mercoledì 9 settembre 2009

SPAGNA - Procreazione assistita, nuova tecnica per sviluppo ovulo in utero

Un gruppo di ricercatori dell'Universita' di Losanna ha messo a punto una tecnica di riproduzione assistita grazie alla quale l'ovulo fecondato 'in vitro' si sviluppa direttamente dentro l'utero della madre (e non piu' in laboratorio). E secondo El Pais, in Europa sono gia' nati due bebe' con questa tecnica.
Attualmente sono tra l'1 e il 4 per cento i bimbi che nascono con tecniche di riproduzione 'in vitro'; ma con le tecniche abituali, l'ovulo fecondato dagli spermatozoi trascorre circa tre giorni in laboratorio: gli embrioni cioe' si sviluppano in colture con sostanze che tentano di emulare quelle che si trovano nell'utero materno, vengono collocati in incubatrici che tentano di imitare la temperatura e la luce dell'utero materno; e solo alla fine gli embrioni migliori vengono selezionati e impiantati nell'utero materno. Ma nonostante gli sforzi per riprodurre in laboratorio le condizioni biologiche della gravidanza, il grembo materno continua ad essere un ambiente unico. Ora un gruppo di ricercatori ha messo a punto un metodo per cui l'ovulo fecondato in vitro non passi piu' attraverso questo processo di laboratorio e lo sviluppo embrionale avvenga direttamente, dal primo momento, dentro l'utero della madre. La fecondazione avviene cioe' sempre in vitro, ma la divisione cellulare si realizza dentro l'utero.
Secondo Carlos Simon, direttore scientifico dell'Instituto Valenciano de Infertilidad, che partecipa al progetto, direttore del Banco de Celulas Madre del Centro Principe Felipe de Valencia, i risultati ottenuti sono buoni, anche se il metodo e' ancora in fase sperimentale.
La chiave di volta della nuova tecnica e' in una capsula di silicone di appena 0,4 millimetri di diametro e un centimetro di lunghezza, che viene introdotta nell'utero. Al suo interno si trovano tra i 3 e gli 8 ovuli appena fecondati. Alle sue pareti sono impiantate aghi minuscoli che consentono ai fluidi dell'endometrio di alimentare gli ovuli in modo che avvenga la divisione cellulare e si formi l'embrione. Dopo tre-cinque giorni, il dispositivo viene estratto, si seleziona l'embrione che si e' sviluppato meglio e questo poi viene trasferito definitivamente nell'utero. Il dispositivo e' stato messo a punto da ricercatori dell'Universita' Politecnica di Losanna, in Svizzera. Ai test partecipano anche strutture sanitarie in Gran Bretagna, Belgio, Germania, Svizzera e Spagna. Nello studio pilota, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista Human Reproduction, i ricercatori hanno garantito la sicurezza della tecnica per quanto riguarda la salute della madre e non hanno individuato anomalie genetiche nell'embrione.

Aduc - 8 settembre 2009

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