lunedì 28 aprile 2008

Un bambino su dieci è figlio di immigrati

ROMA - Cifre, calcoli, statistiche: continuano gli studi e le previsioni per capire il preoccupante destino demografico dell' Italia, paese con uno dei più bassi livelli di natalità. Gli italiani fanno pochi figli e la leggera crescita degli ultimi anni (dall' 1,32 del 2005 all' 1,35 del 2006) è significativa ma non sufficiente, fa sperare ma non tranquillizza. Il bilancio nazionale però riesce ad essere in positivo per l' alto tasso di fecondità delle cittadine straniere che hanno una propensione a fare figli doppia rispetto alle italiane: è figlio di immigrati 1 bambino su 10, mentre gli stranieri rappresentano il 5 per cento della popolazione. è quanto emerge da uno studio del Centro Artes di Torino, specializzato nella diagnosi e nel trattamento della sterilità di coppia, che ha elaborato i dati ufficiali di Istat, Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e le stime 2007 C. I. A. Il tasso di fertilità nei 15 paesi dell' Ue fra il 1960 e il 2007 è sceso da 2,59 a 1,50 figli per donna. «Il calo delle nascite in Italia è un dato evidente - spiega Alessandro Di Gregorio, direttore del Centro Artes di Torino - Complice anche un' evoluzione della società che ha spostato in avanti l' età media delle donne che scelgono di diventare madri. Le difficoltà a rimanere incinta, quindi, aumentano e l' introduzione della Legge 40 non ha migliorato la situazione. In soli 4 anni, dall' entrata in vigore della legge, le nascite sono diminuite del 2,78 per cento. Per non parlare delle altre gravi conseguenze: è quadruplicato il numero delle coppie che, con la speranza di concepire un figlio, si sono recate all' estero (+200) e le gravidanze multiple sono passate da un 16 per cento ad un 23 per cento, con conseguenti rischi per la salute dei feti, che possono portare alla morte neonatale per prematurità». Cala, quindi, il numero di nascite in Italia mentre quello dei nati stranieri registra un incremento (da 48.925 nel 2004 a 57.925 nel 2007 con un saldo positivo di 8.840 nati). Inoltre, il ritmo di crescita medio annuale degli stranieri, secondo le stime Caritas-Migrantes, è di circa 325 mila, un dato che porta ad ipotizzare più che un raddoppio della popolazione immigrata da qui a 10 anni: tenuto conto che la velocità di crescita della popolazione straniera non sembra tendere a diminuire, nel 2050 gli extracomunitari rappresenteranno dal 17 al 20 per cento della popolazione residente. L' incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale della popolazione italiana è passata da poco più di 9mila nel 1995 a più di 57mila del 2007 (dall' 1,7 per cento all' 11,4). «Non è vero che le italiane non vogliono avere figli, il problema è il clima sociale sfavorevole alla maternità», spiega Linda Laura Sabbadini, ricercatrice Istat. «Il desiderio dichiarato è di avere due figli ma non si riesce a raggiungere questo obiettivo per diverse difficoltà: dai servizi sociali inesistenti agli orari di lavoro non flessibili, nei paesi dove si sono fatte politiche favorevoli si è invertita la tendenza». Un contesto sociale ostile al quale si aggiungono i paletti messi alla riproduzione assistita. «Il calo della fertilità italiana è preoccupante - continua Di Gregorio - per questo motivo, con altri ginecologi, chiediamo al nuovo governo di intervenire in maniera chiara e decisiva una volta per tutte sulla legge 40, che blocca di fatto lo sviluppo della medicina ed impedisce alle coppie che trovano difficoltà nel concepimento di sperare ancora».

La Repubblica - 27 aprile 2008
Marina Cavallieri

13 commenti:

ferdinando ha detto...

Chi sarà il nuovo ministro della salute? E questo dicastero resterà oppure sarà inglobato all'interno del Welfare e gestito quindi da un viceministro, da un sottosegretario? Al momento di queste note, sono domande senza risposta. L'unica certezza è che il cambiamento (previsto) di governo del Paese, avrà numerosi riflessi su tutte le tematiche legate all'assistenza, alla sanità, al benessere, all'etica... (omissis) Altra questione complessa è la legge 40, sulla fecondazione assistita. Molte sentenze hanno messo alle strette la normativa che, tra l'altro, non prevede la diagnosi preimpianto. Il nuovo governo, il ministro, il viceministro, il sottosegretario, potranno chiudere gli occhi di fronte al fatto che, dall'approvazione della legge, circa 5000 coppie sono andate all'estero? E che altre faranno lo stesso viaggio della speranza? Negli ultimi mesi ci sono state sentenze in favore della diagnosi preimpianto; mpltissimi sono in tribunale, da Milano a Palermo, altri chiedono una verifica costituzionale della 40. Centrodestra e centrosinistra dovrebbero affrontare, insieme, i punti chiave di una legge che non favorisce le nascite. (omissis)
Com'è stato per la 194: non contano i risultati ottenuti da una legge, ma le emozioni che suscita, le pulsioni più profonde che fa emergere. Ma se ci sbagliamo in questa previsione, tanto meglio.

Guglielmo Pepe LaRepubblica/Salute del 24 aprile 2008

ferdinando ha detto...

