giovedì 27 settembre 2012

Via libera al transgender "Può congelare i gameti"


Repubblica - 27 settembre 2012


Poter avere un figlio anche nell'ipotesi di tornare indietro, ed essere di nuovo donna. Lo ha stabilito il comitato etico del Policlinico di Bari. Il direttore generale: "Una decisione coerente con le norme e coi principi che tutelano il diritto dei cittadini"


Un transessuale può conservare i gameti in vista di una futura fecondazione: lo ha stabilito il comitato etico del Policlinico di Bari, presieduto da Francesco Paolo Romanelli. Anche se a maggioranza, la decisione di questo tribunale indipendente che interviene per garantire la tutela dei diritti, è innovativa perché consentirà a una donna di conservare l'ovocita prima dell'intervento chirurgico che la trasformerà in un uomo e, dopo, andarsene all'estero per effettuare la fecondazione eterologa vietata in Italia.

È vero che il comitato etico, nel consentire la conservazione dei gameti da parte di transessuali prima dell'intervento che ne cambierà il sesso, subordina "un loro eventuale utilizzo" a un'autorizzazione del giudice, ma è innegabile il valore che la decisione assume nella vita di questa donna che, nel travaglio della sua identità sessuale, non vuole disperdere per sempre quel pezzo di sé che è l'istinto della maternità.

Il caso è nato nella clinica universitaria di psichiatria del professor Orlando Todarello che aveva in "cura" la paziente pronta a cambiar sesso ma dilaniata dal dubbio: poter avere un figlio anche nell'ipotesi di ritornare donna. Non un dubbio da poco perché, rispetto alla possibilità di procreare, la scelta di un transessuale è irreversibile. Un transessuale può anche decidere di ritornare alla sua iniziale identità sessuale, ma, in quel caso, ha perso per sempre la capacità di procreare. Perché i genitali si possono ricostruire, ma l'apparato riproduttivo è perso per sempre nel primo intervento.


"È raro che si torni indietro, il 90% di chi si sottopone all'intervento non lo fa", spiega il professor Todarello che nella sua clinica ha un day hospital dedicato ai transessuali "la cui condizione - aggiunge - fra poco non sarà più considerata un disturbo dell'identità". Il caso è stato condiviso con la clinica di ginecologia del professor Luigi Selvaggi che ha formalmente posto il quesito al comitato etico all'inizio di agosto. Soddisfatto il direttore generale del Policlinico, Vitangelo Dattoli, Per "un lavoro coerente con le norme e coi principi che tutelano il diritto dei cittadini". Quel sì, è il passaporto che serviva per arrivare in un centro di Barcellona dove si sta avverando un traguardo che sembrava impossibile per i transessuali italiani.

Piero Ricci

mercoledì 19 settembre 2012

L' era delle post-mamme record d' ovociti congelati / 'Mamme sì, ma domani' così manager e single fermano l' orologio biologico


