pure chi è? Ora te lo faccio vedere io come si fanno i figli! E comincia a prendere a calci la porta. Io riesco a mantenere il sangue freddo e chiamo il 113 e una mia amica, Azzurra Manzione, che si precipita con il marito. Quell'individuò intanto scappa. E a terra lascia tracce di liquido seminale». Ciò avveniva cinque anni fa. In tutto questo tempo Filomena Gallo ha proseguito la sua attività che l'ha portata, tra l'altro, a scrivere una parte del codice civile riformato attualmente fermo alla Camera e in Senato. E a frequentare dibattiti pubblici, rilasciando interviste e opinioni.

«La sera del 25 novembre 2009 - riprende - trovo nella cassetta postale un opuscolo di colore nero. Penso che si tratti di materiale pubblicitario e invece è un breve racconto di 31 pagine, Sorry di Zoran Drvenkar. Comincio a sfogliarlo e mi colpiscono alcune frasi sottolineate con penna nera. In particolare a pagina 14: «Di lei fai un pacchetto. Spingi le cosce contro il seno, fai scivolare le braccia sotto le ginocchia. Non è alta… la porti fuori dall'appartamento… E' semplice come buttare giù l'immondizia. E a pagina 16: Un chiodo perfora i palmi delle mani, una sull'altra, senza incontrare resistenza. Non so se in quel momento provo più paura o più rabbia». Parte la denuncia ai carabinieri contro ignoti in cui la paladina delle donne sterili riferisce anche di aver ricevuto durante la notte citofonate senza risposta e che nelle ore diurne qualcuno suona alla porta d'ingresso e poi si dilegua. Pochi giorni dopo, il 7 dicembre, un altro avvertimento inquietante: «In una busta bianca recapitata a mano trovo sei viti e un tubicino di piccolo spessore di colore argento, in acciaio. Fin troppo chiaro il riferimento a quel libro in cui si spiega come inchiodare una donna al muro!».

In quel momento Filomena pensa: e ora cosa mi aspetta? Cambiano le abitudini di vita: meno tempo in casa e meno tempo con la famiglia. E mai da sola sul pianerottolo al rientro a casa. Nel frattempo s'intensificano le telefonate mute nel cuore della notte. E c'è anche un tizio che dice di aver sbagliato numero e che la riempie di insulti. Le preoccupazioni private non incidono però sulla vita pubblica: il 23 settembre di quest'anno Filomena partecipa a un convegno del Pd a Tarquinia per il lancio delle Doparie sulla legge 40. Nella mattinata un nuovo avvertimento: «Alle 7.30 una citofonata e una voce maschile, adulta, mi fa: ancora insisti, non la vuoi smettere? Stai attenta questa sera a Tarquinia. Gli chiedo: ma chi sei, dimmi chi sei, non ricevo risposta». Fin qui la storia oltre i riflettori di Filomena Gallo che oggi vive nell'ansia. «Eppure - conclude - non ho mai fatto del male a nessuno, non ho mai litigato e so ammettere i miei errori. Perché devo essere aggredita in questo modo per le mie idee?»

G. B.

giovedì 7 ottobre 2010

Eterologa, due coppie bolognesi in attesa del verdetto della Corte

Repubblica - 7 ottobre 2010

Sara, 35 anni, e Paolo, 37, assieme ad altri due, hanno fatto ricorso al Tribunale per poter effettuare la fecondazione grazie a un donatore. La lotta sulla legge 40 è iniziata qui: "Ora una speranza anche per noi"

Sono diventate due le coppie bolognesi che hanno fatto ricorso al Tribunale per poter effettuare la fecondazione eterologa, vietata dalla legge 40. Il primo ricorso nell'aprile scorso, era anche il primo in Italia. Ora però il Tribunale di Firenze è stato più veloce e ha deciso ieri di porre la questione alla Corte Costituzionale. "Siamo molto contenti che qualcosa si muova in Italia", commenta Sara, 35 anni, impiegata.

Sara è sposata con Paolo, 37 anni, dal 2003 e hanno già tentato la via della fecondazione eterologa in Spagna, senza successo. Ora la speranza è concentrata nel ricorso al Tribunale, ma la causa stenta a decollare. Dice l'avvocatessa Maria Paola Costantini, che rappresenta anche l'altra coppia bolognese: "Hanno già sofferto abbastanza per le condizioni in cui si sono trovati e hanno già avuto esperienze negative e quindi la lo speranza è legata a questa decisione, ma il Tribunale di Bologna non ha nemmeno ancora fissato le udienze. Bisognerebbe invece che la questione venisse presa a cuore". Il primo ricorso, quello dell'altra coppia, era stato presentato ad aprile. Dice Sara: "Se non riuscissimo a fare in tempo per noi visti i tempi italiani, almeno altre coppie potranno trovarsi la strada aperta. Per noi usare le cellule di un'altra persona è come ricevere in dono un organo da trapiantare, il figlio lo sentirei come completamente mio".

di LUIGI SPEZIA

mercoledì 6 ottobre 2010

FECONDAZIONE: DUBBI SULLA COSTITUZIONALITÀ DELLA LEGGE 40



Rinviata alla Consulta la norma che vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa. In Italia 3.400 embrioni orfani

Servizio di Emanuela Garulli

Eterologa, un’ordinanza del tribunale rinvia la questione alla corte costituzionale

Il Tribunale di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità relativamente alla norma della Legge 40 con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa. La richiesta era stata avanzata da una coppia coniugata il cui partner era affetto da azoospermia a causata da terapie fatte in età adolescenziale. La coppia, dopo essere stata in cura in Svizzera e in altri centri stranieri, si è rivolta all’Associazione Luca Coscioni per essere assistita legalmente nella richiesta di poter effettuare le cure nel proprio Paese. La coppia su indicazione dell’associazione nomina propri legali Avv. Filomena Gallo e il Prof. Avv. Gianni Baldini, che presentano ricorso d’urgenza presso il Tribunale di Firenze.

“Il Giudice ha riconosciuto le istanze mosse dalla coppia dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di PMA eterologa per l’evidente sproporzione mezzi-fini; di illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata - spiega il professor Baldini docente di Biodiritto nell’Università di Firenze - questa sentenza è infatti assolutamente coerente con le precedenti pronunce in materia e ritiene che l’articolo relativo al divieto di fecondazione eterologa sia contrario alla Costituzione e rimanda gli atti alla Corte affinché provveda alla relativa declaratoria. Questo pronunciamento prende atto dell’intervenuta approvazione del Trattato di Lisbona - aggiunge Baldini - nel quale si afferma che le decisioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sono direttamente applicabili nel nostro ordinamento ”.

La coppia aveva chiesto aiuto dopo aver appreso del caso dell’Austria che era stata condannata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo proprio relativamente al divieto di eterologa. “Abbiamo deciso di raccogliere questa sfida nonostante fosse la più difficile tra tutte quelle necessarie a fa riscrivere nella Legge 40 perché ci sembrava che i tempi ormai fossero maturi e che si stesse creando una sensibilità finalmente europea a questo problema come dimostra anche il Nobel dato a Stoccolma ad Edwards che riconosce come questa medicina raccolga in realtà istanze e aspirazioni profondamente umane - spiega l’Avvocato Filomena Gallo - Il tribunale di Firenze ha riconosciuto che è irragionevole e discriminatorio non consentire a chi è totalmente sterile di conseguire, utilizzando le tecniche disponibili, il fine procreativo di coppia. Ed è per questo che, se il giudice italiano non ritiene di poter procedere ad un'interpretazione della legge nazionale in contrasto con la normativa comunitaria, deve sollevare la questione di costituzionalità sottolineando un conflitto netto tra la norma e i diritti dell’Uomo".

Concludono gli Avvocati difensori: “Non vi è stata alternativa alla rimessione della questione alla Corte Costituzionale, perché come avvenuto in altre occasioni, possa essere restituita certezza ed uniformità di decisioni in questa delicatissima e fondamentale materia.”

Avv. Filomena Gallo 333 4567091
Prof. Avv. Gianni Baldini 335 5912109

COMUNICATO STAMPA

TRIBUNALE DI FIRENZE
Ordinanza 1 settembre 2010 G.I. Dott. D. Paparo

IL DIVIETO DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA (art. 4 l. 40/04) E’ CONTRARIO A COSTITUZIONE

A distanza di oltre due anni dalle ordinanze di rimessione sulla legge 40/04 alla Consulta adottate dal Tribunale di Firenze, ordinanze che hanno consentito alla Corte di riscrivere l’art. 14 della legge eliminando l’obbligo dei tre embrioni, del loro contemporaneo impianto e il divieto di crioconservazione degli embrioni sovrannumerari, sempre dal foro fiorentino arriva un colpo, se possibile ancora più duro alla legge: per la prima volta nel nostro paese un giudice ordinario ritiene costituzionalmente illegittimo il divieto di procreazione assistita di tipo eterologoprevisto dall’art. 4 l. 40/04, sospende il processo e rimette gli atti alla Corte.
Lo spunto è offerto da una sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dell’aprile scorso che ha dato ragione a due coppie austriache che chiedevano di effettuare la PMA eterologa vietata dalla legge statale condannando lo Stato Austriaco oltre che al risarcimento dei danni alla necessità di eliminare tale illegittimo divieto dal sistema.

STRUTTURA DELL’ORDINANZA

Premessa

Viene riconosciuta la piena vigenza e della fondatezza nell’ordinamento italiano dei diritti asseriti dalla ricorrente:
a)Condizione di sterilità assoluta con conseguente impossibilità di procreare senza l’utilizzo di materiale genetico altrui per via naturale;
b) irragionevole e discriminatorio non consentire a chi è sterile in maniera assoluta di conseguire, utilizzando le tecniche disponibili, il fine procreativo di coppia;
c) Discendenza genetica e diritto all’informazione del nato non sono situazioni assolute e devono essere contemperate col diritto alla procreazione e alla costituzione di una famiglia;
d) il diritto del minore di conoscere le proprie origini genetiche deve essere contemperato con il diritto all’anonimato del donatore (analogamente a quanto previsto per l’adozione);

Fatto

Una coppia sposata dal 2004 nella quale il marito è affetto da azoospermia severa a seguito di cure pregresse risalenti all’infanzia, con conseguente sterilità assoluta che rende impossibile avere un figlio, unica possibilità risulta l’eterologa, stante il divieto in Italia di PMA eterologa inizia un lungo calvario all’estero in paesi dove tale metodica è consentita. Dopo aver sostenuto ingenti costi economici per rivolgersi a strutture mediche all’estero, appreso della sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che condannava lo Stato Austriaco a rimuovere il divieto alla PMA eterologa contenuta nella sua legge perché contraria all’art. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare) e 14 (divieto di discriminazione) della Convenzione, si rivolge al Centro Medico Demetra srl di Firenze chiedendo in applicazione di tale sentenza l’esecuzione dell’intervento di PMA eterologa.
Il Centro rifiuta l’esecuzione dell’intervento vietato dalla Legge 40/04 e la coppia si rivolge all’associazione Luca Coscioni tramite Soccorso civile fornisce l’assistenza legale per l’affermazione dei diritti lesi dalla legge 40/04. La coppia viene assistita dall’ Avv. Filomena Gallo e dal Prof. Avv. Gianni Baldini di Firenze, legali, peraltro delle coppie e associazioni che ha portato la Consulta a pronunciarsi sulla incostituzionalità dell’art. 14 L. 40/04.
Con il ricorso ex art. 700 c.p.c. la difesa della coppia chiede che il Tribunale di Firenze, preso atto della sentenza adottata dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, 1^ sez, SH e altri/Austria, del 1 aprile 2010, ritenuta la rilevanza della medesima nel giudizio, valutata l’impossibilità di operare in via di interpretazione l’adeguamento della norma di cui all’art. 4 c. 3 L. 40/04 a quanto previsto dalla Convenzione e deciso dalla Corte voglia dichiarare il diritto dei ricorrenti a :
a) ricorrere alle metodiche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo; b) utilizzare il materiale genetico di terzo donatore anonimo acquisito direttamente dalla coppia ovvero dal centro secondo quanto previsto dai DLGS 191/07 e DLGS 16/10, per la fecondazione degli ovociti della Sig.ra; c) sottoporsi ad un protocollo di PMA adeguato ad assicurare le più alte chances di risultato utile compatibilmente a quanto stabilito dalla sentenza Corte Cost. 151/09; c) sottoporsi ad un trattamento medico eseguito secondo tecniche e modalità compatibili con un elevato livello di tutela della salute della donna nel caso concreto; d) disporre, in attesa della definizione del giudizio di merito e in via incidentale dell’eventuale giudizio di legittimità costituzionale, la crioconservazione degli embrioni prodotti e destinati al ciclo di PMA di tipo eterologo.
In ogni caso, ritenuta la portata della pronuncia della Corte Europea quale canone ermeneutico generale con valore sub-costituzionale, disapplicare l’art. 4 c. 3 L. 40/04 per contrasto con gli artt. 8 e 14 della CEDU, per l’effetto dichiarare il diritto dei ricorrenti come formulato supra, e sollevare la questione di legittimità costituzionale dell’art. 4 c. 3 L. 40/04 per contrasto con l’art. 11 e 117 Cost. e 2,3,13,32 Cost.
Intervengono ad adiuvandum nel procedimento le associazioni Luca Concioni per la libertà di ricerca scientifica, Amica Cicogna, Cerco un bimbo e con atto a parte l’associazione Liberididecidere.
Il giudice ritiene del tutto fondate le richieste della coppia e a fronte della esplicita tassatività ed inderogabilità delle disposizioni di legge nell’impossibilità di una interpretazione diversa da quella letterale, sospende il processo e rimette gli atti alla Corte costituzionale.


Motivazione e dispositivo

Il giudice accogliendo le motivazioni dei ricorrenti cui pure il centro medico si associa, ritiene di condividere le motivazioni della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nella Sentenza 1 aprile 2010 pronunciata contro l’Austria rilevante, in punto di diritto, anche per il nostro ordinamento. In particolare:
Premesso che, come confermato dalla Sentenza Corte cost. 311/2009 in caso di contrasto tra norma interna e norma della Convenzione europea il giudice nazionale comune deve procedere ad una interpretazione della prima conforme a quella convenzionale. Quando l’eventuale contrasto non sia componibile in via d’interpretazione deve sollevare questione di legittimità costituzionale innanzi alla Consulta.
Nel caso di specie secondo il Giudice europeo e il Tribunale di Firenze il divieto di fecondazione eterologa risulta, illegittimo, irragionevole e discriminatorio per le seguenti ragioni. A) pur non essendovi l’obbligo per gli Stati di adottare una legislazione in materia di PMA ove questa vi sia la sua disciplina dovrà essere coerente in modo da prevedere una adeguata considerazione dei differenti interessi legittimi coinvolti; B) Il divieto assoluto di PMA eterologa configura una sproporzione fini-mezzi posto che esso non rappresenta l’unico modo per evitare il rischio di sfruttamento delle donne, di abuso delle tecniche, di realizzazioni di parentele atipiche configuardosi la scelta priva di giustificazioni ragionevoli; C)l’obiettivo di mantenere una certezza in materia di diritto di famiglia deve considerare che rapporti familiari atipici (non basati sulla discendenza biologica, come l’adozione) già sono ampiamente praticati con la conseguenza che l’ipotesi in esame dovrebbe considerarsi ex se del tutto lecita; D) Il diritto del bambino a conoscere la sua discendenza biologica non è un diritto assoluto, dovendo essere contemperato con altri interessi pubblici e privati coinvolti (diritto alla procreazione, diritto all’anonimato del donatore etc) anche attinenti alla privatezza della propria vita familiare (art. 8 CEDU e art. 2 e 30 Cost) ; E) E’ evidente l’effetto discriminatorio che il divieto assoluto è idoneo ad introdurre tra coppie affette da problematiche di sterilità/infertilità medicalmente superabili e soggetti affetti da sterilità assoluta (art. 14 CEDU e art. 3 Cost)

COMMENTO

Da quanto precede deriva che il Giudice facendo proprie le istanze dei ricorrenti, ritenuta la impossibilità di procedere ad una applicazione diretta della sentenza CEDU -pur in presenza della formale adesione del sistema CEDU all’Unione Europea stabilito dall’art. 6 del Trattato di Lisbona del 1.12.2009 secondo il giudicante, in contrasto con quanto invece sostenuto dal TAR Lazio sent 1198/10 e Cons Stato 1220/10, in assenza di specifico accordo che disciplini le modalità di funzionamento del sistema tale diretta applicabilità deve ritenersi esclusa-, verificata l’impossibilità di comporre il contrasto tra la stessa e la normativa interna (art. 4 comma 3 l. 40/04), ritiene che l’unica via sia quella della rimessione alla Consulta. Dunque dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di PMA eterologa per l’evidente sproporzione mezzi-fini; di palese discriminazione tra coppie sterili in dipendenza della gravità della patologia; di illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata, il Tribunale di Firenze in assoluta coerenza con le proprie precedenti pronunce in materia, ritiene che l’art. 4 c. 3 L. 40/04 sia contrario a Costituzione e rimanda gli atti alla Corte affinché provveda alla relativa declaratoria.
Posto che e la CEDU ha ritenuto illegittimo e discriminatorio il divieto assoluto di PMA eterologa in violazione degli artt. 8 e 14 della Convenzione sui diritti dell’uomo, accolta la rilevanza della pronuncia nell’ordinamento interno, il giudizio della Consulta non potrà che essere conforme a pena di aprire un conflitto senza precedenti con la Corte Europea e la Convenzione stessa.
Insomma un altro duro colto all’assetto della legge 40/04 che rischia di perdere un altro pezzo molto importante

Avv. Prof. Gianni Baldini
Avv. Filomena Gallo

Fecondazione, la legge 40 torna alla Corte costituzionale

Corriere della Sera - 6 ottobre 2010

Dubbi di costituzionalità sul divieto all'eterologa sollevati durante un processo a Firenze

MILANO - La prima sezione del Tribunale civile di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma della legge sulla fecondazione artificiale (legge 40) con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia. Lo hanno reso noto gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, che assistono i coniugi che hanno presentato la richiesta. L'uomo soffre di mancanza di spermatozoi causata da terapie fatte in adolescenza. Torna quindi alla Corte Costituzionale la legge 40 sulla fecondazione assistita.

SECONDO RINVIO - È il secondo rinvio alla Consulta sulla legge 40, sempre del Tribunale di Firenze, che già due anni fa si rivolse ai giudici costituzionali i quali accolsero il rilievo eliminando l'obbligo di produzione di soli tre embrioni in ogni ciclo di fecondazione, l'obbligo del loro contemporaneo impianto, e annullando anche il divieto di congelamento degli embrioni in sovrannumero. In questo caso invece, per la prima volta, un giudice ordinario ritiene quindi costituzionalmente illegittimo il divieto di procreazione assistita di tipo eterologo, sospende il processo, e rimette gli atti alla Corte. La coppia, dopo essere stata in cura in Svizzera e in altri centri stranieri, senza alcun risultato, si è rivolta all'Associazione Luca Coscioni. Il loro obiettivo è quello di poter effettuare le cure in Italia.

