lunedì 14 dicembre 2009

«Tradimento» perpetrato tra pinze e provette

Il mattino di Padova — 12 dicembre 2009 pagina 03 sezione: NAZIONALE

Un figlio segreto è presente nell’inconscio d’ogni bambina, che un giorno sarà donna e madre. Ma se al momento opportuno egli non si materializza, ecco la medicina venire incontro con una tecnica collaudata alla coppia, che aspira a trasformarsi in nucleo genitoriale. L’intervento standardizzato a livello medico dev’essere tuttavia sottomesso al pensiero umano: così da far prevalere il desiderio - che prevede il rischio di ripetute frustrazioni - sul bisogno narcisistico, che esclude anche solo l’ipotesi d’un fallimento. La storia di questa coppia della provincia di Padova è singolare: due genitori in fieri si sottopongono ad alcuni interventi di fecondazione assistita in una clinica privata; non ottenendo risultati, si rivolgono alla struttura ospedaliera di Padova. La quale, dopo aver operato la donna, propone loro la tecnica della doppia inseminazione artificiale. Un primo tentativo a settembre fallisce, ad ottobre ci si mette di mezzo il caso, la negligenza, la fatalità: come definirli? Qualche ora dopo il ritorno a casa infatti, la coppia viene avvisata d’uno scambio in provetta del seme maschile, appartenente al partner di un’altra coppia, anch’essa in sala d’attesa per il medesimo intervento. Possiamo ben immaginare l’angoscia e lo smarrimento della donna: in brevi istanti costretta a rinunciare all’illusione di sentirsi madre, per affrontare la confusività riguardo alla figura del padre di suo figlio. S’infila nella realtà della coppia l’intollerabile fantasma della triade edipica, che rende indispensabile l’interruzione terapeutica; non potendo l’errore umano trasformarsi per la vita in un tradimento che, seppure perpetrato tra pinze e provette, nega ai genitori la loro identità di sangue. Per la donna è l’ennesimo vuoto nel ventre; un vero e proprio lutto della cui responsabilità, prima ancora d’aver conosciuto con certezza l’esito della fecondazione, questa volta è accusato un «altro», esterno alla coppia. Ora quest’ultima chiede alla struttura sanitaria un risarcimento per i danni fisici e psichici subìti. Ma è importante che essa cerchi di superare al più presto la frustrazione patita e la rabbia, riappacificandosi con l’accaduto: così che non vi siano più responsabili esterni da detestare né occasioni perdute, da rimpiangere. Responsabili delle proprie azioni, forti del desiderio d’un figlio e insieme fragili, come tutti noi esseri umani siamo, questi aspiranti padre e madre continuino a lottare con coraggio e costanza. Facciano ordine tra ritmi del corpo ed emozioni, speranze, paure, attese, desideri dell’anima. Per l’inscindibile legame, che tiene assieme corpo e mente e dalla cui segreta armonia prende avvio nei genitori una nuova vita, saranno infine premiati con l’arrivo del loro primo, meritatissimo figlio.

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