lunedì 24 maggio 2010

Diventerà mamma per la prima volta a 57 anni

Repubblica — 24 maggio 2010 pagina 1 sezione: TORINO

Diventare mamma per la prima volta a 57 anni, con un papà che sfiora i settanta. E' quanto succederà - un caso senza precedenti nella storia dell' ospedale - questa settimana al Sant' Anna, nella clinica universitaria, quando con un parto cesareo nascerà il bambino di una signora già ricoverata da alcuni giorni e seguita ormai da quattro mesi dai medici torinesi. In Corso Spezia la vicenda è avvolta dal riserbo, non soltanto per il rispetto della privacy dovuta a ogni paziente ma perché clinici e infermieri sanno bene che il caso è di quelli destinati a far discutere. In assoluto, perché le ' mamme-nonne' sono al centro, in Italia e nel mondo, di una controversia che dura come minimo dal 1993, quando Liliana Cantadori mise al mondo un maschietto a 61 anni con l' aiuto di Carlo Flamigni, famoso ginecologo bolognese. Seguì, nel 1994, Rosanna Della Corte, che con i suoi 63 anni tuttora detiene il ' record' . Ma anche in particolare, perché questa storia sembra fatta apposta per riaccendere le polemiche sulla fecondazione artificiale, i limiti imposti dalla controversa legge italianae le scappatoie all' estero che - nel frattempo - hanno attratto migliaia di donne che nel loro paese non avrebbero potuto avere un figlio. Tra i 40 e i 45 anni, infatti, la fertilità femminile precipita (non così quella maschile), e intorno ai 50 cessa del tutto. Non a caso, molti ginecologi, tra i quali il torinese Alessandro Di Gregorio, tendonoa respingere le pazienti che cercando un figlio dopo la menopausa: "I rischi sono troppo elevati - spiega il medico - soprattutto per la madre, che a quell' età ha probabilità molto maggiori di sviluppare patologie come la gestosi, il diabete o l' ipertensione. E più in generale non mi pare una scelta giusta neppure per il nascituro". Ma le storie umane, si sa, sono diverse una dall' altra. Così la coppia torinese, formatasi dopo unioni precedenti a un' età nella quale di solito non si spera più né nell' amore né tanto meno nella discendenza, ha deciso di tentare il tutto per tutto pur di dare un seguito alla propria unione. Nessuno, neppure al Sant' Anna, sa in che modo sia stata ottenuta la gravidanza: se è vero infatti che la legge italiana vieta la donazione di ovuli e quella di embrioni, è altrettanto vero che quando una donna incinta si presenta in un ospedale pubblico ha dirittoa ricevere l' assistenza e le cure del caso indipendentemente dalle terapie alle quali può essersi sottoposta. Ma è ragionevole immaginare che anche la signora A., e il lieto evento che sta per prodursi nel più grande ospedale materno-infantile della regione, debbano aver fatto ricorso o alla donazione di ovociti (in Spagna, Grecia, Ucraina e Russia centinaia di giovani donne ' regalano' i propri ovuli alle più attempate signore arrivate dal resto d' Europa) o addirittura a un' embriodonazione, cioè a una fecondazione totalmente eterologa alla quale l' aspirante madre fornisce soltanto il proprio utero. La pratica può costare tra i 6.000 e gli 11.000 euro: dipende dai costi aggiuntivi per viaggio e albergo e dal numero di tentativi necessari a ottenere una gravidanza. Le ricerche, condotte soprattutto negli Stati Uniti, dimostrano che l' età della madre non influisce sulla salute del bambino, anche perché gli ovociti appartengono a donne molto più giovani e i rischi genetici (come quelli di sindrome di Down, che crescono con l' età materna) sono quindi azzerati. Resta una domanda preliminare: è giusto far nascere un bambino che avrà genitori dell' età che normalmente appartiene ai nonni? Perdonata alle star del cinema e dell' arte, la questioneè aperta peri comuni cittadini, come la coppia che sta per festeggiare al Sant' Anna. La perplessità tra i medici torinesi è forte, ma i codici deontologici parlano chiaro: occorre fare di tutto perché gravidanza e parto si concludano felicemente.

VERA SCHIAVAZZI

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