«MANIFESTA IRRAGIONEVOLEZZA» - «Il Giudice ha riconosciuto le istanze mosse dalla coppia dopo aver rilevato profili di manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di eterologa per l'evidente sproporzione mezzi-fini». È quanto ha spiegato il professor Gianni Baldini, che insieme all'avvocato Filomena Gallo assiste i coniugi nel ricorso. La coppia aveva chiesto aiuto dopo aver appreso del caso dell'Austria che era stata condannata dalla Corte europea dei diritti dell'uomo proprio relativamente al divieto di eterologa. «Abbiamo deciso di raccogliere questa sfida - spiega l'avvocato Gallo - nonostante fosse la più difficile tra tutte quelle necessarie a fa riscrivere la legge 40 perché ci sembrava che i tempi ormai fossero maturi e che si stesse creando una sensibilità finalmente europea a questo problema come dimostra anche il Nobel dato a Stoccolma ad Edwards che riconosce come questa medicina raccolga in realtà istanze e aspirazioni profondamente umane».

IL SOTTOSEGRETARIO - «È ormai evidente che nei confronti della legge 40 c'è un'attacco di alcuni tribunali. Non su punti marginali ma puntando alla struttura della legge per smontarla. Si dica che si vuole tornare al Far West»: è il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ad affermarlo dopo avere appreso dell'ordinanza dei giudici. «Si vuole così colpire la volontà popolare perché, tra l'altro, l'eterologa era uno dei punti sottoposti al voto referendario» ha detto Roccella (in realtà il referendum del 2005 non raggiunse il quorum, ma tra i votanti prevalsero nettamente i favorevoli alle modifiche alla legge, ndr). «Sono oscure» secondo la Roccella, le motivazioni che hanno riportato la legge 40 sulla fecondazione all'esame della Consulta. «Le motivazioni sembrano anche poco significative, perché dire che la norma è irragionevole non è una questione di diritto». Il rischio di una deregulation secondo Roccella è molto alto: «L'eterologa ha prodotto un mercato internazionale degli ovociti anche con connotazioni razziste e sfruttamento di giovani donne che hanno portato anche alla morte. Anche la questione dell'anominato nella fecondazione eterologa - dove appunto il seme o l'ovulo arriva da un donatore esterno - è particolarmente grave perché conoscere i propri genitori biologici oltre ad essere un diritto umano è un diritto alla salute perché si ottengono informazioni preziose».

DELLA VEDOVA (FLI) - Diverso il parere di Benedetto Della Vedova, vice capogruppo vicario alla Camera di Fli, intervistato da Radio 24: quella sulla fecondazione assistita, afferma il deputato finiano, è una legge «sbagliata» che la Consulta, con il nuovo ricorso, «smonterà» ancora, ma in Futuro e libertà «non ci sono ortodossie». Sul tema, aggiunge, «non ci poniamo in quanto gruppo, ci sono posizioni dei singoli deputati. Personalmente - prosegue - ritengo da tempo che questa legge sia sbagliata, da radicale ho lavorato per il referendum» al quale «Fini votò sì in tre quesiti su quattro. Ritengo che quella legge dimostra che quando si vuole andare contro la ragionevolezza spesso ci si mette contro il diritto. È già successo con la Corte costituzionale che ha smontato la legge nei suoi aspetti più astrusi e credo sarà smontato anche il divieto di eterologa».

Fecondazione, legge alla Consulta. "Incostituzionale divieto eterologa"

Repubblica - 6 ottobre 2010

Il Tribunale di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma che vieta alle coppie sterili di ricorrere alla donazione di ovuli o seme da persone esterne alla coppia. La discussa "40" era già stata modificata dai giudici che avevano bocciato il limite di tre embrioni

ROMA - La prima sezione del Tribunale civile di Firenze ha sollevato il dubbio di costituzionalità sulla norma della legge sulla fecondazione artificiale (legge 40) con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia. Lo hanno reso noto gli avvocati Filomena Gallo e Gianni Baldini, che assistono i coniugi che hanno presentato la richiesta. L'uomo soffre di mancanza di spermatozoi causata da terapie fatte in adolescenza. Torna quindi alla Corte Costituzionale la legge 40 sulla fecondazione assistita.

La coppia, dopo essere stata in cura in Svizzera e in altri centri stranieri, ha chiesto assistenza legale all'associazione Luca Coscioni con l'obiettivo di poter effettuare le cure in Italia. Il giudice fiorentino ha accolto l'istanza degli avvocati Gallo e Baldini che sollevavano rilievi di "manifesta irragionevolezza del divieto assoluto di Pma eterologa per l'evidente sproporzione mezzi-fini" e di "illegittima intromissione del legislatore in aspetti intimi e personali della vita privata": "Questa sentenza - spiega Gianni Baldini - è infatti assolutamente coerente con le precedenti pronunce in materia e ritiene che l'articolo relativo al divieto di fecondazione eterologa sia contrario alla Costituzione; quindi rimanda gli atti alla Corte affinché provveda alla relativa declaratoria".

Secondo i legali della coppia, la decisione del tribunale fiorentino si collega anche al Trattato di Lisbona, dove afferma che le decisioni della Corte europea dei diritti dell'uomo sono direttamente applicabili nell'ordinamento degli stati firmatari e dunque si deve tener conto del verdetto che quella Corte ha emesso di recente contro l'Austria proprio relativamente al divieto di fecondazione eterologa.

Il precedente La Consulta si è già occupata della legge 40. In particolare, nell'aprile del 2009 i giudici costituzionali avevano bocciato sia la parte della legge (articolo 14,, comma 2) che consentiva un "unico e contemporaneo impianto (di embrioni), comunque non superiore a tre"; sia il comma 3 dello stesso articolo 14 dove non prevedeva che il trasferimento degli embrioni dovesse essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna.

La Corte, che aveva recepito le questioni sollevate dal Tar del Lazio e dal tribunale di Firenze su istanza di una coppia sterile milanese e della World association reproductive medicine (Warm), nell'occasione aveva invece dichiarato inammissibili le questioni di legittimità costituzionale sollevate sull'articolo 6 (irrevocabilità del consenso della donna) e ancora sull'articolo 14 (commi 1 e 4) sul divieto di crioconservazione di embrioni al di fuori di ipotesi limitate e sulla riduzione embrionaria di gravidanze plurime al di fuori dei casi previsti dalla legge sull'aborto.

Le reazioni "E' ormai evidente che nei confronti della legge 40 c'è un attacco di alcuni tribunali e non su punti marginali, ma puntando alla struttura della legge per smontarla. Si dica che si vuole tornare al Far West". Questo il primo commento del governo, per bocca di Eugenia Roccella, sottosegretario alla Salute. Secondo Roccella, inoltre, i giudici vanno contro la volontà popolare visto che in occasione del referendum sul divieto dell'eterologa non era stato raggiunto il quorum.

"L'eterologa - aggiunge Roccella - ha prodotto un mercato internazionale degli ovociti anche con connotazioni razziste e sfruttamento di giovani donne che hanno portato anche alla morte. Anche la questione dell'anominato del donatore esterno è particolarmente grave perché conoscere i propri genitori biologici oltre ad essere un diritto umano è un diritto alla salute perchè si ottengono informazioni preziose".

"Dal Nobel ai giudici fiorentini che felicità smantellare quella legge"

Repubblica - 6 ottobre 2010

Parla la ginecologa Claudia Livi del centro toscano Demetra che segue il caso della coppia che ha presentato il ricorso. "Abbiamo certificato che in Italia non era possibile ciò che altrove è un diritto". L'uomo è sterile e per la procreazione si è dovuto ricorrere alla banca del seme

Claudia Livi è la ginecologa del centro Demetra di Firenze che si occupa di fecondazione assistita. E per lei come per tutti i suoi colleghi oggi è un giorno di festa. "Un successo enorme, e una straordinaria coincidenza" dice, sottolineando come lo stop del Tribunale di Firenze arrivi "in concomitanza con il premio Nobel appena assegnato a Edwards, il padre della fecondazione assistita". E mentre la Chiesa scrive "una delle sue pagine peggiori condannando ancora una volta i progressi della scienza in questo campo".

La coppia era arrivata al centro Demetra con una diagnosi di infertilità del marito, causata da terapie subite nell'adolescenza, e, racconta Livi, "noi non abbiamo potuto che confermarla, certificando che il trattamento a quel punto necessario, cioè la fecondazione eterologa, non era possibile in Italia". Un atto dovuto, spiega la ginecologa, compiuto "nostro malgrado", ma che alla coppia è servito per proseguire la sua battaglia: "Avrebbero potuto sottoporsi al trattamento all'estero, ma la loro intenzione, giustamente, era di restare in Italia", ottenendo nel loro paese "ciò che in tanti altri paesi civili è già consentito". "Si parla tanto del diritto ad aver un figlio - osserva Livi - ma posta così la questione è sbagliata. Il vero diritto è un altro: quello di poter fare di tutto per averlo".

In Italia, però, con la legge 40, "entrata pesantemente nelle scelte riproduttive delle coppie", questo diritto è stato calpestato: "E adesso noi operatori, alle prese tutti i giorni con il dramma di persone in carne ed ossa, e non con astratti principi, non possiamo che esultare di fronte al progressivo smantellamento di una legge che abbiamo sempre ritenuto aberrante e gravemente lesiva della dignità delle persone".


