sabato 28 febbraio 2009

Procreazione assistita non causa malattie rare

Le tecniche di fecondazione artificiale e le manipolazioni ad esse collegate sono state scagionate dall'accusa di provocare nascite di bambini colpiti da alcune malattie rare. E' quanto emerge dai dati presentati ieri dal genetista Giuseppe Novelli, dell'universita' di Roma Tor Vergata, nel convegno congiunto tra la Societa' italiana di fisiopatologia della riproduzione (Sifr) e la Societa' italiana di andrologia e medicina in corso ad Abano Terme (Padova). 'Una delle grandi paure legate alla fecondazione in vitro riguarda la maggiore incidenza nei bambini delle malattie di imprinting', malattie rare che si riteneva venissero provocate dalla manipolazione dei gameti in provetta . 'In realta' si e' ormai certi che e' un bluff': la percentuale di queste nascite nei figli della provetta e' assolutamente comparabile a quella dei bambini concepiti naturalmente. Un legame, invece, c'e' con l'infertilita' della coppia, soprattutto da parte maschile. Sembra, insomma, che negli uomini infertili la presenza di pochi spermatozoi e 'poco buoni' sia legata al rischio di malattie da imprinting.

Aduc - 28 febbraio 2009

mercoledì 25 febbraio 2009

I cattolicisti all'attacco del professor Antinori

Effettuando un prelievo di sperma da un uomo in coma al San Matteo di Pavia, con l'obiettivo di fecondare artificialmente la moglie, "non ho affatto violato la legge 40, contrariamente a quanto e' stato scritto sulla rivista 'Liberal' di quel voltagannaba di Adornato. Domani depositero' le querele contro chi mi ha accusato". Cosi' il professor Severino Antinori difende l'operazione effettuata lo scorso 17 febbraio, il primo prelievo di sperma da un uomo in coma nel nostro paese. "Sono pronte le querele per Adornato, Volonte', Santolini, Casini, Binetti, La Loggia, Bertolini e Di Pietro - spiega Antinori - per diffamazione, visto che hanno scritto che ho commesso un reato. Ma dovrebbero documentarsi: io ho agito seguendo i dettami del magistrato di Pavia, e la fecondazione non e' ancora avvenuta, quindi non capisco come avrei violato la legge 40". I suoi critici, attacca il ginecologo, "si dicono cristiani ma non hanno pieta', vogliono fare strada sulla pelle di chi vuole avere un figlio". Il seme prelevato attualmente e' congelato: "Aspettiamo cosa decide la signora, che ora e' sotto stress e non puo' sottoporsi a intervento. Tra un mese o due decideremo come muoverci per adempiere al suo desiderio".

Aduc - 24 febbraio 2009

I parlamentari cattolicisti contro figlio da uomo in coma

Un appello trasversale al ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, dei deputati cattolici di Pdl, Udc e Pd, ma anche di leader di diverse associazioni civili, affinche' intervenga sulla vicenda della donna di Vigevano che vuole un bebe' dal marito in coma irreversibile per una grave forma di cancro. "C'e' un caso in Italia di cui nessuno parla e su cui nessuno protesta - si legge nell'appello che verra' pubblicato sulla prima pagina di Liberal in edicola domani - E' il caso di un uomo ricoverato in una struttura sanitaria di Pavia in coma vegetativo a cui e' stato prelevato il seme per fecondare la moglie che desidera avere un figlio da lui. Capiamo che il Paese e' uscito sfibrato dalla vicenda Englaro, ma e' questo un motivo per accettare che in questioni cosi' delicate ognuno agisca fuori dalla legge e secondo il suo arbitrio?'. 'Ci appelliamo dunque al ministro e a tutte le amministrazioni e strutture sanitarie interessate, affinche' si impediscano pratiche in palese violazione delle previsioni legislative della Legge 40, sulla procreazione medicalmente assistita. Nel nostro Paese esiste una legge, approvata dopo un decennio di confronto parlamentare e confermata da un ampissimo consenso referendario. Ne consegue - incalzano - che questa legge non puo' essere violata nelle sue procedure come invece e' avvenuto a Pavia grazie ad un'autorizzazione giudiziaria all'estrazione del seme da una persona in coma, del tutto contraria alla norma che prevede non solo la sterilita' del partner, ma anche il suo consenso scritto". "La liberta' della scienza e le funzioni della magistratura - si legge dunque nell'appello - non possono rincorrere i desideri a discapito dei diritti, della dignita' e della liberta' delle persone.La scienza medica e la responsabilita' pubblica di Governo non possono assecondare atti illeciti ed esperimenti di laboratorio sulla vita umana. La Legge 40 esiste - conclude il documento - per scongiurare il Far West la si applichi". Tra i firmatari dell'appello, Ferdinando Adornato, presidente fondazione Liberal; Luca Volonte' e Luisa Santolini, entrambi deputati Udc; Carlo Casini, presidente Movimento per la vita; Paola Binetti, deputato Pd; Maria Luisa Di Pietro, presidente associazione Scienza e Vita; Enrico La Loggia e Isabella Bertolini, deputati Pdl.

Aduc - 20 febbraio 2009

martedì 24 febbraio 2009

Ue: in aumento la diagnosi preimpianto

Sono sempre piu' numerosi i genitori che ricorrono alla diagnosi genetica preimpianto (Pgd) per non trasmettere le malattie genetiche da cui sono affetti ai propri figli. Il Centro comune di ricerca (Ccr) della Commissione europea ha organizzato un workshop dedicato a questa tematica, spesso controversa, in occasione del meeting annuale della American Association for the Advancement of Science tenutosi a Chicago (Usa). Tra gli oratori c'era Dolores Ibarreta del Ccr, che segue ormai da alcuni anni le tendenze nell'ambito della diagnosi preimpianto in Europa. La diagnosi genetica preimpianto - spiega Cordis, il servizio Ue d'informazione in materia di ricerca e sviluppo - richiede lo svolgimento in laboratorio di alcuni test sugli embrioni per identificare quali di questi dispongono della versione sana del gene in questione, per poi essere impiantati nell'utero della madre. Per esempio, c'e' stato recentemente il caso di una famiglia nel Regno Unito, dalla cui anamnesi risultavano numerosi casi di cancro al seno, che ha sottoposto gli embrioni a test relativi al gene BRCA1. Le donne portatrici di mutazioni a livello del gene BRCA1 sono maggiormente esposte al rischio di sviluppare il tumore al seno. La bambina nata in seguito alla diagnosi genetica preimpianto non presenta questo gene difettivo ed e' pertanto meno esposta delle altre donne della sua famiglia al rischio di sviluppare una neoplasia di questo genere. Un paio d'anni fa il Centro comune di ricerca della Commissione europea ha presentato una relazione sulla diagnosi genetica preimpianto in Europa, rivelando che sono circa 50 i centri sparsi per l'Europa ad offrire servizi di pgd relativi a svariate patologie. Un elevato numero di pazienti che si sono sottoposti ai trattamenti offerti in questi centri provenivano dall'estero o per motivi dettati dalla maggiore economicita' dei test rispetto al paese di origine o perche' in quest'ultimo era vietata questa metodologia diagnostica. Come ad esempiuo in Italia. Dal rapporto emergeva un dato preoccupante: le coppie risultano essere state seguite poco e non esistono schemi in grado di garantire i necessari standard qualitativi. Cosa e' cambiato rispetto ad allora? "Quando abbiamo redatto la nostra relazione non era ancora entrata in vigore la direttiva europea in materia di pgd, mentre ora alcuni dei problemi allora individuati sono in fase di risoluzione - ha detto la dottoressa Ibarreta a Cordis -. Per esempio, adesso e' necessario che i centri che offrono questi esami siano accreditati e si lavora anche allo sviluppo di piani, specifici per questa tecnica, volti a garantire il rispetto di elevati standard qualitativi". Nel corso degli ultimi anni si e' assistito a "un aumento delle tipologie di test offerti, in particolare test relativi alle patologie dell'eta' adulta come il morbo di Huntington, o relativi ai geni associati a un aumentato rischio di cancro", ha spiegato la dottoressa Ibarreta del Ccr, secondo la quale questa tendenza si affermera' nel tempo. C'e' chi si dice preoccupato della possibilita' che la diagnosi genetica preimpianto possa portare alla nascita di un di "bambini su misura". "Chi desidera un figlio (e si sottopone a questi test) vuole prevenire una malattia" spiega Dolores Ibarreta, sottolineando che questo tipo di procedure e' disciplinato da regolamentazioni ferree in tutto il territorio europeo. "Si accetta la pdg per questo motivo e non credo ce ne possano essere altri. Quando ci si sottopone alla pgd, e' necessario ricorrere alla fertilizzazione in vitro che e' una tecnica molto complessa che prevede l'assunzione di ormoni da parte della madre. Per questo motivo ritengo che si sottopongano a diagnosi genetica preimpianto solo le persone consapevoli di avere un'anamnesi famigliare che lo richiede". Esistono inoltre preoccupazioni, non supportate scientificamente, relative agli effetti di questa tecnica sul ruolo positivo esercitato da alcune anomalie genetiche sulla nostra salute. Per esempio, le persone portatrici di una copia del gene della fibrosi cistica presentano una maggiore resistenza al colera e ad altre patologie a carico dell'intestino, mentre chi e' portatore del gene della malattia di Tay Sachs e' piu' resistente alla tubercolosi. Occorre quindi, ed e' questo uno dei compiti del Centro comune di ricerca della Commissione europea, tenere traccia delle nuove tendenze nella diagnosi genetica preimpianto.

