domenica 24 gennaio 2010

Fecondazione assistita: « No alle donne obese o fumatrici»

Corriere della Sera - 20 gennaio 2010

La Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) invita i medici a negarla a meno di decisi cambiamenti nello stile di vita

ROMA - Il ricorso alla fecondazione assistita dovrebbe essere proibito alle donne che bevono, fumano o soffrono di obesità anche moderata, a meno che non decidano di cambiare il proprio stile di vita. Lo afferma la Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia (Eshre) in una dichiarazione pubblicata dalla rivista Human Reproduction.

LE «LINEE-GUIDA» - Le raccomandazioni seguono la pubblicazione di uno studio che dimostra, sulla base di ricerche precedenti, che stili di vita impropri hanno un effetto negativo sui risultati delle procedure di fecondazione assistita. Secondo le linee-guida pubblicate, che non sono vincolanti, i medici della fertilità «dovrebbero rifiutare i trattamenti alle donne che hanno un consumo di alcol superiore a "moderato", a meno che queste non dimostrino la volontà di ridurlo. Anche le pazienti sovrappeso dovrebbero, secondo il documento, prima dimagrire: il rischio di complicazioni come il diabete gestazionale può aumentare fino a otto volte. Lo stesso discorso vale per le fumatrici, che in caso di fecondazione assistita vanno incontro a rischi maggiori di complicazioni. «Ci rendiamo conto che si tratta di argomenti delicati, in cui bisogna bilanciare il diritto alle cure con la salute della mamma e del bambino - conclude il documento - ma l'autonomia della paziente deve essere confrontata dalla responsabilità nei confronti della società e del futuro bambino». (Fonte Agenzia Ansa).

1 commento:

Paolo ha detto...

Pericoloso e discriminante.

Anzitutto non si tengono in conto nel documento considerazioni di natura familiare, sentimentale ed emozionale: una donna che non possa avere un figlio se non tramite questo genere di tecniche può essere portatrice di speranze, aspettative e necessità la cui ampiezza e complessità sull'identità della persona non credo possa essere facilmente contenuta in un documento di natura clinica. Penso ad una coppia, ad esempio, e a quello che può significare avere un figlio per il rapporto uomo-donna ma anche per le prospettive dello stare insieme, del mettere in piedi una famiglia.

Se mi si dice che la donna obesa ha uno stile di vita che non piace ai più e quindi non deve accedere alla procreazione, ed è anche questo che si legge tra le righe di quel documento, credo si stia affermando una concezione fascistoide della procreazione, ad un passo dall'eugenetica.