giovedì 2 luglio 2009

Governo-Tribunale di Bologna, lite sulla fecondazione assistita

Corriere della Sera - 2 luglio 2009

Tecnobios, unica in Italia autorizza la diagnosi preimpianto su coppie non sterili. Il centro: partiamo subito. E il sottosegretario agli Interni Mantovano: sovvertita la legge

Da oggi il centro di procreazione assistita Tecnobios eseguirà la diagnosi preimpianto anche alle coppie non sterili. Per ora è l’unico in Italia. Lo annuncia il direttore del centro, Andrea Borini, che riconnette il via libera all’ordinanza del tribunale di Bologna che, qualche giorno fa, ha accolto il ricorso di una coppia fiorentina nella quale la donna è portatrice della distrofia muscolare. Il primo figlio ha ereditato la malattia e ora la giudice Chiara Gamberini ha autorizzato la diagnosi sull’embrione per non far nascere un altro bimbo malato. «La sentenza fornisce un chiarimento dei dubbi posti dalla Corte costituzionale», ha spiegato Borini. L’apertura riguarda le coppie fertili che non sono state in grado di concepire nei mesi precedenti l’accesso al centro di Procreazione medicalmente assistita (Pma) e quelle che hanno già avuto figli con gravi patologie genetiche e potranno abbandonare l’embrione malato. E benché l’ordinanza bolognese si iscriva nel percorso indicato a marzo dalla Consulta, ce n’è abbastanza per far insorgere il governo e la maggioranza di centrodestra che nel 2004 approvò la legge 40, tra le più restrittive in Europa in tema di accesso alla Pma. «È sconcertante, un vero e proprio tentativo di riscrittura della legge 40», denuncia il sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella. Il vicepresidente Pdl della Camera, Maurizio Lupi parla di «uso distorto delle sentenze che stravolgono l’ordine istituzionale in ragione di posizioni meramente ideologiche». Attacca anche l’Udc con Luca Volontè per il quale «l’ordinanza conferma che la sentenza della Corte Costituzionale non era un caso isolato» e sarebbe in atto «una deriva giurisdizionale». Nel Pdl c’è anche la componente ex radicale per la quale l’ordinanza è corretta, ma l’affondo più pesante arriva dal sottosegretario agli Interni Alfredo Mantovano: il tribunale «sovverte la legge», dice. «Quando qualcuno propone l’elezione diretta dei pm o dei giudici — osserva Mantovano — i magistrati insorgono, sostenendo che la loro funzione non può essere condizionata dalle dinamiche della formazione del consenso. Logica vorrebbe una sana reciprocità: i giudici non sostituiscano il Parlamento».
SCUTELLARI - A Mantovano, ex magistrato, replica il presidente del tribunale di Bologna, Francesco Scutellari: «Non mi risultano procedimenti disciplinari a carico di magistrati del tribunale di Bologna che abbiano esorbitato dai loro poteri. Conosco solo in parte il provvedimento, mi riservo di approfondirlo, ma credo che non lo conosca neanche il sottosegretario. Quindi le sue considerazioni a caldo —aggiunge Scutellari —non rendono un buon servizio alla giustizia. Purtroppo va di moda delegittimare i magistrati. Ma finché rimangono nell’ambito della norma i magistrati hanno il compito di interpretarla secondo coscienza. E invece l’interpretazione che non va a genio a una certa parte politica viene considerata contra legem. È questo l’uso strumentale della giustizia».

Alessandro Mantovani

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