Aduc - 24 febbraio 2009

lunedì 23 febbraio 2009

Grossi nuovo giudice della Consulta

Corriere della Sera - Pagina 21 - 18 febbraio 2009

ROMA - Paolo Grossi, fiorentino, 75 anni, storico del diritto, attualmente docente di storia del diritto medievale e moderno all' Università Suor Orsola Benincasa di Napoli, accademico di altissimo profilo scientifico internazionale, è il nuovo giudice costituzionale nominato dal capo dello Stato, Napolitano, in sostituzione di Giovanni Maria Flick il cui mandato scade oggi. Neppure un giorno di «vuoto», dunque, a conferma di una scelta meditata che supera ogni divisione e contrasto sulla composizione della Consulta, giudicata anche di recente da Berlusconi troppo «spostata a sinistra». L' indicazione del presidente della Repubblica su Grossi è stata infatti ampiamente condivisa dal presidente del Consiglio e quindi già ieri pomeriggio il decreto è stato firmato da Napolitano e controfirmato dal Cavaliere. Le circostanze fanno sì che questa nomina cada in coincidenza con i solenni festeggiamenti che si terranno oggi all' Ambasciata d' Italia presso la Santa Sede per l' ottantesimo anniversario dei Patti Lateranensi. La nomina di Grossi, considerato una personalità di matrice cattolica (è stato anche nominato dalla locale Conferenza episcopale giudice del Tribunale ecclesiastico della Toscana) viene quindi «letta» anche come segnale di attenzione al mondo cattolico e a i suoi valori, dopo le polemiche sul caso Englaro. Commenta Niccolò Zanon (diritto costituzionale alla Statale di Milano): «Ritengo che la scelta sarà veramente significativa quando approderanno alla Corte, le questioni relative alla legge 40 sulla fecondazione assistita o la futura legge sul testamento biologico». Zanon sottolinea anche «il suo tratto umano di vero maestro, come ce n' erano una volta, sempre attento ai colleghi più giovani e agli studenti». Per tutta la sua vita, Grossi ha sempre e solo insegnato diritto in vari atenei tra cui Firenze, Siena e Macerata dove è stato anche Preside di facoltà. Ha ricevuto la laurea honoris causa in Giurisprudenza da molte Università europee. Nel 1990 è stato ascritto alla Accademia Nazionale dei Lincei, di cui è oggi socio nazionale.

Calabro' Maria Antonietta

domenica 22 febbraio 2009

Giornata Mondiale di sensibilizzazione sulle Malattie Rare

Insieme all’Istituto Superiore di Sanità per fare luce sulle storie invisibili

Ci sono decine di migliaia di cittadini italiani, donne, uomini e bambini, che convivono con una malattia rara. E lo fanno nella sostanziale indifferenza dei mezzi di comunicazione. Spesso si dimentica, infatti, che dietro ogni singola malattia rara c'è sempre una persona, una storia di vita, e una famiglia che condivide in modo quasi sempre totalizzante la condizione del proprio caro. La rarità di queste malattie li chiude in un cerchio di isolamento e frantuma i loro problemi quotidiani in mille universi diversi, senza un comune denominatore, aumentando così la solitudine e stringendo le loro domande in un labirinto.
In occasione della Giornata Mondiale delle Malattie Rare che l'Istituto Superiore di Sanità celebrerà il 27 febbraio prossimo, chiediamo dunque a tutte le donne e agli uomini della cultura e ai cittadini di firmare un appello che aiuti a far luce su queste storie di invisibilità. Un'iniziativa che può aiutare a far uscire queste persone dal cono d'ombra in cui sono relegate. Persone che devono veder riconosciuto il diritto alla salute, certo, ma anche alla vita sociale, economica e culturale del nostro Paese. La nostra speranza è che tutti coloro che dispongono di mezzi espressivi li possano usare per raccontare queste solitudini, per spiegare al mondo che esse fanno parte anche di noi.

Primi firmatari:
Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la Medicina
Enrico Garaci, Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità
Alberto Asor Rosa, storico della letteratura italiana e critico letterario
Sergio Zavoli, Presidente Commissione di Vigilanza Rai
Franco Cardini, docente universitario

Modalità per aderire:
inviare una e-mail a appellomalattierare@iss.it

Testo dell'e-mail (i campi con l'asterisco sono obbligatori:)
Aderisco all'appello malattie rare promosso dall'Istituto Superiore di Sanità.
Nome*:
Cognome*:
Data di nascita*:
Professione:
Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi del codice in materia di protezione dei dati personali (D.L.196/2003). I dati così raccolti saranno utilizzati esclusivamente per il fine del presente appello e conservati a questo scopo esclusivo.

http://www.iss.it/pres/prim/cont.php?id=932&lang=1&tipo=6

sabato 21 febbraio 2009

Un figlio dal marito in coma «Pronti ad andare all' estero»

Corriere della Sera - Pagina 13 - 21 febbraio 2009

Il 30 marzo prossimo la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi in merito ad alcuni profili della Legge 40 dopo che io stesso ho presentato un ricorso contro la loro legittimità
Severino Antinori

Spagna o Gran Bretagna le mete probabili: sono Paesi dove è consentita anche l' inseminazione «post mortem»