MARIA CRISTINA CARRATU'

lunedì 4 ottobre 2010

Il Nobel al papà dei bambini in provetta. Il primo nato nell'83, a Napoli

Il Mattino - 4 ottobre 2010

ROMA (4 ottobre) - Il padre della fecondazione in provetta, il britannico Robert Edwards, è l'unico vincitore del Nobel per la medicina 2010. Nella motivazione del riconoscimento assegnato Robert G. Edwards, pioniere di una tecnica che ha avuto fortissime ricadute nella società e che ha partire dal 1978, anno di nascita della prima bambina in provetta, Louise Brown, ha finora ha portato alla nascita di circa 4 milioni di persone in tutto il mondo.

L'annuncio è stato dato questa mattina al Karolinska Institutet di Stoccolma, in Svezia, durante una conferenza stampa trasmessa in diretta online sul sito Internet Nobel prize.org

È nata a Napoli nel 1983 ed è la prima bimba italiana 'figlia della provetta'. Oggi che il pioniere della fecondazione in vitro riceve il premio Nobel 2010 per la medicina, Alessandra Abbisogno, che ha ormai 26 anni, non può che gioire. Robert Edwards, lo scienziato britannico che le ha «donato la vita» grazie a suoi studi, merita questo riconoscimento, assicura: «L'ho sperimentato sulla mia pelle ma non è una cosa personale, basta pensare ai milioni di famiglie che hanno avuto figli grazie alla tecnica da lui messa a punto. Perchè negare loro un sogno? È questo il segno più tangibile del lavoro di Edwards: ha permesso di superare 'meccanicamentè l'ostacolo che impediva a queste coppie di procreare», riflette con l'Adnkronos Salute. Alessandra, 26 anni, neolaureata in biologia e specializzata proprio in Embriologia, parla anche da «aspirante» professionista del settore: il premio allo scienziato britannico «è un traguardo per tutti gli embriologi e ginecologi che si occupano di fecondazione assistita.

Speriamo che serva ad aprire nuove frontiere», auspica. Lei che vive sotto i riflettori da quando è nata e che tutti riconoscono come la prima 'bimba nata in provettà, non ha dubbi su quello che ancora manca al circuito della riproduzione assistita: «Serve una maggiore assistenza psicologica per gli aspiranti genitori, perchè intraprendono una strada lunga, costosa e spesso costellata di delusioni. Devono essere preparati. Anche all'ipotesi del fallimento».

Medicina, il Nobel a Edwards 'ideò' la fecondazione in vitro

Repubblica - 4 ottobre 2010

Lo scienziato britannico, 85 anni, nel 1968 mise a punto con Steptoe (morto 22 anni fa) la tecnica Fivet che da allora ha permesso la nascita di 4 milioni di bambini per coppie con problemi di fertilità. Di fronte alle critiche ripeteva: "Avere un bambino è la gioia più grande"


Robert Edwards, "papà" di oltre 4 milioni di bambini sparsi in tutto il mondo, era già un uomo soddisfatto. Ma lunedì mattina ha avuto la gioia aggiuntiva di vincere il premio Nobel per la medicina per aver messo a punto la tecnica della fecondazione in provetta. Era il 1968 quando Edwards, medico inglese che svolgeva le sue ricerche all'università di Cambridge, riuscì per la prima volta a fecondare un ovulo umano al di fuori del corpo di una donna, unendolo a uno spermatozoo in provetta. Dieci anni dopo grazie ai suoi studi nacque finalmente una bambina, Louise Brown, che il 14 luglio del 2008 ha compiuto trent'anni festeggiando insieme a altre centinaia di persone nate dopo di lei grazie alla fecondazione in vitro e a suo figlio Cameron, che ha concepito in maniera naturale.

Negli oltre trent'anni in cui la tecnica è stata usata si calcola che la provetta abbia permesso a più di quattro milioni di individui di venire al mondo. Le ricerche di Edwards e del suo collega Patrick Steptoe, morto nel 1988, scatenarono all'epoca una ridda di polemiche fra le chiese cristiane e i medici convinti che la fecondazione artificiale non avrebbe mai funzionato. "Avere un bambino è una delle gioie più grandi che si possa dare a una coppia", ripeteva sempre Edwards andando avanti nei suoi studi. Quando la fecondazione in vitro venne tolta dall'elenco delle cure rimborsabili dal servizio sanitario britannico, il medico espresse tutta la sua tristezza: "Ogni coppia dovrebbe avere la possibilità di concepire fino a tre figli con il contributo del servizio sanitario pubblico perché questa è la cosa più grande che si possa fare per un uomo e una donna che desiderino un figlio". Il medico inglese, nato a Leeds 85 anni fa, si era ritirato da tempo dalla ricerca attiva, giustamente appagato da quel che aveva raggiunto, e oggi è in condizioni di salute non buone.

Contraddicendo il consueto rigore svedese, quest'anno Il Karolinska Institutet che da Stoccolma sceglie ogni anno il vincitore del Nobel per la medicina non è riuscito a tenere segreta la notizia fino all'ultimo. Lunedì mattina, prima ancora dell'annuncio del premio, il quotidiano Svenska Dagbladet anticipava la scelta del comitato dei Nobel. A Edwards andrà il premio di 1,5 milioni di dollari e l'onore di una cerimonia con cena di gala nel palazzo comunale di Stoccolma. Tra i favoriti del 2010 c'era anche il giapponese Shinya Yamanaka, inventore di una tecnica per ottenere cellule staminali simili a quelle che compongono gli embrioni ma partendo da tessuto di individui adulti, senza il dilemma morale legata all'utilizzo delle cellule embrionali.

E se le reazioni in tutto il mondo a favore del premio a Edwards sono state entusiastiche, non è scontato che anche in Italia la gioia sia unanime. Per il momento nessuna pronuncia ufficiale è arrivata da Roma. Resta il fatto che la nostra legge sulla fecondazione assistita è una delle più controverse del mondo. Impone l'impianto nell'utero della donna di tutti gli embrioni che sono stati fecondati in vitro, aumentando di molto la percentuale di faticose gravidanze trigemellari o bigemellari.

ELENA DUSI

Nobel per la medicina a sorpresa. Vince il padre della fecondazione in vitro

Corriere della Sera - 4 ottobre 2010

Robert Edwards è stato pioniere di una tecnica che dal 1978, con l'arrivo della prima bambina in provetta, ha portato alla nascita di 4 milioni di persone nel mondo

MILANO - È Robert Geoffrey Edwards, "padre" della fecondazione in provetta, il vincitore del premio Nobel per la medicina. Il biologo ed embriologo inglese 85enne ha battuto a sorpresa quelli che erano considerati i favoriti: il giapponese Shinya Yamanaka, che ha ottenuto cellule staminali utilizzando del normale tessuto epidermico, i canadesi Ernest McCulloch e James Till, che negli anni Settanta identificarono le staminali, e il "guru" inglese della clonazione John Gurdon.

PIONIERE - Nella motivazione del riconoscimento viene ricordato che Edwards è stato pioniere di una tecnica che ha avuto fortissime ricadute nella società e che a partire dal 1978, anno di arrivo della prima bambina in provetta, Louise Brown, ha portato alla nascita di quattro milioni di persone nel mondo. Edwards ha ricevuto 10 milioni di corone svedesi, corrispondenti a 1,5 milioni di dollari. Insieme al chirurgo e ginecologo inglese Patrick Steptoe, morto nel 1988, ha sviluppato negli anni '60-'70 la tecnica IVF (in vitro fertilisation), che ha reso possibile la fecondazione degli ovuli in vitro, per poi essere reimpiantati nell’utero. «Le sue scoperte hanno reso possibile il trattamento della sterilità che colpisce un’ampia porzione dell’umanità e più del 10% delle coppie nel mondo» spiega il comunicato del Karolinska Institutet di Stoccolma. «È una notizia fantastica. Io e mia madre siamo davvero felici che a uno dei pionieri della riproduzione in vitro sia stato assegnato il riconoscimento che merita» ha detto Louise Brown, oggi 32enne e mamma di un bambino.

LA VITA - Oggi professore emerito all'università di Cambridge, Edwards è nato a Manchester nel 1925. Dopo aver combattuto nella Seconda guerra mondiale, ha studiato biologia prima negli Stati Uniti e poi in Scozia, dedicandosi agli studi di embriologia. Dal 1958 è ricercatore dell'Istituto nazionale per la ricerca medica di Londra, dove comincia le ricerche su processo di fecondazione. Nel 1968 riesce a ottenere la fertilizzazione di un ovulo umano in laboratorio. Dal 1963 prosegue il suo lavoro a Cambridge, prima all'università e poi nella clinica Bourn Hall. Qui, con Streptoe, ha fondato il primo centro al mondo per la fecondazione assistita, che ha poi diretto per molti anni. Una fama crescente porta Edwards a entrare, nel 2007, nella prestigiosa lista pubblicata dal Daily Telegraph dei cento più importanti geni viventi.

LA TECNICA - La svolta nelle ricerche del biologo è arrivata con l'inizio della collaborazione con Streptoe. Mentre Edwards affina le tecniche di fertilizzazione dell'embrione in laboratorio, l'illustre ginecologo usa la laparoscopia per ricavare ovociti da pazienti con infertilità dovuta alle tube. I loro esperimenti incontrano numerose critiche e opposizioni di tipo etico, ma la nascita di Louise Brown nell'Oldham General Hospital segna la storia della medicina, dando una nuova speranza a milioni di coppie infertili. La tecnica Fivet (fertilizzazione in vitro con embryo transfer) ha un principio relativamente semplice: si tratta di fecondare in vitro un ovulo estratto dalle tube della paziente con uno spermatozoo sano, per poi reimpiantare l'embrione così ottenuto nell'utero della donna entro 72 ore. Le possibilità di gravidanza sono pari al 18% dei cicli ovulatori femminili: tre quarti di queste gravidanze arrivano al parto. In Italia la procreazione medicalmente assistita è regolata dalla legge 40.

