mercoledì 7 maggio 2008

Linee guida legge 40: i vescovi attaccano la Turco

Colpo di mano eugenetico o restrizioni ancora maggiori? Le nuove linee guida sulla procreazione assistita firmate dal ministro della Salute uscente Livia Turco provocano reazioni contrapposte.

Se il giornale dei vescovi Avvenire spara a zero con il titolo di apertura do prima pagina («Legge 40, dalla Turco colpo di mano finale») e la destra tutta si inorridisce per il rischio di ritorno all'eugenetica, la Consulta di Bioetica palude alla novità contenute mentre il presidente del Consiglio Superiore di Sanità precisa che in materia di diagnosi pre-impianto le nuove norme della Turco sono in realtà ancora più restrittive rispetto alle precedenti.

Per quanto riguarda l'Avvenire, in un duro editoriale intitolato «L'eugenetica rientra dalla finestra», Francesco D'Agostino accusa il ministro di disonestà intellettuale e le nuove linee guida di violare «lo spirito e con ogni probabilità anche la lettera» della legge. «È innegabile - scrive il giurista - che esista in molte coppie un desiderio di selezione eugenetica dei nascituri (desiderio in alcuni casi, come quelli di patologie estremamente gravi, umanamente comprensibile), ma è altrettanto innegabile che questo desiderio non è compatibile con il rispetto per le vite create in provetta».

Di tutt'altro avviso la Consulta di Bioetica (commissione di nomina governativa, ma rappresentante di tutte le posizioni in materia) che plaude alla decisione del ministro della Salute, Livia Turco, «che torna - si legge in un comunicato condiviso anche dal presidente Maurizio Mori - a dare fiducia alla comunità scientifica invece che alle astratte ideologie». La commissione poi auspica inoltre che il nuovo ministro voglia mantenere inalterate le modifiche introdotte, puntando semmai ad estendere anche ai portatori non sterili di malattie genetiche l'accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita. «Da parte cattolica - si legge nel documento - si grida allo scandalo. Si evocano i fantasmi dell' "eugenetica" e si invoca il "diritto alla vita" dell'embrione a prescindere dalle sue caratteristiche biologiche e contestando l'idea che esista un «diritto al figlio sano». La Consulta di Bioetica ritiene infondate queste posizioni.

Riguardo intanto al «diritto alla vita» dell'embrione occorre rilevare che in Italia esiste una legge, la 194/78, che consente a chi ne faccia richiesta l'interruzione volontaria della gravidanza a seguito anche di un esito infausto della diagnosi prenatale sul feto che potrebbe avere conseguenze negative sulla salute fisica o psichica della donna. La diagnosi pre-impianto è solo un modo di anticipare quella prenatale e consentire, a chi decida in questo senso, di non avviare neppure una gravidanza, prevenendo dunque l'aborto e risparmiando il trauma dell'intervento.

Sull'idea del cosiddetto "figlio sano", inoltre, la tesi che si tratti di un'idea biasimevole comporta - conclude la Consulta - che la stragrande maggioranza delle persone che ambiscono a non avere figli malati non abbia convinzioni "sane" o "giuste". Siamo invece del parere che desiderare figli sani non sia nutrire pretese immorali, ma sentimenti benevoli verso i nascituri».

Un parere tecnico, ma altamente qualificato, quello del presidente del Consiglio Superiore di Sanità Franco Cuccurullo, però spariglia le considerazioni "politiche". Le nuove linee guida sulla fecondazione assistita non aprono la strada alla diagnosi genetica preimpianto, anzi sono più restrittive, assimilando in sostanza tutte le diagnosi, anche quella puramente osservazionale, al rischio di «finalità eugenetiche», sostiene Cuccurullo. Quanto sostenevano tutti (che le nuove linee guida sulla legge 40 contenevano una sostanziale novità: la riapertura alla diagnosi preimpianto con analisi genetica dell'embrione, in modo da poter di fatto selezionare solo quelli sani o comunque con possibilità di sopravvivenza) non è dunque affatto vero.

«Eliminare la diagnosi osservazionale, secondo quanto sancito dalle linee guida - spiega Cuccurullo - non necessariamente apre alla diagnosi preimpianto, perchè anzi resta valido il principio sancito dalla legge, cioè che 'è proibita ogni diagnosi preimpianto a finalità eugenetica».

L'addio alla diagnosi osservazionale, ricorda ancora Cuccurullo, «risponde alle deliberazioni del Tar del Lazio», eliminando di fatto una contraddizione tra quel comma e il principio del «rischio eugenetico». Rischio, sottolinea il presidente del Css, «che se era valido per la osservazionale resta valido a maggior ragione per tutte le diagnosi preimpianto». In sostanza le nuove linee guida, che recepiscono un parere del Css risalente al 19 luglio 2007, potrebbero portare a un'interpretazione giuridica persino più restrittiva della legge sulla fecondazione assistita.

D'altronde quel parere del luglio scorso, ricorda Cuccurullo, «fu votato all'unanimità da tutto il Css, e fu valutato positivamente anche dal Comitato Nazionale di Bioetica, rappresentato dal professor Dallapiccola».

L'Unità del 02.05.08

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