MILANO - Il «piano A» prevede che tra un mese al massimo la donna di Vigevano intenzionata ad avere un figlio dal marito in coma irreversibile, potrà sottoporsi all' inseminazione assistita grazie al seme prelevato pochi giorni fa al coniuge. Ma esiste anche un «piano B», secondo il quale la fecondazione in provetta potrebbe essere effettuata all' estero. È una soluzione che nessuno si augura, prima di tutto perché sarebbe imposta da una condizione dolorosa: la morte del donatore, attualmente ricoverato in rianimazione all' ospedale San Matteo di Pavia. A rivelare che esiste anche questa possibilità è il professor Severino Antinori, lo specialista che martedì scorso ha eseguito il prelievo di liquido seminale e che ora conserva quel campione nel suo centro di Roma. Antinori è deciso ad andare fino in fondo, vuoi perché lo ha promesso alla donna di Vigevano, vuoi perché contro la legge 40, che regola in Italia la fecondazione assistita, ha da tempo ingaggiato una battaglia legale e scientifica. «Il 30 marzo prossimo - ricorda Antinori - la Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi su alcuni articoli della legge, dopo che io stesso ho presentato un ricorso contro la loro legittimità». Perché il caso di Vigevano abbia una soluzione, tuttavia, non sarà necessario attendere tanto: tra un mese al massimo avverrà l' inseminazione in vitro. «Bisogna attendere il periodo di ovulazione della donna - specifica Antinori - che in questi giorni è anche stressata da tutto il clamore suscitato dalla vicenda. Il seme del marito è intanto conservato a 200 gradi sotto zero: l' ho analizzato, gli spermatozoi ci sono e siamo fiduciosi sulla riuscita dei tentativi che faremo». Gli ostacoli, a questo punto, sembrano di natura non clinica ma legale: anche secondo Antinori sarà necessario ottenere un nuovo via libera da parte del Tribunale prima di procedere all' inseminazione. La legge 40 stabilisce infatti che per questo passaggio sia necessario il consenso di entrambi i coniugi: se su quello della donna non ci piove, per l' uomo in coma sarà necessaria o la parola del tutore già nominato dai giudici (è il padre del paziente stesso) o la testimonianza di amici in grado di confermare che la coppia desiderava avere un figlio. I legali sono già alla ricerca di persone da portare davanti al giudice tra gli amici o i colleghi dell' uomo, che si era sposato meno di due anni fa e che lavorava, prima che la malattia lo colpisse, come impiegato amministrativo all' Università Statale di Milano. Se anche questo problema sarà superato, ne resta un altro: la fecondazione dovrà avvenire prima che il donatore muoia, altrimenti la procedura dovrà interrompersi, ed è a questo punto che scatterebbe il «piano B»: «In tale caso - conferma Antinori - la fecondazione assistita potrebbe avvenire in uno stato estero». In Europa la Gran Bretagna e la Spagna consentono esplicitamente l' inseminazione anche post mortem, in altri stati la norma può essere oggetto di interpretazione. Ma anche sul trasferimento del campione di seme all' estero, potrebbe innestarsi una battaglia legale.

Così in Europa
Italia: La legge 40 sulla fecondazione assistita che è stata approvata in Italia nel 2003 consente solo la fecondazione omologa tra coppie sposate e con problemi di infertilità. È invece proibita l' inseminazione «post mortem»

Gran Bretagna: La legge inglese consente sia l' inseminazione omologa che eterologa a coppie sposate o conviventi e a donne singole. Ammette anche l' utero in affitto, senza passaggio di denaro, e l' inseminazione «post-mortem»

Spagna: L' accesso all' inseminazione artificiale, sia omologa che eterologa, in Spagna è consentita alle coppie sposate, conviventi, nonché singole purché vi acconsentano in modo libero e cosciente. La legge è del 1987

Germania: In Germania la fecondazione in vitro è ammessa solo se omologa. La legge vieta di trasferire nel corpo di una donna più di tre embrioni per un ciclo di inseminazione. Non ammessi l' inseminazione «post mortem» e l' utero «in affitto»

Del Frate Claudio

giovedì 19 febbraio 2009

Kenya - Villaggio di Mujwa





Scuola di Kieni che si trova nel villaggio di Mujwa - paese di Nkubu nel distretto di Meru.

mercoledì 18 febbraio 2009

Vuole un figlio dal marito in coma via libera all'intervento dei medici

Repubblica - 18 febbraio 2009

Pavia, l'offerta di Antinori: me ne occupo gratis

Prelevato lo sperma per un'inseminazione artificiale. Il Vaticano: gravissimo. Ed esplode la polemica

PAVIA - Il primo passo è stato compiuto: "E adesso si va avanti. Voglio vedere come ci possono fermare", assicura il professor Severino Antinori, il ginecologo-star, esperto di fecondazione assistita. Ieri pomeriggio Antinori è arrivato come un ciclone al Policlinico San Matteo di Pavia, dopo che l'ospedale aveva dato l'ok al prelievo di liquido seminale da un paziente in coma per tumore al cervello. Ha provveduto al prelievo con una siringa ed è subito ripartito per Roma, dove conserverà il liquido in azoto liquido a meno 197 di temperatura. "C'è una donna che vuole un figlio dal marito. Un atto di vita e di amore. Chi ci accusa di manipolare la natura non sa quel che dice. E comunque noi siamo sotto l'egida della legge 40 sulla fecondazione artificiale". In un periodo di accesi dibattiti sui temi di bioetica, la vicenda ha già fatto clamore perché è il primo caso del genere in Italia. Protagonista una giovane coppia di Vigevano, 35 anni lui, 32 lei. Per un tumore fulminante al cervello, un mese fa l'uomo entra in coma. Speranze di salvarlo pare non ne esistano. La moglie si ribella al destino: "Voglio avere comunque un figlio da lui, diventare genitori era il nostro sogno". E si rivolge al Policlinico di Pavia, dov'è ricoverato, perché gli sia prelevato il liquido seminale necessario alla fecondazione assistita. L'ospedale risponde che darà l'autorizzazione solo dopo il provvedimento di un giudice. L'avvocato che assiste la donna, Claudio Diani, cerca con affanno una via legale, perché l'uomo potrebbe morire da un momento all'altro. Viene nominato un tutore (ma la dizione esatta è "amministratore di sostegno provvisorio") che possa surrogare la volontà dell'uomo in coma, nella persona del padre. Il giudice tutelare dà il via libera e così l'ospedale pavese. Al San Matteo però non ci sono strutture in grado di conservare il seme. Da molti altri ospedali viene negata collaborazione, che invece arriva dal Centro di crioconservazione dei gameti maschili di Padova. Nella trattativa si inserisce però Severino Antinori, che offre la propria disponibilità ("assolutamente gratuita") e nel giro di poche ore si sostituisce ai medici padovani.
Mentre dalla Chiesa arriva un primo alt. "Credo che un figlio debba sempre essere un atto di amore, non un esperimento di laboratorio - ha affermato Rino Fisichella, pretore della Pontificia Università Lateranense - Un figlio non deve arrivare per desiderio recondito di una persona. Facciamo in modo di rispettare anche in questo aspetto la natura". Conclusione: "Pur con molta comprensione per chi vive queste situazioni, non ogni desiderio è legittimo". L'avvocato Diani ribatte: "Le stesse persone che sostenevano che la povera Eluana doveva essere tenuta in vita, ora trattano quest'uomo come se fosse una cosa". Come per il caso Englaro - sostiene il legale - in caso di impedimenti potrebbe essere avviata un'inchiesta per acquisire attraverso varie testimonianze la volontà manifesta del marito di avere figli. Il professor Antinori è più drastico: "Non ce ne sarà bisogno e anche se il paziente dovesse morire, l'iter ormai è iniziato, e con il consenso del giudice. Conserverò il liquido nella mia struttura e procederò all'analisi degli spermatozoi, selezionando i più resistenti. Attenderemo un mese, per far calare lo stress nella signora, poi la sottoporremo a stimolazione ovarica. Quindi procederemo alla fecondazione, secondo una nuova tecnica che ho sviluppato io stesso, l'Imsi, intra morfologic sperm injection. Essendo due persone giovani, credo proprio che la gravidanza sarà normalissima". Si vedrà se sarà consentita questa interpretazione estensiva della legge 40 che governa la procreazione assistita. Filomena Gallo, vice-segretario dell'associazione Luca Coscioni, non è d'accordo: "La legge stabilisce che sia necessario il requisito di sterilità e serve il consenso scritto di entrambi i genitori. Se c'è una norma, va rispettata. Spero che non si usi quanto è stato fatto per ricostruire la volontà di Eluana Englaro per strumentalizzarlo ed estenderlo a fattispecie ben differenti".