FECONDAZIONE,LA CHIESA NON COMANDA A PRAGA
Mi chiamo sophie e sono nata da una settimana. Sono figlia sana e allegra di tre genitori perchè papà emamma, pur giovani, hanno dovuto ricorrere alla fecondazione eterologa vietata in italia (programma di ovodonazione). Mia mamma è in menopausa causa malattie: c'è quindi speranza per tutti. Siamo andati a Praga ed è stata un'esperienza bellissima: medici competenti, personale squisito e riposo notturno in una casa da fiaba all'interno di un bosco. Scrivo per rassicurare i futuri genitori: il transfert embrionale è rapido e indolore! E Praga costa molto meno degli altri Paesi civili: circa 3500 Euro. Le probabilità di successo sono quasi al cinquanta per cento. La gioia e l'emozione mia e dei miei genitori speriamo incoraggino molti futuri fratellini.
Sophie

Benvenuta tra noi, piccola fuorilegge. Ma soprattutto: benvenuta tra noi, piccola europea: Definizione che ci consola e ci rassicura in un momento molto poco luminoso, qui in Italia, per le prospettive dei diritti personali. Sapere che a poca distanza da noi, in paesi meno ricchi del nostro, e con retaggio politico ben più pesante del nostro, si può serenamente accedere alle moderne tecniche di fecondazione e gravidanza, ci fa sentire meno rinchiusi nel nostro gabbione bigotto. Tu sei nata, Sophie, nell'evidente amore di genitori che, per averti, hanno dovuto affrontare fatica e spese maggiori rispetto alla norma. Ma sei nata con una tecnica che la Chiesa cattolica considera blasfema, offesa a Dio che è l'unico padrone delle nostre vite e delle nostre morti. E poichè la Chiesa dispone delle coscienze di molti politici italiani ed è in grado di condizionare la vita pubblica e le leggi di questo Paese in misura del tutto sconosciuta in qualunque altra democrazia della terra, il tuo concepimento e la tua nascita, qui in italia sarebbero stati impossibili. Così come altri concepimenti e altre nascite,escluse dal novero della difeasa della vita.I "difensori della vita", evidentemente, considerano i concepimenti non voluti molto più preziosi dei concepimenti desiderati, e vietati dalle (loro) leggi. E così sono riusciti a imporre a chi vorrebbe figlicon fecondazione eterologa di non averne,almeno non entro i nostri confini. E vorrebbero altresì costringerealtre donne, che non desiderano essere madri o nonsono in condizioni di esserlo degnamente, a partorire comunque. Al resto ha provveduto il disinteresse di gran parte dell'opinione pubblica per i temi etici:al referendum nel quale si chiedeva agli italiani, sostanzialmente, di difendere il Parlamento, che è di tutti,da un'etica di parte come quella della Chiesa, nemmeno un terzo degli aventi diritto è andato a votare. Con il senno di poi, abbiamo moltosottovalutato quel referendume quel risultato. Che dicevano con chiarezza, e in largo anticipo su queste elezioni politicheche hanno ribaltato il Paese, che la libertà e i diritti delle persone sono, da noi, un argomento di minoranza. Viene da dire che aveva ragione (anche tra i lettori di questa rubrica) chi suggeriva alla sinistra di dedicare più attenzione ai temi sociali ed economici, e assai meno a quelli etico-culturali, sia purenevralgici come questo. Ma poi, riflettendoci meglio, e alla luce della lettera di Sophie, domandiamoci questo: forse che a Praga la situazione socio-economica è così florida, e la gente così ben pasciuta, da potersi concedere il lusso di praticare la fecondazione eterologa senza che alcuno si sogni di vietarla? Oppure, più verosimilmente, anche altrove hanno problemi sociali ed economici, ma la coscienza pubblica, la percezione dei diritti, sono più liberi e progrediti, più europei che quaggiù da noi?

Michele Serra
Il Venerdì di Repubblica
25 Aprile 2008

ferdinando ha detto...

http://www.salutedonna.it/legge%20PMA.htm

ferdinando ha detto...

PROCREAZIONE ASSISTITA: DOPO LA LEGGE 40 CALANO GRAVIDANZE E NASCITE


In calo gravidanze e nascite ottenute con la fecondazione artificiale, dopo l'approvazione della legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita. È più elevata la possibilità di insuccesso, è minore il numero di ovociti inseminati, ma il numero degli embrioni trasferiti è superiore, si registra un aumento degli esiti negativi delle gravidanze. La percentuale di gravidanze ottenute sui prelievi passano dal 24,8% del 2003 al 21,2% del 2005 con una riduzione di 3,6 punti percentuali. Il dato è evidenziato dalla relazione al Parlamento presentata per la prima volta dal ministro della Salute Livia Turco. «Auspico che, a tre anni dall'applicazione della legge - dice il ministro Livia Turco - si continui a riflettere, con grande rigore e sobrietà, sulla legge, a partire dagli esiti dell'applicazione delle tecniche, al fine di garantire alle donne e alle coppie la migliore efficacia e sicurezza delle tecniche e al fine di garantire al meglio proprio i principi ispiratori dichiarati dalla legge, che sono la tutela della salute delle donne e la tutela degli embrioni». la relazione segnala con chiarezza che nonostante in Italia il numero dei centri sia molto più elevato rispetto agli altri Paesi europei, «l'offerta di tecniche appare per certi versi inadeguata».

