Monsignor Sgreccia: "Avere figli non è un fatto puramente biologico"
ROMA — Per monsignor Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, «non è eticamente accettabile» il caso dell’uomo americano che è diventato padre con il suo seme congelato, dopo 22 anni.
Perché?
«Perché avere figli non è un fatto puramente biologico, non è produrre una cosa, non è un fatto per cui basti inserire di qui, congelare di là, come si fa con gli animali».
Cosa manca?
«Manca l’elemento dell’unione personale degli sposi, del loro amore coniugale. È unendosi, che lo sposo e la sposa diventano padre e madre».
Il fatto che i medici americani parlino di «miracolo», visto il tempo che è passato, non cambia il suo giudizio?
«Faccio l’esempio dei semi di grano ritrovati in alcune anfore romane in Egitto, che dopo migliaia di anni hanno prodotto altro grano. In fondo è bastato che quei chicchi casualmente fossero rimasti per millenni al giusto grado di umidità. Che i i gameti umani si mantengano a 180 gradi sotto zero è un puro fatto tecnico».
Il ragazzo americano era malato di leucemia e prima della radioterapia ha voluto «salvare il suo seme» e la possibilità di avere dei figli.
«Il vero problema non è la tecnica di conservazione o di manipolazione del materiale biologico. Il vero successo ci sarà quando gli scienziati riusciranno a prevenire l’infertilità umana. E quando riusciranno a riparare i danni alla fertilità di uomini e donne che così saranno resi nuovamente capaci di diventare padri e madri attraverso la donazione reciproca».
Lei teme questa come un nuovo tipo di alienazione?
«È una preoccupazione di tipo personalistico e umano che può essere condivisa da tutti, credenti e non. Naturalmente, la Chiesa nella procreazione umana ci vede anche l’intervento creatore di Dio».
M. Antonietta Calabrò
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