mercoledì 14 gennaio 2009

Legge 40 e turismo riproduttivo

On. Antonio Palagiano - IDV - 9 Gennaio 2009



Sono passati quattro anni dall'applicazione della legge 40 del 2004, quella sulla fecondazione assistita, e abbiamo ritenuto opportuno noi dell'Italia dei Valori di fare un punto sulla situazione e vedere perché queste donne scelgono l'estero per le loro pratiche di PMA, e se vale ancora la pena oggi andare all'estero per ottenere una gravidanza e se è giusto andare all'estero per lo stesso scopo.

Abbiamo creato un convegno, Italia-Resto del mondo, in cui le varie tecniche che sono consentite nei vari Paesi vengono messe a confronto, dove vengano pacatamente analizzati i risultati da scienziati provenienti dall'Australia, dagli Stati Uniti e da tutta l'Europa, insieme a dei politici. Quindi farli sedere tutti attorno ad un tavolo per discutere quelle che sono le reali conseguenze di questa legge su cui converrebbe fare una riflessione.

Gli argomenti spinosi sono davvero tanti. Innanzitutto, esiste una possibilità reale per le donne di ottenere una gravidanza? La legge 40 agevola la riproduzione umana? Agevola le speranze di queste donne di ottenere un bambino oppure è una legge repressiva?

Esiste il problema della diagnosi pre-impianto. L'Italia è un Paese in cui è vietata la diagnosi pre-impianto, con il quale le famiglie e le coppie portatrici di malattie genetiche come l'anemia mediterranea, di cui è ricco il bacino mediterraneo, potrebbero avere dei bambini sani attraverso la fecondazione assistita. Invece la legge italiana è un po strana, non consente la diagnosi pre-impianto e consente invece l'aborto terapeutico fino alla ventitreesima settimana. La legge di Stato è crudele, e costringe queste donne o ad andare all'estero, in quasi tutti i Paesi dov'è possibile la diagnosi pre-impianto, e se non hanno i soldi per affrontare questi viaggi della speranza le costringono ad abortire o a scegliere di non avere figli.

Esiste la questione spinosa degli embrioni abbandonati, che oggi sono stati censiti. Ce ne sono almeno 2527, e dico “almeno” perché ce ne sarebbero altrettanti che non sono stati dichiarati abbandonati dai genitori, i quali hanno espresso per iscritto alla rinuncia all'embryo-transfer, ma di genitori irrintracciabili. Questi embrioni hanno una vita limitata di alcuni anni, man mano nel tempo le possibilità di un empianto reale si affievoliscono e di conseguenza sono destinati a morte sicura. Noi dell'Italia dei Valori stiamo pensando di dare una vita a questi embrioni, di rendere felici migliaia di coppie italiane attraverso una embriodonazione, attraverso un'adozione precoce che abbiano gli stessi paletti che hanno le adozioni dei bambini: famiglie affidabili, con un reddito che possa consentire la loro educazione, una serie di accertamenti sullo stato di salute dei genitori, sulla qualità di vita, dell'abitazione, dando un futuro certo a questi bambini.Per questo ci stiamo muovendo, con la nostra proposta di legge che verrà presto presentata alla Camera dei Deputati e di cui siamo orgogliosi.

1 commento:

maya ha detto...

La diagnosi preimpianto è sì vietata dalla legge 40 e non semplicemente dalle sue linee guida. Ma dire semplicemente "è vietata" non rende l'idea..bisogna spiegare e dare una corretta informazione.
L’ex ministro Livia Turco ha solo cercato di forzare le linee guida della legge, eliminando la parte in cui esplicitamente si dichiarava che l’unica analisi possibile dell’embrione era quella osservazionale. Ma effettivamente non è cambiato nulla: finchè ci sarà il limite massimo dei tre embrioni da creare e trasferire in utero, e finchè la legge non permetterà l’accesso anche a portatori di malattie genetiche, non è possibile fare alcuna diagnosi preimpianto.
Questa è la verità, quello che ha fatto l'ex ministro, non ha cambiato nella sostanza nulla, ma io sono dell'idea che quando si fa comunicazione sia necessario spiegare effettivamente cosa è vietato e perchè, andare in fondo alla questione e non dire soltanto "è vietata", non è un'informazione completa.