sabato 4 aprile 2009

Vuole avere un figlio dal marito in coma

Corriere della Sera - 27 marzo 2009 - pag. 13

Pavia Ieri prima udienza per stabilire la volontà dell' uomo

I genitori del paziente davanti al giudice
Il magistrato si è riservato la decisione: entro pochi giorni deciderà se dare l' ok all' inseminazione
Anche sette persone, tra amici e colleghi della coppia sono pronti a deporre in tribunale

PAVIA - La stessa identica trama del caso Eluana Englaro. Anche nel caso della donna di Vigevano che vuole avere un figlio dal marito in coma irreversibile, occorre verificare a posteriori la volontà dell' uomo precipitato nel gennaio scorso in stato di incoscienza per i postumi di un tumore al cervello. L' iter per accertare quel desiderio di paternità (e per procedere di conseguenza a una inseminazione artificiale) è cominciato ieri: i genitori e la moglie del paziente in coma sono infatti comparsi davanti al giudice del tribunale di Pavia, Erminio Rizzi. Nel caso Englaro sono stati necessari 17 anni prima di arrivare a una decisione, qui il tempo a disposizione è di gran lunga inferiore, al massimo due o tre mesi, tanta è l' aspettativa di vita dell' uomo in coma. Il giudice Rizzi deve in pratica concedere l' ok all' inseminazione artificiale della donna (un campione di liquido seminale del marito è già stato prelevato un mese fa dallo specialista Severino Antinori ed è conservato in una banca del seme di Roma); il magistrato al termine dell' udienza di ieri si è però riservato la decisione sotto un duplice aspetto. Occorre infatti stabilire l' effettiva volontà del donatore ma prima ancora è necessario capire se, per arrivare a questa decisione, possono bastare le testimonianza raccolte ieri o se invece è meglio sentire altre persone. «Noi abbiamo già pronti i nomi di almeno sette testimoni - dice al termine dell' udienza l' avvocato Claudio Diani, che assiste la donna di Vigevano - disposti a confermare che la coppia aveva esplicitamente detto di voler avere un figlio e che solo la malattia dell' uomo ha mandato all' aria questo progetto di vita. Sono i loro testimoni di nozze, alcuni vicini di casa e dei colleghi di lavoro». Tempo una manciata di giorni e il giudice comunicherà la sua decisione. Ieri, intanto, nel corso dell' udienza durata circa mezz' ora, i genitori e la moglie del paziente hanno ribadito quel che già si sapeva: «Sì, nostro figlio e nostra nuora volevano avere un bimbo, poi l' improvviso insorgere della malattia ha costretto a cancellare quel progetto», hanno detto con fermezza i testimoni. «Hanno riferito circostanze molto dettagliate, di cui nemmeno io ero a conoscenza», precisa il loro legale. É un passaggio fondamentale: per la legge italiana non è possibile procedere a una inseminazione artificiale senza il consenso di entrambi i genitori; uno dei due, il futuro padre, in questo caso è però impossibilitato a esprimersi. In sua vece è stato nominato un amministratore di sostegno (il genitore) col compito di interpretarne e certificarne la volontà. Ma siccome non esistono in Italia precedenti a cui fare riferimento, tutto ciò potrebbe non bastare: ecco dunque farsi strada l' ipotesi di dover sentire altri testimoni. Nel reparto di rianimazione dell' ospedale San Matteo di Pavia, intanto, le condizioni del paziente restano stazionarie, cioè molto gravi: le speranze che si riprenda dal coma vengono considerate nulle, sono state interrotte anche le terapie per arginare la massa tumorale. Per la legge italiana, molto restrittiva, se il donatore dovesse morire, la procedura di inseminazione artificiale si dovrebbe automaticamente e tassativamente interrompere. A quel punto non resterebbe che una possibilità, già prospettata dal professor Antinori, che ha fatto del caso di Vigevano una «bandiera» nella battaglia contro l' attuale legge: prendere il campione di liquido seminale ed eseguire la fecondazione artificiale all' estero, dove i vincoli di legge sono meno severi.

Il caso
Una coppia di Vigevano, entrambi quarantenni, desidera avere un figlio; ma in seguito a un tumore al cervello diagnosticato alcuni mesi fa il marito entra in coma irreversibile al San Matteo di Pavia e il progetto di vita deve essere accantonato La donna presenta un ricorso al Tribunale di Pavia: chiede ai giudici che venga prelevato un campione di liquido seminale al marito grazie al quale eseguire una fecondazione «in vitro». Il giudice dà l' ok: è il primo caso in Italia
Il prelievo viene eseguito dal professor Severino Antinori, specialista di fama internazionale della fecondazione «in vitro»: il campione viene conservato presso un banca del seme di Roma in attesa del momento più propizio per l' inseminazione
Serve però un altro passaggio giudiziario: stabilire a posteriori l' effettiva volontà del donatore in coma. Per questo ieri hanno deposto in tribunale i genitori e la moglie del paziente. Il giudice ha preso tempo prima di dare l' ok
Se il paziente dovesse morire, per la legge italiana l' intera procedura dovrebbe interrompersi. A quel punto il professor Antinori ha suggerito alla moglie dell' uomo in coma un' altra possibilità: portare il campione di seme all' estero ed eseguire la fecondazione

Del Frate Claudio

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