lunedì 30 marzo 2009

Fecondazione assistita, domani la Consulta decide

L'Unità - 30 marzo 2009

Martedì, la Corte Costituzionale sarà chiamata a decidere sulla legittimità delle legge 40, la tanto discussa norma che regolamenta la procreazione assistita. Comunque vada, in questi giorni di infervorato dibattito sui temi etici, dal testamento biologico in giù, quella della Consulta sarà una sentenza decisiva.
Diversi giudici hanno già dato ragione ai ricorsi presentate dalle associazioni che si battono in difesa degli aspiranti genitori. Il 18 marzo scorso, ad esempio, il Tribunale di Milano ha ribadito quanto già affermato dal Tribunale di Firenze e dal Tar del Lazio: in quella legge non sono legittimi il limite di tre embrioni per i tentativi di procreazione e il divieto di revoca del consenso da parte della donna.
In sostanza, la legge 40, così rigida e restrittiva, non va incontro alle esigenze delle coppie che sono alla disperata ricerca di un figlio, perchè, tra le altre cose, non permette una diagnosi pre-impianto. All'epoca si disse che queste rigidità erano necessarie: avrebbero impedito scellerati abusi, che so, quello di "farsi" un figlio con gli occhi azzuri, piuttosto che una bambina riccia e bionda. Peccato che i genitori, più che gli occhi e i capelli, ai loro figli vogliano offrire una vita sana. Le cause aperte al tribunale di Milano, ad esempio, sono di due coppie portatrici di Beta-Talassemia e Drepanocitosi abbinata a Beta-talassemia. Con la procreazione assistita, senza le restrizioni della legge 40, avrebbero potuto scongiurare il rischio di trasmetterle ai figli.
Fallito per mancanza di quorum il referendum abrogativo del 2005, nel corso degli anni si sono moltiplicati i ricorsi da parte di coppie infertili e con problemi di patologie genetiche e cromosomiche. Tra tutti, il più importante è stato quello presentato al Tar del Lazio, che nel gennaio 2008 ha bocciato le Linee Guida della legge 40, motivandolo con il riscontro di un «eccesso di potere». È stato proprio il Tribunale del Lazio a chiedere poi alla Consulta di pronunciarsi sulla costituzionalità della norma, in particolare dell'art. 14 commi 2 e 3 della legge 40/04, nella parte in cui prevede per il medico la possibilità di produrre un numero di embrioni non superiore a tre e l'obbligo del contemporaneo impianto. Una norma che - secondo le parole dei fautori del ricorso - risulterebbe in contrasto sia con gli articoli 2, 3, 13 e con l'articolo 32 della Costituzione. I giudici della Consulta, inoltre, dovranno pronunciarsi anche sulla legittimità dell'articolo 6, in particolare del punto in cui dispone anche per la donna la irrevocabilità del consenso ad accedere alle tecniche di fecondazione assistita dal momento della fecondazione dell'ovulo.
In attesa del pronunciamento della Corte sono tantissime le coppie che hanno deciso di tentare di fare una famiglia all'estero, dove le norme non sono così restrittive. Fino al 31 dicembre 2008, diecimila aspiranti genitori hanno affrontato uno di questi viaggi della speranza. Ovviamente, spendendo un sacco di soldi: si parla di tariffe che arrivano fino a 9mila euro per ovodonazione. C'è chi ha fatto un mutuo, per veder garantito un diritto che nel suo Paese è negato.

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