martedì 6 maggio 2008

Obiezione di coscienza sulla fecondazione

I medici cattolici: no alla diagnosi preimpianto

Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità: «Dovevamo allinearci alle sentenze dei tribunali»


ROMA — I farmacisti cattolici avevano invocato quella sulla pillola del giorno dopo, ritenuta abortiva. E ora il fronte dell'obiezione di coscienza si allarga alla fecondazione artificiale. Vincenzo Saraceni, presidente dell'associazione medici cattolici, chiede che i ginecologi vicini al pensiero della Chiesa si «astengano dal praticare la diagnosi preimpianto sull'embrione in quanto è una forma di eugenetica». La possibilità di verificare con l'esame del Dna lo stato di salute del frutto del concepimento è stata riammessa con le linee guida alla legge sulla procreazione medicalmente assistita modificate dal ministro Livia Turco. Fisiatra, neo consigliere Pdl nel consiglio regionale del Lazio, Saraceni annuncia che l'appello ai colleghi cattolici, non solo i ginecologi ma anche tutti gli specialisti che seguono coppie sterili, verrà tradotto in una lettera: «L'obiezione di coscienza è prevista dalla legge sulla fecondazione artificiale quindi non si farà altro che applicarla. Queste linee guida sono inaccettabili perché introducono l'eugenetica. La diagnosi sull'embrione diventerebbe ammissibile solo nel caso in cui esistesse la possibilità di curare l'embrione. Non certo per buttarlo via se si scoprisse che è malato».

ATTACCHI ALLA TURCO - Attacchi alla Turco dall'Avvenire e dall'Osservatore Romano. Il provvedimento — scrive l'Osservatore — è «inopportuno sia perché fuori tempo massimo di lavoro di Governo sia perché contestato da parte consistente dell'esecutivo dimissionario». Chiarisce il suo pensiero Emanuela Baio, Pd: «Attraverso la diagnosi pre impianto si stravolge il contenuto della legge che all'articolo 1 definisce l'embrione l'inizio della vita umana, si rischia di scivolare verso la selezione eugenetica ». Secondo la senatrice Pdl Laura Bianconi «la materia è così delicata da richiedere l'esame del Parlamento, un decreto non è lo strumento giusto. E' stato un colpo di coda di cattivo gusto, una furbata. Solleveremo il problema in Commissione sanità». Ma Franco Cuccurullo, presidente del Consiglio Superiore di Sanità spiega il significato delle modifiche: «Non c'è stata nessuna apertura all'eugenetica. Ci siamo allineati alle sentenze di tribunali che hanno consentito la diagnosi preimpianto a persone con malattie ereditarie». Dalla parte della Turco la Consulta di bioetica presieduta da Maurizio Mori: «Non è immorale volere figli sani». Mentre l'avvocato Gianluigi Pellegrino, il legale che ha curato il ricorso al Tar contro le linee guida precedenti, le definisce «un atto dovuto ».

Corriere della sera
Margherita De Bac
03 maggio 2008

1 commento:

nathan ha detto...

La diagnosi sull'embrione diventerebbe ammissibile solo nel caso in cui esistesse la possibilità di curare l'embrione. Non certo per buttarlo via se si scoprisse che è malato.....mentre mettere al mondo bambini destinati a non vivere a lungo è una cosa ETICAMENTE AMMISSIBILE????