martedì 16 marzo 2010

Report - RAI 3 - 28 marzo 2010

Report del 28/03/2010 su RAI 3 alle ore 21.30 si occuperà di PMA.
Si parlerà anche della recente sentenza di Salerno che ha permesso ad una coppia fertile di accedere alla PMA con diagnosi genetica preimpianto.

Dal sito: http://www.report.rai.it/R2_HPprogramma/0,,243,00.html

GOOGLE BABY
di Zippi Brand Frank


Premiato come Miglior film al DocAviv Festival di Tel Aviv nel 2009, ‘Google Baby’, di Zippi Brand Frank, svela i meccanismi dell'industria della “maternità surrogata”, attraversando tre nazioni – Stati Uniti, Israele, India. Spermatozoi selezionati in Israele, ovuli acquistati online e fecondati nei laboratori americani, uteri affittati nel Gujarat, India.
Centrato su questa nuova, lucrosa attività di un imprenditore del ramo (un omosessuale che ha potuto realizzare il suo desiderio di paternità grazie ad un percorso di maternità surrogata negli Usa), il film solleva molti quesiti etici, cercando di non giudicare mai. Google Baby si limita, piuttosto, a registrare una nuova realtà, e mostra come la tecnologia abbia oggi ormai reso possibile separare completamente la procreazione dall'attività sessuale e come la globalizzazione abbia reso il processo non solo realizzabile ma anche relativamente economico.
Tutto ciò che deve fare un aspirante genitore, è prendere la propria carta di credito e andare su internet per le istruzioni.

giovedì 11 marzo 2010

La Magistratura e la Legge 40

Articolo tratto da DM n° 170 Febbraio 2010

Da DM
Da DM
Da DM

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sabato 6 marzo 2010

Gli italiani e i bambini in provetta: ogni anno ne nascono diecimila

Corriere della Sera - 6 marzo 2010 - Pagina 29

In tutto il mondo la cifra è di tre milioni. Una coppia su sette, nel nostro Paese, non può avere figli

ROMA - Sempre più numerosi i bambini nati con la fecondazione artificiale. Se prima queste tecniche venivano considerate come l' ultima spiaggia per le donne che non erano riuscite altrimenti a coronare il sogno della maternità, oggi il ricorso all' inseminazione e alla provetta si è diffuso a tal punto da costituire un' alternativa «affidabile», da mettere in conto quando il figlio tarda ad arrivare. E' una delle considerazioni che si possono trarre dalla lettura dei dati resi noti al congresso internazionale di endocrinologia in corso a Firenze. Circa tre milioni i bebè venuti alla luce nel mondo grazie alla procreazione medicalmente assistita (Pma). In Italia, dal 2007, sono stati almeno 10 mila all' anno, uno su quattro da mamme di età superiore ai 40, quando la percentuale di ottenere una gravidanza si abbassa notevolmente. «Un successo», secondo Andrea Genazzani, presidente del convegno, ospite d' onore Bruno Lunenfeld, inventore delle gonadotropine. Il farmaco utilizzato per la stimolazione ovarica in tutti i casi di infertilità ha compiuto 50 anni. Con il tempo è diventato sempre più sicuro, non più estratto dall' urina di donne in menopausa ma ottenuto con metodiche di ingegneria genetica. Una coppia italiana su sette è infertile, nel 2007 oltre 55.400 hanno chiesto aiuto alla fecondazione artificiale, 200.000 i cicli di trattamento con gonadotropine. «Non ci sono rischi. Non sono stati segnalati casi di trasmissione di malattie. I nostri centri lavorano bene», rassicura i genitori Giuseppe Palumbo, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera. Ma se da una parte i dati risultano incoraggianti, dall' altra sono sintomo di un fenomeno preoccupante. Nel nostro Paese, in linea con la tendenza europea, i bambini concepiti naturalmente diminuiscono mentre aumentano quelli «sbocciati» in laboratorio. Sono tra l' 1 e l' 1,4 per cento del totale, più o meno come in Francia, Germania e Gran Bretagna, la metà rispetto ai paesi scandinavi dove ci si attesta sul 3 per cento. Il problema di fondo è che le coppie, distratte da difficoltà economiche, aspettano troppo per tentare la prima gravidanza. Se non arriva, l' unica speranza è riposta nelle tecniche artificiali. Genazzani auspica politiche di sostegno alle famiglie giovani «con bonus e incentivi di vario genere. La legge sui congedi parentali non è bastata a invertire la tendenza». Fa squillare l' allarme anche Giulia Scaravelli, responsabile del registro di procreazione medicalmente assistita dell' Istituto Superiore di Sanità: «Bisogna insistere sulla prevenzione dell' infertilità e sull' informazione. Alle donne va detto chiaramente che l' orologio biologico non può essere modificato e che dopo i 35 anni le possibilità di restare incinte hanno un brusco declino perché gli ovociti invecchiano e non si rinnovano». I dati del Registro confermano quelli diffusi a Firenze. Ai circa 6.800 bebè nati in Italia vanno aggiunti quelli nati all' estero da italiane e un 15 per cento di gravidanze di cui non si conosce l' esito. Così si raggiunge il numero di 10 mila fiocchi rosa e azzurri all' anno.

