venerdì 3 aprile 2009

Fecondazione, boom di parti trigemini

Il Messaggero - 28 marzo 2009

ROMA - Uno, due, tre. Tre figli tutti insieme. Tre figli nati dalla fecondazione assistita. Ecco un record tutto italiano che emerge dalla relazione appena inviata al Parlamento dal sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella. La media dei parti gemellari, secondo i dati dell’Istituto superiore di sanità, è sovrapponibile a quella europea (2,7%) ma quando si vanno a contare quelli che arrivano a tre allora i numeri crescono. Ecco il raffronto: da noi siamo al 3,5%, negli altri paesi 0,8%.Tre figli in una volta sola per mamme che sfiorano i quaranta anni. Mamme grandi, troppo grandi commentano gli esperti. Una su quattro tra quelle che si rivolgono ad uno dei 342 centri ha più di 40 anni. La maggior parte ha circa 36 anni contro i 33 delle altre europee. «Parliamo di una legge che funziona - commenta il sottosegretario al Welfare Eugenia Roccella - e i dati sullo stato di attuazione lo confermano. Una normativa che comprende tutti gli interessi in gioco: dalla la salute dell’embrione a quella della donna». Sulla possibilità di modificare la legge varata nel 2004 il sottosegretario non lascia spazi. Anche se la prossima settimana, martedì, la Corte Costituzionale potrebbe emanare una sentenza che potrebbe essere in grado di far cambiare parte dello “scheletro” della legge. Un dato positivo: è bassa la percentuale delle complicanze, per le donne, dovute alla stimolazione ovarica. Il trattamento ormonale necessario per produrre ovuli da fecondare.Il “turismo procreativo”, anche se in calo, continua, molte coppie continuano a fare i bagagli per avere un figlio ad ogni costo (perché qui si possono impiantare solo tre embrioni, perché è vietata la diagnosi preimpianto) ma, al tempo stesso, cresce il numero delle coppie sterili che sperano in un bimbo in provetta. Erano 43.024 nel 2005, nel 2007 sono arrivate a 55.437. Con una certezza in più, rispetto, a quattro anni fa: l’obiettivo che si sta perseguendo è quello di arrivare ad una certificazione di qualità per ogni singolo centro di procreazione assistita. Di ognuno si saprà la percentuale di successo, la tecnica scelta, il numero delle gravidanze portate a termine. Il pianeta è assai variegato, i “percorsi” scientifici sono i più diversi. Un elenco completo dei risultati permetterà agli aspiranti genitori di scegliere con cognizione di causa. In una paese in cui il «federalismo in provetta» (come in quasi tutta la sanità) è già realtà. In alcune regioni il ciclo di fecondazioni assistita costa meno che in altre, in Toscana non si ”passano“ più di tre cicli e le donne con più di 41 anni devono rivolgersi al privato, in Veneto si paga un ticket unico di 1000 euro, in molte si cumulano ticket secondo l’esame da sostenere.Tutto bene, dunque? No, per Luca Gianaroli, presidente della Società europea di riproduzione umana e di embriologia: «L’Italia è il fanalino di coda sia nel numero delle coppie trattate sia in termini di gravidanze plurime. Solo tre paesi dei Balcani ci superano in questa triste casistica. La nostra, la normativa più restrittiva d’Europa».

Carla Massi

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