mercoledì 27 maggio 2009

«Decidiamo caso per caso»

Corriere della Sera - 27 maggio 2009

«E congeliamo gli embrioni»

MILANO — Una mattina come un'altra, l'11 maggio scorso, all'Humanitas è avvenuta una piccola rivoluzione. Le pazienti si sono presentate, come sempre all'alba, chi per controllare la stimolazione in corso, chi per il pick up ma questa volta l'enorme struttura pubblica di Rozzano (Milano), che vanta ben 2.500 cicli di fecondazione all'anno, ha valicato il limite dei tre ovociti. Da allora ogni paziente è un caso a sé. Capelli arruffati, occhiali vezzosamente colorati, Paolo Emanuele Levi Setti, responsabile di medicina della riproduzione, si aggira per i corridoi con l'aria visibilmente soddisfatta. «La Corte — dice — ha rimesso nelle mani del medico quello che solo per la Pma (Procreazione medicalmente assistita n.d.r.) era stato rubato ma contemporaneamente ci ha dato un'enorme responsabilità. E noi ce la prendiamo volentieri». Come hanno reagito le coppie al cambiamento? «Le coppie più informate sono contentissime. Hanno fatto persino una festa. Per le altre c'è un po' di confusione. Una quota non piccola non si è ancora resa conto dell'accaduto. Altre, invece, hanno problemi etici a crioconservare e in quel caso noi siamo tenuti a rispettare il loro desiderio». E se una donna vi chiede di fecondare tutti gli ovociti? «La scelta rimane al medico. Non è che siamo al supermercato della fertilità. Però c'è una grande partecipazione dei pazienti al percorso. Il punto fermo è che la Corte ha stabilito che la tutela più alta è quella della madre. Insemineremo molti ovociti se l'età della donna è più avanzata o se l'uomo ha problemi di fertilità. Invece in una donna giovane, con buone probabilità di avere una gravidanza, che produce tanti ovociti, si pensa a fecondarne una parte per arrivare a trasferire uno o due embrioni. Quelli sovrannumerari che evolvono verranno congelati ed una parte degli ovociti crioconservati».

LA SCELTA DEGLI EMBRIONI - C'è una scelta degli embrioni? «Una scelta naturale. Degli embrioni che si fertilizzano in genere al massimo un 50% si sviluppa fino alla quinta giornata». Per le coppie, dunque, non c'è più motivo di andare all'estero? «Molti andavano all'estero per congelare embrioni ma poi magari tornavano a mani vuote. In verità se si congela bene si congela poco. Più si va in Paesi con leggi meno restrittive e meno embrioni verranno congelati perché si può scegliere. Ora in Italia siamo competitivi, abbiamo più chance che in Svizzera o in Germania. Non stiamo parlando di fare eugenetica, non è una selezione, ci sono embrioni che si sviluppano e altri che non crescono. E se non cresci non ti impianti. Certo rimane un motivo serio per andare all'estero». Quale? «Chi ha problemi di menopausa precoce, chi è sopravvissuto a un tumore, le donne ancora giovani di 40-42 anni con ovaie che non funzionano più subiscono una limitazione e un obbligo all'esilio perché in Italia la fecondazione eterologa (con donazione di sperma o ovuli n.d.r.) rimane vietata. E per queste persone la sofferenza è indicibile. Il divieto, tra l'altro, apre la via al commercio dei gameti che in Italia era proibito quando si poteva fare l'eterologa. Mentre all'estero questo avviene eccome». Per loro c'è una soluzione possibile? «Si potrebbe rendere donabili gli embrioni crioconservati prima della legge e da ora in poi. In questo momento la coppia si impegna ad usarli nel più breve tempo possibile ma potrebbe scegliere di donarli se fosse previsto dalle linee guida».


Mo. Ri. Sar.

Nessun commento: