martedì 17 febbraio 2009

Figlio da marito in coma «Scelto Antinori per il prelievo del seme»

Corriere della Sera - Pagina 13- 17 febbraio 2009

Pavia «Esautorata» l' équipe del Centro di Padova

PAVIA - La svolta - e chissà se sarà l' ultima - nella vicenda della donna che vuole avere un figlio dal marito in coma irreversibile arriva verso le 8 di sera. A segnalarla è Claudio Diani, l' avvocato della signora e dei suoi familiari: «I miei assistiti sono orientati ad accettare la proposta avanzata dal professor Antinori, in alternativa a quella di Padova». Il professor Severino Antinori, uno dei massimi specialisti al mondo in materia di fecondazione assistita, si era fatto avanti poche ore prima: si era detto pronto ad accogliere la richiesta della donna, una trentacinquenne di Vigevano, e a mettere a disposizione la sua esperienza per tentare una fecondazione «in vitro» tra un ovulo della donna e i gameti del marito, ricoverato al San Matteo di Pavia in stato di incoscienza per le conseguenze di un tumore al cervello. Da giorni il nosocomio pavese e l' equipe padovana del professor Carlo Foresta, specialista nella inseminazione assistita a cui la donna si era inizialmente rivolta, erano in febbrile contatto per rimuovere i numerosi ostacoli clinici, legali ed etici legati alla richiesta, la prima nel suo genere in Italia. Non è stato chiarito che cosa abbia fatto sparigliare le carte, ma con ogni probabilità è il fattore tempo: l' uomo ricoverato al San Matteo ha ormai un' aspettativa di vita molto breve, in caso di decesso la procedura di inseminazione si deve interrompere e anche nelle ultime ore il «rendez vous» tra Pavia e Padova aveva proceduto a passi lentissimi. É probabile che Antinori abbia prospettato una soluzione in grado di rompere gli indugi. Ieri per tutta la giornata erano stati compiuti solo piccolissimi passi avanti. La direzione del San Matteo, con un comunicato diffuso in mattinata, aveva dato «disco verde» all' arrivo da Padova dell' equipe del professor Foresta. L' azienda ospedaliera padovana, a sua volta, aveva posto una serie di condizioni; prima di tutto la rigorosa osservanza dei «paletti» della legge italiana, poi una serie di richieste di ordine più pratico: poter visionare la cartella clinica del donatore, poter disporre «in loco» di alcuni specialisti (ad esempio un urologo) e poter effettuare alcune analisi. A complicare ulteriormente il quadro è arrivata sempre ieri la pronuncia da parte della commissione bioetica dell' ospedale di Padova. Il «no» all' intervento era stato sancito da don Renzo Pegoraro, presidente della commissione per ragioni legali (il donatore deve esprimere il suo consenso, ma su questo non v' è certezza) ed etiche (il bimbo da concepire nascerebbe già orfano di padre). Nonostante ciò, l' ospedale di Padova si era detto pronto a continuare seppur con tutte le cautele e le riserve già citate. Preoccupava e preoccupa tuttora la necessità (non ancora sicura) di rivolgersi nuovamente al giudice per ottenere l' ok all' inseminazione e dunque di ricostruire attraverso testimonianze postume la volontà dell' uomo. Esattamente come era avvenuto per il caso Englaro.

Del Frate Claudio

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