ENRICO BONERANDI

martedì 17 febbraio 2009

Figlio da marito in coma «Scelto Antinori per il prelievo del seme»

Corriere della Sera - Pagina 13- 17 febbraio 2009

Pavia «Esautorata» l' équipe del Centro di Padova

PAVIA - La svolta - e chissà se sarà l' ultima - nella vicenda della donna che vuole avere un figlio dal marito in coma irreversibile arriva verso le 8 di sera. A segnalarla è Claudio Diani, l' avvocato della signora e dei suoi familiari: «I miei assistiti sono orientati ad accettare la proposta avanzata dal professor Antinori, in alternativa a quella di Padova». Il professor Severino Antinori, uno dei massimi specialisti al mondo in materia di fecondazione assistita, si era fatto avanti poche ore prima: si era detto pronto ad accogliere la richiesta della donna, una trentacinquenne di Vigevano, e a mettere a disposizione la sua esperienza per tentare una fecondazione «in vitro» tra un ovulo della donna e i gameti del marito, ricoverato al San Matteo di Pavia in stato di incoscienza per le conseguenze di un tumore al cervello. Da giorni il nosocomio pavese e l' equipe padovana del professor Carlo Foresta, specialista nella inseminazione assistita a cui la donna si era inizialmente rivolta, erano in febbrile contatto per rimuovere i numerosi ostacoli clinici, legali ed etici legati alla richiesta, la prima nel suo genere in Italia. Non è stato chiarito che cosa abbia fatto sparigliare le carte, ma con ogni probabilità è il fattore tempo: l' uomo ricoverato al San Matteo ha ormai un' aspettativa di vita molto breve, in caso di decesso la procedura di inseminazione si deve interrompere e anche nelle ultime ore il «rendez vous» tra Pavia e Padova aveva proceduto a passi lentissimi. É probabile che Antinori abbia prospettato una soluzione in grado di rompere gli indugi. Ieri per tutta la giornata erano stati compiuti solo piccolissimi passi avanti. La direzione del San Matteo, con un comunicato diffuso in mattinata, aveva dato «disco verde» all' arrivo da Padova dell' equipe del professor Foresta. L' azienda ospedaliera padovana, a sua volta, aveva posto una serie di condizioni; prima di tutto la rigorosa osservanza dei «paletti» della legge italiana, poi una serie di richieste di ordine più pratico: poter visionare la cartella clinica del donatore, poter disporre «in loco» di alcuni specialisti (ad esempio un urologo) e poter effettuare alcune analisi. A complicare ulteriormente il quadro è arrivata sempre ieri la pronuncia da parte della commissione bioetica dell' ospedale di Padova. Il «no» all' intervento era stato sancito da don Renzo Pegoraro, presidente della commissione per ragioni legali (il donatore deve esprimere il suo consenso, ma su questo non v' è certezza) ed etiche (il bimbo da concepire nascerebbe già orfano di padre). Nonostante ciò, l' ospedale di Padova si era detto pronto a continuare seppur con tutte le cautele e le riserve già citate. Preoccupava e preoccupa tuttora la necessità (non ancora sicura) di rivolgersi nuovamente al giudice per ottenere l' ok all' inseminazione e dunque di ricostruire attraverso testimonianze postume la volontà dell' uomo. Esattamente come era avvenuto per il caso Englaro.

Del Frate Claudio

domenica 15 febbraio 2009

«Seme dall' uomo in coma, siamo pronti»

Corriere della Sera - Pagina 13 - 15 febbraio 2009

Pavia Decisione del professor Foresta, direttore del Centro di conservazione dei gameti maschili di Padova
Lotta contro il tempo: se il paziente morisse, per legge tutto si fermerebbe


PAVIA - Il ghiaccio è stato rotto ieri sera, al termine di una lunga e sofferta riunione: l' ospedale di Padova è pronto a effettuare il prelievo di liquido seminale dall' uomo ricoverato al San Matteo di Pavia in coma irreversibile e dalla quale la moglie ha chiesto di avere un figlio. Se c' è una possibilità che questa richiesta senza precedenti venga percorsa il tentativo sarà fatto «ma nel rigoroso rispetto di tutte le condizioni imposte dalla legge» precisano da Padova. Non sarà facile, nessuno si fa illusioni: esistono ostacoli medici e legali perché il paziente non è in grado di prestare il suo consenso ed è stato necessario che il Tribunale di Pavia nominasse un tutore (il padre del paziente stesso); e soprattutto perché la legge italiana sulla fecondazione assistita consente l' inseminazione «in vitro» solo se la coppia soffre di sterilità. Questa barriera sembra al momento sbarrare la strada alla richiesta della donna «ma anche lo stato di incoscienza del marito potrebbe essere visto come un impedimento coeundi», fanno sapere da Padova. La decisione di dar seguito alla richiesta è stata presa dal professor Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili di Padova: «Abbiamo inviato una comunicazione a Pavia - dice - dicendo che siamo pronti a effettuare il prelievo di liquido seminale sull' uomo, su questo abbiamo già l' autorizzazione sancita dal Tribunale. Ma è solo la prima parte del cammino: sarà necessaria un' ulteriore autorizzazione per procedere alla fecondazione artificiale. La questioni aperte sono tante, mi auguro che con il dialogo e la buona volontà si arrivi a una soluzione». Disponibilità che viene confermata dal nosocomio pavese: «Siamo pronti a collaborare con i colleghi di Padova - precisa il direttore sanitario del San Matteo Marco Bosio - il nostro no iniziale alla richiesta della donna era dettato solo da un fatto preciso: non siamo autorizzati a operazione di prelievo e conservazione di liquido seminale». La richiesta della donna, una 35enne di Vigevano, che vuole un figlio dal marito malato di tumore dunque va avanti. Va avanti nonostante la «moral dissuasion» arrivata ieri dalla Chiesa, che ritiene la pretesa illegittima. Va avanti anche perché di tempo non sembra rimanerne molto: se il paziente in coma dovesse morire, il suo campione di liquido seminale per legge dovrebbe essere immediatamente distrutto.

13 febbraio - Il San Matteo: «Non è possibile»
La direzione del San Matteo ha risposto che a Pavia «la richiesta non poteva essere esaudita in quanto non finalizzata a un trattamento diagnostico e/o terapeutico correlato alla gestione clinica del malato»

Favorevole Mori: «Bisogna cambiare la legge, va contro i diritti civili della persona»
MILANO - «La legge attuale sulla procreazione assistita pone limiti persino ai diritti civili della persona e tra qualche tempo ci apparirà del tutto crudele»: Maurizio Mori, presidente della consulta bioetica di Milano, non nutre molte speranze che il desiderio della donna di Vigevano possa trovare accoglienza. Un desiderio legittimo? «Perché no? Quel figlio, da quanto si è saputo era già programmato». Ma il padre non ha potuto esprimere il suo consenso. «Ormai ciò è impossibile dunque resta un' altra obiezione, mettere al mondo un figlio orfano. In Italia c' è un milione mezzo di donne che educano i figli da sole. In più, una donna che volesse diventare madre in seguito a un incontro occasionale non troverebbe ostacoli di legge. Perché dire no, allora alla signora di Vigevano?».

Contrario Monsignor Sgreccia: «Inammissibile: l' uomo non è un serbatoio di cellule»
MILANO - «L' atto generativo deve essere cosciente, è il gesto fondamentale d' amore tra due coniugi»: monsignor Elio Sgreccia, teologo e presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, boccia nettamente l' ipotesi del figlio in provetta, per di più generato da un uomo in coma. «Tutti i documenti della Chiesa parlano chiaro in questo senso: la procreazione è un atto di donazione dell' uomo alla donna e viceversa». Per il vescovo il ricorso a una procreazione «in vitro», in questo specifico caso, è inammissibile: «Se non c' è la presenza di uno dei soggetti non c' è fondamento etico e tutto si riduce a un atto puramente biologico e che rischia di sconfinare nell' illecito. L' uomo non può essere considerato alla stregua di un semplice serbatoio di cellule».

