mercoledì 7 maggio 2008

La Turco: «Io non ho forzato la legge»

La lettera del ministro al direttore del Corriere della Sera in risposta a Giorgio Tonini

Gentile direttore, tra le tante reazioni al decreto ministeriale sulle nuove linee guida della legge 40, mi ha colpito quella di Giorgio Tonini, di cui avete dato conto sul Corriere del 1˚maggio. In sostanza l'amico Tonini dice che, al mio posto, non avrebbe probabilmente firmato il decreto per evitare dissidi in sede politica. Soprattutto oggi, alla luce dei nuovi rapporti numerici tra maggioranza e opposizione. Come sempre rispetto il pensiero altrui. Ma Tonini sembra dimenticare un dato. Dal quale non si può prescindere. Questo decreto non è una mossa dettata da opportunità politiche. È un atto amministrativo di governo su una materia delicata oggetto di ripetute sentenze della Magistratura, che hanno creato una situazione di forte incertezza tra gli operatori e i cittadini. Era mio dovere intervenire e l'ho fatto seguendo rigorosamente il dettato della legge 40 che indica molto chiaramente come procedere all'aggiornamento periodico delle sue linee guida. Non farlo, questo sì, sarebbe stato opportunistico. Si sarebbe anteposta una valutazione di opportunità politica all'interesse dei cittadini. Cosa inaccettabile per chi ha una responsabilità di governo del Paese. In ogni caso, sono certa che una lettura attenta delle nuove linee guida da parte di Tonini, che è esperto e acuto osservatore della materia, potrà senza dubbio tranquillizzarlo su un fatto: non c'è stata alcuna forzatura della legge 40. Al contrario, si ristabilisce il primato della legge rispetto alle precedenti linee guida che ne avevano distorto il dettato e lo spirito. Tutto questo porterà a nuove derive ideologiche sulla legge 40, come teme Tonini? Temo che ciò avverrà a prescindere dalle mie nuove linee guida, delle quali, non a caso, si continua a parlare della forma e non del merito. Anche per questo, nel comunicare la pubblicazione in Gazzetta del decreto, ho auspicato che la politica torni ad avere maggiore serenità e fiducia nei confronti della comunità scientifica. Sono infatti convinta che la responsabile autonomia degli operatori possa valutare, caso per caso, le soluzioni e i percorsi diagnostici, clinici e terapeutici più idonei per garantire il pieno rispetto dei principi costituzionali del diritto alla salute, della dignità della persona e della tutela della vita. E ciò vale anche nel caso della procreazione medicalmente assistita.

Livia Turco
03 maggio 2008

1 commento:

ferdinando ha detto...

lunedì 5 maggio 2008
Livia Turco o lo sprezzo per la volontà popolare di un ministro

La chiamano diagnosi
ma è selezione.

Il presidente del Comitato di bioetica: «In questo modo si apre una strada pericolosa»
Tratto da Il Giornale del 1 maggio 2008 e segnalatoci dal Mascellaro

L’apertura del ministro della Salute uscente, Livia Turco, alla diagnosi pre impianto è «gravemente lesiva dello spirito della legge 40». Francesco D’Agostino, presidente onorario del Comitato nazionale di bioetica, ritiene preoccupante «la cancellazione delle norme che limitavano le diagnosi pre impianto».

Ora, anche se indirettamente, sarà possibile eseguire «test genetici che si fanno prelevando cellule dall’embrione e che dunque violano il diritto alla salute del nascituro». D’Agostino sottolinea come queste tecniche siano pericolose per l’integrità dell’embrione e che in questo modo «si favorisce la selezione genetica». Anche Roberto Colombo, genetista dell’Università cattolica del Sacro Cuore, ritiene che «l’orientamento del ministro Turco apra la strada ad una pericolosa ed inaccettabile deriva eugenetica».

Durissimo il comunicato dell’associazione Medicina e Persona, che mette sotto accusa soprattutto il metodo seguito perché di fatto si modifica una legge senza passare dal Parlamento. «Il metodo è ancora una volta quello dell’aggiramento e dell’annullamento di una legge dello Stato», sostengono i medici cattolici, ricordando anche che con queste linee guida «è stata vanificata e sopraffatta la decisione popolare espressa mediante referendum». Contrarie pure le associazioni Scienza&Vita che definisce la Turco «illiberale» e il Movimento per la Vita di Carlo Casini.

Soddisfazione invece per una larga parte del mondo scientifico. Silvio Garattini si dice convinto che «l’apertura nei confronti della diagnosi pre impianto potrà evitare che i genitori siano costretti a ricorrere all’aborto». Anche per il ginecologo Carlo Flamigni si tratta di un passo avanti anche se giudica ancora troppo restrittivo «il limite di tre embrioni». Per il presidente della Società di diagnosi prenatale, Claudio Giorlandino , «si potranno evitare dolorosi aborti tardivi». Massimo Cozza, segretario nazionale della Cgil medici, ricorda che in molti altri paesi europei non esistono limiti alla diagnosi pre impianto e neppure al congelamento degli embrioni.