giovedì 28 gennaio 2010

Utero in affitto: «Volevamo fortemente un figlio»

Corriere della Sera - 28 gennaio 2010

La coppia di Mogliano sotto accusa: «Stiamo vivendo una tremenda sofferenza»

MOGLIANO VENETO (Treviso) - «Volevamo avere un figlio nostro, ora viviamo una tremenda sofferenza e vogliamo solo restare in silenzio». A dirlo è la coppia di Mogliano Veneto (Treviso) che dieci giorni fa è atterrata all'aeroporto Marco Polo di Venezia con in grembo una bimba di nemmeno un mese. Arrivavano da Kiev. Ma le date non coincidevano: la donna italiana era partita per l'Ucraina lo stesso giorno in cui era nata la piccola. «Surrugacy» hanno spiegato agli agenti della Polizia di Frontiera di Venezia i due genitori appena sbarcati. Hanno detto di essere ricorsi all'inseminazione artificiale dopo aver firmato un contratto con una ragazza ucraina: la madre surrogata che ha partorito la piccola e poi l'avrebbe ceduta alla coppia di italiani. Dalla clinica li avrebbero lasciati andare via con la neonata a una condizione: se registravano da un notaio (a Kiev) che la bimba era della madre italiana oltre che del papà. Sarebbe la pratica delle cliniche per non lasciare alcuna traccia della ragazza ucraina che ha portato a termine la gravidanza.
Donne che dopo aver ricevuto poche migliaia (a volte centinaia) di euro vengono di nuovo inghiottite dalla periferia di Kiev. Un caso su cui indaga la procura di Venezia. Tutto è nato dai contatti con il sito «russurrogate.com» dove il costo di una gravidanza surrogata - compreso albergo, ecografie e atto notarile - termina con l'ultima rata a 30mila euro. Alla «Isida clinic» si possono scegliere le ragazze «surrogate». Lo chiamano «turismo procreativo». In Svizzera, a esempio, è triplicato l'accesso alle cliniche specializzate come quelle di Kiev dopo l'introduzione della Legge 40 in Italia che vieta la fecondazione eterologa. Tanto che nascono siti come: «uteroinaffitto.org». Dietro si consuma un dramma di chi desidera avere un figlio tutto suo e oltreconfine si aggrappa a un'ultima speranza. Le cliniche prevedono due clausole per non eludere la legge ucraina: che la coppia sia sposata e l'impossibilità di avere figli per uno dei genitori.
La nebbia quel giorno ha dirottato il volo della coppia di Mogliano Veneto all'aeroporto di Venezia: dovevano sbarcare a quello di Treviso. I voli da Kiev non atterrano di solito al Marco Polo. Gli agenti della Polizia di frontiera, diretta dal dottor Antonio Campanale, al controllo passaporti, hanno incrociato i dati delle partenze con quella del ritorno della coppia e sono incappati in un caso che non ha precedenti: la maternità surrogata è vietata in Italia. Ma non lo è in Ucraina o in Usa o nella Gran Bretagna (ma aumentano i costi). Una pubblicità su un quotidiano di Kiev: «Madri in affitto, remunerazione a partire da 3mila euro». Ora la piccola è affidata al papà. E' sua figlia, lo attesta un esame del Dna che è stato fatto analizzare a Londra. Lo dovrà accertare anche quello disposto dalla procura veneziana. Il pm Giovanni Zorzi dovrà valutare l'ipotesi di reato per «alterazione di stato» visto che i genitori hanno registrato la piccola con una maternità (quella della donna italiana) che non è si mai verificata.

Ma.Gal

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