Repubblica - 19 settembre 2012

L' orologio biologico e quello amoroso, lavorativo, personale, sono difficili da sincronizzare. Ci prova il "social freezing", una tecnica che furoreggia negli Stati Uniti - dove sono le mamme a proporla alle figlie - e che si sta diffondendo anche in Italia, non senza polemiche. La ricetta è semplice: poiché quello che conta quando si parla di fertilità non è tanto l' età anagrafica della madre. MA QUELLA biologica dei suoi ovociti, perché non prelevarli a 30 o 35 anni, quando sono ancora giovani, lasciando alla donna diversi anni di tempo per decidere, incontrare il partner giusto, consolidarsi nel proprio lavoro, prima tentare la strada della maternità? Negli Stati Uniti sono almeno 15.000 le giovani donne che hanno "messo in banca" gli ovociti, in attesa di una decisione che potrebbe anche non arrivare mai, in Italia si raggiungerà presto quota 500: piccole cifre, che però crescono costantemente e cominciamo a occupare spazio nei convegni e nella letteratura medica. «Le prime sono state alcune nostre colleghe - racconta Alberto Revelli, docente di Fisiopatologia della riproduzione umana alla clinica universitaria del Sant' Anna di Torino - che essendo più informate hanno colto le potenzialità di questa tecnica, ma anche i suoi limiti: il "social freezing" lascia libertà alle pazienti, ma va fatto nel momento giusto e a certe condizioni. È una chance, non una certezza». Ma Revelli pensa anche che la tecnica abbia grandi possibilità di sviluppo: «Che l' età della prima gravidanza si stia spostando sempre più in là (oggi è già stabile verso i 32 anni, ndr) è una tendenza ormai consolidata. Purtroppo anche le percentuali di successo nella fecondazione assistita scendono drasticamente, specie dopo i 40 anni. È facile immaginare che un numero crescente di pazienti possa fare questa scelta, che oltretutto ha il vantaggio di non coinvolgere nessun altro e di essere perfettamente legale». «L' importante è non creare false speranze - aggiunge Andrea Borini, responsabile clinico del centro Tecnobios di Bologna - Diciamo che congelare gli ovociti a 30 o 35 anni aumenta le possibilità di una donna che non abbia già in partenza forti problemi di infertilità di diventare mamma a 40, se deciderà di farlo». «Segnalo questa possibilità a tutte le mie pazienti - dice invece Alessandra Graziottin, ginecologa e oncologa - In Italia c' è troppa reticenza nell' informare con chiarezza sulle alternative esistenti». E precisa: «Congelare gli ovociti è da tempo una scelta che è doveroso suggerire a chi deve sottoporsi a una chemioterapia, nel qual caso non si può definire "social freezing", ma la verità è che bisognerebbe consigliarlo anche alle fumatrici, a chi ha problemi di cisti ovariche o precedenti familiari di menopausa precoce». L' idea non piace a tutti. E se negli Stati Uniti anchorwoman come Diane Sawyer hanno espresso in diretta tv il loro entusiasmo, in Italia il gruppo Donnamed, centro romano specializzato guidato dal dottor Angelo Tocci, dissente dal congelamento indiscriminato: «Può funzionare per le pazienti giovani, fermo restando che anche per loro è meglio tentare con altre procedure, a cominciare da quelle naturali, senza rinviare». Dal punto di vista scientifico, non c' è niente di meglio che diventare mamma a 25 anni. Basta aver trovato l' uomo giusto, avere una ragionevole sicurezza economica e una casa. Facile, no?

Vera Schiavazzi

Non ho deciso se avere un figlio ora mi sento libera di scegliere


Repubblica - 19 settembre 2012

«È una possibilità, non una garanzia. Averlo fatto è come sapere di avere un paracadute». Francesca Bongioanni, 37 anni, occhi azzurri e gran sorriso, è una ginecologa torinese che si occupa di fecondazione assistita.È stato facile per lei sapere tutto sul "social freezing" e, un anno fa, decidere di congelare quelli che domani, una volta fecondati, potrebbero diventare i suoi figli: dieci ovociti prelevati a una donna ancora giovane che però non ha deciso se e quando diventare madre. Come è andata? «Benissimo. Ho fatto la stimolazione ormonale senza effetti collaterali. Sono un' accanita tennista, e non ho smesso di fare sport se non il giorno del prelievo, fatto con l' anestesia locale, da colleghi con i quali lavoro tutti i giorni. Oggi, anche se non penso spesso a quelle dieci uova congelate, credo di vivere e lavorare più serenamente sapendo che sono lì ad aspettare». Prima di decidere si è consultata con qualcuno: il partner, gli amici? «Sì, certo, ne abbiamo parlato ampiamente e direi che tutti hanno capito le mie ragioni. Per me, il cosiddetto "desiderio di maternità" non è così netto, al tempo stesso incontro ogni giorno troppe donne che si rammaricano di avere deciso troppo tardi. Penso che a prevalere in una scelta del genere sia più la situazione personale che quella lavorativa, che nel mio caso è buona». Perché l' uso del "social freezing" si sta diffondendo in Italia prima che nel resto d' Europa? «È paradossale, ma si tratta dell' unico effetto positivo della legge 40 sulla fecondazione. All' inizio, la legge obbligava a trasferire a ogni paziente tutti gli ovuli fecondati, costringendo noi medici a usare tecniche alternative, come il congelamento degli ovociti. Così siamo diventati un paese all' avanguardia per questa tecnica». A chi serve? «Chi ha una situazione stabile sul piano privato farebbe meglio a non rinviare, una volta presa la decisione di diventare genitore, perché si tratta di uno svantaggio sul piano riproduttivo. Ma i casi della vita sono molti, ed è giusto che le donne possano accedere anche a questa proposta». Si sa quante nascite possono derivarne? «Non ancora. Sappiamo però che quando gli ovociti sono giovani il congelamento dà buoni risultati».

V. Sch.