Salute di Repubblica - 22 gennaio 2009
Convegno a Roma a più di quattro anni dalla norma tra ricorsi in tribunale e calo delle procreazioni
Sono passati più di quattro anni dall'entrata in vigore della legge 40 sulla PMA, la procreazione medicalmente assistita, ma il clima non è cambiato: malati che chiedono che la sterilità venga riconosciuta come malattia e che sempre più vanno all'estero per dribblare i divieti, dalla diagnosi pre impianto dell'embrione al congelamento degli embrioni stessi; medici che lamentano di non poter agire nell'interesse del paziente e che denunciano la diminuzione di nascite. In mezzo, la politica, che non calendarizza mai i disegni di legge che chiedono modifiche, e una montagna di ricorsi in attesa del giudizio dell'Alta Corte. Per non parlare di quei tremila embrioni parcheggiati nei centri italiani da prima della legge e di cui oggi si propone l'adozione, dimenticando che un decreto del ministro Sirchia ne autorizzava lo studio a fini scientifici.
Tutti questi temi sono stati trattati al recente convegno "Legge 40 e turismo riproduttivo: vale ancora la pena?", organizzato a Roma dalla Società Italiana di fertilità e Sterilità e dall'Italia dei Valori. Qualche numero: in tre anni le possibilità di avere un figlio grazie alla PMA sono scese nel nostro paese dal 25% del 2003 al 21% del 2006 (fonte: registro nazionale PMA). In più, sottolinea Luca Gianaroli, presidente eletto dell'Eshre (European Society of Human Reproduction and Embryology), aumentano, in controtendenza con l'UE, gli impianti di tre embrioni (più del 50% da noi contro il 21,5% UE) con percentuali più alte di gravidanze triple. Gravidanze considerate dagli esperti estremamente rischiose e da evitare, tanto che in alcuni paesi, come l'Australia, il quarto al mondo per numero di cicli con il 3 per cento di bambini nati da fecondazione assistita a carico della Sanità pubblica, vengono vietati impianti con più di due embrioni.
"I rischi sono mortalità prenatale da due a tre volte più alta", spiega Michael Chapman, direttore della Fertility Society australiana, "5 volte più ricoveri nelle rianimazioni neonatali, percentuale 4 volte più alta di paralisi cerebrale. Con costi da 5 a 10 volte maggiori". In ultimo qualche dato su quello che si dovrebbe definire "esilio" e non turismo procreativo. "Nel 2003 solo 60 coppie italiane erano andate in Spagna per accedere a tecniche di PMA", sottolinea il senatore Pd, Ignazio Marino, "nel 2006, dopo il varo della legge, sono state 1.365". A spese loro.
Elvira Naselli
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