POLEMICHE - Recentemente si sono riaccese le polemiche sul fatto che negli anni '70 il Medical Research Council (Mrc) britannico decise di non finanziare la ricerca che portò alla nascita della "bimba del miracolo". In un recente studio pubblicato su Human Reproduction, i ricercatori dell'università di Cambridge hanno analizzato le ragioni del no ai finanziamenti pubblici per gli studi di Edwards e Steptoe nel 1971. Un lavoro sovvenzionato da finanziatori privati che, il 25 luglio 1978, portò appunto alla nascita della prima bimba in provetta. Ebbene, dall'analisi dei documenti dell'epoca, sono emersi una serie di "errori tattici" dei due ricercatori a caccia di finanziamenti. Ma anche il fatto che, per gli specialisti consultati dal Mrc prima di prendere una decisione in materia, fosse più importante limitare la crescita della popolazione britannica piuttosto che curare l'infertilità. Anche negli anni successivi Edwards ha dovuto spesso difendere la tecnica da lui messa a punto da attacchi e polemiche.

STAMINALI - Ma oltre a quella per la fecondazione in provetta, il neo Nobel ha partecipato anche ad altre battaglie importanti, come quella sulle cellule staminali. I dubbi e le polemiche non hanno mai fermato il suo lavoro. Intervenendo nel 2001 sulle pagine di una delle più prestigiose riviste scientifiche internazionali, Nature, Edwards ha sostenuto che la ricerca sulle cellule staminali va incoraggiata perché promette di riservare in futuro possibilità «sorprendenti» in molti campi della medicina. «Penso - aveva detto in occasione di una visita in Italia - che sia molto importante conoscere tutte le enormi potenzialità offerte dalle cellule staminali. Purtroppo molte persone non le capiscono e fra queste ci sono anche molti politici». Oltre che agli aspetti tecnici della fecondazione artificiale, Edwards è stato anche molto attento alle sue applicazioni e alle leggi che la regolano in ogni Paese. Per questo nel 2005 ha firmato il documento in cui la comunità scientifica internazionale esprimeva il suo giudizio negativo sulla legge italiana e che aveva come primo firmatario uno dei pionieri della fecondazione assistita in Italia, Carlo Flamigni.

«VITTORIA CONTRO PREGIUDIZI» - Per il ginecologo Severino Antinori, presidente dell'Associazione mondiale della medicina riproduttiva, il Nobel a Edwards è «una grande ingiustizia perché lo meritava 30 anni fa. In ogni caso è una vittoria contro tutti i pregiudizi etici e morali». Carlo Flamigni si congratula con il «padre scientifico di 4 milioni di bambini. A lui dobbiamo gratitudine per le intuizioni brillanti non solo di ordine biologico, ma anche genetico ed etico». Secondo Flamigni dopo le prime fasi di avvio delle tecniche che portarono alla nascita di Louise Brown, ora il percorso sembra rallentato: «Ogni anno aumentano le gravidanze nelle varie fasce di età dell'1%, tranne che fra le donne dopo i 40 anni, proprio quelle che hanno maggiori problemi. È su queste che bisogna concentrare gli sforzi».

«GRAVI INTERROGATIVI MORALI» - Diversa l'opinione di Roberto Colombo, docente della'università Cattolica di Milano e membro della Pontificia Accademia per la Vita e del Comitato nazionale di bioetica, che pur riconoscendo «l'importante scoperta scientifica» di Edwards, ricorda «che la fecondazione in vitro suscita gravi interrogativi morali quanto al rispetto della vita umana nascente e alla dignità della procreazione umana». «Non tutto ciò che è scientificamente brillante, clinicamente possibile e giuridicamente consentito è, per ciò stesso, esente da questioni etiche, familiari e sociali - aggiunge Colombo -. Mentre molti, in queste ore mettono in luce i successi delle tecniche di procreazione medicalmente assistita sviluppate a partire dal lavoro di Edwards, la loro diffusione in ogni parte del mondo e il gran numero di bambini nati attraverso di esse, senza nulla togliere al merito scientifico e clinico della scoperta premiata con il Nobel, non si può tuttavia dimenticare il numero ancor più grande di vite umane individuali, allo stadio di sviluppo embrionale, che sono state interrotte dalle condizioni sperimentali della loro coltura in vitro, dalla selezione operata su di esse, e dal mancato impianto in utero. Il primato della tutela e promozione della vita e della dignità della persona umana non sono commisurabili - conclude - con un progresso scientifico o tecnologico, anche di altissimo profilo».

mercoledì 29 settembre 2010

Pma e farmaci, boom di scambi online in bilico tra solidarietà e mercato nero

Repubblica - 28 settembre 2010

Gonal, Meropur, Decapeptyl e Puregon sono alcune delle molecole che si usano nell'ambito della procreazione medicalmente assisitita. Sono molto costose e chi tenta la gravidanza all'estero non ha diritto al rimborso del Sistema sanitario nazionale. Così su internet in siti e forum femminili si moltiplicano i luoghi di scambio dove però non c'è alcuna garanzia per chi "acquista". L'allarme parte dalla Spagna

ROMA - Non solo steroidi e Viagra, ma anche farmaci usati per stimolare la fertilità femminile. La Rete è sempre più un bazar dove chi ha bisogno compra, vende, scambia. Il mercato online legato alla procreazione medicalmente assistita, poi, sta raggiungendo dimensioni tali da provocare, in alcuni Paesi europei, l'intervento delle autorità di controllo. In Spagna, ad esempio, l'Agenzia nazionale per il farmaco ha censito nell'ultimo anno quasi 80 siti internet per indagare le dimensioni di quello che il quotidiano El Pais ha definito "mercato nero" dei farmaci per la fertilità.

Si è scoperto che il fenomeno coinvolge migliaia di donne, in prevalenza aspiranti madri che cercano di risparmiare sui farmaci nel contesto di un trattamento molto costoso. Le autorità spagnole hanno dovuto ribadire che tali "operazioni di mercato" sono illegali e molto rischiose. I farmaci per la Pma, infatti, spesso richiedono particolari modalità di conservazione e dunque chi li acquista online non ha alcuna garanzia sulla qualità del prodotto né sull'affidabilità di chi vende. In pratica deve fidarsi della parola del venditore.

In Italia la situazione è anche più grave. Rispetto alle donne spagnole che cercano una gravidanza sfidando limiti fisiologici e ritardi dell'orologio biologico, infatti, le italiane in più hanno a che fare con i paletti imposti dalla legge 40 e dunque cercano risposte al loro sogno altrove, nei Paesi dove le leggi sono più permissive. Chi va all'estero sa che è quasi impossibile ottenere i farmaci a carico del servizio sanitario nazionale e dunque cerca strade alternative per risparmiare. Lo scambio sul web è sempre più uno di questi. I siti come Madreprovetta.org, Mammedomani.it, Forum.alfemminile.com sono pieni di annunci di donne che cercano o, concluso il proprio ciclo terapeutico, offrono in dono (molto raramente in vendita) i medicinali che costano tra i 400 e i 600 euro a confezione. E i post sull'argomento sono commentatissimi.

Il fenomeno "italiano" dello scambio su internet sta crescendo parallelamente al numero sempre maggiore delle coppie che ogni anno vanno all'estero. A marzo è stato pubblicato su Human Reproduction il primo studio che ha tentato di quantificare il fenomeno del turismo riproduttivo a livello europeo. La ricerca calcola in 25mila le coppie europee che annualmente si spostano in un altro Stato per accedere alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita: una su tre è italiana. Per arrivare a questi risultati, la Società europea di riproduzione umana ed embriologia ha monitorato - tra ottobre 2008 e marzo 2009 - i dati dei principali cosiddetti "Paesi di accoglienza": Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera. Poi ha stilato una statistica formulata su 1.230 schede raccolte, ben 391 delle quali (il 31,8%) riguardavano coppie italiane.

Un dato colpisce più di tutti. Le "crossing border" italiane, quelle che per poter procreare vanno all'estero, nel 76,5% dei casi si sottopongono a tecniche per la riproduzione assistita (Fivet, Icsi, secondo livello); nel 32,6% per l'inseminazione intrauterina (iui) e nel 4,9% dei casi per entrambe. E in questo contesto, appena il 40% si sposta per la fecondazione eterologa (con seme o ovociti di donatori "terzi") o per la diagnosi genetica pre-impianto, pratiche vietate in Italia. La grande maggioranza (60%) cerca dunque all'estero trattamenti leciti e praticati anche in Italia (ma solo con i gameti della coppia), che però evidentemente si ritengono più efficaci in paesi dove esistono leggi più liberali (e quindi esperienza e tradizione mediche maggiori, come precisa il 46,3%).

Dal campione risulta poi che il 74,9% di chi si sposta non riceve alcun rimborso dal Servizio sanitario nazionale per i farmaci acquistati ai fini del trattamento. Perché possa avvenire il contrario, infatti, serve un piano terapeutico elaborato da un medico o da un centro specializzato italiano, nonché una prescrizione del medico di famiglia.

"Raramente un ginecologo - dice Carlo Flamigni, ginecologo dell'Università di Bologna, membro del Comitato nazionale di bioetica e pioniere della procreazione assistita - compila un piano terapeutico per una donna che vuole tentare la gravidanza fuori dai confini nazionali. Questo piano, oltre a fornire le informazioni sul malato, consente al medico di tenere sempre sotto controllo le terapie e l'evoluzione del trattamento e, al tempo stesso, ha la funzione di limitare gli sprechi, riservando i farmaci ai casi di reale necessità. Soprattutto quando si somministrano terapie molto costose. D'altra parte, come può un medico garantire una cura per un trattamento che viene fatto altrove?". La strada più opportuna, secondo Flamigni, sarebbe quella di "partire" su indicazione del proprio medico con un piano terapeutico già fatto, sottoporsi al trattamento altrove e infine provare a farsi seguire in Italia durante la gravidanza. Ma questo, ammette Flamigni, succede di rado.

