domenica 1 aprile 2012

E i mancati genitori scoppiano in lacrime. "Era l'ultima speranza di avere un figlio"

La Repubblica - 1 aprile 2012

La rabbia delle coppie: il destino si accanisce contro di noi, faremo causa. Il percorso per la maternità è duro: "In quelle provette c'è il tuo tesoro, il tuo sguardo su una nuova vita, c'è tutto"
 
ROMA - "Era la nostra ultima speranza, avevamo l'impianto programmato per aprile. Anni di attese, mesi di sogni ad occhi aperti... ma allora forse è destino, forse è Dio che non vuole farci avere bambini. Perché, perché, perché? Adesso ci devono risarcire, devono pagare tutto". C'è chi piange in silenzio, chi invoca giustizia. Chi guarda nel vuoto, chi organizza azioni legali. Hanno urlato il proprio dolore nei corridoi del San Filippo Neri quelle coppie che volevano diventare genitori, e che tra poche settimane, forse, lo sarebbero diventate. Se i loro embrioni non fossero andati distrutti per un'assurda imperizia.

Chi sognava il primo figlio, chi il secondo. Forse però. Perché la fecondazione assistita è un percorso faticoso, duro, e spesso amaro. La scoperta della sterilità, poi le cure, gli ormoni, la speranza di farcela. Tanti fallimenti, alcuni successi. "E quando riesci a produrre degli ovociti, e poi a fecondarli, e dunque a creare un embrione", racconta Emma B, 39 anni, romana, dell'associazione "Cerco un bimbo", affetta da una grave endometriosi, "quell'embrione è il tuo tesoro, la tua speranza, il tuo sguardo su una nuova vita, è tutto". Perché già arrivare al congelamento dell'embrione è una vittoria, dice Emma, che da 10 anni cerca di diventare mamma, eppure ha nella voce la determinazione di chi non si arrende. "Se come nel mio caso fallisci la prima volta, sai che potrai riprovarci, sai
che in quei contenitori di azoto liquido c'è un pezzo di te, e se mi dicessero che i miei embrioni sono stati distrutti ne sarei devastata, perché nella ricerca di un figlio si investe tutto. Mio marito ed io ci proviamo da dieci anni, mi viene la pelle d'oca a pensare che i nostri embrioni congelati, che con tanta fiducia abbiamo affidato al centro che ci segue, potrebbero essere danneggiati e distrutti. Queste coppie devono chiedere e avere giustizia".

Raccontano i medici del reparto di crioconservazione del San Filippo Neri che le scene di dolore sono state forti e strazianti, soprattutto da parte di quelle coppie in attesa di poter avere il primo figlio. Giovanni Stazzi vive in Sicilia e ha un'azienda agricola. A 45 anni è diventato padre di due gemelli. Dopo un calvario durato quasi 15 anni. "Quando ho visto la notizia su Internet ho provato un moto di rabbia, di angoscia tremenda. Mia moglie Ambra e io ci abbiamo messo un tempo infinito a diventare genitori, e ci siamo riusciti nel periodo più buio per l'Italia, gli anni della legge 40, quando era addirittura proibito congelarli gli embrioni. Per fortuna noi avevamo iniziato prima, e proprio su suggerimento dei medici, nel 2004, prima che passasse la legge, avevamo congelato 4 embrioni in un centro di Milano. Soltanto nel 2007, perché Ambra aveva avuto problemi di salute, è avvenuto l'impianto". Un miracolo, dice commosso Giovanni, "due embrioni, due bambini". "Ma in quegli anni, mentre aspettavamo - continua Ambra - ci rassicurava sapere che i nostri embrioni erano lì, in quel centro famoso, in una specie di bunker protetto pieno di contenitori di azoto liquido con dentro tante provette, e quei minuscoli concentrati di vita che poi sarebbero diventati i nostri figli. Se li avessimo perduti non so cosa avremmo fatto. E non saremmo stati in grado di produrne altri, perché per la mia malattia sono poi diventata totalmente sterile... Spero che quelle coppie abbiano giustizia, e l'ospedale sia condannato".

Ed è probabile, come avverte l'avvocato Filomena Gallo, vicepresidente dell'Associazione Luca Coscioni, che una valanga di azioni penali si rovescino sul San Filippo Neri, "perché il danno subito dalle coppie è incalcolabile". Ma per la Gallo, a cui si devono alcune tra le più tenaci battaglie e vittorie contro la legge 40 "la responsabilità è nei mancati controlli della regione Lazio sui centri di Procreazione Medicalmente Assistita". Sussurra uno dei pazienti del centro di riproduzione assistita del grande nosocomio romano: "Non possiamo avere figli, avremmo dovuto fare a breve una fecondazione in vitro. Per questo mia moglie si è sottoposta ad una fortissima stimolazione, è riuscita produrre 12 ovociti che erano conservati qui, al San Filippo Neri. Tutto distrutto. Ora avvieremo un'azione legale per essere risarciti".

Rabbia, dolore, lutto. I tempi della giustizia sono spaventosamente lunghi, quelli per avere un figlio, dopo anni di cure, incredibilmente brevi. Andreina è una ragazza di 30 anni, infermiera. Affida il suo pensiero al forum "Gravidanza e sterilità". "Quando ho sentito la notizia ho pianto e ho messo le mani sulla mia pancia all'ottavo mese. Aurora nascerà a fine maggio, ma per 2 anni il mio embrione è rimasto congelato. Pensavo a quella provetta, a quel cosino e sorridevo. Aspettavo. Se fosse accaduto a me oggi Aurora non ci sarebbe. È atroce".


MARIA NOVELLA DE LUCA

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