La Stampa - 8 settembre 2008
Il libro uscira' oggi, precedendo di qualche settimana quel figlio disperatamente cercato per undici anni, lunghissimi e drammatici. Ma in «Volevo diventare papa'», scritto da Andrea Rosselli, che a Domodossola divide il lavoro di cambiavalute all'attivita' di giornalista pubblicista, il lieto fine non c'e'. C'e', invece, un'appendice tecnica voluta dalla casa editrice «Mammeonline» di Foggia, per spiegare vocaboli e tecniche: inseminazione intrauterina, fecondazione in vitro con embryo transfer, iniezione dello spermatozoo nel citoplasma. E poi c'e' il testo della legge 40 che dal febbraio 2004 stabilisce cosa e' possibile fare (e non fare) nel nostro Paese per cercare di appendere un fiocco, azzurro o rosa che sia, sulla porta di casa. Per questo motivo «Volevo diventare papa'» non e' soltanto un intenso e coraggioso racconto autobiografico ma e' un vero e proprio pamphlet che vuole «fare rumore» e al tempo stesso dare coraggio a tutte le coppie che attraversano lo stesso percorso. «La vergognosa legge 40 - dice Rosselli - ha quasi portato la sterilita' a essere una sorta di non-problema per chiunque non ne sia coinvolto da vicino, una situazione da vivere a meta' tra l'indifferenza e il fatalismo, e credo che questo sia assolutamente inaccettabile per qualunque Paese civile. Di sicuro lo e' per me. Credo che questo problema sia molto serio e meriti tutt'altra considerazione. Socialmente e politicamente». Forte l'attacco alla Chiesa per le «continue ingerenze oscurantiste».
«Mettersi a nudo, raccontando i particolari piu' intimi della mia vita con Paola e rivelandone aspetti a volte talmente privati da essere difficilmente confessabili non e' stato facile - continua Andrea - ma le motivazioni sono state piu' forti del pudore. Se anche una sola persona, alla fine del libro, capira' quanto e' assurda la legge 40 e se anche una sola coppia riuscira' a trarre uno spunto per proseguire, e magari vincere, una lotta che e' stata sul punto di abbandonare, o un po' di conforto per sopportare il dolore dei fallimenti, allora ne sara' valsa la pena».
Andrea e Paola oggi hanno 40 e 42 anni. Ne avevevano 29 e 31 quando hanno deciso di allargare la famiglia. Il primo contatto con il «pianeta sterilita'» e' avvenuto in una clinica di Milano. «Ci hanno fornito il listino prezzi - ricorda l'autore - come fosse un listino delle pizze. Pero' c'erano cifre, in lire, a sette zeri». Cosi' e' iniziato il «turismo procreativo», destinazione Svizzera. Provette, viaggi, punture, ecografie, tante speranze e delusioni ancora piu' cocenti. La coppia ossolana si e' poi imbattuta in un articolo di giornale che raccontava di un nuovo metedo israeliano: «Siamo stati forse i primi in Italia a sottoporci a questa sperimentazione. Si trattava di fare tre biopsie in giorni ben precisi del ciclo per far attecchire meglio l'embrione. La spiegazione mi era arrivata direttamente dalla dottoressa Nava Dekel, contattata con una mail. Alla clinica svizzera erano scettici ma nessuno avrebbe potuto fermarci». Alla fine del 2006 il sogno di una gravidanza dura troppo poco. E allora si scivola ancora nel buio, nei supermercati si evitano i reparti con pannolini e biberon e quando si passeggia si evitano accuratamente le vetrine prenatal: «Se il dolore di una coppia senza passeggino e' invisibile - dice Andrea - e' soltanto perche' e' invisibile anche il passeggino. Volevamo mollare, eravamo stremati». Poi, da un forum internet, un messaggio: «Siete troppo determinati, non vi rassegnerete mai». E' andata proprio cosi'. Andrea e Paola hanno deciso di bussare ancora ad una porta, ad un medico di Varese: «Ha voluto ripartire da zero e ci ha ordinato le analisi che avevamo gia' fatto tante volte. Nel frattempo ha prescritto a mia moglie delle pillole per abbassare la prolattina, da subito, cosa che non avevamo mai fatto prima. Qualche settimana dopo e' arrivata la buona notizia, una gravidanza ''normale'' che corona undici anni di amore e di lotta».
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