Un effetto è che tra le pieghe del web decine di forum diventano luoghi di scambio dei farmaci più costosi. I titoli dei post parlano chiaro: "Cerco (o vendo) Gonal", "Regalo due scatole di Meropur", "Mi servirebbe il Decapeptyl e il Puregon". "Non parliamo di mercato nero - dice Federica Casadei, fondatrice di Cercounbimbo.net, sito storico che raccoglie tra i suoi iscritti almeno 35mila donne che tentano la gravidanza - perché in realtà si tratta di vere e proprie catene di solidarietà. Le donne usano questi forum per chiedere consigli, per regalare farmaci troppo costosi o per cedere un appuntamento atteso da mesi. Il problema - dice Casadei - è che ci si muove al limite della legalità. Per questo Cercounbimbo.net, come anche altri siti, dal gennaio scorso ha vietato messaggi di questo tipo. Ma se da un lato ci convinciamo di aver preso una decisione giusta, perché era l'unico modo per arginare il baratto di farmaci, dall'altro pensiamo che in fondo era uno strumento utile per tutte le coppie alle prese con il percorso a ostacoli della procreaz
ione assistita all'estero". Quelle che non si fermano davanti ai limiti della Legge 40.

Adele Sarno

"Crossing border", una su tre parla italiano. Svezia record per aspiranti mamme single

Repubblica - 28 settembre 2010

Un'indagine della Società europea di riproduzione umana e embriologia ha fatto l'identikit delle persone che "migrano" per inseguire il sogno di avere un figlio: sposate, 37 anni in media, eterosessuali. Alla Francia il record degli omosessuali, agli inglesi quello dei più "vecchi", l'Italia al top per gli sposati e l'Olanda per i rimborsi. I più si spostano ritenendo "ostili" le leggi del proprio Paese

ROMA - Le chiamano "crossing border" perché per cercare di avere un figlio vanno all'estero. Hanno problemi di fertilità, legati a fattori fisiologici o di età; per ragioni giuridiche o di qualità dell'assistenza ritengono che per raggiungere la gravidanza il luogo ottimale non sia il proprio paese; hanno in media 37 anni, sono sposate ed eterosessuali. E' il ritratto delle persone che, all'interno di 20-25mila coppie con problemi riproduttivi, emigrano ogni anno oltre confine inseguendo il sogno di un figlio. Tra queste, una su tre è italiana (31,8%); un record, se si considera che la Germania è seconda in classifica con il 14,4%, seguita da Olanda con il 12,1% e Francia (8,7%). Ad analizzare i flussi e le ragioni del turismo riproduttivo in Europa è la Società europea di riproduzione umana e embriologia (Eshre) che, con uno studio pubblicato su Human Reproduction 2, ha dimostrato che il fenomeno è ben radicato e che sono soprattutto "leggi ostili" a spingere gli aspiranti genitori fuori dai confini nazionali. "Per questo - dicono i ricercatori - sarebbe opportuno pensare a una legislazione uniforme a livello europeo".

Le mete preferite. L'indagine Eshre ha preso in considerazione 1.230 persone che hanno intrapreso un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) fuori dai confini nazionali. Tutte hanno scelto un centro specializzato tra i 44 selezionati dallo studio in Belgio, Repubblica Ceca, Danimarca, Slovenia, Spagna e Svizzera, ossia i maggiori Paesi "d'accoglienza". Le strutture prese in esame, infatti, insieme rappresentano circa il 50% di quelle che ricevono coppie straniere. I dati raccolti dimostrano che di solito ci si sposta verso il Paese più vicino: gli italiani preferiscono la Svizzera (51,4%) e la Spagna (31,7%), i tedeschi la Repubblica Ceca, gli olandesi e i francesi il Belgio, i norvegesi la Danimarca, mentre gli inglesi si spostano in prevalenza verso la Spagna e la Repubblica Ceca. Nel complesso delle "migrazioni" europee, il Paese più amato dalle "crossing border" è il Belgio che in media viene scelto tre volte su dieci. In particolare, nel 96% dei casi dagli olandesi, nell'85% dai francesi e nel 54,3% dei casi che riguardano coppie non europee.

I trattamenti richiesti. Nel caso dell'Italia, lo studio rivela un po' a sorpresa che si va all'estero non tanto per trattamenti specifici vietati nel nostro Paese, come la diagnosi preimpianto o la fecondazione eterologa (donazione di seme, ovociti o embrioni), richiesti solo nel 40% dei casi; ma anche per sottoporsi a trattamenti leciti in Italia, ma che si crede siano più efficaci in Paesi dove, in presenza di leggi più liberali, si spera di trovare strutture qualitativamente migliori e più "esperte". Come gli italiani, anche i tedeschi (90%) e gli inglesi (90,6%) vanno altrove per tecniche di riproduzione assistita quali Fivet, Icsi, secondo livello. I francesi (43%) e gli svedesi (43,4%) invece richiedono in prevalenza la donazione del seme e questo dato, più che con maggiori problemi di fertilità dell'uomo, si spiega con l'alta percentuale di single (donne) che si sottopongono al trattamento. Le donne più in difficoltà invece sono le inglesi, che sei volte su dieci si spostano per la donazione di ovociti.

"Perché ti sposti?". La maggior parte dei cittadini italiani (70,6%), tedeschi (80,2%), francesi (64,5%) e norvegesi (71,6%) ha risposto alla domanda dando la colpa alle leggi vigenti nel proprio paese. Le difficoltà di accesso alle terapie invece penalizzano gli inglesi (34%) che viaggiano però soprattutto perché hanno un trattamento fallito alle spalle (37,7%). Cercano all'estero la qualità delle terapie gli olandesi (53%), gli italiani (46,3%) e i tedeschi (32,8%). Quanto alle spese, raramente il proprio stato dà un mano: in media solo il 3,8% riceve un rimborso totale dal sistema sanitario nazionale e il 13,4% uno parziale. I più tutelati sono gli olandesi che nella maggior parte ottengono dallo Stato un rimborso totale (22,1%) o parziale (44,4%).

L'identikit delle aspiranti madri. Le "crossing border" italiane in media hanno tra i 35 e i 39 anni (40,5%), sono sposate (82%) e nel 55% dei casi hanno scelto di sottoporsi alla Pma all'estero d'intesa con il proprio medico specialista. La percentuali delle over 45 si ferma al 7,5% dei casi, mentre è più significativo il dato delle under 35, che arriva al 27,3 %. I dati confermano da un lato che l'età della maternità si sposta sempre più in avanti e dall'altro che molte donne hanno problemi di fertilità malgrado la "giovane" età riproduttiva. L'età media rilevata dallo studio fra tutte le nazionalità del campione è di 37,3 anni. Le aspiranti madri più attempate sono le inglesi, che in 3 casi su 10 si sottopongono a trattamenti di Pma a più di 45 anni, e le tedesche (10,8%).

Orientamento sessuale e stato civile. Le coppie italiane della ricerca sono sposate nell'82% dei casi (il tasso più alto, contro una media del 69,9%); nel 17,2% si tratta di coppie conviventi, nell'0,8% si tratta di single. Sul dato degli aspiranti genitori omosessuali/bisessuali si misura tutta la differenza culturale tra il nostro ed altri Paesi: si va dall'1,5% italiano al 39,2% della Francia ed al 32,7% svedese. In Svezia, oltretutto, questa percentuale fa il paio con quella dei single che rappresentano il 43,4% del totale di quanti ricorrono alla Pma all'estero. In pratica, sui 53 casi svedesi contemplati nella ricerca, oltre 21 riguardano donne single che hanno cercato la gravidanza ricorrendo alla donazione del seme.

Come si sceglie la meta. Nel complesso del campione, i canali di scelta privilegiati a pari merito sono il proprio specialista e internet (41,1%). Se sul dato del web incide decisamente la linea seguita dagli svedesi (internet per il 73,6%), in quello sui medici è determinante (55,2%) il comportamento degli italiani, a riprova del fatto che nel nostro Paese la classe medica, chiamata a dividersi tra i limiti della legge e le esigenze del paziente, finisce comunque per svolgere un ruolo "positivo" - e magari "ufficioso" - di mediazione, almeno nella fase di indirizzo, che precede il trattamento. In generale, in un caso su quattro la scelta della meta straniera per la Pma avviene su consiglio di amici e molto raramente su indicazione di associazioni di persone con esperienze simili alle spalle.

Adele Sarno

giovedì 23 settembre 2010

Legge 40 'uccide' donna sottoposta a fecondazione assistita

E' morta a 37 anni, probabilmente per un'emorragia, dando alla luce tre gemelli in seguito a una fecondazione assistita. E' accaduto ieri sera, alle 19.30 circa, all'ospedale Buzzi a Milano. A denunciare l'episodio alla polizia e' stato il marito 40enne della vittima.
Disposta l'autopsia e il sequestro della cartella clinica. Il pm di turno ha disposto i primi accertamenti, ma il fascicolo sara' preso in esame dal procuratore aggiunto Nicola Cerrato a capo del dipartimento che si occupa di colpe mediche per valutare eventuali profili di responsabilita' a carico di chi aveva in cura la 37enne. I neonati stanno bene.