Dai dati ufficiali del registro nazionale dell'Istituto Superiore di Sanità relativi all'applicazione delle tecniche di procreazione medicalmente assistita effettuate nel 2005 in Italia emerge che nonostante le pazienti trattate siano state 27.254 nel 2005 contro le 17.125 del 2003, sono aumentati gli esiti negativi dal 23,4% del 2003 al 26,4% del 2005. La perdita ipotetica di gravidanza calcolata è stata di 1.041 gravidanze, ottenuta applicando la percentuale di gravidanza ottenute sui prelievi 2003 a quelli eseguiti nel 2005. La media di gravidanza per centro (169 quelli censiti) è passata dal 40,1% del 2003 al 36,9% del 2005. Risulta aumentata la percentuale di parti plurimi, salita al 24,3%, contro il 22,7% del 2003.

Dalla relazione emerge la necessità di fare una valutazione sui costi a carico delle coppie in cerca di un bebè e sul fenomeno della migrazione da centro a centro e da Regione a Regione, ma soprattutto all'estero per ottenere ciò che è vietato dalla legge n. 40 in Italia, come la donazione di gameti o la diagnosi genetica reimpianto. Ma i viaggi della speranza spesso sono il culmine di una caccia di tecniche con la più alta possibilità di successo, con costi altissimi che non tutte le coppie possono permettersi. Dall'età elevata delle pazienti consegue anche la necessità di incisive ed efficaci azioni di prevenzione delle cause di infertilità e di specifiche campagne informative alle coppie.

Il Sole24ore 07 LUGLIO 2007

ferdinando ha detto...

il nostro Paese agli ultimi posti per fertilità con 1,29 figli per donna
Forte incremento dei nati stranieri: dall'1,7% del '95 all'11,4% del 2007

ITALIA, SALDO DEMOGRAFICO IN ATTIVO: UN BIMBO SU 10 E' FIGLIO DI IMMIGRATI

L'esperto: "La legge 40 sulla procreazione assistita non ha migliorato la situazione

In soli 4 anni dall'entrata in vigore, le nascite sono diminuite del 2,78%"


ROMA - Le italiane fanno sempre meno figli, ma il bilancio demografico nazionale è in positivo, per l'alto tasso di natalità dei cittadini stranieri. E', infatti, figlio di immigrati un bambino su dieci, mentre gli stranieri rappresentano il 5 per cento della popolazione italiana. E' quanto emerge da uno studio del Centro Artes di Torino, specializzato nella diagnosi e nel trattamento della sterilità di coppia, che ha elaborato i dati ufficiali di Istat, Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) e le stime 2007 Cia (C.I.A. World Factbook).

Le più recenti statistiche collocano il nostro Paese agli ultimi posti per tasso di fertilità, con un valore per il 2007 pari a 1,29 figli per donna. Un fenomeno comune a quasi tutti i paesi industrializzati, ma nessuno ha avuto un'evoluzione così marcata come in Italia. Il tasso di fertilità nei 15 paesi dell'Unione Europea fra il 1960 e il 2007 è sceso da 2,59 a 1,50 figli per donna, mentre in Italia si è quasi dimezzato (dal 2,41 all'1,29).

"Il calo delle nascite in Italia è un dato evidente - spiega Alessandro Di Gregorio, Direttore del Centro Artes di Torino - Complice anche un'evoluzione della società che ha spostato in avanti, circa 35 anni, l'età media delle donne che scelgono di diventare madri. Le difficoltà a rimanere incinta, quindi, aumentano e l'introduzione della Legge 40 (sulla procreazione assistita ndr), non ha migliorato la situazione. In soli 4 anni, dall'entrata in vigore, le nascite sono diminuite del 2,78%. Per non parlare delle altre gravi conseguenze: è quadruplicato il numero delle coppie che, con la speranza di concepire un figlio, si sono recate all'estero (+200) e le gravidanze multiple sono passate da un 16% ad un 23%, con conseguenti rischi per la salute dei feti, che possono portare alla morte neonatale per prematurità".

Cala, quindi, il numero di nascite in Italia (519.731 nel 2004 e 505.202 nel 2007, ben 14.528 nati in meno) mentre quello dei nati stranieri registra un fortissimo incremento (da 48.925 nel 2004 a 57.925 nel 2007 con un saldo di +8.840 nati). Inoltre, il ritmo di crescita medio annuale degli stranieri, secondo le stime Caritas-Migrantes, è pari a circa 325 mila, il che porta ad ipotizzare più che un raddoppio della popolazione immigrata da qui a 10 anni: tenuto conto che la velocità di crescita della popolazione straniera non sembra tendere a diminuire nel 2050 gli extracomunitari rappresenteranno dal 17 al 20% della popolazione residente.

La popolazione italiana, a gennaio del 2007 è pari a 59.157.091 persone (dati Istat). Gli immigrati regolari in Italia sono quindi quasi il 5% della popolazione. L'incidenza delle nascite di bambini stranieri sul totale della popolazione italiana è passata da poco più di 9mila (1,7%) nel 1995 all'11,4% del 2007.

"Il calo della fertilità italiana è un dato preoccupante - continua Di Gregorio - per questo motivo, insieme a molti altri ginecologi che condividono il mio pensiero, chiedo al nuovo Governo di intervenire in maniera chiara e decisiva una volta per tutte sulla Legge 40, che blocca di fatto lo sviluppo della medicina ed impedisce alle coppie che trovano difficoltà nel concepimento di sognare, di sperare ancora. Una legge che ci riporta al Medioevo".

