domenica 5 ottobre 2008

Fecondazione assistita ma più naturale

Corriere della Sera - 5 ottobre 2008

Gravidanza se non funziona la stimolazione ovarica

I risultati del metodo del ciclo spontaneo
Alla donna viene solo iniettata gonadotropina corionica per favorire la maturazione del follicolo delle ovaie

Il dieci per cento delle donne che ricorrono alla procreazione assistita non risponde all' iniziale stimolazione ormonale e non produce quindi le cellule uovo necessarie alla fecondazione. E poiché la Legge 40 impedisce la donazione degli ovociti, resta loro solo l' alternativa del ciclo spontaneo. Il metodo non prevede la stimolazione: i medici individuano il momento dell' ovulazione naturale, prelevano la cellula uovo e procedono quindi alla fecondazione in vitro. L' efficacia della tecnica è stata valutata in uno studio pubblicato su Fertility and Sterility dal gruppo di Mauro Schimberni, ginecologo dell' ospedale Sant' Andrea di Roma. I risultati, ottenuti su quasi 300 donne, indicano che il 9,8 per cento dei trattamenti si conclude con una gravidanza, con percentuali di successo più elevate nelle under 35. Lo studio, effettuato in un centro privato romano, ha usato la Fivet come tecnica di fecondazione in vitro. Il dato è in linea con quelli ottenuti in passato da altri gruppi, «ma è sensibilmente più basso del 18,9 per cento di gravidanze per trattamento che si ottiene con la Fivet preceduta dalla stimolazione», dice Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale della procreazione assistita dell' Istituto superiore di sanità. «Va però tenuto presente che le donne che non rispondono agli ormoni non avrebbero altre possibilità» osserva Carlo Flamigni, professore di ginecologia all' università di Bologna. Il metodo del ciclo spontaneo prevede un monitoraggio del ciclo della donna, eseguito con ecografie e dosaggi ormonali. Quando l' ovulazione è vicina si somministra la gonadotropina corionica, che favorisce la maturazione del follicolo, e 34 ore dopo si procede al prelievo dell' ovocita. «Abbiamo meno successi rispetto alle tecniche tradizionali, perché possiamo prelevare un solo uovo alla volta e perché il ciclo femminile può avere irregolarità difficili da individuare», spiega Schimberni. I tentativi però possono essere ripetuti quante volte si vuole, perché non c' è il rischio degli effetti collaterali dovuti agli ormoni stimolanti. «La tecnica è una valida alternativa anche nei Paesi che permettono la donazione di ovociti, dato che consente alla donna di essere la madre genetica di suo figlio» dice Schimberni. «Inoltre, è particolarmente indicata per chi ha avuto un tumore al seno o ha gravi malattie del fegato. Per queste donne, infatti, i rischi della stimolazione ormonale sono maggiori». «Ma questo è vero solo per il trattamento in sé» ribatte Flamigni. «Il vero problema, per le donne che hanno malattie di quel tipo, è legato agli ormoni che si produrranno durante la gravidanza».
Fronte Margherita

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