L’ordinanza ripropone in modo più preciso il problema del limite della creazione di soli tre embrioni
Rossella Bartolucci
Si aprono nuovi spazi per un giudizio più ampio della Corte costituzionale che il 4 novembre prossimo si troverà ad esaminare la legge n. 40 sulla procreazione medicalmente assistita. Il Tribunale di Firenze infatti ha sollevato nuove questioni di costituzionalità con un’ordinanza dettagliata, puntuale ed estesa a nuovi aspetti di irrazionalità della legge 40.
Il ricorso che ha promosso l’ordinanza è stato presentato da una coppia infertile, sostenuta dalle associazioni HERA Onlus di Catania e SOS Infertilità Onlus di Milano, con il collegio di difesa costituito dagli avvocati Maria Paola Costantini del Foro di Firenze, Ileana Alesso, Massimo Clara, prof. Marilisa D’Amico del Foro di Milano e Sebastiano Papandrea del Foro di Catania.
“Siamo contenti – dice la Signora Miriam – forse ci sarà qualcuno che ascolterà le nostre ragioni e non valuterà come irrisorie le nostre drammatiche e dolorose esperienze. Non è possibile che migliaia di coppie siano costrette ad andare all’estero per il silenzio e l’insensibilità del nostro Parlamento”.
La richiesta di procedere con la diagnosi preimpianto su di una coppia ad alto rischio genetico che cerca o di evitare la nascita di un figlio che nel 50% dei casi sarà malato di un tumore agli occhi o in alternativa affrontare l’aborto terapeutico, non può essere considerata eugenetica.
Nella diagnosi genetica preimpianto, non esiste nessuna possibilità tecnica e alcuna intenzione, di migliorare o modificare la specie. Si tratta di un falso problema posto da chi cerca di creare solo confusione. Piuttosto la diagnosi genetica preimpianto chiesta dalla coppia siciliana è una giusta considerazione per risolvere una situazione di sofferenza che trova ascolto nel dettato costituzionale e nell’art 3 della Costituzione.
L’ordinanza ripropone in modo più preciso il problema del limite della creazione di soli tre embrioni che risulta gravemente lesivo della salute delle donne ed è in violazione dell’art. 32, 2 e 13 della Costituzione. A tal fine, il giudice propone una riscrittura della norma, così che il numero degli embrioni da creare e da impiantare possa essere valutato caso per caso, secondo criteri medici e le specifiche condizioni della coppia e della donna.
La riscrittura della norma non si ferma qui poiché il giudice formula anche una proposta per ampliare la possibilità di crioconservazione degli embrioni sovranumerari.
Il giudice evidenzia infine due nuovi profili di incostituzionalità: quello relativo al divieto di riduzione embrionaria di gravidanze plurime e quello relativo alla impossibilità di revocare il consenso da parte della donna dal momento della fecondazione dell’ovulo. Ora la palla passa al giudice costituzionale, che potrebbe anche decidere di aspettare questa nuova ordinanza e riunirla alle altre questioni già pendenti.
Il Paese delle donne online http://www.womenews.net/spip3/spip.php?article2591
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