30 gennaio - Richiesta del liquido seminale
Il 30 gennaio una donna di 35 anni ha presentato richiesta alla direzione del San Matteo per prelevare il seme del marito quarantenne - in coma per un tumore al cervello -, ricoverato nel reparto di rianimazione

Del Frate Claudio

Figlio da marito in coma, Padova dice sì. Stop da monsignor Fisichella

Corriere della Sera - Pagina 11 - 15 febbraio 2009

L' arcivescovo: una vita non può essere un esperimento di laboratorio. L' equipe veneta: la procedura sarà rispettosa della legge

PAVIA - «Credo che un figlio debba essere sempre un atto d' amore, non un esperimento di laboratorio»: le parole di monsignor Rino Fisichella, pronunciate ieri pomeriggio, suonavano come una bocciatura al desiderio della 35enne di Vigevano, che ha chiesto di avere un figlio dal marito ricoverato in coma irreversibile al San Matteo di Pavia. E invece l' appello della donna ha trovato seguito: ieri sera, al termine di una riunione lunga e sofferta, Carlo Foresta, lo specialista di Padova a cui la donna si era rivolta, ha deciso di procedere al prelievo di liquido seminale dal paziente privo di conoscenza. «Tutto dovrà avvenire nel rigoroso rispetto della legge italiana» ha precisato ieri sera il professor Foresta. E non bastassero quelli etici, anche gli ostacoli medici e legali sono numerosi. Per l' inseminazione «in vitro» è necessario il consenso di entrambi i coniugi, ma poiché uno dei due è in coma, è stato necessario che il tribunale di Pavia nominasse un tutore in grado di esprimerne la volontà (è stato scelto il padre dell' uomo). Poi c' è la legge sulla procreazione assistita, che consente la fecondazione artificiale solo se la coppia ha problemi di sterilità. E infine c' è il fattore tempo: l' uomo, 40 anni, malato terminale per un tumore al cervello, potrebbe non avere davanti a sé molti giorni. Se dovesse morire, il suo campione di seme andrebbe obbligatoriamente distrutto. Nei prossimi giorni l' équipe di Padova arriverà a Pavia per effettuare il prelievo; al momento della fecondazione vera e propria sarà necessario un ulteriore ok del tribunale. «Noi abbiamo dato la nostra disponibilità - precisa ancora Carlo Foresta, che dirige un centro specializzato nella conservazione dei gameti maschili - e non ci nascondiamo che il cammino sia irto di problemi. Ma con il dialogo e la collaborazione di tutti contiamo di affrontarli». «Da parte nostra non c' è nessuna preclusione - fa sapere Marco Bosio, direttore sanitario del San Matteo di Pavia - e se all' inizio abbiamo risposto negativamente alle richieste della donna è solo perché il nostro ospedale non ha l' autorizzazione per questo genere di prestazioni». Sulla richiesta della donna, la prima nel suo genere in Italia, è arrivata però ieri la doccia fredda della Chiesa. Monsignor Rino Fisichella, pretore della Pontificia Università Lateranense è intervenuto su quello che, fatte le debite proporzioni, rischia di di trasformarsi in un nuovo caso Englaro: «Non credo che dobbiamo violentare la natura - ha affermato Fisichella - se c' è una condizione che non lo consente; la mia posizione è di dover dire che, pur con molta comprensione per chi vive queste situazioni, non ogni desiderio è legittimo».

La malattia e la richiesta
È stato un gravissimo tumore al cervello a ridurre in coma il quarantenne di Vigevano, la cui moglie ha chiesto che venga raccolto il liquido seminale dell' uomo per poi sottoporsi alla fecondazione assistita
I vincoli legali
La legge prevede che al momento della raccolta del liquido seminale, sia stata espressa la volontà esplicita dell' interessato. In Italia inoltre è vietata la fecondazione con gameti di persone decedute
La corsa contro il tempo
È stato il padre dell' uomo, nominato suo tutore, ad esprimere il consenso per l' uso dei gameti. Ma se il paziente dovesse morire, anche a prelievo già avvenuto, la legge proibirebbe l' inseminazione.

Del Frate Claudio

sabato 14 febbraio 2009

Vorrebbe un figlio dal marito in coma Padova, medici prudenti: caso inedito

Repubblica — 14 febbraio 2009 pagina 20 sezione: CRONACA

PADOVA - Suo marito si sta spegnendo all' ospedale di Pavia ma lei desidera concepire un figlio e vuole, con tutte le proprie forze, che il compagno di una vita diventi padre, anche dopo la morte, anche a costo di partorire un orfano. Una sfida disperata contro il tempo quella che ha per protagonista due coniugi quarantenni di Vigevano. Lui è immerso in un coma profondo da due settimane, aggredito da un tumore al cervello che è giunto alla fase terminale e, secondo i medici, non lascia più speranze. Lei, nonostante il marito sia immobile e completamente incosciente, è decisa a diventare mamma, per coronare il sogno di coppia che la spietata malattia ha spezzato. Come fare? L' unica via percorribile, per la donna, è quella dell' inseminazione: raccogliere il liquido seminale del marito e sottoporsi alla fecondazione assistita. Ma è un' operazione lecita e possibile? E i medici coinvolti saranno disponibili ad eseguirla? Un altro caso estremo, inedito nella letteratura medica e nel diritto. Uno scoglio preliminare e decisivo, quello legato all' assenso del marito al prelievo, è stato superato dalla nomina di un tutore da parte del giudice. Il prescelto dal tribunale è il padre dell' ammalato che, posto di fronte alla possibilità di perdere il figlio e insieme di diventare nonno, ha riflettuto e infine ha detto sì. L' iter dell' operazione, così, ha potuto avere inizio e la donna si è rivolta al Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell' Azienda ospedaliera di Padova, diretto dal professor Carlo Foresta. Quest' ultimo non ha ancora preso una decisione ma ha espresso la sua disponibilità ad approfondire il caso. Per consultare il Comitato di Bioetica e la direzione sanitaria attende una richiesta ufficiale dell' ospedale di Pavia, poi esaminerà l' intera documentazione clinica. «Una richiesta che non ha precedenti in Italia - commenta il primario - la signora ha fretta, ma si tratta di problematiche delicate e difficili che richiedono un' attenta riflessione. Se arriverà una richiesta formale dall' ospedale che ha in carico il paziente esamineremo con molta cura il caso». Evidente il rischio di nuove e laceranti polemiche... «Quello che per ora posso dire - precisa Foresta - è che la legge regionale prevede che al momento della raccolta del liquido seminale ci sia la volontà esplicita dell' interessato. In Italia, inoltre, è vietata la fecondazione con gameti di persone decedute. La corsa contro il tempo della signora si spiega così».

FILIPPO TOSATTO

giovedì 12 febbraio 2009

Fecondazione, Nancy Brilli: senza di essa non sarei madre

Senza la fecondazione assistita non avrei potuto avere figli. Cosi' Nancy Brilly si racconta nel libro "Acrobate - a 50 anni dalla pillola anticoncezionale, 40 dalla rivoluzione sessuale e 30 dalla legge 194 - 20 ritratti di donne, in bilico fra la voglia di volare e il frigo da riempire", Intermedia editore, promosso dalla Societa' Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO) e presentato oggi al Senato. "Per questo va facilitato l'accesso a queste pratiche, eliminando alcuni ostacoli burocratici e incongruenze che rendono la nostra legge attuale una fra le piu' restrittive d'Europa". L'attrice ribadisce come il diritto alla procreazione sia la vera emergenza da affrontare oggi. "E' sul tema della tutela della maternita' che si gioca il nostro essere una societa' matura, paritaria ed evoluta". Ma in tema di legge 40 e infertilita' sono intervenute anche altre protagoniste del volume, in vendita da oggi nelle librerie e il cui ricavato sara' devoluto per progetti a favore delle immigrate. "Quando ho avuto voglia di avere un figlio era troppo tardi - dice la giornalista Emanuela Falcetti -. Ho provato a salire sull'ultimo treno ma qualcuno aveva deciso per me che ormai non si poteva piu' tentare nulla, salvo recarmi all'estero, una scelta non praticabile, troppo difficile, costosa, innaturale. Se mi avessero lasciata libera di decidere qui, nel mio Paese, sarei stata ancora in tempo". Parole ricche di rabbia che esprimono una critica alla norma italiana, condivisa da altre protagoniste del volume, come l'attrice Monica Bellucci, che l'ha definita "legge da Torquemada" e la giornalista Ilaria D'Amico, che si espresse pubblicamente contro il provvedimento in occasione del referendum. "Credo che in quell'occasione sia mancata la comprensione, perche' l'argomento era complesso e relativo solo ad una piccola parte della popolazione. Ma leggo anche una diseducazione di fondo, per cui solo i grandi temi vengono percepiti come battaglie civili e non i piccoli diritti quotidiani, che invece sono fondamentali e spesso minacciati".