In Italia, secondo i dati Istat del 2005, il tasso di fertilità è assai più elevato in Trentino Alto Adige (1,54 nel 2005) rispetto alla media nazionale. Il dato del Veneto (1,35) invece, è di poco superiore ad essa, mentre il Friuli Venezia Giulia, che per diversi anni si è attestato addirittura su un valore inferiore ad 1, rimane sempre la regione con il tasso di fertilità più basso (1,23 nel 2005).

(26 aprile 2008)

http://www.repubblica.it/2008/04/sezioni/cronaca/bimbi-immigrati/bimbi-immigrati/bimbi-immigrati.html

ferdinando ha detto...

Contraddizioni della 40

Nel giugno del 2005 i cittadini italiani sono stati chiamati alle urne per decidere se modificare o meno alcune parti della legge 40 approvata nel 2004, che regolamenta la procreazione medicalmente assistita (PMA). Il referendum non raggiunse il quorum e la legge rimase invariata. Prima e dopo si parlò in più occasioni delle possibili contraddizioni a cui si sarebbe andati incontro paventando possibili scenari nei quali norme indicate dal testo di legge sarebbero risultate inapplicabili o comunque contestabili.

Sentenza di illegittimità
A sostegno di queste ipotesi, una recente sentenza della Corte Costituzionale (ordinanza n.369/2006) che sostanzialmente dichiara inammissibile la legittimità costituzionale dell'art. 13 della 40/2004. La norma rientra tra le “misure a tutela dell’embrione” e vieta di eseguire accertamenti diagnostici preimpianto, per accertare se gli embrioni da trasferire, siano affetti da malattie genetiche, se non a fini terapeutici per la tutela della salute dell’embrione stesso. Secondo i magistrati, se l’omissione della diagnosi implica un accertato pericolo per la salute psico-fisica della donna, ma la donna deve comunque farsi impiantare i tre embrioni prodotti, viene violato l’articolo 2 della Costituzione, che “garantisce i diritti inviolabili dell'uomo”, l’articolo 3 che garantisce libertà e eguaglianza, a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, con riferimento all’articolo 32 secondo il quale “nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

La salute vince
Il caso sottoposto alla Corte Costituzionale è stato sollevato dal Tribunale di Cagliari al quale si era rivolta una coppia di cittadini sardi portatori sani di beta talassemia, i quali avevano già dovuto far ricorso all’interruzione di gravidanza, in quanto il feto concepito ne era affetto.
Alla richiesta di accedere alla PMA e di esaminare l’embrione prima dell’impianto la coppia si è vista negare questa ipotesi, vietata dalla succitata norma. La coppia ha deciso di congelare l’embrione non sentendosi in grado di sostenere un eventuale altro aborto in caso di embrione malato. E si è rivolta a dei legali. Il difensore ha sollevato la possibilità concreta che la donna non sarebbe stata in grado di sostenere psicologicamente la nascita di un bambino malato e che la situazione si prestava facilmente allo sviluppo di sindromi depressive. La Corte Costituzionale ha quindi fatto prevalere il diritto alla salute della donna e futura madre, per altro garantiti dai due articoli della Costituzione italiana, accordando legittimità all’esame dell’embrione congelato prima che esso venga impiantato. Una sentenza che apre una falla, più volte annunciata, nella legge 40.

Simona Zazzetta


Corriere della Sera. 25 settembre 2007

ferdinando ha detto...

La Legge 40 funziona, male…

Si torna a parlare di procreazione medicalmente assistita (PMA) e a ragione, dal momento che il ministero della Salute ha divulgato i dati di confronto tra il periodo precedente e quello successivo all’introduzione della Legge 40. Quest’ultima, per riassumere i termini della questione, aveva istituito notevoli limitazioni alle operazioni possibili: divieto della diagnosi preimpianto, obbligo di trasferire in utero tutti gli ovociti fecondati, divieto di fecondazione eterologa (cioè con gameti diversi da quelli del partner). I dati non sono semplicissimi da interpretare, e nascondono qualche trabocchetto. Apparentemente,tutti gli indicatori sono al rialzo: più centri (169 nel 2005, mentre erano 120 nel 2003), più gravidanze (6235 nel 2005 contro le 4807 del 2003), più le donne trattate (27254 contro 17125). Ma il dato più importante è la percentuale di successo: mentre nel 2003 andava a buon fine il 24,8% degli interventi, nel 2005 la percentuale è scesa al 21,2%. Secondo la relazione del ministero questo 3,6% in meno corrisponde a 1041 gravidanze perse. La spiegazione è contenuta in un altro passaggio: "Il numero di trasferimenti effettuati con un solo embrione è passato dal 13,7% del 2003 al 18,7% del 2005, mentre più del 50% dei trasferimenti viene effettuato con tre embrioni contro il 44% del 2003. E' aumentata, dal 22,7% del 2003 al 24,3% del 2005, la percentuale di parti plurimi (gemellari, trigemini e multipli) - sottolinea la relazione - e sono aumentati dal 23,4% nel 2003 al 26,4% nel 2005 gli esiti negativi delle gravidanze, per aborti spontanei, morti intrauterine, gravidanze ectopiche correlate all'obbligo di impianto di tutti gli embrioni previsto dalla legge 40/2004". In una parola, grazie alla Legge si “lavora” peggio e quanto questo sia funzionale a un paese che dà la caccia all’errore in corsia, che vuole limitare le prestazioni inutili, e compagnia cantante, chiunque lo può giudicare.

E il peggio nemmeno si vede
Furente il commento di Carlo Flamigni, ginecologo, pioniere della PMA in Italia e membro del Comitato nazionale di bioetica. “Una dichiarazione di fallimento'' ha detto Flamigni ''dati cattivi, soprattutto perché la casistica dei centri italiani è selezionata. Le donne in condizioni più difficili e quelle in età più avanzata infatti si rivolgono ancora ai centri di fecondazione esteri”.
Insomma, il peggio non lo si vede nemmeno. Ma l’Istituto superiore di sanità tende a minimizzare “Nonostante i limiti imposti dalla legge 40/2004 sulla procreazione medicalmente assistita, il calo del 3,6% delle gravidanze dimostra che il servizio offerto dai centri italiani è di buon livello" ha detto Giulia Scaravelli, responsabile del Registro nazionale sulla procreazione medicalmente assistita all'Istituto superiore di sanità. "Infatti, la qualità del servizio è alta. I centri che effettuano le tecniche, e gli operatori sono esperti. Si tratta di un settore all'avanguardia in Italia. Per cui - aggiunge - non c'è motivo di andare all'estero a meno che le coppie non abbiano bisogno di tecniche che sono vietate dalla legge, come la fecondazione eterologa o la diagnosi pre-impianto". I dati negativi però ci sono, ammette Scaravelli. "Le gravidanze calano indubitabilmente, anche se non quanto ci si sarebbe aspettato per i divieti imposti dalla legge”. Secondo l’ISS anche i dati sui fallimenti vanno considerati negativi, ma non sarebbero eclatanti. Sì, d’accordo, ma se prima erano migliori…

Qualità? Non sempre
Quanto alla qualità del servizio, la stessa relazione dice chiaramente che "esistono, anche dopo l'applicazione della legge 40, ancora molti centri di II e III livello che svolgono un numero ridotto e in alcuni casi ridottissimo di procedure nell'arco di un anno. Per questo - commenta il documento - occorre migliorare la qualità dei servizi da offrire alle coppie, giacché l'esperienza nell'applicazione delle tecniche riveste un ruolo determinante. Inoltre - continua la relazione - data l'esistenza di differenze territoriali Nord-Centro-Sud da parte dei centri pubblici o privati, si evidenzia la necessità di un'ulteriore valutazione sui costi a carico delle coppie e sul fenomeno della migrazione delle coppie, da centro a centro, da regione a regione".
Per migliorare la legge si punta alla preparazione di nuove linee guida per la sua applicazione. Questo è un vecchio sistema italiano: le leggi magari zoppicano poi arriva un regolamento applicativo che cerca di metterci una pezza. Ma questa volta potrebbe andare diversamente: ''La revisione delle linee guida sulla legge 40 sarà pronta entro fine luglio, dato che quelle attuali scadono i primi di agosto” aveva detto Maura Cossutta, consigliere del ministro della Salute Livia Turco per i problemi della donna e del bambino. Per Cossutta i numeri “parlano chiaro e rappresenteranno un grande contributo alla revisione delle linee guida sulla legge che regola la fecondazione assistita. Resta il fatto che spetterà al Parlamento intervenire per modificare concretamente la normativa”. E per una volta, niente ideologia: “Questa legge in realtà è un vero e proprio statuto dell'embrione, restrittivo e punitivo nei confronti della donna. E delle coppie, costrette a migrare nei centri esteri”. L’ha detto Stefania Prestigiacomo, deputato di Forza Italia ed ex Ministro del governo Berlusconi.
Cossutta è stata buon profeta, visto che l’approvazione delle nuove linee guida si è avuta, secondo le agenzie, lo scorso 11 luglio. E anche se il loro contenuto non è ancora noto, purtroppo è quasi certo che i cambiamenti che potevano essere apportati non basteranno.

Maurizio Imperiali

ferdinando ha detto...

Impianto a occhi chiusi

L’accesso alle tecniche di fecondazione assistita è consentito solo quando non si possono rimuovere le cause che impediscono la procreazione, cioè la sterilità e l’infertilità. E’ ben chiaro che tra queste, la legge 40 sulla procreazione assistita non contempla la condizione di portatore di malattie genetiche. Causa che apparentemente non sembrerebbe un grave ostacolo, infatti il concepimento non è impedito. Purtroppo il portatore sano ha nel proprio genoma la copia mutata del gene che provoca la malattia, che però resta silente; ma se anche il partner si trova nella stessa condizione la probabilità che la prole abbia entrambe le copie mutate aumenta notevolmente (50%). Ne segue che l’embrione si formerà, perché la coppia è fertile, ma molto probabilmente si svilupperà in un feto malato.

Rare ma non molto
Per quanto le malattie genetiche siano rare esistono realtà geografiche e demografiche in cui sono più diffuse che altrove. in Italia, per esempio, la talassemia non è poi così rara con particolare concentrazione di casi in alcune regioni. In Sicilia ci sono 1300 talassemici e talassodrenopatici (cioè con anemia falciforme). Nel Delta Padano (Veneto ed Emilia Romagna) l’incidenza é molto elevata e si toccano livelli del 12%: sono circa 700 i talassemici seguiti nei Centri di Cura. La Sardegna ha il triste primato di 300 mila casi: si stima che una coppia su 70 possa essere a rischio.
Insomma la probabilità di sperimentare le falle della legge 40 non sono poi così remote e i primi casi iniziano purtroppo a registrarsi. Nel giugno 2001 il primo riguarda proprio una coppia di Cagliari. Il primo figlio nato spontaneamente è talassemico. I coniugi cercano una seconda gravidanza ma non possono accedere alla procreazione assistita e la legge approvata poco prima impedisce loro di eseguire una diagnosi preimpianto. La gravidanza è gemellare ma tramite villocentesi si scopre che uno dei due feti è talassemico. La coppia chiede la riduzione embrionaria ma il centro specializzato si rifiuta perché la legge 40 vieta questo tipo di intervento. Presentato il caso al Tribunale di Cagliari il giudice approva la richiesta della coppia e permette la embrioriduzione. E’ il primo caso destinato a non rimanere isolato perché già un’altra coppia siciliana con un problema analogo è pronta per andare a Londra dove eseguirà la riduzione in quanto il giudice in questo caso non ha dato loro ragione.

Due piccioni con una fava
Le contraddizioni scaturite dalla legge 40 sono numerose e destinate ad aumentare, la più recente è quella del piccolo talassemico di cinque anni curato all’ospedale San Matteo di Pavia, guarito grazie all’impianto di cellule staminali estratte dal cordone ombelicale dei suoi fratellini gemelli appena nati. Grande successo della medicina reso tale dalla nascita di due gemelli sani concepiti grazie a tecniche di procreazione assistita, eseguite però in Turchia e grazie alla selezione preimpianto di embrioni sani che là è ammessa. Al di là delle polemiche sulla diffusione o meno di notizie incomplete, è evidente che le probabilità della coppia di concepire bambini talassemici era alta, di conseguenza bassissime erano le probabilità di poter curare l’altro figlio. In Italia sarebbero considerati fuorilegge.

Prima i bambini
Questi sono i pochi casi venuti alla luce in pochi mesi, ma tra le possibili malattie genetiche c’è anche l’emofilia senza dimenticare che anche chi è affetto da malattie virali, per esempio i sieropositivi, avrebbe la possibilità di eliminare la componente infettiva riducendo il rischio di trasmissione. Il referendum indetto per giugno tenterà di modificare, tra le altre cose, anche le norme che impediscono la diagnosi preimpianto, sottese all'obbligatorietà di impianto dei tre embrioni creati in vitro: costringendo la donna all'impianto anche di embrioni malati o potenzialmente tali, la rende praticamente inutile. La legge 40 preclude a questa piccola porzione di coppie, portatrici di malattie genetiche, la possibilità di avere figli sani, e se è stata pensata per proteggere il nascituro viene da chiedersi se lasciarlo nascere malato significa proteggerlo davvero.

Simona Zazzetta

ferdinando ha detto...

I dati presentati dall'Osservatorio sul turismo procreativo
Bimbi in provetta, boom dopo la legge 40

Quadruplicato il numero delle coppie italiane infertili che vanno all'estero. La Spagna è la meta principale


Inseminazione artificiale
Vanno soprattutto in Spagna, perché lì ci sono strutture organizzate con tanto di interpreti al servizio dei pazienti, medici italiani o bilingue. Oppure scelgono il Belgio o la Svizzera. Il dato certo è che negli ultimi tre anni i viaggi delle coppie italiane infertili all'estero in cerca di un bambino «in provetta» si sono quadruplicati, passando da 1.066 a 4.173. Questi i dati presentati a Roma dall'Osservatorio sul turismo procreativo, che hanno confrontato la situazione precedente all'approvazione della legge 40 sulla fecondazione artificiale e quella attuale. Nei 27 centri di 10 Paesi considerati nell'indagine si è rilevato «un aumento significativo della presenza di italiani», afferma Andrea Borini, presidente dell'Osservatorio e dei Cecos (Centro Studi e Conservazione Ovociti e Sperma Umani) Italia.

METE - La Spagna, come detto, è la meta più ambita: ai centri spagnoli che si rivolgono ormai oltre 1.300 coppie italiane infertili, incoraggiate da una rete di servizi sempre più efficiente, completa di interpreti e di medici che parlano italiano, e attratte dalla legislazione, che ammette la donazione di ovociti e spermatozoi e alla possibilità di praticare la diagnosi genetica pre-impianto. Numerose anche le coppie che vanno in Belgio (775) e in Svizzera (740). Alti costi e difficoltà linguistiche ostacolano, invece, il turismo procreativo verso la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. In aumento anche l'affluenza di coppie italiani verso Austria e Repubblica Ceca, Slovenia e Grecia.

Questa la situazione nel dettaglio:
- SPAGNA: è la meta preferita dalle coppie italiane, aumentate da 60 a 1.365 in tre anni; nei 7 centri spagnoli di riferimento considerati nell'indagine gli italiani rappresentano fra il 10% e il 50% dei pazienti. Il fenomeno è in deciso aumento, anche grazie all'ottima organizzazione spagnola al servizio del turismo procreativo, con tanto di interpreti al servizio dei pazienti, medici italiani o bilingue. Ad attrarre, secondo l'indagine, sono anche le ampie possibilità previste dalla legge spagnola. Tra queste, la diagnosi pre-impianto e la selezione del sesso del nascituro (quest'ultima, però, consentita solo nel caso di malattie legate ai cromosomi sessuali). Una delle tecniche più richieste dalle coppie italiane è la donazione di ovociti, che prevede un rimborso per le donatrici (spesso studentesse o comunque donne molto giovani) compreso fra 2.000 e 3.000 euro. In Spagna c'è infatti un fiorente mercato di gameti.

- BELGIO: ogni anno almeno 775 italiani si rivolgono al Belgio per la fecondazione artificiale e Bruxelles si conferma tra le principali mete in Europa. Ad attrarre è soprattutto la Free University, il maggiore centro europeo specializzato, con 3.500 cicli l'anno. Qui dopo la legge 40 le coppie italiane sono raddoppiate (dal 5 all'11% del totale dei pazienti). La diagnosi pre-impianto è la tecnica più richiesta.

- SVIZZERA: alta (almeno 740 coppie) la presenza delle coppie italiane (molte provenienti dalla Lombardia) soprattutto a Lugano. Ad attirare le coppie è la possibilità di congelare gli embrioni, mentre è vietata la donazione di ovuli e la diagnosi pre-impianto è permessa solo sul globulo polare, il corpuscolo che viene espulso dall'ovocita appena fecondato.

- GRAN BRETAGNA: alti costi e difficoltà linguistiche sono un deterrente per la coppie italiane, che si rivolgono soprattutto a centri con medici che parlano italiano. Nonostante ciò il numero delle coppie italiane è quadruplicato, passando da 25 a 100, concentrate essenzialmente a Londra. Tra le tecniche più richieste dai pazienti, la diagnosi genetica pre-impianto.

- STATI UNITI: come la Gran Bretagna, sono un riferimento solo per chi ha elevate possibilità economiche e conosce la lingua. Le coppie italiane si rivolgono soprattutto alla Cornell University di New York, American Fertility Services e università di Harvard. Ma solo in quest'ultima il numero delle coppie italiane è aumentato, passando dallo 0,5-1% all'1-2% del totale.

- AUSTRIA E REPUBBLICA CECA: l'affluenza di italiani è aumentata sensibilmente, passando da 22 a 500 coppie. -

- SLOVENIA: serve soprattutto l'area di Trieste. A Lubiana, dopo la legge 40, gli italiani sono diventati il 10% dei pazienti.

- GRECIA: le coppie italiane si concentrano a Salonicco e sono attualmente il 12-15% del totale dei pazienti.
30 novembre 2006

ferdinando ha detto...

"Da oggi diagnosi pre-impianto per me la legge 40 è finita"
La sfida di Antinori.
Pressing delle associazioni sulla Turco
La prima paziente è una donna di Latina.
Negli altri centri per la fecondazione assistita si preferisce attendere la Consulta
CATERINA PASOLINI

ROMA - Ha perso due figli colpiti dalla fibrosi cistica, uccisi dalla malattia genetica in pochi anni, ma non ha rinunciato al sogno di un bambino sano, di un bambino che possa vivere. Sarà lei, una signora di Latina, la prima paziente sulla quale il professor Severino Antinori farà la diagnosi pre impianto dell´embrione dopo la sentenza del Tar Lazio che ha riaperto speranze e polemiche.
«Da oggi io comincio a lavorare. Me lo consente quel verdetto che ha accolto il mio ricorso annullando le linee guida della legge 40. Non ho dubbi, la signora la ricevo stamani. Certo, tra stimolazione ovarica e fecondazione ci vorranno un paio di mesi prima della diagnosi ma almeno finiranno i viaggi della speranza all´estero, centinaia di persone costrette ad andare altrove per avere un figlio». Solo lui, racconta, ne manda più di duecento all´anno in un centro associato in Turchia per la diagnosi prima dell´impianto.
Antinori parla con foga e irruenza che spiazzano i suoi stessi avvocati, pronto a diffidare ministri e regioni accusandoli di mancato controllo della qualità dei centri di assistenza alla riproduzione e perché molti esami non sono gratuiti. Non ha dubbi né remore uno dei pionieri della fecondazione. Più cauti altri suoi colleghi che a Torino, Bologna o Roma si occupano da anni di riproduzione assistita e hanno deciso di aspettare le decisioni della consulta in materia di costituzionalità prima di agire.
Sono giorni confusi, ma una linea è comune. Da politici, medici, associazioni di aspiranti genitori viene la richiesta ufficiale al ministro Livia Turco di pubblicare al più presto le nuove linee guida della legge. «Per fare chiarezza, perché la 40 è una norma che fa ancora troppo male alle donne e al nascituro, perché dalla possibilità di fecondazione sono escluse persone considerate erroneamente fertili. Ma come si fa a considerare fertile chi per malattie virali farebbe nascere un bimbo condannato a morire in poco tempo?», dice Monica Soldano di "Madre Provetta" che ha scritto con altre associazioni una lunga lettera al ministro.
E se le associazioni chiedono chiarezza, la vogliono soprattutto i centri per la procreazione assistita. «La situazione è ancora troppo precaria trattandosi di una sentenza del Tar» dice il professor Di Gregorio del centro Artes di Torino che ha deciso di aspettare anche perché, avendo fermato la ricerca per lungo tempo, ci vorrebbero grandi investimenti. In attesa anche l´European Hospital di Roma dove il professor Greco ha chiesto lumi agli avvocati prima di muoversi preferendo attendere le decisioni sul numero degli embrioni e in materia di costituzionalità della legge.
Chi continua a lavorare, ma solo con i prelievi dall´estero o per analisi del dna, è il Centro Genoma di Roma, all´avanguardia: «Abbiamo scoperto che per alcune malattie genetiche, come l´atrofia muscolare spinale, basta esaminare l´ovocita, e non l´embrione, e questo lo facciamo sempre più spesso», dice il professor Francesco Fiorentino.

laRepubblica 26 gennaio 2008

ferdinando ha detto...