De Bac Margherita

Infertilità per una coppia su sette in Italia ogni anno 10mila bimbi in provetta

Repubblica - 5 marzo 2010

I dati del congresso di endocrinologia ginecologica: 55mila casi di fecondazione assistita nel 2007. L'età media delle donne che si rivolgono ai centri è 36 anni e un parto su 4 è di ultraquarantenni

L’infertilità dilaga. I dati parlano chiaro: oggi una coppia italiana su sette è infertile, in 55.437 hanno intrapreso un percorso di procreazione medicalmente assistita (Pma) nel 2007, grazie al quale sono nati 10.000 bimbi. I numeri arrivano dagli esperti della Società di endocrinologia ginecologica riuniti a Firenze, che spiegano come nel nostro Paese le pazienti che utilizzano le tecniche di Pma hanno in media 36 anni e un parto su 4 avviene in ultraquarantenni, con percentuali di riuscita decisamente più basse. L'aspettativa di avere un figlio per una coppia nella quale è presente una donna di età superiore ai 35 anni è ridotta del 50% rispetto a chi ha un'età inferiore.

Uno dei problemi più attuali nella lotta all’infertilità in Italia è l’età in cui le donne decidono di avere il primo figlio. "I nuovi ruoli sociali e l’emancipazione femminile hanno spostato la maternità dopo i 30 anni, in alcuni casi anche dopo i 35. Tanto che l'età media di chi si rivolge ad un centro per la Pma - spiega il dottor Giuseppe Palumbo, direttore della clinica ostetrica e ginecologica di Catania - è di 36 anni. Prima si studia, si cerca una sistemazione e si forma una coppia. E soltanto alla fine si fa un figlio". Sono cambiati i tempi, continua a spiegare l'esperto, ma per la biologia della donna il periodo migliore per la gravidanza resta sempre la fascia 20-30 anni; dai 30 ai 40 anni è ancora possibile concepire figli, ma dopo i 40 la fertilità spontanea decresce in maniera drastica. E purtroppo questo vale anche per l’aiuto che può venire dalla procreazione assistita. Se è vero che un ciclo di procreazione assistita su quattro in Italia è praticato su una ultra quarantenne, è vero anche che la percentuale di successo in questa fascia d'età si riduce dal 25%, dato che corrisponde a quello di un buon centro italiano su età inferiori ai 40 anni, al 5-7%.

"Ma per risolvere i problemi del concepimento, bisognerebbe dare incentivi alle famiglie giovani per consentire di avere subito figli e operare concettualmente anche sulle persone". Spiega ancora Andrea Genazzani. "Nel nostro Paese abbiamo una legge ad hoc sui cosiddetti 'congedi parentali' tra le più avanzate in Europa, che nessun altro modello ha superato. Tuttavia non è bastata per invertire la tendenza di posticipare la prima gravidanza”. Ciò avviene anche in altri stati europei, seppure in percentuale molto bassa, in Italia è forse più accentuato. E' vero ci sono problemi economici, di casa, di affitto, che politica e Istituzioni possono aiutare a superare, ma di base è un problema di mentalità della società di oggi. “Il mio consiglio - conclude Genazzani - è 'lavorare' sui giovani per creare la consapevolezza che non tutto è possibile, che ognuno è libero di scegliere, ma che la biologia continua, pur con gli enormi progressi della medicina, ad imporci le sue leggi".

Tra calo della fertilità e successo della Pma, gli specialisti celebrano, a 50 anni dalla scoperta, le gonadotropine, sostanze utilizzate per stimolare ovaio e testicoli e indurre la gravidanza. Nel solo triennio 2005-2008, nel nostro Paese, le gonadotropine sono state usate in oltre 200 mila cicli per trattare donne con difficoltà di concepimento: così la stimolazione ovarica ha permesso a oltre 21 mila bambini di venire alla luce. Un risultato ottenuto grazie a un lungo cammino della ricerca, non privo di elementi curiosi. "In Italia - spiega Andrea Genazzani, ordinario di medicina della procreazione e dell'età evolutiva dell'Università di Pisa e presidente del congresso - per ottenere gonadotropine di estrazione urinaria da donne in menopausa furono utilizzate le urine delle suore del Vaticano. In questo modo le religiose contribuirono a rendere fertili un gran numero di donne che non riuscivano a concepire". L'evoluzione delle tecniche ha reso poi possibile riprodurre le gonadotropine in vitro con procedure di ingegneria genetica, inserendo i geni che codificano le proteine in batteri da cui sono state estratte le gonadotropine ricombinanti.


Adele Sarno