Aduc - 4 febbraio 2009

mercoledì 11 febbraio 2009

Infertilità, per l'80 per cento la legge 40 è una barriera

Repubblica - 11 febbraio 2009

Ricerca del Censis con la Fondazione Serono: la quasi totalità delle coppie in difficoltàsi dice penalizzata dalla normativa. Oltre la metà pronta ad andare all'estero

Più svantaggiate le persone che hanno situazione economica e culturale deboleLa difficoltà di avere figli rimane un tabù: uno su tre non ne parla con nessuno

ROMA - In Italia avere un bambino con le tecniche di procreazione assistita è sempre più difficile. La legge 40, che regolamenta la materia da cinque anni, è un ostacolo per la maggior parte delle coppie che cercano di avere un figlio, ma soprattutto per chi deve già affrontare difficoltà economiche ed è meno "attrezzato" culturalmente. E' quello che rileva una ricerca promossa dal Censis insieme alla Fondazione Serono, secondo cui l'80,5% delle coppie italiane con problemi di fertilità si sente sfavorita dalla norma. Ma nel rapporto del Censis emerge anche la permanenza di un tabù sull'infertilità: una coppia su tre non ne parla con nessuno e, quando lo fa, trova scarsa comprensione. Non solo: alcuni si ritrovano a subire pesanti ripercussioni sulla vita sociale e su quella sessuale.

Legge-ostacolo. Il rapporto Il desiderio di diventare genitori, problemi e speranze di chi combatte l'infertilità, rileva in modo netto l'inadeguatezza della norma attuale: per il 77,4% delle coppie intervistate la legge 40 di fatto riduce le possibilità di diventare genitori. La ricerca, presentata oggi a Roma, è stata effettuata su 606 coppie prese in carico dai centri di procreazione medicalmente assistita (l'età media degli uomini è pari a 37,7 anni, quella delle donne a 35,3). La normativa è criticata soprattutto perché "si preoccupa troppo degli aspetti etici" (71%), mentre solo il 37,7% pensa che metta al centro la salute delle donne.

Il turismo della procreazione. I numeri delle persone che hanno problemi ad avere figli sono in crescita. "L'infertilità è un problema diffuso che in Italia riguarda 1 coppia su 5 di quelle in età fertile", spiega Giovanni Scacchi, presidente della Fondazione Cesare Serono. Di fronte alle difficoltà legali, molti sono disposti a "emigrare" per avere un figlio (il 55,5%). Più bassa ma comunque consistente (32,5%), la percentuale di chi dice di non avere problemi a sottoporsi a fecondazione eterologa (ovvero con seme o ovuli di donatori e donatrici), una tecnica vietata nel nostro Paese.

I più svantaggiati. Il 77,4% del campione è convinto che le famiglie con minori possibilità economiche siano le prime vittime della legge. In effetti, i dati mostrano che il tempo che intercorre tra la presa di coscienza del problema e le prime terapie lievita per le coppie meno abbienti e con basso livello di scolarizzazione: in questi casi si arriva a 20,1 mesi, contro gli 8,5 impiegati da persone con un livello culturale più alto. Concetta Vaccaro, responsabile del settore welfare del Censis, spiega: "Il percorso è tendenzialmente più facile per chi ha un livello culturale e socioeconomico più elevato. Queste coppie individuano prima il problema e riescono in tempi brevi ad avviare gli interventi più appropriati, senza perdersi nei meandri di un sistema frammentato e pieno di ostacoli".

I centri specialistici. Il quadro italiano si caratterizza per una fortissima presenza del privato (il 55% del totale), specialmente al Centro e al Sud. Il primo medico a cui le coppie fanno riferimento (nel 74,8% dei casi) è il ginecologo, che nella maggioranza dei casi avvia il percorso diagnostico (50% circa dei casi), ma a volte invita alla pazienza (il 23,4% delle coppie ha ricevuto questa indicazione dal primo medico cui si sono rivolte), rallentando quindi il ricorso a terapie specialistiche.

Argomento tabù. Il rapporto rivela inoltre che gli italiani patiscono molto a livello psicologico quando non riescono ad avere figli: una coppia su tre non ha confidato a nessuno di soffrire del problema, né di essere in cura; il 20% circa non si sente compreso da amici e parenti; quasi il 30% lamenta un peggioramento della qualità della vita sessuale. La genitorialità mancata congela l'esistenza: l'87,3% vive questa condizione come un disagio, quasi la metà, il 44,5%, soffre per il sentimento di "diversità". Però la speranza è l'ultima a morire: il 65% delle coppie afferma che, se la terapia che sta seguendo non avrà successo, ci riproverà e il 70% è convinto che, prima o poi, riuscirà ad avere un bambino.

martedì 10 febbraio 2009

Niente di vero tranne gli occhi - Giorgio Faletti

Tratto dal libro "Niente di vero tranne gli occhi" di Giorgio Faletti

Capitolo 13

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L'unica cosa che conta è che la possibilità di un trapianto esiste. Ho consultato personalmente il professor Roscoe. E' uno dei più grandi esperti che esistano in microchirurgia oculare e perdipiù è un ricercatore che ha fatto progressi incredibili nel campo delle colture e degli impianti di cellule staminali embrionali. Purtroppo bisogna per forza andare negli Stati Uniti perchè qui in Italia, in base alla legge sulla fecondazione assistita che vieta la coltura e l'uso di quel tipo di cellule, un intervento del genere è vietato.
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Intervista di Nuccia Cifarelli – IL SECOLO XIX – 05/10/2004

D: Il libro contiene una filippica contro l'attuale legge italiana sulla fecondazione assistita.

R: So bene che i riferimenti all'attualità rendono un libro eccessivamente datato. Però ho inserito le opinioni contro questa legge perché non ritengo giusto che alcune tecniche di cura siano vietate per principi etici molto meno importanti della salute di quelli che ne potrebbero beneficiare.

venerdì 6 febbraio 2009

Farmaci anti-infertilità sicuri per l’ovaio

Corriere della Sera - 06 febbraio 2009

I medicinali per stimolare l’ovulazione non aumentano il rischio di cancro

Una ricerca danese appena pubblicata sul British Medical Journal scagiona i farmaci usati per combattere l’infertilità: non ci sono prove che possano incrementare l’esposizione ai tumori dell’ovaio, una forma di cancro particolarmente difficile da curare con successo.

LO STUDIO – La ricerca condotta dagli esperti della Danish Cancer Society rappresenta il capitolo più recente di una dibattito scientifico che da tempo vede sotto esame le terapie anti-sterilità e i loro possibili effetti collaterali. Un’attenzione motivata anche dalla loro crescente diffusione, basti pensare che ogni anno le coppie che si sottopongono a cicli di fecondazione assistita sono oltre 50mila solo in Italia. L’indagine ha coinvolto 54.362 donne curate in centri danesi per la sterilità fra il 1963 e il 1998. Nell’arco dei 16 anni considerati, sono stati registrati 156 casi di tumore dell’ovaio, ma nessuna correlazione significativa con l’uso di farmaci per la fertilità (gonadotropina, clomifene citrato, gonadotropina corionica e ormone di rilascio della gonadotropina). Gli autori dello studio hanno sottolineato che i dati da loro raccolti sono rassicuranti, ma non intendono abbassare la guardia, perché le donne esaminate non hanno ancora raggiunto l’età di massimo rischio per il cancro dell’ovaio (avevano in media 30 anni alla prima valutazione e 47 alla fine del lavoro) e andranno ancora seguite nel tempo.

