Corriere della Sera - Pagina 13 - 15 febbraio 2009
Pavia Decisione del professor Foresta, direttore del Centro di conservazione dei gameti maschili di Padova
Lotta contro il tempo: se il paziente morisse, per legge tutto si fermerebbe
PAVIA - Il ghiaccio è stato rotto ieri sera, al termine di una lunga e sofferta riunione: l' ospedale di Padova è pronto a effettuare il prelievo di liquido seminale dall' uomo ricoverato al San Matteo di Pavia in coma irreversibile e dalla quale la moglie ha chiesto di avere un figlio. Se c' è una possibilità che questa richiesta senza precedenti venga percorsa il tentativo sarà fatto «ma nel rigoroso rispetto di tutte le condizioni imposte dalla legge» precisano da Padova. Non sarà facile, nessuno si fa illusioni: esistono ostacoli medici e legali perché il paziente non è in grado di prestare il suo consenso ed è stato necessario che il Tribunale di Pavia nominasse un tutore (il padre del paziente stesso); e soprattutto perché la legge italiana sulla fecondazione assistita consente l' inseminazione «in vitro» solo se la coppia soffre di sterilità. Questa barriera sembra al momento sbarrare la strada alla richiesta della donna «ma anche lo stato di incoscienza del marito potrebbe essere visto come un impedimento coeundi», fanno sapere da Padova. La decisione di dar seguito alla richiesta è stata presa dal professor Carlo Foresta, direttore del centro di crioconservazione dei gameti maschili di Padova: «Abbiamo inviato una comunicazione a Pavia - dice - dicendo che siamo pronti a effettuare il prelievo di liquido seminale sull' uomo, su questo abbiamo già l' autorizzazione sancita dal Tribunale. Ma è solo la prima parte del cammino: sarà necessaria un' ulteriore autorizzazione per procedere alla fecondazione artificiale. La questioni aperte sono tante, mi auguro che con il dialogo e la buona volontà si arrivi a una soluzione». Disponibilità che viene confermata dal nosocomio pavese: «Siamo pronti a collaborare con i colleghi di Padova - precisa il direttore sanitario del San Matteo Marco Bosio - il nostro no iniziale alla richiesta della donna era dettato solo da un fatto preciso: non siamo autorizzati a operazione di prelievo e conservazione di liquido seminale». La richiesta della donna, una 35enne di Vigevano, che vuole un figlio dal marito malato di tumore dunque va avanti. Va avanti nonostante la «moral dissuasion» arrivata ieri dalla Chiesa, che ritiene la pretesa illegittima. Va avanti anche perché di tempo non sembra rimanerne molto: se il paziente in coma dovesse morire, il suo campione di liquido seminale per legge dovrebbe essere immediatamente distrutto.
13 febbraio - Il San Matteo: «Non è possibile»
La direzione del San Matteo ha risposto che a Pavia «la richiesta non poteva essere esaudita in quanto non finalizzata a un trattamento diagnostico e/o terapeutico correlato alla gestione clinica del malato»
Favorevole Mori: «Bisogna cambiare la legge, va contro i diritti civili della persona»
MILANO - «La legge attuale sulla procreazione assistita pone limiti persino ai diritti civili della persona e tra qualche tempo ci apparirà del tutto crudele»: Maurizio Mori, presidente della consulta bioetica di Milano, non nutre molte speranze che il desiderio della donna di Vigevano possa trovare accoglienza. Un desiderio legittimo? «Perché no? Quel figlio, da quanto si è saputo era già programmato». Ma il padre non ha potuto esprimere il suo consenso. «Ormai ciò è impossibile dunque resta un' altra obiezione, mettere al mondo un figlio orfano. In Italia c' è un milione mezzo di donne che educano i figli da sole. In più, una donna che volesse diventare madre in seguito a un incontro occasionale non troverebbe ostacoli di legge. Perché dire no, allora alla signora di Vigevano?».
Contrario Monsignor Sgreccia: «Inammissibile: l' uomo non è un serbatoio di cellule»
MILANO - «L' atto generativo deve essere cosciente, è il gesto fondamentale d' amore tra due coniugi»: monsignor Elio Sgreccia, teologo e presidente emerito della Pontificia Accademia per la vita, boccia nettamente l' ipotesi del figlio in provetta, per di più generato da un uomo in coma. «Tutti i documenti della Chiesa parlano chiaro in questo senso: la procreazione è un atto di donazione dell' uomo alla donna e viceversa». Per il vescovo il ricorso a una procreazione «in vitro», in questo specifico caso, è inammissibile: «Se non c' è la presenza di uno dei soggetti non c' è fondamento etico e tutto si riduce a un atto puramente biologico e che rischia di sconfinare nell' illecito. L' uomo non può essere considerato alla stregua di un semplice serbatoio di cellule».
30 gennaio - Richiesta del liquido seminale
Il 30 gennaio una donna di 35 anni ha presentato richiesta alla direzione del San Matteo per prelevare il seme del marito quarantenne - in coma per un tumore al cervello -, ricoverato nel reparto di rianimazione
Del Frate Claudio
Tribunale Bologna:"Eterologa è diritto"
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