Rivedere la legge sulla fecondazione assistita: 'e' sbagliata e crudele'. Lo chiede Antonio Palagiano, capogruppo Idv in Commissione Affari sociali e responsabile Sanita' del partito.
Secondo Palagiano 'e' necessario, da parte del mondo politico, agire concretamente, modificando la legge 40 e stabilendo il limite di embrioni da impiantare contemporaneamente nell'utero, poiche' e' noto a tutti che una gravidanza trigemellare mette a serio rischio la salute della madre e dei nascituri'. Palagiano ricorda che 'la Corte Costituzionale, con apposita sentenza, ha stabilito che non e' piu' necessario impiantare tre embrioni contemporaneamente. Il ministro Fazio ed il sottosegretario Roccella, invece di inventarsi ostacoli e limitazioni che puzzano lontano un miglio di proibizionismo, ne prendano atto e si impegnino seriamente per modificare una legge crudele, inadeguata, che ci mette fuori dall'Europa'.

'La morte della donna che ha partorito tre gemelli all'ospedale Buzzi non e' sicuramente dovuta a ipotetici limiti che sarebbero stati posti da me o dal Ministro Fazio all'applicazione della legge 40, come invece sostiene con cinica menzogna l'onorevole Palagiano. Il quale, evidentemente, ignora il contenuto e gli effetti della sentenza della Corte Costituzionale con la quale personalmente mi sono sempre dichiarata d'accordo'. E' quanto afferma in una nota, il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. 'Il Ministero d'altra parte non ha mai voluto, e non avrebbe mai potuto, contraddire una sentenza della Corte, che ha eliminato il limite massimo di tre embrioni da impiantare contemporaneamente. Dal maggio del 2009, infatti, la scelta del numero di embrioni da impiantare durante la fecondazione assistita e' una responsabilita' esclusiva del medico'.
'Le gravidanze trigemellari che si verificano non sono quindi da imputarsi alla legge, modificata in questo punto proprio dalla sentenza, ma unicamente alla procedura liberamente eseguita dal medico. In questo momento di dolore sono vicina alla famiglia e attendo di conoscere meglio i dettagli dell'accaduto per decidere se esiste la necessita' di un intervento ministeriale'.

Aduc - 23 settembre 2010

venerdì 17 settembre 2010

Fecondazione, nuovo esame 'etico' per selezionare ovulo

Stanare l'ovulo con il Dna 'malato' e selezionare quelli da cui potra' nascere un bebe' in provetta sano. E' la nuova arma a disposizione delle coppie italiane portatrici sane di gravi malattie genetiche, come talassemia, distrofia muscolare e fibrosi cistica. Coppie a rischio, con il 25% di possibilita' di trasmettere la patologia al bebe'. Gli aspiranti genitori potranno archiviare la via del turismo procreativo verso centri esteri che eseguono la diagnosi pre-impianto (in Italia non si fa ancora) e, prima di sottoporsi alla fecondazione in vitro, ricorrere alla diagnosi 'pre-fecondazione': uno strumento "piu' etico della diagnosi pre-impianto perche' l'indagine si fa sull'ovocita e non sull'embrione", annuncia Guido Ragni, presidente della federazione italiana delle societa' scientifiche della riproduzione.
Da settembre sara' il Policlinico di Milano a offrire questo esame, "unico centro pubblico della Penisola". Si comincera' a selezionare le coppie portatrici sane di talassemia. Le liste d'attesa sono aperte da un paio di giorni e gia' ci sono le prime adesioni. Il vantaggio: "Se nel Dna dell'ovulo troviamo la mutazione genetica alla base della malattia, non dobbiamo far altro che buttarlo via e prelevarne un altro. Nel caso della diagnosi pre-impianto, invece, una volta individuato un embrione malato siamo costretti a congelarlo per tutta la vita", evidenzia lo specialista all'Adnkronos Salute.
Ma c'e' anche un risvolto della medaglia: "La percentuale di errore e' del 5%, contro l'1-1,5% della diagnosi pre-impianto". Non e' escluso che in futuro la precisione dell'esame possa crescere ulteriormente, assicura lo specialista. "Siamo davanti a una tecnica nuovissima che puo' essere ulteriormente affinata. E' successo anche con la conservazione degli ovociti che oggi danno risultati quasi sovrapponibili in termini di numero di gravidanze ottenute (rispetto a quelle da embrioni crioconservati).
Della diagnosi pre-fecondazione e di altri temi 'caldi' legati alla legge 40 si discute oggi e domani nel capoluogo lombardo, in occasione del nono Corso teorico-pratico di procreazione medicalmente assistita', promosso dal Policlinico e dalla Fondazione per la ricerca sull'infertilita' di coppia, con il patrocinio della Sir (Societa' italiana della riproduzione).
Un'occasione per analizzare le nuove prospettive aperte dalla sentenza n.151/2009 della Corte Costituzionale che ha dichiarato l'illegittimita' dell'articolo 14 (comma 2) della legge 40 sull'obbligo dell'unico e contemporaneo impianto di tutti gli embrioni.
La nuova diagnosi offerta dal Policlinico di Milano "si fa sul cosiddetto 'globulo polare', una cellula molto piccola che viene espulsa dall'uovo quando matura", spiega Ragni. Il materiale genetico (cromosomi) si divide in modo perfettamente uguale. Il primo globulo polare viene prodotto come risultato della prima divisione meiotica al momento dell'ovulazione ed e' espulso prima della fecondazione.
Poiche' possiede un assetto genetico speculare all'ovocita, se il primo globulo polare presenta la mutazione genetica materna, l'ovocita ne risultera' privo e viceversa.
Il margine di errore di questa tecnica di diagnosi e' dovuto al fenomeno denominato 'crossing over', uno scambio di materiale genetico tra cromosomi omologhi che avviene prima dell'espulsione del primo globulo polare e che 'rimescola' l'informazione genetica.

Aduc - 17 settembre 2010

giovedì 16 settembre 2010

USA - Medicina, creata ovaia artificiale

Per la prima volta al mondo gli scienziati dalla Brown University di Rhode Island hanno creato in laboratorio un'ovaia artificiale in grado di funzionare esattamente come quella di una donna. Lo studio è pubblicato sul Journal of Assisted Reproduction and Genetics. I ricercatori, guidati da Sandra Carson, hanno adoperato una tecnica di ingegneria dei tessuti cosiddetta tridimensionale, utilizzando cellule di donne di età fertile. L'ovaia artificiale puó cosí accogliere gli ovociti ancora immaturi fino a che siano pronti per essere depositati nel grembo materno. Questo permetterà alle donne che hanno subito pesanti cure chemioterapiche che hanno danneggiato l'apparato riproduttivo di aprire nuove possibilità al concepimento. Prima che ricevano le cure anti-cancro, infatti, alle donne potrebbero essere prelevati gli ovociti, congelandoli, per poi impiantarli nell'ovaia "esterna". "È il primo vero successo dell'ingegneria 3D", spiega Carson, secondo la quale anche le cure dell'infertilità e la fecondazione in vitro potrebbe essere avvantaggiate da questa tecnica.

Aduc - 16 settembre 2010

mercoledì 15 settembre 2010

BRASILE - Fecondazione, meglio provarci in primavera

La stagione dell'anno influisce sul successo dei trattamenti di fecondazione assistita. Dunque per avere maggiori chance, gli aspiranti genitori farebbero bene a optare per trattamenti primaverili. Lo suggerisce un nuovo studio presentato al World Congress of fertility and sterility di Monaco dal team di Daniela Braga, del Centro di fecondazione assistita di San Paolo (Brasile).
Da tempo gli scienziati hanno notato la presenza di variazioni stagionali nel numero delle nascite naturali, e l'idea e' che temperatura, ore di luce e altre caratteristiche influiscano su questo aspetto. Ora la ricerca indica che anche le nascite in provetta possono essere piu' semplici in certi periodi dell'anno. Il team brasiliano ha esaminato i parametri citologici e biochimici di 1.932 pazienti sottoposte a Icsi in diverse stagioni dell'anno.
In particolare, 435 erano state trattate in inverno, 444 in primavera, 469 in estate e 584 in autunno. Il team ha scoperto che la percentuale di ovociti in sviluppo, di embrioni di alta qualita', di impianti e i tassi di gravidanza non differivano nei vari gruppi. Ma il tasso di fertilizzazione e' risultato significativamente piu' elevato in primavera, rispetto a ogni altra stagione. "Questo lavoro - conclude Braga - mostra che i cicli di fecondazione assistita possono avere un esito migliore proprio in primavera. In termini pratici questo significa che, se c'e' una reale difficolta' nel concepire, potrebbe essere meglio sottoporsi a un ciclo di trattamento durante questa stagione".

Aduc - 15 settembre 2010

giovedì 9 settembre 2010

SVIZZERA - Fecondazione, diminuisce età media delle coppie

Diminuisce l'eta' delle coppie italiane che diventano neo-genitori grazie alla procreazione medico assistita: solo nel 2010 l'eta' media delle mamme si e' abbassata di un anno rispetto al 2009, scendendo per la prima volta sotto la soglia dei 35 anni. Il dato, in controtendenza rispetto all'aumento dell'eta' media di chi affronta la prima gravidanza, emerge dalle statistiche del centro svizzero di procreazione medico assistita ProCrea di Lugano, dove oltre l'80% delle coppie arriva dall'Italia.
"L'eta' media delle donne che rimangono incinte attraverso la procreazione assistita si sta assestando intorno ai 34,3 anni, contro la media di 35,6 anni registrata solamente lo scorso anno" spiega Luca Jelmoni, direttore di ProCrea. Continua invece ad aumentare in Italia l'eta' media delle mamme alla prima gravidanza: secondo i dati Istat nel 2008 si e' assestata a 31,1 anni, circa un anno e mezzo in piu' rispetto al 1995 quando era 29,8. E sempre nel 2008, il 5,7% dei nati ha avuto una madre con almeno 40 anni (si e' passati dai 12.383 nati nel 1995 ai 32.578 nel 2008).
"Questo trend - sottolinea Michele Jemec, medico esperto in medicina della riproduzione di ProCrea - dimostra una crescente attenzione della coppia al tema della fertilita'. Del resto, l'eta' e' il principale nemico della fertilita' e questi dati lo dimostrano. Una donna viene considerata pienamente fertile fino a circa 30 anni, poi inizia una lenta fase di diminuzione della fertilita', fino ai 35 anni. Dopo i 40 anni, le possibilita' di una gravidanza si abbassano notevolmente". E i dati di successo nei trattamenti di procreazione medico assistita lo confermano. Sulle circa 4mila coppie trattate negli ultimi tre anni dallo staff di ProCrea, il 50% di donne fino ai 30 anni ha avuto una gravidanza, mentre la percentuale di successo cala al 17% nella fascia di eta' tra i 40 ed i 42 anni.

