lunedì 9 marzo 2009

«Maternità quasi sicura» Da Padova una nuova tecnica per la fecondazione più facile

La tribuna di Treviso — 01 marzo 2009 pagina 09

PADOVA. Nuova frontiera per la procreazione assistita, un traguardo tutto veneto: dal medico alla futura mamma. Una tecnica d’avanguardia, made in Padova, che ha permesso ad una donna di realizzare il suo sogno: in un pugno di settimane darà alla luce il primo bambino al mondo concepito utilizzando un’avveniristica metodologia di fecondazione assistita, con la selezione dello spermatozoo «migliore». Il suo desiderio di diventare madre per mesi e mesi si era infranto contro un muro che sembrava invalicabile, la sterilità del marito, malato di tumore. Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera di Padova, ha applicato sulla coppia veneta una ricerca che porta avanti da mesi: è stato in grado di selezionare, prelevare e conservare lo spermatozoo più sano, quello che poi ha fecondato l’ovocita della donna. Una novità assoluta: fino a «ieri» infatti la scelta era del tutto casuale. Ora una selezione a priori degli spermatozoi più sani abbatte il numero di tentativi di fecondazione cui deve sottoporsi una donna prima di entrare in gravidanza. La legge 40, che regola la procreazione medicalmente assistita, obbliga la fecondazione su di un numero massimo di tre ovuli alla volta, e partire con dei «cavalli di razza» aumenta le probabilità di successo.

La tecnica. «Un microscopio tanto potente da consentire di vedere così bene gli spermatozoi umani da poter scegliere il candidato migliore da inserire nell’ovocita - rivela Foresta- ci ha permesso di realizzare il sogno di questa coppia. Ingrandiamo di sei mila volte gli spermatozoi: questo ci permette di scartare quelli che non presentano le caratteristiche tali da assicurarci il successo nella fecondazione oppure di prelevarli direttamente dal testicolo. Una volta individuati, gli spermatozoi vengono prelevati e crioconservati singolarmente in speciali capsule fino al momento della fecondazione». La ricerca, condotta da Carlo Foresta, Andrea Garolla e Massimo Menegazzo, può aumentare fino al 45% le probabilità di risolvere la sterilità maschile. Foresta sgombra il campo dallo spettro dell’eugenetica: «E’ una tecnica che riproduce ciò che accade in natura: ha la meglio il più adatto alla fecondazione».

Mamma e papà. La giovane coppia veneta aveva bussato a tante porte prima di arrivare nel centro padovano diretto da Foresta. Il marito della donna è divenuto sterile dopo la lotta contro un tumore. La chemioterapia cui si è dovuto sottoporre per sconfiggere la grave malattia gli ha salvato la vita, ma lo ha reso infertile: il trattamento farmacologico ha impoverito la popolazione degli spermatozoi. Pressoché impossibile concepire un figlio naturalmente: così la coppia si è rivolta a diversi centri di fecondazione. La svolta nel centro padovano di crioconservazione dei gameti maschili. Fino a quel momento alla coppia andava stretta la legge 40.

La fecondazione. Troppo pochi quei tre ovociti da fecondare imposti dalla normativa che regola la procreazione medicalmente assistita se gli spermatozoi non sono «tiratori scelti». La nuova tecnica messa a punto dall’equipe di Foresta aumenta la probabilità che la fecondazione vada a buon fine riducendo il disagio della donna che ad ogni intervento di fecondazione subisce un bombardamento ormonale. La legge 40 limita a tre il numero di embrioni impiantabili. Se non attecchiscono l’iter ricomincia. Una normativa che ruota attorno a quattro punti cardinali. Vieta la clonazione terapeutica, la ricerca ed il congelamento degli embrioni. Obbliga a creare in vitro non più di tre embrioni ed a trasferirli nell’utero materno. Sancisce il diritto di accedere alla fecondazioni alle sole coppie che abbiano certificata la propria infertilità e vieta quella eterologa.

Nessun commento: