Corriere della Sera - 24 dicembre 2008 - Pagina 22
Ero stata alla banca del seme. Con l' arrivo del divieto mi è crollato il mondo addosso
MILANO - Una delusione d' amore e la voglia di ricominciare con un figlio tutto suo, solo suo. La decisione di ricorrere alla fecondazione: le analisi, gli esami, la scelta del seme. Poi il sogno che si infrange contro il muro della legge 40. È la confessione di una madre mancata quella che Marina Suma ha deciso di affidare alle pagine del mensile «Ok Salute». Una storia in cui molte donne italiane non faranno fatica a riconoscersi. Tutto comincia sei anni fa. L' attrice napoletana ha 43 anni, una storia appena finita alle spalle ma le idee molto chiare: «Avrei allevato io mio figlio, senza un padre. Un bebè nato dal mio grembo, con il seme di un maschio che non avrei visto in faccia». Si sottopone a tutti i test necessari: le analisi del sangue per verificare i dosaggi ormonali, le ecografie, l' isterosalpingografia per verificare lo stato delle ovaie e l' isteroscopia per controllare la conformazione dell' utero. In una banca l' attrice sceglie il seme che l' avrebbe fecondata. Poi arriva la telefonata che manda tutto all' aria. È il suo ginecologo: «C' è la legge 40. L' eterologa è diventata illegale nel nostro Paese». Siamo nel febbraio 2004: «Mi crollò il mondo addosso: il sogno, che avevo nutrito per mesi nel cuore, disintegrato da un pezzo di carta votato dal Parlamento». Qualche mese dopo la Suma incontra Claudio, l' uomo che ancora oggi è al suo fianco. Ora in due le cose cambiano, la legge non è più d' intralcio. La strada però ricomincia subito in salita: gli esami mostrano che nell' utero dell' attrice si sono formati dei fibromi. Nulla di grave, può capitare con il passare degli anni. Però è per questo che non riusciva a rimanere incinta in modo naturale. Marina non si scoraggia. Scarta subito l' ipotesi di un' inseminazione in provetta: «Non me la sentivo di intraprendere un percorso così impegnativo, con l' aspirazione in anestesia degli ovociti e poi l' impianto dell' embrione nell' utero». Si prepara così ad affrontare la fecondazione in vivo, dove il ginecologo inietta gli spermatozoi direttamente nelle vie genitali della donna. Dopo il ciclo di stimolazioni ormonali, il primo tentativo. Niente da fare. Sette mesi più tardi l' attrice, che nel frattempo ha compiuto 45 anni, ci riprova. Ancora nulla. Si può ricorrere a un' ennesima inseminazione - dicono i medici - ma prima è necessario rimuovere quella che molto probabilmente è la causa degli insuccessi: l' unico modo per asportare i fibromi è un intervento chirurgico. A questo punto la donna capisce che è arrivato il momento di dire basta: «Da sola, con il silenzioso sostegno di Claudio che mi ha lasciato completa libertà di scelta, decisi di mettere via il pensiero. La vita stava chiedendo il conto. Non dovevo forzare una maternità che non c' era verso di far arrivare». Una resa che però non ha il sapore della sconfitta: «Certe cose le avverti a pelle: io capii che non sarei mai stata madre. Non per questo mi sento meno femmina. Anzi».
R.I.
Tribunale Bologna:"Eterologa è diritto"
10 anni fa
Nessun commento:
Posta un commento