giovedì 7 agosto 2008

Vita Artificiale e Libertà di Scelta

Corriere della Sera - 2 agosto 2008

Tutto è cominciato con l' Enciclica del 1968 Humanae Vitae di Paolo VI. A 40 anni esatti di distanza, l' altro giorno il Corriere ha accolto nella sua pubblicità la «Lettera aperta al Papa» del movimento dei Catholics for Choice (il diritto di scegliere) sottoscritta da un centinaio di organizzazioni cattoliche di tutto il mondo. L' esordio della Lettera è duro: «Le gerarchie cattoliche hanno fondato sulla Humanae Vitae la politica di opposizione alla contraccezione». Politica, continua la Lettera, «che ha avuto effetti catastrofici sui poveri, ha messo in pericolo la vita delle donne ed esposto milioni di persone al rischio di contrarre l' Hiv». Ma il testo si ferma su questo problema ignorando il crescendo successivo. Con Wojtyla e Ratzinger la contraccezione e l' aborto vengono condannate allo stesso titolo. Ma perché? Con quale logica? La contraccezione - lo dice la parola - impedisce la concezione. E prevenire una gravidanza non è «uccidere», non è interrompere una gravidanza (aborto). Vorrei che qualcuno mi dimostrasse il contrario. Un altro passo in avanti consiste nell' asserire che l' embrione è già vita umana. Per dimostrarlo la Chiesa dovrebbe distinguere tra «vita» e «vita umana», e provare che le caratteristiche della seconda sono già presenti nell' embrione. In passato, e con San Tommaso, la vita dell' uomo era contraddistinta dalla presenza dell' «anima razionale». Ma quest' ultima, per Tommaso, arrivava «tardi», in vicinanza della nascita e non certo dell' embrione. Teologicamente parlando l' ostacolo è grosso, e Wojtyla lo supera dimenticandosi dell' anima e citando la scienza. Così: «La scienza ha ormai dimostrato che l' embrione è un individuo umano che possiede fin dalla fecondazione la propria identità». Ma la scienza può soltanto attestare che l' embrione è programmato per diventare, dopo 9 mesi, un individuo umano ma non che lo è già sub specie di embrione. Anche se un uovo diventerà una gallina non è gallina finchè resta uovo; né io, mangiando un uovo, divento assassino di una gallina. Dunque, in teoria qualsiasi vita è intoccabile (anche quella dei pidocchi o delle zanzare), visto che la Chiesa spesso e volentieri confonde tra qualsiasi vita e vita specificamente umana. In pratica, però, la vita intoccabile è solo la vita dell' uomo. Ma ecco ancora un ulteriore salto in avanti. Finora la vita umana era intoccabile «in entrata» (aborto) e anche «in pre-entrata» (contraccettivi); ma «in uscita» le persone erano lasciate libere di morire. Beninteso, non di suicidarsi ma di morire «naturalmente». Ma siccome la scienza ha inventato la sopravvivenza artificiale, ecco che oggi la Chiesa nega il diritto di morire anche a chi, come essere umano, è già morto. L' ultimo caso è quello di Eluana Englaro, in coma profondo da addirittura 16 anni. A questo punto i genitori chiedono che venga staccata dal macchinario che la tiene in vita (in vita vegetale) e due tribunali (Cassazione e Corte d' appello) consentono. Apriti cielo! A distanza di pochi giorni il pg di Milano blocca. Il che implica che dovrebbe intervenire il Parlamento. Sì, il Parlamento si dovrebbe svegliare nel consentire il «testamento biologico» di ciascuno di noi quando siamo ancora sani di corpo e di mente. Anche il legislatore «papista» lo potrebbe benissimo fare in tutta coerenza, visto che Wojtyla si era rimesso alla scienza per stabilire quando comincia la vita. E la scienza stabilisce che una persona è morta quando il suo cervello è morto, quando l' elettroencefalogramma è piatto e non rileva più onde magnetiche cerebrali. Punto e finito lì. Per me. Ma non per la deputata azzurra Isabella Bertolini la cui mozione, sostenuta da 80 firme di neo-sanfedisti, chiede che il governo introduca «il divieto di qualunque atto che legittimi pratiche eutanasiche o di morte indotta». Non facciamo finta di non capire. Questo testo impedirebbe il «testamento biologico». Già consentito negli Usa, in Gran Bretagna, in Francia, in Spagna, agli italiani non lo si vuole consentire. Poveri noi, e intanto povera Eluana.

Sartori Giovanni

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