giovedì 18 settembre 2008

Passo indietro sulle nascite

Il Sole 24 ore - 18 settembre 2008

In Italia non abbiamo ancora una disciplina delle coppie di fatto e non è ancora attuata la piena parità di tutti i figli nati nel o fuori del matrimonio. La nostra legge sulla procreazione assistita è tra le più restrittive in Europa. Nel diritto attuale è cambiato il rapporto tra procreazione e matrimonio. Il diritto antico stabiliva un rapporto biunivoco, nel senso che il matrimonio è istituzionalmente orientato alla procreazione e che la procreazione è legittima solo nel matrimonio. La costruzione ottocentesca della famiglia poggia sull’autorità del marito, la donna non ha un’esistenza autonoma, il suo corpo è oggetto di interventi feroci, di contratti mortificanti, del potere “proprietario” del marito. Nell’evoluzione che lo ha segnato, a partire dal 1975, il diritto “fa un passo indietro”. Il diritto civile - che in questo si differenzia dal diritto canonico – appare sempre più neutrale rispetto alle scelte procreative dei singoli. L’aspirazione alla discendenza si realizza non più con la “forza” del diritto, ma sulla base del consenso.
Il diritto deve poi tener conto dei progressi scientifici: la biologia, la medicina, le tecnologie ad esse applicate sempre più spesso intervengono nel campo della procreazione. Le nuove tecnologie a volte rendono superflue regole giuridiche tradizionali: si pensi come i test genetici hanno rivoluzionato l’accertamento della paternità. Altre volte ne rendono necessarie di nuove: è il caso della procreazione assistita. Per il diritto il problema di fondo è quello dei modi in cui porsi riguardo alle scienze della vita, dei limiti che incontra di fronte al corpo, alle sfere più intime dell’esistenza. Il rischio è quello di una eccessiva invadenza, quasi che fosse in suo potere dettare regole per ogni cosa, senza tener conto della varietà delle concezioni morali, dei modi di intendere la vita, la famiglia, la procreazione.


Gilda Ferrando

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