Embrioni, anatema vaticano "Distruggerli è un assassinio"
Scontro dopo la sentenza di Firenze. Il Polo insorge
Interviene il cardinale Barragan Il centrodestra: giudici sovversivi

ORAZIO LA ROCCA
MARIO REGGIO
ROMA - «Negli embrioni c´è la vita ed eliminarli equivale sempre ad un assassinio». L´altolà arriva dal cardinale Javier Lozano Barragan, ministro della Sanità vaticana. La Chiesa interviene così sulla sentenza del tribunale di Firenze che ha detto sì alla diagnosi preimpianto quando c´è il rischio di gravi forme di malattie trasmissibili al feto. È la seconda volta (era già successo a Cagliari lo scorso settembre) che un giudice contraddice le linee guida della legge sulla fecondazione artificiale, il cui testo vieta i test genetici sull´embrione. E ora è di nuovo scontro aperto.
Anche il centrodestra insorge contro la sentenza di Firenze e, col presidente del gruppo Udc alla Camera Luca Volontè, chiede l´intervento immediato del ministro Clemente Mastella e del vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Il ministro della Salute, Livia Turco, conferma che le sentenza della magistratura verranno tenute «nel debito conto» prima di emanare, per decreto, le nuove linee guida della legge sulla fecondazione assistita. La legge prevede infatti l´aggiornamento delle clausole attuative ogni tre anni, in base agli aggiornamenti scientifici. E il ministro assicura che, una volta ottenuto il via libera dell´Istituto superiore di sanità e del Consiglio superiore di sanità, le linee guida saranno rese pubbliche entro la fine di gennaio del 2008.
Ma torniamo alle reazioni in Vaticano. «La morale cattolica in materia di embrioni - avverte il cardinale Barragan - è chiara e da sempre ricorda a credenti, non credenti e uomini di buona volontà che nello zigote c´è una persona umana e qualsiasi intervento che si fa per distruggerlo equivale ad uccidere une persona». Questa dottrina, puntualizza il porporato, «è stata autorevolmente ribadita più volte da Benedetto XVI, preceduto da altri papi come Giovanni Paolo II, Paolo VI e persino Pio XII».
Le linee guida attualmente in vigore sono state approvate dal Consiglio superiore di sanità il 14 luglio del 2004 e pubblicate con decreto sulla Gazzetta Ufficiale del 16 agosto del 2004. Sono vincolanti per tutte le strutture autorizzate agli interventi di fecondazione assistita e vanno aggiornate alla luce degli sviluppi tecnici e scientifici nel campo della procreazione assistita.
Due i punti che il ministro ha anticipato sulle nuove linee guida: l´accesso alle tecniche per le persone portatrici di malattie come il virus Hiv, e, appunto, la modifica delle norme sui test preimpianto, oggi vietati. Ma è indubbio che ad accelerare il processo abbia contribuito anche la sentenza del tribunale di Firenze. Il giudice ha accolto il ricorso di una donna che, affetta da una grave malattia genetica, l´esostosi (50 per cento le probabilità di trasmissione al nascituro) ha chiesto e ottenuto il test preimpianto.
E ora la sentenza e le parole del ministro dividono la politica e fanno intervenire esperti giuristi. «La legge non si tocca», afferma Volonté, che condanna «l´eugenetica nazista e scientista». Il senatore di An Alfredo Mantovano dice «no alla sovversione per via giudiziaria», mentre il senatore di Forza Italia, Gaetano Quagliariello invita ad approvare la mozione contro «attentati alla sovranità popolare». Il capogruppo della Lega in commissione sanità del Senato, Massimo Polledri apprezza l´equilibrio del ministro Livia Turco ma chiede anche che «venga in commissione a discutere le linee guida della legge 40 e su quanto i giudici devono fare: applicarla».
Di parere opposto la responsabile Giustizia dei Verdi, Paola Balducci, che apprezza il ministro e sottolinea come «la politica dovrebbe imparare dalle sentenze come quelle di Firenze». Ma c´è anche chi richiama l´attenzione sui veri protagonisti, quanti sono «penalizzati» dalla natura. In campo scende l´avvocato Gianni Baldini, legale della coppia che ha ottenuto dal giudice Isabella Mariani di Firenze il sì alla diagnosi preimpianto: «È l´ora di smettere di mistificare la realtà dei fatti» afferma in una nota di precisazioni, «l´ordinanza non nega i diritti del nascituro, ma ristabilisce l´ordine di tutela degli interessi».

Larepubblica 24 dicembre 2007

Fabio e Silvia ha detto...

ferdinando anche se non ci conosciamo vogliamo ringraziarti per tutti gli articoli che hai trovato e pubblicato.

ferdinando ha detto...

Non c'è di chè ragazzi! Grazie a voi invece per tutto quello di concreto che state facendo per questa causa! non mollate adesso perchè le linee guida sono sì una grande vittoria, ma un piccolo passo verso l'accettabilità di questa legge!
ciao