I VECCHI DUBBI - I risultati della ricerca danese smentiscono alcuni dati raccolti negli ultimi vent’anni, che evidenziavano invece un certo aumento del rischio di tumore dell’ovaio soprattutto per le donne sottoposte a numerosi cicli di stimolazione (10 o 12) e ciononostante mai rimaste incinte. Non si è però mai giunti a certezze definitive, anche perché la maggior parte delle ricerche non sono riuscite a distinguere fra i rischi della stimolazione farmacologica e quelli dell’infertilità, che di per sé è un fattore di rischio riconosciuto per questo tipo di neoplasia.

SPETTA AI MEDICI INFORMARE - «Dato il numero crescente di donne che cercano trattamenti per la fertilità, i dati positivi della Danish Cancer Society sono informazioni importanti per i medici e per i loro assistiti – ha commentato Penelope Webb, ricercatrice del Queensland Institute of Medical Research di Brisbane, Australia, in un editoriale sullo stesso British Medical Journal -. E in un mondo dove le donne sempre più navigano in internet a caccia di notizie sulla salute, i medici dovrebbero trovare il tempo per discutere con le loro pazienti e aiutarle ad avere un’informazione adeguata».

Donatella Barus (Fondazione Veronesi)

giovedì 5 febbraio 2009

Sterilità in aumento, corsa alla fecondazione

Repubblica — 03 febbraio 2009 pagina 8 sezione: NAPOLI

LA STERILITA' aumenta. Il problema, che non è solo biologico, riguarda sia gli uomini che le donne. E così, una consistente fetta di coppie, in Campania come in tutta Italia, si rivolge alla fecondazione assistita. A livello nazionale, secondo gli ultimi dati, la percentuale di sterilità è attribuibile per il 40 per cento all' uomo e per il 40 per cento alla donna. Per il rimanente 20 per cento non c' è una causa definita. Ma cosa significa, in termini di coinvolgimento psicologico (ma anche etico, giuridico, antropologico e filosofico), addentrarsi nella spirale della "speranza genitoriale"? «Nella nostra regione», premette Claudio Zullo, presidente dell'Ordine regionale degli psicologi intervenendo al convegno sulla "Procreazione tra fantasma e desiderio" che si è conclusa sabato al Maschio Angioino, «ci sono circa 10 centri pubblici per lo studio e la cura delle problematiche connesse alla riproduzione ma, come nel resto d'Italia, è ancora assente una legge che istituisca la figura dello psicologo per questo settore. Eppure, l'intervento psicologico, continua Zullo, può delineare un percorso che garantisca tempo e spazio di ascolto per "umanizzare" la tecnica e dare senso alle difficoltà». Per Paola Russo, psicoanalista responsabile delle sezione napoletana dell'Associazione italiana di psicologia analitica, l'incremento del numero di coppie che si rivolge alla procreazione assistita va messa in relazione al fatto che oggi ci si sposa più tardi di una volta: «è ovvio che in età più matura diminuiscono le potenzialità di mettere al mondo un figlio». Sorprende invece un dato nazionale in controtendenza con quello campano: rispetto agli anni '70, i matrimoni sono diminuiti in Italia ma non nella nostra regione dove, in sintonia con la media nazionale, si è registrato comunque l'incremento della sterilità. «Quella maschile», ipotizza la Russo, «potrebbe essere solo il risultato di una maggiore attenzione al problema: adesso gli uomini si sottopongono con maggiore disinvoltura alle analisi per la sterilità perché ormai il concetto dell'impotenza "generandi" da assimilare all'impotenza "coeundi", è scomparso. Quindi, si registrano più casi di sterilità perché più uomini si sottopongono ai test».

Giuseppe Del Bello

martedì 3 febbraio 2009

Sabato&Domenica - Rai 1 - 31/01/09

I ginecologi cattolici: embrioni orfani in adozione

Repubblica — 01 febbraio 2009 pagina 9 sezione: CRONACA

ROMA - «Quattrocento nuovi nati potrebbero venire dai 7mila embrioni orfani crioconservati. Il mondo va avanti e sarebbe opportuno prendere una decisione sulla loro adozione». La proposta non arriva dal mondo laico ma è stata lanciata dal professor Antonio Lanzone, docente di Fisiopatologia della riproduzione dell' Università Cattolica, nel corso dell' incontro che si è svolto ieri con i docenti delle cinque facoltà di Ginecologia di Roma. Il teorema del professor Lanzone parte da un assunto: la legge 40 sulla procreazione assistita ha creato 30 mila embrioni conservati nell' azoto liquido a meno 200 gradi. «Di questi 3.740 c' è stata un' espressa rinuncia a un futuro impianto da parte dei genitori, ai quali se ne aggiungono più o meno 3 mila - spiega il professor Lanzone - di cui non si riescono a rintracciare i genitori». Tre le opzioni possibili: la distruzione, l' utilizzo per la ricerca o l' adozione. Le prime sono impensabili, la terza potrebbe essere praticabile. «La Chiesa in un documento ufficiale ha già detto no - spiega Lanzone - e sulla questione anche gli scienziati cattolici del Comitato di Bioetica si sono divisi, una parte ha risposto no, un' altra si è astenuta». La sua teoria è che l' adozione da parte di un' altra coppia non è configurabile come una fecondazione eterologa o un utero in affitto, «proprio per le alte motivazioni etiche del gesto». Ma oltre alla Chiesa c' è un altro ostacolo: dovrà essere il Parlamento a modificare la legge 40 sulla fecondazione assistita. Il professor Carlo Flamigni, componente della Cnb, ha votato contro: «La chiamano adozione perché danno per scontato che l' embrione sia già una persona mentre non è così. Negli Usa la legge prevede analisi rigorose sulle malattie infettive dei genitori, da noi è proibito».

MARIO REGGIO

lunedì 2 febbraio 2009

L’involucro dei cibi può mettere a rischio la fertilità

Corriere della sera - 29 gennaio 2009

I composti perfluorinati contenuti anche in tappeti e tappezzerie ritardano il concepimento

«Possono» dicono gli esperti e gli indizi ci sono: i chimici presenti negli imballaggi dei cibi, nei tappeti e nelle tappezzerie «possono» ridurre la fertilità femminile. Uno studio pubblicato sul Journal of Human Reproduction ha dimostrato che le donne con elevati livelli di composti perfluorinati (Pfc) nel sangue ci mettono più tempo a rimanere incinte. I ricercatori dell’Università della California a Los Angeles hanno analizzato campioni di sangue di donne che avevano deciso di avere un bambino, trovando livelli di Pfc che variavano da 6,4 nanogrammi per millilitro di sangue (il nanogrammo è un miliardesimo di grammo) e hanno poi suddiviso le donne in quattro gruppi, a seconda di questi livelli, dai più bassi ai più alti.

FECONDAZIONE IN VITRO - Hanno così osservato che le donne con i livelli maggiori di Pfc non riuscivano a concepire prima di un anno oppure dovevano ricorrere alla fecondazione in vitro: come dire che il tasso di infertilità risultava per loro più alto rispetto alle coetanee con livelli più bassi di Pfc nel sangue. Le prove che questi composti interferiscono con la riproduzione non sono definitive e dovranno essere confermate, ma gli esperti fanno notare come i Pfc, utilizzati nell’industria perché resistenti al calore e lipo e idrorepellenti, rimangono a lungo nel corpo umano. Studi precedenti hanno dimostrato che, in alte concentrazioni, provocano danni agli organi negli animali da esperimento e, nell’essere umano, possono interferire con la crescita del feto.

