martedì 20 settembre 2011

Fecondazione artificiale, vanno all'estero almeno 10 italiane ultracinquantenni ogni anno

L'aspirazione alla maternita' non si ferma con il limite dettato dalla biologia, come dimostrano anche i casi di cronaca di questi giorni. Ogni anno sono almeno 10 le italiane 'over 50' che vanno all'estero, nei pochi Paesi dove i limiti di eta' non sono particolarmente rigidi, per ottenere una gravidanza con la fecondazione assistita eterologa (pratica vietata in Italia dalla legge 40) grazie agli ovociti di giovani donatrici.
Oltre 5 mila i cicli di cure con questa tecnica di procreazione (con la donazione di ovuli ma anche di spermatozoi) a cui si sottopongono, fuori dai confini nazionali, le coppie del nostro Paese: 200 cicli riguardano aspiranti madri tra i 46 e i 46 anni, 150 quelle tra i 47 e i 49 e 15 le donne che hanno superato i 50 anni.
A fornire i dati all'Adnkronos Salute e' Anna Pia Ferraretti, direttore scientifico della Sismer (Societa' italiana studi di medicina della riproduzione) e componente del gruppo della Eshre, Societa' europea di riproduzione umana ed embriologia, dedicato al monitoraggio dei viaggi 'procreativi' in Europa . "Un fenomeno che esiste ed e' consistente - riferisce Ferraretti - e gli italiani ne rappresentano una parte rilevante".
Secondo i dati resi noti dall'Eshre nel 2010 e raccolti a fine 2009 (prima della sentenza della Corte costituzionale che ha riaperto la possibilita' di congelare gli embrioni) sulle circa 12 mila coppia europee che ogni anno vanno all'estero per la fecondazione assistita, 3 su 10 sono italiane, ovvero circa 4 mila coppie.
Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, con donazione di ovuli o spermatozoi, si tratta di circa 2.500 coppie. "Ciascuna di queste fa circa 2 cicli l'anno", continua l'esperta che traccia anche un identikit.
"Si tratta, in generale, di famiglie standard, con appena il 7% al di sopra della normale eta' riproduttiva: nell'80% dei casi sono coppie sposate, il 20% sono conviventi in maniera stabile e meno dell'1% e' rappresentato da omosessuali o single", spiega Ferraretti sottolineando che "per la donazione degli ovuli gli italiani piu' giovani vanno in Spagna. E in Svizzera per la donazione di seme. Le coppie piu' anziane, invece, si rivolgono alla Russia e altri Paesi dell'Est", dove non ci sono limiti di eta', e persino alla Grecia.
I prezzi variano a seconda delle tecniche, "per la donazione di ovociti - spiega Ferraretti - il costo medio e' circa 8 mila euro a ciclo e varia dai 2 ai 12mila euro a seconda del Paese. Mentre con la donazione di seme puo' variare dai mille a 5 mila euro, in base al trattamento".
In Europa, ricorda l'esperta, le donatrici di ovociti non possono essere pagate, ma ricevono un rimborso, per la donazione, fino a un massimo di 900 euro. "Una cifra che in alcuni Paesi puo' attrarre. E i rischi di speculazione e di scarsa sicurezza, sia per i donatori che per la coppia, sono dietro l'angolo". Ferraretti evidenzia che dopo la 'fotografia' scattata, attraverso i dati, di questo fenomeno, la Societa' europea ha "messo a punto linee guida per i centri che ricevono coppie provenienti dall'estero. E che dovrebbero avere caratteristiche precise. Cio' rappresenta una garanzia sia per i centri che per i pazienti. Il 'bollino' di qualita' di questi centri, legato al rispetto delle regole indicate dall'Eshre infatti, aiuta a capire che le cure fornite rispondono a regole di buona pratica medica".
Il passo successivo, infine, sara' quello di 'studiare' le donatrici, "per evitare speculazioni, sfruttamento e garantire la tutela della salute di tutti", conclude Ferraretti. (Adnkronos)

Aduc - 20 settembre 2011