sabato 19 luglio 2008

2038, padri (e madri) anche a cent'anni

Corriere della Sera - 18 luglio 2008

Previsione di «Nature»: infertilità ko «Entro 30 anni l'impossibilità di avere figli verrà debellata»

LONDRA — Avremo figli senza più fare l'amore, infischiandocene dell'età avanzata o dei rischi di un parto prematuro. Tra pochi decenni, nel 2038, l'infertilità sarà solo un brutto ricordo. Ne sono convinti i maggiori esperti di fecondazione assistita che, intervistati dalla rivista Nature in occasione del trentennale della nascita di Louise Brown, disegnano per il prossimo futuro scenari fantascientifici.

Le donne dimenticheranno l'odioso ticchettio dell'orologio biologico, per loro la maternità sarà possibile anche a cento anni. Come? I primi esperimenti sono già stati compiuti sui topi. In futuro sperma e ovuli saranno ricavati dalle cellule staminali della pelle. Ne è sicuro Davor Solter, biologo dello sviluppo dell'Institute of Medical Biology di Singapore: «A quel punto — spiega a Nature — qualsiasi persona, a prescindere dall'età, potrà procreare. Che sia un bebè o un anziano. Avremo a disposizione milioni di gameti da combinare a nostro piacimento». All'Abramo della Bibbia, padre a cento anni, e ai suoi seguaci, da Jean-Paul Belmondo a Saul Bellow, si aggiungeranno nutrite schiere di donne che desiderano vivere una seconda giovinezza. Oggi, infatti, diventare madri dopo la menopausa è possibile ma soltanto ricorrendo all'ovodonazione.

Buone notizie anche per le coppie omosessuali che non avranno più bisogno di cercare donatori e donatrici per formare una famiglia visto che anche un uomo potrà produrre ovociti e che, grazie all'utero artificiale, sarà possibile far crescere un feto fuori dal corpo della donna. L'ectogenesi potrebbe debellare la piaga dei parti prematuri e delle gravidanze a rischio, ma a che prezzo? «Quelli che lavorano sull'utero artificiale — dice Scott Gelfand, direttore dell'Ethics Centre all'Oklahoma State University di Stillwater — non parlano più apertamente dei loro progressi. Perché le conseguenze potrebbero essere spaventose. Penso alle assicurazioni sanitarie che potrebbero obbligare le donne a usare l'utero artificiale in caso di una gestazione difficile». Le implicazioni etiche sarebbero infinite. «Pensiamo all'aborto — dice Gelfand —, il governo potrebbe approvare una legge che obbliga chi interrompe una gravidanza a mettere il feto dentro uno di questi uteri. Negli Stati Uniti ci sono un milione di aborti all'anno, questo vuol dire che nascerebbero un milione di bambini in più. Un incubo. Quando ne parlo persino gli anti-abortisti tremano».

Una cosa è certa. Nei prossimi anni la diagnosi preimpianto farà passi da gigante e non verranno più al mondo bambini malformati o con malattie genetiche. «Non credo però che si arriverà ad avere figli su misura — dice Susannah Baruch direttore di genetica riproduttiva al Genetics and Public Center della Johns Hopkins University di Washington —. Non c'è un singolo gene che predica capelli biondi, occhi azzurri, altezza o magrezza. Nessuno di noi è un modello perfetto e nessun bambino potrà mai esserlo. Sarà probabile avere una serie di embrioni e poter sapere tutto su come sono i loro geni, su quali problemi potrebbero avere. Poi saranno i genitori a decidere». Si potranno correggere particolari malattie ancor prima della nascita grazie a «cromosomi artificiali e speciali cassette genetiche» prevede Alan Trouson, pioniere della fecondazione assistita e direttore del California Institute per la medicina rigenerativa di San Francico.

E poi la fecondazione assistita sarà alla portata di tutti, anche dei Paesi in via di sviluppo. Un ciclo potrebbe arrivare a costare solo 70 euro contro i tremila di oggi. Una manna per le donne africane che soffrono d'infertilità e oggi non possono curarsi. «La tecnologia — dice Zev Rosenwaks, direttore del Centre for Reproductive Medicine and Infertility di New York — ci permetterà di sradicare completamente l'infertilità. Avremo sperma e ovociti per tutti». Ma, fantascienza per fantascienza, non è che il futuro ci riserva uno scenario stile «The Island», il film in cui la bella Scarlett Johansson interpreta il ruolo di una ragazza creata su misura per fare da riserva di organi alla sua padrona? «Non c'è nessun bisogno medico di clonare un essere umano — assicura Miodrag Stojkovic, biologo, esperto in cellule staminali al Prince Phillip Centre of Investigation a Valencia in Spagna —. Anzi è una tecnica dannosa. Quando riusciremo a riprodurre gameti umani dalle cellule staminali, tutto sarà facile».

Monica Ricci Sargentini

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