giovedì 29 maggio 2008

Fecondazione: coppie italiane denunciano legge 40 a Commissione Ue

Roma, 23 mag. (Adnkronos Salute)

Non si sentono tutelate dal loro Paese, così numerose coppie italiane alle prese con la legge 40 si rivolgono alla Commissione Europea. Sono partite la settimana scorsa le prime dieci denunce, ma nelle prossime settimane ne seguiranno molte altre, "migliaia", stimano le associazioni di pazienti, che oggi hanno sfoderato la loro nuova 'arma' contro la legge 40 in una conferenza stampa a Roma, indetta con l'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Il provvedimento - sostengono - lede il diritto comunitario, sancito dal Trattato sull'Unione europea e ribadito da tante altre carte e pronunciamenti dell'Ue. In particolare "lede la tutela alla dignità umana - afferma Filomena Gallo, legale e presidente dell'Associazione amica cicogna - e il diritto alla salute". Con questo passo, le associazioni sperano che la Commissione europea "richiami all'ordine l'Italia", prima obbligandola a modificare la legge e poi, in caso il nostro Paese non mettesse mano al provvedimento, passando al procedimento di infrazione. 'Sotto accusa', in particolare, l'esclusione di molti cittadini dall'accesso alle tecniche per il divieto di fecondazione eterologa, l'impossibilità di revocare il consenso dopo la produzione degli embrioni, il divieto di accesso per tutti coloro che desiderano una diagnosi preimpianto non invasiva, il limite di produzione di tre embrioni. Entro un anno, e non oltre, la Commissione è tenuta a decidere se dar seguito alla denuncia.

Sui siti delle associazioni, i pazienti che si sentono danneggiati dalla legge 40 troveranno tutte le informazioni per avviare le pratiche, nonché un facsimile del modulo di denuncia. Tra quelli che hanno già inviato le carte a Bruxelles c'è anche Chiara, una giovane mamma che a ottobre ha dato alla luce il suo bambino, per perderlo soltanto un mese dopo la sua nascita. "Io e mio marito - racconta - siamo portatori sani della Sma, un'atrofia muscolare progressiva di cui non conoscevamo nemmeno l'esistenza fino alla nascita di nostro figlio. Questa malattia, in genere, uccide nell'arco di sette mesi un bebé che ha la sfortuna di nascerne colpito". Ora Chiara e suo marito desiderano avere un altro figlio. "Ma non vogliamo che accada quel che è successo al nostro bambino. Non abbiamo, tuttavia, la doppia sfortuna di essere anche infertili, oltre che portatori di questa malattia. E in questo la legge 40 ci ostacola. Non siamo disposti a rivolgerci a centri di Pma in altri Paesi fuori dall'Italia, ma speriamo vivamente che qualcosa cambi al più presto".

"In questo l'Europa - afferma Marco Cappato, segretario dell'associazione Luca Coscioni ed europarlamentare radicale - non va considerata come una minaccia, ma come un'occasione per rafforzare la libertà degli stessi cittadini italiani". Ma ciò non significa, assicura, che "rinunciamo al Parlamento come arena in cui batterci". Sul tema, infatti, Maria Antonietta Farina Coscioni, copresidente dell'Associazione Coscioni e presidente dei Radicali italiani, spiega "che una proposta di legge sul tema è già stata presentata in Senato, e a breve la depositeremo anche alla Camera dei deputati. E ovviamente - conclude - siamo per una modifica radicale della legge 40".

Nessun commento: