martedì 2 giugno 2009

Caos fecondazione

Novità per le coppie sterili in Italia: possibilità di fecondare anche più di tre embrioni e maggiore attenzione alla salute della donna. Ma non è tutto chiaro. «Prima era vincolante la legge, ora potrebbe esserlo il parere dei medico», dice il legale.
A dicembre, nuove linee guida

Fecondazione in vitro, embrioni, crioconservazione. C’è chi non ha mai sentito questi termini, ha avuto figli in modo naturale e senza problemi, e quindi non capirà o non si interesserà davvero a quello che sta succedendo in questi giorni in Italia:
la legge 40 del 2004, che regola la procreazione medicalmente assistita (Pma), dove l’ovulo e lo spermatozoo vengono fatti incontrare al di fuori del corpo della donna, cioè in vitro, è stata in parte cambiata da una sentenza della Corte Costituzionale.
Per alcuni si tratta di una rivoluzione, soprattutto per quelle coppie (nel 2007 era il 10-15 per cento dei cittadini in età fertile) che in questi cinque anni si sono recate all’estero per tentare di diventare genitori o, se rimaste in Italia, hanno dovuto affrontare le limitazioni della legge in questione. «La Consulta ha cancellato un punto fondamentale», spiega Maria Paola Costantini, l’avvocato dell’associazione Cittadinanzattiva, che ha seguito Miriam e Giovanni Ruta, una delle coppie il cui ricorso contro la legge ha portato alla sentenza di anticostituzionalità. «Il punto “sbanchettato” è questo: il limite di fecondazione e impianto di soli tre embrioni, al di là della considerazione della salute e dell’età della donna, cosa che ha diminuito finora i casi di successo e ha costretto le coppie sterili che se lo potevano permettere da un punto di vista economico ad andare all’estero, dove questo limite non c’è». Dunque, è la fine della ”dittatura” della legge in un ambito, come quello sanitario, in cui il parere del medico e la sua valutazione caso per caso sono fondamentali. Ma che cosa cambia, in concreto, da ora in poi? «La sentenza della Corte è in vigore dal 12 maggio scorso», continua la Costantini, «data di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale». Ciò significa che i quasi 300 centri italiani che si occupano di fecondazione assistita dovrebbero recepirla automaticamente. Caso per caso, il medico dovrebbe valutare e decidere di fecondare quanti embrioni ritiene opportuno al fine di aumentare le probabilità di una gravidanza, a volte anche più di tre.
E gli embrioni che avanzano? «Saranno crioncoservati», continua l’avvocato. «cioè messi nei refrigeratori che ora servono solo per la conservazione degli ovociti, cioè gli ovuli femminili prodotti in eccesso durante la stimolazione ormonale». Il fatto che si sia passati da una “dittatura” della legge al mondo dell’opinabile (in cui è il medico a pronunciarsi con la propria professionalità, ma anche con la propria morale) sta creando parecchia confusione. E a farne le spese potrebbero essere le coppie che già soffrono per la propria infertilità. «Alcuni centri hanno timore di “punizioni ministeriali”», dice Maria Paola Costantini. Perché la Consulta ha abrogato alcuni punti della legge 40, ma non dato indicazioni chiare per il futuro. Per questo il sottosegretario alla Sanità Eugenia Roccella ha annunciato per dicembre nuove linee guida. «Nel frattempo, in teoria», spiega l’avvocato Costantini, «anche i pazienti hanno voce in capitolo, mica solo il medico. Se si dovessero imbattere in un ginecologo che si rifiuta di produrre più di tre embrioni. possono chiedere di farsi mettere per iscritto la diagnosi e poi ricorrere in tribunale». Per chiarirsi le idee, i medici qualche giorno fa si sono dati appuntamento a Riccione. Una trentina di loro hanno firmato un protocollo comune con l’obiettivo di “offrire alle coppie il massimo dell’efficacia terapeutica e il minimo dei rischi per la salute”.
Gente ha chiesto alla dottoressa Eleonora Porcu, direttrice dei Centro di Sterilità dell’Ospedale Sant’Orsola Malpighi di Bologna, di spiegare che cosa cambierà d’ora in poi.


Dottoressa Porcu, miglioreranno le percentuali di successo in Italia che ora si assestano sul 25 per cento, contro una media europea del 31?
«Secondo me, no. Il problema non è cambiare la legge o meno quanto fare affidamento sulla qualità della sanità italiana. lo, anche in regime di legge 40, ho cercato di rendere eccellenti tutte le fasi del processo di procreazione assistita: migliorare il terreno di cultura di ovuli e spermatozoi, avvalermi di un team di biologi qualificati e così via. La media di successo del mio centro è del 33 per cento. Ma se si uniformasse la qualità delle strutture diverremmo competitivi in Europa intermini di procreazione assistita, e l’esodo si invertirebbe».

Nel caso un medico scelga di produrre più embrioni, come selezionerà quelli da impiantare?
«La scelta sarà naturale. Degli embrioni che si fecondano, solo la metà circa si sviluppa prima dell’impianto in utero, che può avvenire al massimo dopo cinque giorni. E poi, c’è una selezione morfologica aI microscopio per vedere quelli che hanno probabilità di crescere».

Non si tratta quindi di eugenetica, come teme la Chiesa?
«La diagnosi pre-impianto, intesa come prelievo di una cellula embrionale per verificare le caratteristiche genetiche (per esempio se l’embrione è malato), rimane limitata solo a casi eccezionali di serio sospetto di trasmissione di malattia genetica dai genitori al nascituro».

Aumenterà il numero degli embrioni congelati?
«La Consulta non ha cancellato il divieto di crioconservazione, se non in casi eccezionali. C’è la possibilità di creare più embrioni, è vero, ma solo quando è strettamente necessario. E comunque pochi sanno che prima della legge 40, fino al 2003, gli embrioni si potevano conservare senza limiti. Nel mio centro, per esempio, ne ho un centinaio che sono lì da vent’anni. Lo Stato deve dirci cosa farne. L’adozione o l’uso scientifico sollevano grandi interrogativi etici».

Gente

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