ORMONI FEMMINILI - Non solo, Chunyuan Fei, una delle ricercatrici che ha coordinato l’ultima ricerca, ha sottolineato come le donne esposte ad alti livelli di Pfc hanno anche cicli mestruali irregolari suggerendo un’interferenza di questi composti con gli ormoni femminili.

Adriana Bazzi

domenica 1 febbraio 2009

U.E. - G.BRETAGNA Fecondazione. Appello in busta paga per la donazione di ovuli

"Se sei un uomo di eta' compresa fra i 18 e i 45 anni o una donna fra i 18 e i 35, perche' non aiutare qualcuno che desidera un figlio e non puo' averlo?". Questo il messaggio che migliaia di dipendenti di una struttura sanitaria scozzese hanno trovato nella loro ultima busta paga. La decisione di inviarlo e' stata della direzione, che spera di ottenere donazioni di ovuli e di sperma con l'obiettivo di integrare le riserve, ormai scarse, della famosa clinica per la fertilita' di Aberdeen.L'Infertility Network Uk - si legge su Bbc news online - ha accolto con favore l'iniziativa della Aberdeen Fertility Clinic. "E' la prima volta che un'Unita' di riproduzione assistita pubblicizza la necessita' di donatori attraverso le buste paga - ha affermato una portavoce del Nhs Grampian, il servizio sanitario della regione scozzese in questione - ma c'e' una grande richiesta e le scorte si stanno esaurendo. Molti non sanno di poter donare, anche se si sono moltiplicati gli annunci su quotidiani e riviste, dunque abbiamo pensato che ci fossero mezzi piu' immediati'.'Abbiamo organizzato -ha proseguito la portavoce- una conferenza stampa a novembre del 2007 e il risultato e' che abbiamo ottenuto 64 richieste di donazioni. Ma alla fine solo quattro hanno realmente proceduto con la cessione di ovuli o campioni di sperma, anche perche' molti vengono scartati per problemi medici o si ritirano per la paura di essere poi contattati per reclamare responsabilita' sui figli. Durante il 2008 abbiamo ricevuto poi 40 richieste, ma nessuno poi e' venuto concretamente nella clinica. C'e' dunque un'enorme necessita' di trovare donatori".

Aduc - 31 Gennaio 2009

ITALIA Associazione Warm presenta esposto contro nuovo centro 'non autorizzato' per la fecondazione assistita

"Considerando che la Regione Lazio ha bloccato tutti i procedimenti autorizzativi in materia di fecondazione assistita, non si comprende come possa essere inaugurato un centro che, a meno di clamorosi risvolti, non potrebbe essere autorizzato quale centro di III livello". Se lo chiede l'avvocato Maurilio D'Angelo, legale della Warm, l'associazione mondiale di medicina della riproduzione, presieduta da Severino Antinori, alla vigilia dell'inaugurazione del nuovo Centro per la fisiopatologia della riproduzione umana dell'ospedale Sant'Andrea di Roma. Centro che, fa notare Antinori, "prima della legge 40 operava come unita' di primo livello. Come puo' adesso passare al terzo livello quando allo stato attuale nessuna autorizzazione regionale a nessun centro nel Lazio e' stata ancora concessa?".
Percio', per accertare la "piena verifica e rispondenza dell'azienda ospedaliera Sant'Andrea a tutti i requisiti contemplati dalla legge 40/2004 sulla fecondazione assistita", l'associazione ha dato incarico a D'Angelo di "predisporre un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, affinche' venga verificata l'esistenza di tutti i provvedimenti autorizzativi previsti dalla normativa di settore, evidenziando (in caso di riscontro positivo) anche la tempistica utilizzata per l'iter di autorizzazione". La salute dei cittadini, sottolinea il legale, "va salvaguardata da ogni interesse che non sia quello 'superindividuale' del bene comune".
"Appare quantomeno anomalo - osserva il legale - che un centro 'nuovo' possa operare in tale ambito, considerato che la procreazione medicalmente assistita (per il cui esercizio e' necessario un complesso iter autorizzativo regionale) e' un settore in cui la Regione Lazio ha sospeso ogni attivita' autorizzatoria alla realizzazione (ex articolo 18 comma 1 del regolamento regionale 2/2007), intendendosi in tal senso anche le richieste che riguardano gli ampliamenti e i trasferimenti, per un periodo di un anno dall'entrata in vigore di questo provvedimento, sancendo l'improcedibilita' delle richieste inoltrate sino all'11 febbraio 2008". In pratica, sono bloccati tutti i procedimenti di autorizzazione in questo settore. Eppure, rileva la Warm, domani si inaugura un centro di III livello per la Pma.
"Sorge spontaneo chiedersi - prosegue D'Angelo - se gli amministratori della cosa pubblica abbiano provveduto a consentire un'attivita' (a discapito di altri centri, in paziente attesa), autorizzando senza il rispetto dei termini di legge la struttura ospedaliera, eventualmente spinti da non meglio precisati interessi individuali". "Quanti cicli di II e III livello sono stati effettuati a oggi da questo centro? Quali esperienze cliniche e di ricerca vanta?Quali sicurezze di eccellenza puo' offrire alle cittadine e ai cittadini?", si chiede Antinori. E incalza: "L'inaugurazione di domani rappresenta non una garanzia per i cittadini, ma l'ennesimo schiaffo alla tutela della loro salute. Come cittadini vorremmo chiedere al presidente della Regione, Piero Marrazzo, che ha problemi per ripianare il bilancio e di conseguenza chiude emergenze sanitarie, unita' coronariche e altro, perche' elargisce fondi per unita' di Pma, non certamente necessarie, visto che esistono altri centri pubblici operanti da diverso tempo?".

Aduc - 28 Gennaio 2009

U.E. - G.BRETAGNA Nuova tecnica aumenta il successo della fecondazione assistita

Il 50 per cento delle uova prodotte dalle donne contengono anomalie cromosomiche; una percentuale che nelle donne sopra i quarant'anni sale al 75 per cento. E' questa una delle cause degli aborti spontanei e dei fallimenti dei trattamenti di fecondazione assistita. Una nuova tecnica messa a punto da ricercatori britannici, rivela The Independent, potrebbe offrire una soluzione in grado di "raddoppiare" le possibilità di portare a termine una gravidanza.
La tecnica consiste proprio nell'individuare gli ovuli contenenti cromosomi "anomali" e separarli da quelli sani ed è stata sperimentata con successo su una paziente di 41 anni, che aveva subito ben 13 cicli di fecondazione assistita tutti falliti, e che tra due mesi darà alla luce una bambina. Secondo i medici la donna aveva solo il 7 per cento di possibilità di portare a termine una gravidanza. Il nuovo test cromosomico infatti aveva dimostrato che solo due delle sue nove uova estratte erano sane.
Ma come funziona questa tecnica? Mediante un laser si fa una piccola incisione sulla membrana esterna dell'ovulo dal quale i medici estraggono il cosiddetto "corpo polare" (il prodotto secondario dell'uovo durante la meiosi) che dovrebbe rispecchiare i cromosomi rimasti nell'uovo. Un uovo sano contiene infatti 23 coppie di cromosomi ma prima di venire fertilizzato ne deve eliminare 23, che vengono "stoccate" appunto del corpo polare.
Proprio quest'ultimo viene sottoposto alla nuova tecnica che, messa a punto dal centro Care Fertility di Nottingham, costa 1.950 sterline e per ora è a carico della paziente. In questo modo gli scienziati possono analizzare il "contenuto" nelle uova senza di fatto "disturbarle"."Uno dei motivi per cui i trattamenti di fecondazione assistita falliscono è legata ad anomalie cromosomiche" ha spiegato uno dei responsabili della ricerca, Simon Fishel, direttore del Care Fertility Group. "L'analisi completa dei cromosomi offre una grande speranza alle coppie che invano hanno tentato di avere un figlio" ha aggiunto.

Aduc - 27 Gennaio 2009