lunedì 5 maggio 2008

Fecondazione: sì alla diagnosi pre-impianto

Il ministro della Salute Livia Turco ha emanato le nuove linee guida di applicazione della legge 40 sulla fecondazione assistita che introducono la possibilità di effettuare la diagnosi pre-impianto in presenza di precise condizioni previste. E' insorta la PDL e con lei larga parte del mondo cattolico che temono possa farsi spazio un approccio alla procreazione finalizzata alla cosidetta "eugenetica". Anche la tempistica di approvazione delle linee guida a pochi giorni dalla tornata elettorale ha suscitato forti polemiche. Alessandro Milan ne discute insieme allo stesso ministro interessato dalla polemica, Livia Turco e con Carlo Flamigni, professore Ginecologia e ostetricia all'Università di Bologna, membro del Comitato Nazionale per la Bioetica e presidente onorario UAAR, Assuntina Morresi, membro Comitato nazionale di Bioetica e editorialista di Avvenire, Loris Brunetta, presidente associazione liguri talassemici e Monica Soldano, presidente associazione Madre provetta onlus

Per riascoltare: http://www.radio24.ilsole24ore.com/popup/popup.php?audio=/Radio/Assets/ram/vivavoce050508.ram

Da Radio24 - Viva Voce del 5 maggio 2008

1 commento:

ferdinando ha detto...

Viva l'eugenetica!

di Antonio Tombolini

Uno degli effetti più devastanti (tanto più devastanti quanto meno appariscenti) dell'imporsi del male consiste nel sequestrare a sé parole, termini, pezzi di linguaggio, trasformandoli in tabù che i benpensanti scanseranno automaticamente e con sussiego, senza pensarci, convinti così, schifando quelle parole, di farsi immuni dal male che le ha sequestrate.


Vi sembra un ragionamento troppo oscuro? Un esempio illuminerà d'un tratto, ne sono certo, quel che intendo dire: eugenetica.

Così come non può più darsi un liberismo che non sia anche e forzatamente selvaggio, non c'è scampo: non può darsi eugenetica che non sia (anche e ancor più se in maniera sottintesa) nazista.


La forza dei tabù linguistici consolidati è tale, che chi per avventura si sente attaccato per aver infranto il tabù non trova di meglio che provare a negare, difendersi, tentare una giustificazione.


E' quel che accade a molti, a troppi di noi che in questi giorni e in queste settimane ci stiamo spendendo in vista dei prossimi referendum. Il divieto di diagnosi embrionale preimpianto è francamente insostenibile: eppure, basta lanciare contro chi lo contesta l'accusa di eugenetica (solo quel poco furbo di Giovanardi sente il bisogno di esplicitare nazista) per invertire i ruoli: a difenderci da un'accusa infamante e imbarazzante tocca a noi.


Non può e non deve andare avanti così. Ogni vera lotta di liberazione o è anche una lotta per la liberazione del linguaggio (che attinge alla profondità del nostro essere e lo modifica in maniera duratura) o non è. E in questa battaglia, uno degli obiettivi, a mio avviso, e non dei più trascurabili, è anche quello della liberazione dell'eugenetica dal sequestro e dal ricatto impostole dai tempi del nazismo.


Consentire, come la scienza rende oggi possibile, attraverso un mezzo assolutamente lecito come la diagnosi preimpianto, che a nascere sia una persona sana, non affetta da una grave malattia, è eugenetica? Bene: siamo per l'eugenetica, siamo per questa eugenetica.

Siamo – liberiamo un altro pezzo di linguaggio sequestrato - per il miglioramento della specie, perché no? O dovremmo forse militare sul fronte opposto, quello del “peggioramento” della specie? Non potremmo mai: troppo amiamo la vita, e amiamo l'uomo.