Il 50 per cento delle uova prodotte dalle donne contengono anomalie cromosomiche; una percentuale che nelle donne sopra i quarant'anni sale al 75 per cento. E' questa una delle cause degli aborti spontanei e dei fallimenti dei trattamenti di fecondazione assistita. Una nuova tecnica messa a punto da ricercatori britannici, rivela The Independent, potrebbe offrire una soluzione in grado di "raddoppiare" le possibilità di portare a termine una gravidanza.
La tecnica consiste proprio nell'individuare gli ovuli contenenti cromosomi "anomali" e separarli da quelli sani ed è stata sperimentata con successo su una paziente di 41 anni, che aveva subito ben 13 cicli di fecondazione assistita tutti falliti, e che tra due mesi darà alla luce una bambina. Secondo i medici la donna aveva solo il 7 per cento di possibilità di portare a termine una gravidanza. Il nuovo test cromosomico infatti aveva dimostrato che solo due delle sue nove uova estratte erano sane.
Ma come funziona questa tecnica? Mediante un laser si fa una piccola incisione sulla membrana esterna dell'ovulo dal quale i medici estraggono il cosiddetto "corpo polare" (il prodotto secondario dell'uovo durante la meiosi) che dovrebbe rispecchiare i cromosomi rimasti nell'uovo. Un uovo sano contiene infatti 23 coppie di cromosomi ma prima di venire fertilizzato ne deve eliminare 23, che vengono "stoccate" appunto del corpo polare.
Proprio quest'ultimo viene sottoposto alla nuova tecnica che, messa a punto dal centro Care Fertility di Nottingham, costa 1.950 sterline e per ora è a carico della paziente. In questo modo gli scienziati possono analizzare il "contenuto" nelle uova senza di fatto "disturbarle"."Uno dei motivi per cui i trattamenti di fecondazione assistita falliscono è legata ad anomalie cromosomiche" ha spiegato uno dei responsabili della ricerca, Simon Fishel, direttore del Care Fertility Group. "L'analisi completa dei cromosomi offre una grande speranza alle coppie che invano hanno tentato di avere un figlio" ha aggiunto.
Aduc - 27 Gennaio 2009
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