Aduc - 9 settembre 2010

mercoledì 8 settembre 2010

Io, adolescente felice con una madre settantenne

Repubblica - 8 settembre 2010

Claudia, 15 anni, racconta la sua vita con una "madre-nonna". A 56 anni, già in menopausa, grazie all'ovodonazione si riaccende la speranza di concepire un bambino. "La differenza d'età non ha importanza. Conta l'amore"

"IO ho 15 anni, mia madre 73. Detto così sembra una follia ma dovreste vederla e viverle accanto tutti i giorni. A quel punto chiamarla mamma nonna vi suonerebbe ridicolo nonostante le rughe che non nasconde. Perché quella pigra e stanca in casa sono io, lei tiene in riga tutta la famiglia. Altro che nonna, noi la chiamiamo il carabiniere tanto ci fa filare e scomandazza tutti".

Claudia, un'adolescente dal sorriso aperto, gambe chilometriche e occhi chiari, ha i modi diretti di chi non ha paura della verità e sembra infischiarsene dei pregiudizi. Nel villino a due piani alle porte di Napoli, costruito dal padre con i risparmi di una vita da autotrasportatore, racconta la sua storia di straordinaria quotidianità. Nata da una tragedia familiare e dall'amore. Figlia della scienza e della forza di volontà di Maria, un metro e mezzo di grinta in sette decenni di volontà passati a faticare sempre, "perché a noi che abbiamo vissuto la guerra non ci ferma niente anche se non conosciamo i paroloni: io ho fatto solo la quinta elementare perché a dieci anni lavoravo come sarta per aiutare i miei fratelli, ma pur di stringere di nuovo tra le braccia un bambino dopo aver perso mio figlio, avrei fatto di tutto". Dopo settimane di polemiche nate sull'onda della gravidanza a 54 anni della rocker Gianna Nannini, interventi dotti e opinionisti lasciano il posto all'esperienza, alle parole di chi una mamma-nonna ce l'ha davanti e di chi una figlia - nipote se la cresce tutti i giorni. "Senza voler insegnare niente a nessuno, perché ognuno fa come crede, come giudica e come può. Io non avrei potuto fare diversamente, l'ho voluta a tutti costi dopo che era morto nostro figlio Claudio a 19 anni per un incidente". Accanto ha il marito Antonio, coetaneo che assomiglia ad Antony Quinn e che la guarda con affetto mentre ricorda quegli anni bui, quando voleva solo morire perché vivere senza il suo ragazzo non aveva senso per lei e sperare in un nuovo bebè era pura fantascienza.

Tutto per Maria cambia quando ormai di anni ne ha 56 e di speranze nemmeno una. Un'amica legge sul giornale la notizia che le cambia la vita: c'è infatti scritto che si può diventare madri anche in menopausa grazie alla ovodonazione. È il 1994, non c'è legge sulla fecondazione assistita, l'inseminazione eterologa in Italia è permessa mentre oggi migliaia di giovani coppie malate o sterili vanno all'estero per avere un figlio, un bambino sano.
"Non ho capito esattamente come sarebbe successo, me lo hanno spiegato i professori ma non mi interessava la tecnica, io sapevo solo che volevo un figlio e per averlo ero pronta a tutto. Ho fatto gli esami, ero sana come un pesce e quindi adatta. Ho preso ormoni e tutto quello che mi hanno detto ubbidiente come un soldato. E quando dopo due anni al terzo tentativo, alla terza inseminazione è nata la piccolina non ci potevamo credere. Era bella, era viva, era nostra".

Solo gioia, nessuna remora, nessun dubbio per la differenza di età, nessun rimorso per il futuro di una bambina dai genitori anziani anche se circondati da parenti e amici. "Mentre cercavo di rimanere incinta non ho mai pensato che poi avrebbe avuto una mamma o un papà vecchi, mi sentivo dentro la forza, l'energia, la voglia di crescerla. E così è stato. Io sono una combattiva e non mollo, la faccio filare. Non sono una nonna che vizia, che intenerita lascia correre. Sono una mamma che le sta dietro, affettuosa ma anche severa".

A Maria non importa che sua figlia sia nata dall'ovulo di un'altra donna, che geneticamente non abbia nulla di lei, che non le somigli. È grata a quella sconosciuta che ha reso possibile il suo sogno ma non vuole terzi incomodi, non ci sono fantasmi in questa famiglia. "Claudia come carattere e fisico è tutta suo padre, ma la madre sono io. I figli sono di chi li cresce e li ama", taglia corto. Di chi li ama e li fa rigare dritto aggiunge Claudia visto che per lei di discoteche neanche a parlarne, il pomeriggio si esce con gli amici, tutti sottoposti al vaglio e al piglio dei genitori, ma alle otto a casa per cena che domani si va a scuola.

Claudia guarda la madre e ride, quando Maria parte in quarta non la ferma nessuno. "È solare e irrefrenabile, forse un po' ossessiva perché mi ripete le cose mille volte, ma quando parlo con le mie amiche che hanno mamme molto più giovani mi accorgo che hanno a volte più problemi loro di me. Ci discutono meno con i genitori, si sentono incomprese. Con mamma abbiamo la stessa allegria, la stessa fiducia negli altri, forse siamo un po' ingenue. La differenza è che lei è energia concentrata e io sono pigra: lei si alza alle sei, spiccia casa, pulisce tutto da sola e poi mi sveglia per mandarmi a scuola. Sono la prima della classe e per lei, che avrebbe voluto ma non ha potuto studiare, questa è una bella soddisfazione".

Claudia sa tutto di come è nata e non sembra crearle problemi. "Mamma ha cominciato a spiegarmi le cose da quando ero piccolissima. Mi diceva che voleva tanto un figlio, che era troppo vecchia per averne da sola e così ha chiesto aiuto al professor Antinori perché nascessi io. Poi col passare degli anni, mentre crescevo ed ero in grado di capire meglio una cosa così complicata, mi ha raccontato i dettagli". Che lei, ora teenager del nuovo secolo, spiega con la stessa facilità e naturalezza con cui le nuove generazioni maneggiano i computer. Ovuli, donazione, gameti, inseminazione artificiale sono per Claudia parole di uso comune, al massimo sinonimi di un desiderio di maternità forte e trasparente che l'ha portata qui. "Perché non ci sono mai stati segreti in casa, non sono cresciuta con la sensazione di essere una figlia diversa ma solo molto desiderata. Tutto chiaro, alla luce del sole, detto. Ecco, le cose nascoste o non dette fanno più paura, ti lasciano addosso una sensazione di malessere e vergogna perché non capisci, non sai, ti senti come sulle sabbie mobili".

Non è il suo caso e così quando alle elementari si trova davanti a scuola con le compagne dalle mamme ben più giovani e stupite per quella signora anziana che la tiene per mano, non ha tentennamenti. "Nessuna vergogna. Io spiegavo tutto, tutta la storia. Non mi importava cosa pensavano né mi importa ora. I miei amici più cari sanno come sono nata, gliel'ho raccontato io e ormai non se ne parla più, è un dato di fatto: io sono io e lei è mia madre, tutto qui. Non siamo fenomeni da baraccone, ma una famiglia normale con due genitori un po' più vecchi del solito che mi hanno cresciuto nei valori tradizionali, insegnandomi l'educazione e il rispetto".

E quando ha letto della Nannini ha pensato che è persino più giovane di quando sua madre è rimasta incinta. "Non ha un marito? Beh sono tanti quelli che poi un padre vero che si occupa di loro tutti i giorni non ce l'hanno. Se lei la sente, se può dargli affetto va tutto bene. Se non riuscissi ad avere figli con mio marito chiederei anch'io aiuto alla scienza, all'inseminazione".

Genitori biologici, codice genetico, Claudia sa bene cosa significhino ma nel suo quotidiano di affetti tessuti tra passato e presente, tra una famiglia allargata di zii e nipoti, con la foto del fratello mai conosciuto sul comodino, accanto al poster di Avril Lavigne e alla collezione di smalti dai mille colori, sembrano parole lontane.

"Non sono curiosa di chi sia o come sia fatta la donna che ha donato anonimamente l'ovulo. Io di fisico assomiglio tutta a papà e una cosa è certa: io non ho due mamme. La mia mamma è una sola, Maria, perché è lei che mi ha voluto a tutti i costi, che mi ha portato in pancia nove mesi rischiando la vita, è lei quella che mi sveglia, mi fa ridere e mi sgrida. Quella che c'è sempre quando ho bisogno. Mamma è quella che mi prende in giro e quando chiedo ancora coccole mi rimbalza. Sei grande, cercati un fidanzato e fattele fare da lui, mi dice".

CATERINA PASOLINI