venerdì 30 aprile 2010

Embrioni congelati, dal Veneto la prima richiesta di adozione

Corriere della Sera - 30 aprile 2010

Progetto del ministro Fazio, coppia vicentina offre la disponibilità

PADOVA — Lei ha 36 anni e insegna alle scuole medie, lui ne ha 38 ed è impiegato in un’azienda. Sposati da dodici anni, cullano un grande sogno: un bambino. Ma per questa coppia vicentina avere un figlio non è impresa facile, problemi di infertilità hanno già vanificato sei tentativi di fecondazione assistita affrontati in strutture di Abano Terme (quattro) e Padova. Ecco allora l’idea, affidata ad un avvocato, di presentare domanda per l’adozione di embrioni congelati rimasti orfani dopo il procedimento di inseminazione artificiale vissuto con successo da altre donne, perchè «in eccesso».

«Secondo una ricognizione effettuata dall’Istituto superiore di sanità nel 2007 su 88 centri italiani, nel nostro Paese ci sono 3415 embrioni congelati — spiega il professor Carlo Foresta, direttore del Centro di crioconservazione dei gameti maschili dell’Azienda ospedaliera di Padova, che ha preso in cura la coppia vicentina —. Nessuno è stato inviato a Milano, come disposto a suo tempo dall’ex ministro alla Salute Girolamo Sirchia, perciò l’attuale titolare dello stesso dicastero, Ferruccio Fazio, ha nominato una commissione per decretarne il destino. Esclusa l’ipotesi di distruzione a meno che non risultino alterate le funzioni vitali, evento impossibile con una conservazione a -180 gradi, l’organismo designato ha avanzato la proposta di darli in adozione a coppie sterili. Il ministro Fazio l’ha accolta, ora dovrà adoperarsi perchè questa idea diventi legge». Nel frattempo il passaparola sta facendo il giro dei coniugi infertili, anticipati da quelli vicentini. I primi a presentare domanda ufficiale di adozione. «Sarebbe la realizzazione di un sogno—confida lei—se penso che da tanti anni proviamo ad avere un bambino e ce ne sono tanti congelati in attesa di una mamma e un papà, mi sembra assurdo. Uno spreco. Spero che scienziati e legislatori lo capiscano e aprano la strada a questa grande opportunità, che mi consentirebbe di mettere al mondo un figlio preso in adozione».

La signora è ancora piuttosto giovane, perciò è candidata a nuovi tentativi di fecondazione assistita. «Ma, ogni volta, sottopormi a una nuova stimolazione ormonale è pesante — rivela — anche psicologicamente. Il nostro problema è che gli spermatozoi non riescono a raggiungere l’ovocita, quindi le possibilità di riuscita non sono molte. Per me, che tra l’altro lavoro in mezzo ai ragazzini, non potere avere figli è una grande sofferenza. E così, insieme a mio marito, ho dato la disponibità ad accogliere embrioni abbandonati da altre donne, perchè prodotti in sovrannumero. Siamo fiduciosi, non ci arrendiamo». La coppia veneta è disposta ad adottarne anche più di uno. «Il mio ginecologo dice che, essendo ancora giovane, sarei in grado di sostenere l’impianto anche di due — spiega l’insegnante — e io già fantastico. Sarebbe meraviglioso, per una donna che non riesce a rimanere incinta, poter partorire addirittura due bambini. Sarebbe il massimo, ma dobbiamo sperare nella celerità del legislatore a emanare una normativa che consenta tutto ciò. Io ci credo veramente, la mia domanda è sempre valida». Di tutto questo si parlerà oggi, nell’aula Morgagni del Policlinico universitario di Padova, nel corso del convegno «L’esame del liquido seminale nelle linee guida internazionali. Analisi critica e confronto », presieduto dallo stesso Foresta.


M.N.M.

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