mercoledì 27 gennaio 2010

Il figlio sognato? A 40mila euro

La tribuna di Treviso — 27 gennaio 2010 pagina 14 sezione: CRONACA

Dai 20 ai 40 mila euro per un utero in affitto. Ecco quanto costa la speranza di avere un figlio per una coppia italiana costretta al «turismo procreativo» verso paesi esteri. «Le mete più battute sono il Canada, gli Stati Uniti o l’Est Europa dove la pratica è consentita». A parlare è il primario di ostetricia e ginecologia dell’ospedale Ca’ Foncello, Giuseppe Dal Pozzo. Sono le restrizioni delle leggi italiane alla procreazione assistita a costringere molte coppie ad affrontare il viaggio. Un viaggio in cui gli affari si intrecciano con l’etica e la morale. Un viaggio compiuto da decine e decine di coppie italiane ogni anno, nella speranza di riuscire ad avere quel figlio tanto desiderato. Viaggio rischioso, sul filo della legge, dove raggiri e truffe possono mandare in frantumi il sogno.

Professore, quanto successo alla coppia di Mogliano fermata al Marco Polo al rientro da Kiev con una bimba frutto di inseminazione artificiale ha aperto uno squarcio su un fenomeno poco conosciuto. Come si arriva a ricorrere all’utero in affitto per avere un figlio?

«Esistono agenzie specifiche che si occupano di offrire alle coppie tariffari e modalità per la pratica. Si trovano nei paesi dove “affittare un utero” è possibile. Parliamo di aree come il Canada, gli Stati Uniti, i paesi dell’Est Europa. Nel web esistono diversi siti dove si trovano informazioni in merito, anche molto dettagliate, ma credo che molte coppie trovino informazioni attraverso il passaparola, sentendo coppie che lo hanno già fatto».

Quali sono attualmente i limiti della legge italiana in merito alla fecondazione assistita?

«Le coppie vanno all’estero perché nel nostro Paese è legale solo il tipo di fecondazione in cui i gameti (spermatozoo e ovocita, ndr) appartengono alla coppia. Le pratiche di fecondazione che prevedono il ricorso a un donatore esterno, sia esso maschio o femmina, non sono ammesse».

Quali sono le coppie che ricorrono all’utero in affitto?

«Quelle in cui nella donna manca l’ovulazione, o per l’età avanzata o per patologie come l’arrivo di una menopausa precoce. Oppure le coppie in cui l’uomo soffre di azoospermia, ossia azzenza di sperma. Si è costretti così a ricorrere a un donatore e questo può essere una donna che mette a disposizione il proprio corpo e il proprio utero per l’intera durata della gravidanza».

Ci sono rischi?

«Non tanto a livello fisico, quanto piuttosto sul piano psicologico. Di fatto la coppia vede crescere un figlio geneticamente loro nel corpo di un’altra donna. Vi sono poi problemi a recuperare il proprio bambino, come accaduto alla coppia di Mogliano al ritorno dall’Ucraina. Di solito papà e mamma vivono con ansia il momento del parto perché non sanno se è stato naturale, se ci sono state complicazioni, se c’è stato un parto cesareo. Non ne hanno un controllo diretto».

Chi sono le donatrici?

«Donne povere, che hanno bisogno di soldi. Per loro una somma come diecimila euro può significare davvero la possibilità di cambiare vita. Di solito le coppie cercano di superare i sensi di colpa pensando a un atto di generosità da parte di queste donatrici. Ma la realtà è spesso diversa».

Laura Canzian

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